Costruzioni: verso una nuova normalità

«Per l’Associazione Nazionale Costruttori Edili gli investimenti in costruzioni hanno segnato due anni di crescita record, del 20% nel 2021 e del 12% nel 2022 ma nel 2023 l’Ance prevede un ritorno del segno negativo con un calo degli investimenti del 5,7%. Ancora, con lo scadere degli incentivi per le unifamiliari, la congiuntura di settore subirà una brusca frenata (-24%) mentre è atteso un incisivo aumento delle opere pubbliche (+25%) con l’avvio dei cantieri Pnrr».

Il documento dell’Ance, diffuso non troppo tempo fa, sembra non lasciare scampo. Di tempi più recenti sono invece le ipotesi rilasciate dai principali mezzi di informazione: il superbonus scenderebbe al 90%, mentre per i redditi più bassi rimarrebbe il vecchio 110%, così come per chi ha già iniziato i lavori, con previsione di chiusura cantiere il prossimo anno.

In un mesetto circa, lo scenario è cambiato e non è difficile ipotizzare che cambierà ancora. Se l’ipotesi più recente dovesse trovare conferma, l’edilizia nostra potrebbe tirare un sospiro di sollievo: il 90% di agevolazioni per la ristrutturazione è certamente meglio di
altre pessimistiche previsioni.

Rimane il nodo inflazione, ovvero l’entità della disponibilità di spesa della gente. Ma solo l’idea di risparmiare sui costi energetici, anche questi ballerini, dovrebbe essere una motivazione sufficiente per mettere in preventivo qualche sacrificio in più. 

Nel frattempo, sul versante materiali si registra una maggiore disponibilità che però non so in che misura stia condizionando i prezzi, anche perché alcune tipologie di prodotti sono ancora difficilmente reperibili e i tempi di consegna sono sempre molto lunghi, rispetto alle normali situazioni di mercato.

Mi dicono che l’impresa si reca in rivendita, chiede la disponibilità di alcuni prodotti, e alla risposta di tempi lunghi si reca in un’altra rivendita, che ha tempistiche ancora più lunghe. Torna quindi dalla prima e scopre che nel frattempo i prezzi sono aumentati, e le tempistiche certamente non si sono accorciate. Si lavora così, e le rivendite si sono dovute anche sobbarcare l’onere di destinare un collaboratore fisso all’aggiornamento dei listini, una pratica non proprio nel Dna dei rivenditori, per usare un eufemismo. 

Dopo un paio d’anni di importanti utili, più per la distribuzione che per i fornitori, i costi generali di gestione sono sicuramente differenti, soprattutto per le produzioni più energivore, si profila quindi un deciso ridimensionamento dei fatturati, anche se, eventualmente, il problema vero sarebbe una riduzione delle marginalità.

Cerchiamo però di vedere il bicchiere mezzo pieno: sia la produzione sia la distribuzione hanno molto imparato dalla vera e propria emergenza degli ultimi anni.

I fornitori si sono però organizzati e oggi qualcuno ha anche deciso di investire sull’ammodernamento degli impianti di produzione. I tempi di consegna in media si stanno accorciando, l’emergenza forniture è ormai quasi un ricordo. Per tutti, mai più un 2021/2022, nonostante ciò che di buono ha portato in termini di fatturati.

Per la distribuzione, in pieno e incrollabile spirito commerciale, è iniziata la ricerca di prodotti anche non strettamente legati alla tradizionale merceologia edilizia. Pare che oggi il prodotto più richiesto siano i pellett. Sono diventati così importanti, quasi discriminanti per realizzare una vendita anche di altri prodotti, che esiste una caccia spietata a un prodotto che, se va bene, ha visto raddoppiare il suo costo, ma che con l’aria che tira in relazione ai costi energetici si pone come valida e forse anche conveniente alternativa. Misteri dell’edilizia moderna. 

Comunque, tanto per tornare a una benaugurante idea di normalità, di certo la congiuntura di settore non sarà più quella dell’ultimo biennio, ma nemmeno assisteremo a un crollo verticale. Di questo sono sicuri sia i produttori, sia i rivenditori. Quindi dimentichiamo i grandi numeri e impariamo ad accontentarci anche di crescite più modeste, magari a una sola cifra. Dopotutto non sarebbero una sciagura, no?

di Roberto Anghinoni, giornalista (dalla rubrica «I fatti nostri» su YouTrade n. 134)

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