Così la plastica nei mari diventa un isolante per edilizia

Isolare un appartamento con le alghe? È possibile. Arriva un biopolimero ricavato dalla lavorazione delle alghe rosse che permette di sfruttare materiali plastici o inerti di altro genere per realizzare una schiuma adatta all’isolamento acustico e termico delle abitazioni, evitandone la dispersione nell’ambiente marino. L’invenzione è del ricercatore e docente della Facoltà di Scienze e Tecnologie di Bolzano Marco Caniato e rappresenta un importante contributo alla lotta contro le microplastiche.

Marco Caniato
Marco Caniato

Le microplastiche secondarie, ovvero i frammenti di plastica di dimensioni inferiori ai 5 millimetri che derivano dall’utilizzo e dall’abbandono di oggetti come buste o bottiglie di plastica, rappresentano dal 68% all’81% delle microplastiche presenti negli oceani (fonte: Parlamento Europeo). Nel 2017 l’Onu ha dichiarato la presenza di 51 mila miliardi di particelle di microplastica nei mari (500 volte più numerose di tutte le stelle della nostra galassia). Di conseguenza, i materiali plastici sono un problema enorme, che minaccia la biodiversità marina e la sopravvivenza di moltissime specie ittiche. Senza considerare che ancora non si conoscono con esattezza i pericoli per l’uomo derivanti dall’ingresso di questi minuscoli frammenti di plastica nella catena alimentare.

Il prodotto inventato e brevettato da Caniato è estremamente promettente nella battaglia contro la dispersione ambientale delle microplastiche. Il ricercatore ha utilizzato un biopolimero che si è dimostrato efficace come isolante termico e acustico per applicazioni industriali, civili e marittime. Per crearlo, in collaborazione con l’Università di Trieste, ha impiegato un estratto dell’alga agar agar, un polisaccaride normalmente usato come gelificante naturale della consistenza di un gel che, dopo essere stato addizionato con carbonato di calcio, può essere mescolato alla plastica polverizzata. Come materiali rappresentativi delle microplastiche che più comunemente si trovano in ambiente marino, sono state utilizzate materie plastiche derivate dai rifiuti industriali e domestici (polietilene, bottiglie di tereftalato, polistirolo espanso e schiumato).

Dopo la gelificazione, i campioni vengono congelati a -20 gradi per 12 ore e, infine, liofilizzati per rimuovere l’acqua. Il risultato finale è un materiale poroso che può essere utilizzato, per esempio, al posto della lana di roccia. Ma non è solo il prodotto a essere eco-compatibile. Il processo di realizzazione prevede infatti il riciclo dell’acqua, che viene raccolta al termine della liofilizzazione, dopo lo scongelamento.

Nessuno prima d’ora aveva pensato a come riciclare le plastiche che galleggiano sulle superfici dei mari. Infatti, è piuttosto difficile riciclare i rifiuti marini di plastica, perché sono spesso accoppiati con altri materiali plastici (o non plastici) e ricoperti di sale marino.

“Le prove di caratterizzazione che abbiamo condotto hanno confermato che il prodotto possiede ottime proprietà isolanti e che può facilmente competere con gli isolanti tradizionali come la lana di roccia o le schiume poliuretaniche”, conferma Caniato. “Abbiamo dimostrato che un approccio sostenibile, più pulito ed ecologico, può essere usato per riciclare i rifiuti marini e per costruire con un materiale ecologicamente ed economicamente conveniente”.

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