Magazzini a prova di pandemia: le caratteristiche giuste per essere vincenti

Purtroppo il periodo pandemico non si è ancora arrestato e le nuove ondate di casi fanno presagire nuovi lockdown non solo in Italia, ma anche all’estero. Come è evidente, tale situazione ha impattato pesantemente sulle attività produttive e di conseguenza anche sui magazzini.

Da una serie di interviste realizzate a supply chain manager e logistics manager sono emersi degli elementi che devono essere presi in considerazione nell’organizzazione di un magazzino soprattutto per fare fronte a nuovi periodi di chiusura e di forte incertezza.

Secondo alcuni esperti, i magazzini a prova di pandemia dovrebbero prevedere:

Automazione e digitalizzazione. I magazzini a più elevato livello di automazione hanno mantenuto prestazioni più elevate a fronte di forti variazioni della domanda e di forte variazione delle risorse a disposizione (operatori). L’automazione deve essere vista come la sinergia tra la digitalizzazione delle informazioni e utilizzo di dispositivi tecnologici destinati alla movimentazione delle merci. Magazzini automatici e semi automatici hanno consentito di mantenere costanti l’erogazione degli ordini verso i clienti anche con situazioni particolari di mercato.

Formazione del personale. In particolare, la flessibilità richiesta dalla variabilità del mercato può essere garantita dalla giusta formazione del personale per permettere di ruotare e sostituire le persone nel caso vengano operati dei cambiamenti procedurali. L’azienda deve
comunque garantire lo studio di operazioni e processi semplici per permettere sia tempi rapidi di apprendimento che un migliore controllo.

Terziarizzazione. I picchi di domanda, eventuale conseguenza di situazioni anomale, possono essere gestite ricorrendo a operatori specializzati. L’outsourcing può fornire tanto più risultati tanto più sono semplici i processi da affidare all’esterno.

Inshoring. In questo ultimo periodo molte aziende hanno preso la decisione di cercare nuovi fornitori dislocati geograficamente nelle prossimità. Le chiusure e i blocchi produttivi hanno fatto ridefinire alcune strategie di approvvigionamento rivedendo il portfolio fornitori e preferendo quelli locali al fine di garantire una maggiore continuità e reattività.

Il periodo che si sta passando non ha avuto precedenti nella storia, ma le realtà produttive e distributive che hanno adottato alcuni dei punti precedenti hanno dimostrato una maggiore flessibilità che ha permesso loro di riadattarsi velocemente a situazioni assolutamente imprevedibili.

di Andrea Payaro, docente, esperto del ministero dello Sviluppo Economico (Ice)

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