Termoidraulica in rivendita: vola il business della climatizzazione e purificazione dell’aria

La pandemia di covid-19 ha riportato al centro dell’attenzione le modalità di trasmissione dei diversi agenti patogeni. A oltre un anno di distanza dalla registrazione dei primi casi, sappiamo molte più cose sul coronavirus e su come quest’ultimo si diffonda tra la popolazione. E, soprattutto, sappiamo che la probabilità di contrarre il virus è maggiore soprattutto nei contesti in cui si deve trascorrere del tempo con altre persone al chiuso.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma con certezza che il contagio può essere veicolato via aerosol (minuscole particelle liquide del tratto respiratorio che sono generate quando qualcuno espira, parla o tossisce) e soprattutto che «negli ambienti scarsamente ventilati e/o affollati gli aerosol rimangono sospesi nell’aria e viaggiano a oltre 1 metro di distanza».

Una cosa è certa: questo anno e mezzo è servito non solo per gettare luce sulle dinamiche di trasmissione del virus, ma per prendere coscienza del problema della salubrità dell’aria all’interno degli ambienti chiusi, proprio quelli in cui gran parte della popolazione trascorre la maggior parte del suo tempo, sia che si tratti di abitazioni private, sia luoghi di ritrovo, lavoro, oppure scuole e ospedali, dove permangono i soggetti il più vulnerabili agli attacchi dell’inquinamento indoor: bambini, malati e anziani.

Qualità dell’aria indoor e sindrome dell’edificio malato

L’attenzione alla qualità dell’aria indoor è diventata per molti versi una battaglia collettiva ma, già molto prima dello scoppio della pandemia, AiCarr (Associazione Italiana Condizionamento dell’Aria Riscaldamento e Refrigerazione), ha mobilitato le proprie conoscenze per promuovere e diffondere la cultura del benessere nel suo campo di riferimento.

In un suo recente intervento, il presidente di AiCarr, Filippo Busato, ha spiegato che «è la cultura che ci salverà dalla pandemia. Anche quella dell’impianto di condizionamento». A questo punto la domanda sorge quasi spontanea: in che cosa consiste la cultura della qualità dell’aria indoor? E, una volta diffusa questa cultura, c’è un piano che permetta di passare dal dire al fare? È forse più prudente soffermarsi sul primo quesito.

Una cosa è certa: non si tratta di un argomento nuovo, perché già a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso si è incominciato a parlare della cosiddetta Sick Building Syndrome, constatando che l’ambiente costruito può impattare negativamente sulla salute di chi vi abita.

La «sindrome dell’edificio malato» è una condizione che si verifica quando almeno il 20% delle persone che occupano un ambiente confinato presenta disturbi come apatia, cefalea, nausea, irritazioni ai quali non è possibile attribuire una causa specifica. Questo fenomeno si differenzia dalla Building Related Illness (o malattia associata all’edificio) proprio sulla base della determinatezza del fattore scatenante la patologia che, in quanto tale, può essere eliminato contrastando la patologia che ne deriva.

Fino a qualche tempo fa, probabilmente, eravamo propensi a considerare che l’aria interna fosse più pulita di quella esterna. Oggi, invece, con il senno di poi (leggasi lockdown) siamo tutti consapevoli che all’interno delle mura domestiche sono presenti diverse sostanze inquinanti tra cui i composti organici volatili, meglio noti come Voc, ma anche inquinanti biologici. Come agenti patogeni, pollini, acari, residui biologici e composti allergenici.

L’importanza del ricambio d’aria negli ambienti chiusi

Al primo posto, però, per incidenza c’è un altro rischio, che troppo spesso è sottovalutato: il corrompimento dell’aria, che avviene quando la quantità di anidride carbonica (CO2) raggiunge valori di concentrazione nocivi per la salute umana. Proprio per contrastare il fenomeno del corrompimento dell’aria interna è opportuno arieggiare gli ambienti, anche se sappiamo bene che questa azione in alcuni contesti abitativi e in alcuni periodi dell’anno presenta qualche svantaggio, sia da un punto di vista energetico che di confort.

È qui che entrano in gioco le soluzioni offerte dagli impianti di condizionamento e depurazione dell’aria, ma anche quelle di Ventilazione meccanica controllata, la cosiddetta Vmc.

Riprendendo le parole di Busato, «se si realizzano impianti di ventilazione meccanica con immissione di aria esterna, si sceglie una strategia vincente per affrontare questo problema (quello della qualità dell’aria indoor, ndr), perché permette di diluire gli inquinanti interni attraverso l’immissione di aria esterna. Questi impianti possono essere corredati da appositi sistemi di filtrazione degli agenti inquinanti presenti nell’aria proveniente dall’ambiente esterno».

In Italia 24 milioni di impianti per la climatizzazione residenziale 

Come ha riportato recentemente il Sole24Ore citando una ricerca della Hitachi Cooling & Heating Italia, il parco complessivo italiano di impianti per la climatizzazione residenziale, installati e funzionanti è intorno ai 24 milioni di apparecchi, suddivisi tra monosplit, multisplit e monoblocco fissi. Molti dei quali sono probabilmente datati e poco efficienti sotto il profilo del consumo energetico.

Per fortuna anche per alcuni condizionatori particolarmente efficienti sono previste agevolazioni fiscali comprese tra il 50% e il 65% della spesa complessiva (rispettivamente bonus mobili ed ecobonus).

Insomma, un mercato sicuramente interessante, come sembrano confermare anche i risultati della prima rilevazione trimestrale di Assoclima sul mercato Italia della climatizzazione.

Secondo questa indagine promossa dall’Associazione che fa capo ad Anima (Confindustria), il primo trimestre 2021 evidenzia risultati più che soddisfacenti per la maggior parte dei prodotti, sia in confronto ai primi tre mesi del 2020 che del 2019.

A partire dai dati specifici del mercato degli impianti, è importante notare come la qualità dell’aria sia sempre più ricercata dall’utenza finale. Un’istanza che dipende però da una molteplicità di fattori, non ultima l’attenzione alla salubrità dei materiali edili che compongono gli edifici, aspetto anch’esso sempre più destinato ad attirare su di sé i riflettori.

Mercato impianti in italia primo trimestre 2021

I dati forniti da Assoclima sul primo trimestre del 2021, riferiti al mercato italiano ed escludendo la produzione e l’esportazione, indicano un settore con tutte le carte in regola per crescere e, al contempo, rinnovarsi.

Al 31 marzo 2021 il comparto dell’espansione diretta registra andamenti in crescita rispetto allo stesso periodo del 2020 per tutte le tipologie di prodotto: +23,7% a volume e +22,6% a valore per i condizionatori trasferibili, +22,4% a volume e +17,3% a valore per i monosplit, +15,5% a volume e +18,1% a valore per i sistemi multisplit, +11,4% a volume e +9,9% a valore per i miniVrf e Vrf (acronimo di Variant Refrigerant Flow, volume di refrigerante variabile). Tendenza inversa solo per i climatizzatori monoblocco, con -1,6% a volume e -2,2% a valore.

Secondo Andrea Cetrone, country manager di Panasonic Appliances Air-Conditioning Europe, «questo andamento positivo assume un rilievo ancora più significativo se lo si confronta con il 2019, anno in cui non c’era l’influenza delle misure restrittive anti-covid sugli operatori del mercato ed è dovuto a una serie di fattori che hanno lavorato in maniera paritetica e sinergica: la migliorata fiducia degli operatori su una ripresa veloce dell’economia come conseguenza del rilascio delle misure di restrizione alla libertà di movimento e all’esercizio di attività economiche, l’effetto positivo degli incentivi statali del 50% e 65% utilizzabili con la forma dello sconto in fattura che li rende immediatamente fruibili, il basso livello degli stock presenti sul mercato all’inizio dell’anno, frutto di un’attenta gestione del magazzino da parte degli operatori nell’ultimo trimestre del 2020, la volontà di evitare o mitigare gli effetti dei fenomeni di tensione sui prezzi di acquisto e di difficoltà di approvvigionamento dovuti alla dinamica rialzista e alla scarsità di servizi e materie prime».

In terreno positivo anche i condizionatori packaged e rooftop, che a marzo 2021 riportano un incremento del 13,6% a volume e del 24,1% a valore rispetto allo stesso periodo del 2020.

Claudio Carano, product marketing manager di Clivet nota invece che «i dati suggeriscono un aumento delle vendite dei modelli di taglia maggiore, spinti dallo sviluppo della logistica e dalla ripresa dei cantieri per la riqualificazione dei grandi centri commerciali». 

In netta crescita, anche nel primo trimestre 2021, il trend delle apparecchiature idroniche condensate ad aria (+133,6% a volume e +88,3% a valore rispetto al 2020). «Il mercato di chiller e pompe di calore condensati ad aria raddoppia e supera nei primi tre mesi del 2021 il valore record di 100 milioni di euro, trascinato dalla massiccia diffusione delle pompe di calore residenziali», prosegue Carano.

«I chiller riprendono la crescita organica dopo la brusca frenata dovuta alla pandemia, ritornando ai valori del mercato 2019. Le pompe di calore sotto i 17 kW triplicano invece in quantità, aggiungendo ben 50 milioni di euro a questo comparto, con oltre un terzo delle vendite in versione ibrida, spinte dagli incentivi del superbonus. Crescono a doppia cifra anche le pompe di calore di potenza maggiore, in linea con la tendenza europea verso la decarbonizzazione».

Anche per i gruppi refrigeratori di liquido con condensazione ad acqua l’indagine di Assoclima rileva dati positivi (+180,9% a volume e +84,5% a valore), con un’importante crescita nel segmento delle pompe di calore residenziali e un ritorno ai valori pre-pandemia nei segmenti di potenza superiore. Incrementi a due cifre sia a volume (+11,8% e +20,1%) che a valore (+21,4% e +35,1%) si registrano nel segmento delle centrali di trattamento aria, confrontando, a panel costante, i dati del primo trimestre 2021 con quelli del 2020 e del 2019. Crescono rispetto ai primi tre mesi sia del 2019 che del 2020 anche i dati complessivi relativi alle unità terminali.

Secondo Luca Binaghi, presidente di Assoclima e direttore commerciale di Sabiana, è ancora troppo presto per trarre delle conclusioni sui motivi della netta ripresa evidenziata dalla rilevazione del primo trimestre 2021.

«I dati relativi ai terminali indicano un incremento 2021 sul 2019 complessivo del 13,4% a valore e del 6,5% a volume. Una possibile chiave di lettura di questi dati positivi è che una parte dei lavori che erano stati temporaneamente sospesi nel 2020 siano slittati al 2021 e si siano sommati a quelli già programmati per quest’anno. Una seconda spiegazione è legata alla tipologia di applicazione: negli ultimi mesi gli investimenti maggiori sono stati effettuati nel settore residenziale e infatti dalla nostra rilevazione emergono incrementi molto consistenti per i ventilconvettori hi-wall (+37% a volume e +41,7% a valore rispetto al 2019, +47,9% a volume e +51,8% a valore rispetto al 2020), terminali utilizzati prevalentemente in ambienti residenziali. Ovviamente, ci auguriamo che questi dati siano confermati anche nei prossimi trimestri, pur sapendo che il settore della climatizzazione potrebbe trovarsi ad affrontare il problema della carenza di imprese di installazione».

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