L’edilizia scolastica resta una delle priorità più urgenti in Italia. I crolli e le criticità strutturali negli edifici scolastici si susseguono da Nord a Sud, con un complesso su due che necessita di interventi urgenti. Fortunatamente, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha messo in moto oltre 3.563 interventi per rinnovare e mettere in sicurezza scuole e asili.
Negli ultimi anni, gli episodi di crolli negli edifici scolastici si sono moltiplicati, portando alla luce una realtà preoccupante.
A Bari tempo fa c’è mancato poco. Nella scuola primaria di primo grado Marco Polo è crollato il solaio all’interno dell’androne. Per fortuna l’area era già stata chiusa al passaggio degli studenti per via di alcune crepe considerate sospette.
Situazione simile al pianterreno della scuola primaria Anna Frank di Inzino (Brescia), dove a marzo si è verificato il crollo di alcuni calcinacci dal soffitto di un’aula. Fortunatamente l’episodio è avvenuto di notte.
Un altro cedimento ha riguardato l’istituto comprensivo Perasso in via Provinciale Botteghelle di Portici, nel quartiere Barra a Napoli, dove a giugno è ceduto il solaio.
Al momento della caduta di calcinacci e pietrisco non vi erano alunni all’interno della scuola, ma solo personale amministrativo. L’elenco potrebbe continuare.
Un patrimonio edilizio inadeguato
Passano gli anni, ma l’emergenza non accenna a sparire: andare a scuola comporta una non trascurabile percentuale di rischio per alunni e insegnanti. Secondo la XXIV edizione di Ecosistema Scuola di Legambiente, in Italia una scuola su tre ha bisogno di interventi di manutenzione urgenti, e se si guarda al solo Mezzogiorno e Isole si sale a oltre il 50%.
Eppure, nel 2023 a livello nazionale sono stati stanziati maggiori fondi per la manutenzione straordinaria (media per singolo edificio): 42 mila euro, in aumento rispetto a quelli medi degli ultimi cinque anni, 36 mila euro.
I fondi del Pnrr, per fortuna, stanno contribuendo a rimettere in sicurezza una parte delle strutture educative.
Il Piano di ripresa e resilienza è partito con obiettivi ambiziosi: rifare il 40% delle scuole italiane, con ristrutturazioni progettate nel nome della sicurezza antisismica, dell’efficientamento energetico e dell’ampliamento di strutture e palestre.
Obiettivi, però, il cui raggiungimento è tutto da verificare.
L’età media
In ogni caso, i soldi finora messi in campo, come testimoniano gli incidenti a ripetizione con crolli o aree inagibili, non bastano.
Lo ha recentemente verificato anche una ricerca di Edison Next, secondo cui «gli edifici scolastici italiani sono alla fine del proprio ciclo di vita. L’età media è di 56 anni con più di 10 mila edifici che superano i 65 anni, con picchi fino a 68 anni nelle città del Nord Italia.
Molte di queste strutture sono ormai obsolescenti e necessitano di importanti adeguamenti dal punto di vista infrastrutturale, di sicurezza e di dotazioni di base. Dall’analisi si evidenzia, per esempio, che solo il 36% degli edifici ha una mensa».
Carenze congenite
La stessa analisi sottolinea come gli edifici che ospitano le strutture scolastiche presentino evidenti carenze legate alla vetustà, ma anche alla mancanza di interventi nel corso degli anni: solo il 7% delle strutture è stato sottoposto a lavori di riqualificazione profonda.
Questo aspetto ha un impatto importante sul livello di comfort garantito agli studenti, nonché sui costi di gestione degli edifici.
Ovvio, dato che solo il 7% ha goduto di interventi di sostanziale riqualificazione energetica, e i pannelli fotovoltaici sono installati solo sull’11% degli edifici scolastici.
Non solo, insomma, in molte aule fa più freddo del dovuto, ma non va sottovalutato anche il costo di gestione, dato che di risparmio energetico non se ne parla.
In tutta Italia solo 58 scuole elementari sono costruite secondo i criteri della bioedilizia e hanno meno di cinque anni. Ancora: il 57% degli edifici non ha una palestra, il 64% è privo di mensa e non ha spazi ottimizzati.
Sicurezza scolastica negli asili
La sicurezza scolastica riguarda anche i più piccoli, non bisogna dimenticare infatti, che ci sono anche le scuole prima della scuola comunemente intesa, cioè gli asili nido.
Gli ultimi dati del ministero dell’Istruzione dell’autunno scorso offrono anche una buona notizia: grazie al Pnrr per la fascia pre-scolastica sono già stati finanziati 3.563 interventi, per oltre 3,9 miliardi di euro.
I lavori dovrebbero sulla carta ampliare a circa 120 mila i nuovi posti per servizi educativi nella fascia zero-sei anni, con un investimento pubblico di 734 milioni.
Buona parte delle risorse (64,7%) è destinata al Sud, dato che in queste aree c’è un maggiore problema di copertura del servizio zero-due anni. L’obiettivo è arrivare a una copertura media del 33%, come previsto a livello europeo.
Sono numeri interessanti, ma sarebbe sbagliato dimenticare che si tratta comunque di una riduzione rispetto agli intenti originari. Come ha fatto notare la Fondazione Agnelli in uno studio curato da Andrea Gavosto, Marco Giovannini e Alberta Zanardi, il Pnrr per la scuola è stato rimodulato al ribasso «rispetto alla formulazione originaria, soprattutto per il taglio del numero di nuovi posti previsti per gli asili nido».
Con la revisione complessiva del Piano decisa dal governo (la prima, a cui ne è seguita poi un’altra), annota lo studio della Fondazione, «l’obiettivo della misura è stato ridimensionato (da 264 mila nuovi posti a 150 mila), la scadenza per metterli effettivamente a disposizione è stata posticipata (da fine 2025 a metà 2026) e circa 1,3 miliardi di finanziamenti sono stati stralciati perché corrispondenti a interventi non in linea con i requisiti stabiliti dalla Commissione Europea».
I fondi PNRR per la sicurezza scolastica
Negli ultimi anni, il PNRR ha dato nuova linfa al tema della messa in sicurezza scolastica, con investimenti che toccano ogni livello dell’istruzione, dagli asili nido alle scuole secondarie.
Le risorse stanziate
- 1,18 miliardi di euro per la costruzione di 215 nuove scuole.
- 5,1 miliardi per la messa in sicurezza di 3.238 edifici esistenti.
- 1,2 miliardi per adeguamenti sismici, riqualificazioni e abbattimento delle barriere architettoniche.
In totale, si parla di 8.600 edifici scolastici coinvolti, circa il 20% delle scuole italiane.
Gli obiettivi del Piano
Il Piano di Ripresa e Resilienza ha fissato traguardi ambiziosi:
- ricostruire o ristrutturare il 40% delle scuole italiane;
- migliorare la sicurezza antisismica;
- favorire l’efficienza energetica;
- creare spazi didattici più inclusivi e innovativi.
Obiettivi ancora lontani, ma fondamentali per un sistema educativo moderno e sicuro.
Mense, palestre e piano scuola 4.0
Non è finita. All’interno delle scuole non si svolge solo la didattica, ma alunni e docenti vivono anche una parte del tempo fuori dalle aule. Per questo il Pnrr ha destinato fondi anche alle mense scolastiche: sono previsti circa 1.800 interventi per circa 1,07 miliardi.
In questo caso l’obiettivo è realizzare nuove mense anche per favorire il tempo pieno nelle scuole.
Un servizio che, oltre a favorire la didattica, è prezioso anche famiglie e le donne che lavorano, perlomeno per il 53% delle italiane che ha un’occupazione.
Oltre alle mense, sono state considerate anche le palestre: il Piano prevede 443 interventi per le per le strutture sportive, che distolgano i ragazzi per qualche decina di minuti dallo smartphone.
Per le palestre sono stati stanziati 330 milioni, a cui si sono aggiunti altri 255 milioni di risorse nazionali per altri 172 interventi.
Infine, perlomeno sulla carta, c’è poi il piano Scuola 4.0, che ha destinato altri 2,1 miliardi per realizzare 100 mila aule innovative e laboratori all’avanguardia. Tra un anno esatto vedremo che cosa è stato fatto.
Meglio costruirle smontabili
Le nuove scuole? Devono essere smontabili. Portabandiera di questa visione è Maria Alessandra Segantini, architetto che opera nel Regno Unito, ma è iscritta anche all’Ordine degli architetti in Italia. Ha da poco ricevuto l’Albo d’Onore della Repubblica di San Marino con l’iscrizione a vita alla Camera degli ingegneri e degli architetti della piccola repubblica.
Dal 1994 Segantini è co-fondatrice e partner, con Carlo Cappai, di C+S Architects, con uffici a Londra e Treviso, e dal 2018 dirige entrambi gli uffici: una donna che oggi si divide tra la famiglia (ha due figli), la ricerca e l’architettura. La professionista lavora da più di vent’anni su progetti di edilizia scolastica.
Le sue scuole sono conosciute a livello internazionale, sono state utilizzate come best-practice per scrivere le linee guida del Miur e i progetti sono stati esposti alla ١٥esima Biennale di Architettura di Venezia.
«In una società in costante cambiamento è tempo di reinventare il rapporto tra spazio e pedagogia per preparare i ragazzi ad adattarsi, a essere curiosi, ad accettare il diverso. E lo spazio in questo processo ha un ruolo fondamentale», spiega l’architetto.
Il team di architetti che coordina ha scelto di disegnare istituti scolastici come spazi aperti: i progetti pilota diventeranno realtà in Veneto, Piemonte e Friuli.
La particolarità proviene dal fatto che i progettisti hanno sperimentato layout scolastici circolari e un kit di montaggio che permette di smantellare l’edificio a fine vita riciclando tutti i materiali utilizzati per la sua costruzione.
Tutti e tre saranno edifici nZeb: un asilo nido per il Comune di Venaria Reale (Torino), una scuola primaria a Conegliano (Treviso) e una secondaria a Cervignano del Friuli (Udine).
L’idea è quella di un kit di montaggio che spinga i principi della circolarità, con l’obiettivo di raggiungere la massima flessibilità e la possibilità di smantellare completamente l’edificio a fine vita in modo agile, riciclando i materiali costruttivi.
Gli episodi di crolli, i dati sulla vetustà degli edifici e le carenze infrastrutturali mostrano chiaramente che la sicurezza scolastica in Italia è ancora una sfida aperta.
Tuttavia, grazie ai fondi del PNRR, qualcosa sta cambiando: migliaia di scuole stanno rinascendo, nuove strutture sostenibili prendono forma e la consapevolezza collettiva cresce.
di Paolo Caliari





