Il puzzle dell’energia

Secondo i dati di Terna del luglio scorso, la produzione nazionale netta di elettricità è stata di 22,9 miliardi di kWh e a giugno le fonti rinnovabili hanno coperto il 52,5% della domanda elettrica italiana (era il 43,8% a giugno 2023). Insomma, oltre la metà della corrente elettrica che arriva nelle case e nelle imprese era generata da solare, idroelettrico, eolico. Perché, allora, a gennaio il prezzo medio all’ingrosso dell’elettricità in Italia è stato di 143 euro al MWh, in crescita rispetto alla media dei mesi precedenti? Basti ricordare che giusto un anno fa la la media mensile era di 99 euro al MWh. L’aumento nel giro di 12 mesi, quindi, è stato del 44%.

Lampadine elettriche
Lampadine elettriche

È, purtroppo, la prova che le energie rinnovabili non bastano. L’aumento è legato soprattutto al prezzo del gas, che rimane il principale fattore nella formazione del prezzo dell’elettricità. E, a un inverno meno mite dello scorso anno, si unisce al calo di produzione di solare ed eolico. Secondo alcuni analisi, inoltre, a peggiorare le cose c’è il meccanismo del system marginal pricing: cioè il prezzo di compensazione del mercato elettrico per un determinato periodo di tempo in una posizione specifica. È il prezzo a cui opera il mercato elettrico all’ingrosso per bilanciare la domanda e l’offerta di elettricità in tempo reale. È anche un sistema di cui molti chiedono una riforma. Ma, in ogni caso, al momento il costo dell’energia continua a crescere. In Italia il gas naturale, nonostante rappresenti circa il 40% del mix nella generazione energetica, stabilisce il prezzo dell’elettricità nel 90% delle ore, mentre nella Ue il gas copre il 20% della produzione e determina il 63% delle ore. Per questo il nostro Paese è al primo posto della classifica europea per numero di ore in cui è il gas a fissare il prezzo.

Mentre, insomma, chi installa pannelli fotovoltaici sul tetto può beneficiare di un risparmio (anche se ammortato sul lungo periodo) quando c’è il sole, ma di notte, oppure se nevica o piove può comunque fare affidamento sulla rete nazionale, le imprese e tutti quelli che non possono dipendere dalle energie alternative continuano a essere legati al gas.

Risultato: l’Italia è al primo posto nel costo dell’energia. A gennaio 2025 i valori all’ingrosso erano oltre il 25% in confronto a quelli tedeschi, del 40% rispetto a quelli francesi, del 48% rispetto a quelli spagnoli e addirittura del 226% rispetto a quelli della Scandinavia. Che fare?

Centrale nucleare
Centrale nucleare

La soluzione, per molti, è il ritorno al nucleare. Ma problemi di scorie e sicurezza a parte, per costruire centrali capaci di sopperire almeno in parte al fabbisogno ci vogliono anni e anni. E, tecnicamente, per sostituire completamente il gas il nucleare avrebbe necessità di 20-25 reattori da 850-900 MW (di media potenza). E questo in un paese dove non è ancora stato scelto il sito per depositare le scorie radioattive del passato, che comprendono quelle generate dagli ospedali dove si pratica la Tac. Per costruire nuove centrali occorrerebbe, quindi, individuare i siti, superare le proteste delle popolazioni del territorio e, inoltre, avere a disposizione un sacco di soldi. Basti pensare che in Francia per la costruzione del reattore di Flamanville dopo 17 anni di lavori i costi sono lievitati da 6 a 19,1 miliardi di euro. Insomma, il nucleare va bene, ma ha bisogno di tempi lunghi, tanti soldi e di un largo consenso. E questo mentre dalle Marche alla Sardegna sorgono comitati anti pale eoliche. Perché le energie alternative piacciono, ma se non sono sotto casa.

Traliccio di lata tensione
Traliccio di lata tensione

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