Il vituperato superbonus 110 ha lasciato un’eredità pesante per i conti pubblici, bisogna ammetterlo. Ma è ingiusto derubricare lo sconto fiscale del 110% solo alla voce sprechi.
Potremmo chiederci se l’Italia poteva permetterselo, questo sì. E anche obiettare sulle modalità, troppo generose e distorsive per il mercato, con cui è stato proposto, tra l’altro con una sequela infinita di variazioni, modifiche e correzioni che hanno fatto venire il mal di testa agli operatori della filiera edile.
Però non è stato solo questo. Anche se limitati, gli effetti positivi della grande stagione dei bonus ci sono.
Un risultato da non sottovalutare, per esempio, è quello che lega gli incentivi con la direttiva europea Case green. Anche se l’attuale sensibilità politica (diciamo così) è in gran parte contraria a un impegno verso la sostenibilità, la direttiva non è stata messa in discussione.
E, al momento, non sembra neppure possibile un’inversione di marcia da parte del Parlamento di Strasburgo, dove è stata eletta una maggioranza non lontana da quella che ha promosso la direttiva Case green.
Che c’azzecca, dunque, la spinta della Ue per riqualificare gli edifici con il superbonus e fratelli bonus minori?
Secondo i risultati della prima ricerca del Centro studi di Fondazione geometri italiani, curata dal Centro Studi Cgia di Mestre e da Studio Sintesi, tagliare il traguardo degli obiettivi posti dalla direttiva Case green fino al 2035 costerà una cifra compresa tra i 12 e i 14 miliardi di euro all’anno.
Premesso questo, bisogna tenere conto che per misurare gli obiettivi della direttiva i conteggi partono dal 2020 e, quindi, comprendono anche quanto speso per il superbonus.
Grazie a lavori di efficientamento energetico realizzati nel periodo 2020-2024 l’Italia ha già raggiunto la riduzione del 9,1% dei consumi. Evviva, siamo stati bravi e non lo sapevamo: in sostanza, abbiamo giocato d’anticipo.
Non bisogna dimenticare, però, che c’è ancora da fare. Sempre secondo la ricerca della Cgia, l’Italia dovrà recepire la direttiva nella sua versione definitiva entro la fine del 2026, con un taglio dei consumi medi del patrimonio edilizio residenziale pari al 16% al 2030 e al 20-22% al 2035. Ma grazie ai bonus resta solo un residuo del 6,9%: siamo oltre la metà dell’opera.




