Poker di novità per Geoplast, l’azienda di Grantorto (Padova) specializzata in soluzioni per drenaggio dell’acqua, fondazioni, casseforme, pavimentazioni, solai, giardini verticali e pensili, realizzate in plastica rigenerata o riciclata. Quest’anno, infatti, la società ha sviluppato quattro nuovi prodotti, pronti a spingere ancor di più sul pedale dell’innovazione. Ecco qualche anticipazione per i lettori di YouTrade, raccontata direttamente dall’amministratore delegato, Mirco Pegoraro, mente e guida dell’azienda.

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mirco-pegoraro-geoplastDomanda. Quattro novità in un colpo solo sono tante. Quali sono le molle che vi spingono all’innovazione?
Risposta. Parlare con le persone, essere attenti alle esigenze dei clienti ed essere curiosi. Chiedo sempre di essere messo al corrente di tutto ciò che accade in cantiere, parlo molto con i clienti e spesso dai problemi scaturiscono nuove idee. In momenti inaspettati si accendono delle lampadine, delle idee che vengono elaborate finché si arriva a mettere giù un disegno vero e proprio.

D. Prima di entrare nel dettaglio delle novità Geoplast, quando pensate un nuovo prodotto lo tagliate su misura per il mercato italiano?
R. Mai, cerchiamo sempre di realizzare un prodotto che si adatti alle esigenze del mercato delle costruzioni mondiale. Sarebbe un po’ riduttivo targettizzare un prodotto per un singolo mercato. Non ha importanza la latitudine a cui viene venduto, ma il suo campo di applicazione.

D. Passiamo alla prima novità: Aquabox. Di che cosa si tratta?
R. Con Aquabox entriamo nel campo dei grossi bacini di accumulo per l’equilibrio idrogeologico. Tutti i bacini che circolano oggi sul mercat hanno difficoltà di portanza e ispezionabilità. Noi abbiamo realizzato un sistema in plastica a elevata portanza e struttura brevettata che garantisce resistenza nel lungo periodo. Abbiamo analizzato a lungo le questioni della portanza e della resistenza su lungo termine, anche perché parliamo di metri cubi su metri cubi di plastica stoccati nel sottosuolo. Abbiamo creato dei polimeri su base rigenerata, con l’introduzione di additivi che permettono una maggiore durabilità nel tempo.

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Aquabox

D. Più o meno di quanto?
R. Minimo 20 anni.

D. Qual è stata l’idea di partenza?
R. È stato un progetto lungo, iniziato molti anni fa dall’osservazione dei problemi e punti critici dei competitor. All’inizio non trovavo il bandolo della matassa, poi negli ultimi mesi ho individuato una soluzione ed è nato Aquabox, che uscirà quest’anno. È un prodotto completo, fatto con materiale rigenerato, ma con caratteristiche di alta portanza. A prima vista le variazioni rispetto ai competitor possono sembrare poco rilevanti, ma si tratta di tanti dettagli che messi insieme fanno una grande differenza.

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L’elevato rapporto di vuoto, tre volte superiore a quello della ghiaia, permette di immagazzinare fino a
432 litri di acqua a elemento (con una percentuale di stoccaggio del 96%) e di diminuire notevolmente il volume di scavo

D. È un prodotto che rispetta anche i criteri di sostenibilità?
R. Certamente, Geoplast è un’azienda che realizza i suoi prodotti reimpiegando materiale di scarto e trasformandolo in materiale ad alto valore aggiunto.

D. Quanto materiale riciclato c’è in Aquabox?
R. Il 90-95%. La nostra missione è sempre rivolta alla realizzazione di prodotti, 100% rigenerati, con minimo impatto sull’ambiente. Se introduciamo materiale di altro tipo è solo per esigenze strutturali di cui non è possibile fare a meno.

D. A quale tipologia di cliente è diretto Aquabox?
R. Principalmente ai progettisti. Il problema del corretto dimensionamento e il calcolo dell’equilibrio idrogeologico di un sito è lavoro di ingegneria idraulica, una competenza che a volte è integrata all’interno dei grossi studi di architettura.

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In base ai carichi applicati, all’area dove verrà creato il bacino e alle caratteristiche della falda, con Aquabox è possibile realizzare bacini di diverse altezze

D. Un’altra novità è Geocross: quali sono le sue caratteristiche tecniche?
R. Geocross è un sistema alternativo ai grigliati erbosi carrabili. Questo sistema si usa solo su superfici verdi esistenti, funziona a pressione e permette di realizzare in maniera istantanea una superficie carrabile, con un significativo abbattimento dei costi. Per installare una griglia c’è bisogno dello sbancamento, della posa di uno strato drenante, con Geocross invece non c’è bisogno di niente. Questo prodotto è destinato Lo showroom Geoplast ai classici parcheggi, ma anche alle piste di atterraggio degli ultraleggeri.

D. Quali sono i clienti di questo prodotto?
R. Aziende, avioclub e i rivenditori che possono dare una soluzione molto semplice a chi cerca un prodotto senza eccessivi costi di installazione.

D. Smart Modulo, altro nuovo prodotto, è invece una soluzione dedicata ai pavimenti galleggianti. Puoi descrivercela?
R. Con Smart Modulo siamo usciti dal comparto dell’edilizia strutturale per rivolgerci all’impiantistica sotto le pavimentazioni. La tecnologia ci obbligherà sempre di più a sovradimensionare le reti, aumentando la quantità di elementi che si vanno a installare sotto i pavimenti. Con questo prodotto diamo la possibilità di creare un interspazio come il pavimento galleggiante. Anzi, rispetto al pavimento galleggiante, ne abbattiamo tutti i limiti: non solo il fastidioso rumore da calpestio, ma anche i limiti estetici. Con il pavimento galleggiante, infatti, non si possono posare resine, veneziane, parquet continui, marmi a macchia aperta, mentre con Smart Modulo non ci sono ostacoli.

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D. Come vi è venuto in mente questo prodotto?
R. Un cliente estero mi ha sottoposto un problema che non si riusciva a risolvere con i prodotti disponibili sul mercato.

D. Geoplast, infine, ha in serbo un’altra novità che uscirà in autunno. Che cosa può anticipare in proposito?
R. Si tratta di una novità che riguarda il mondo dei vespai, un mercato che in Italia si è rivelato molto competitivo. Ho visto uno spiraglio per evolvere un articolo della gamma e in autunno usciremo con un nuovo prodotto che saprà dire la sua sia in Italia che all’estero.

D. Tante iniziative sono anche segno di ottimismo verso il mercato: quali sono le vostre previsioni?
R. In generale, a seguito dell’emergenza covid-19, il mercato potrebbe soffrire. Se si resta fermi ai prodotti già commercializzati, esiste un grosso rischio di ridimensionamento delle quantità, mentre se si introducono nuovi prodotti si può riuscire a colmare questo gap. Comunque, chi guarda agli incentivi governativi si focalizza su un punto di vista sbagliato, l’economia si muove in base alla salute del sistema finanziario, sono le banche il vero fulcro. Finché le banche rimangono in salute, tutto è superabile. Nel momento in cui dovessero iniziare problemi di mancati pagamenti, mutui e rate che saltano, il sistema si congelerà un’altra volta, come nel 2008, solo che questa volta potrà essere più grave.

D. Come ha gestito Geoplast l’emergenza coronavirus?
R. È successo tutto all’improvviso, ma abbiamo avuto tempi di reazione immediati. Abbiamo cercato di limitare fin da subito i costi e abbiamo sostenuto l’azienda senza grossi problemi, con una strategia di pagamento puntuale dei nostri fornitori. Poi con il lockdown e l’azienda ridimensionata a livello operativo, abbiamo avuto più tempo per pensare e far venire fuori nuove interessanti idee.

D. Per quest’anno pensate di raggiungere il budget che vi eravate prefissati?
R. Ci avvicineremo. Il 2020 si era aperto in maniera positiva, poi è arrivato il covid. Penso che qualcosa sul budget prefissato mancherà, fatto salvo l’acquisizione di qualche nuovo cantiere estero che potrebbe colmare la differenza.

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D. Il coronavirus ha spinto molto l’acceleratore anche sul tema delle vendite online. Lei, come produttore, che cosa ne pensa?
R. Ci ho pensato molto durante questa emergenza. Molte persone, che non erano abituate a comprare online, hanno assaporato la comodità di questo tipo di acquisti. Va però anche detto che dietro l’e-commerce si nasconde un mondo incredibile, un’industria complessa da organizzare e gestire. Pensare di ordinare un bancale di mattoni e farlo arrivare in 24 ore in cantiere è incredibile, ma mi domando fino a che punto potrà avvenire. Al momento non farei mai il passo di creare uno shop online aziendale, ma lo lascerei gestire a qualche marketplace di rivenditori selezionati. Non mi piace però tanto l’idea che ogni rivenditore faccia la sua piattaforma, disuniti non si va tanto lontano.

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I prodotti Geoplast sono supportati da un team specializzato di ingegneri disponibili per la formazione e la consulenza per progetti di ogni tipo e dimensione

D. La vostra azienda ha una particolare sensibilità per il tema dell’equilibrio idrogeologico: come siamo messi in Italia?
R. L’Italia, come tanti altri Paesi, soffre di un problema dovuto alle edificazioni fatte negli anni passati, in cui si sono create ampie zone impermeabili, che generano accumuli di acqua, e apparati per lo smaltimento sottodimensionati. Al contrario dell’adeguamento sismico delle vecchie costruzioni, che è più complesso da attuare, quello dell’acqua è un problema che possiamo controllare cominciando a inverdire le nostre città, e inserendo superfici permeabili, tetti verdi, aiuole, alberature, che possano assorbire più acqua. Vanno inoltre sovradimensionati i bacini di raccolta idrica, in modo che possano accogliere anche l’acqua delle zone con maggiore superficie impermeabile.

D. In chi costruisce c’è un problema di mancanza di cultura relativa a queste tematiche?
R. Non è tanto chi costruisce, quanto il progettista che deve avere questo tipo di sensibilità. Oggi il 60-70% dei progettisti sa di che cosa parliamo e sa che deve trovare una soluzione. Anche a livello governativo c’è una maggiore sensibilità. Diciamo che siamo sulla buona strada.

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L’azienda presta grande attenzione alla sostenibilità: oltre 40 soluzioni Geoplast sono infatti realizzate in plastica riciclata

D. La sensibilità è la stessa in tutta Italia o varia da Nord a Sud?
R. No, non varia, ma dipende sempre dalle persone. Forse il Sud, essendo molto sottodimensionato a livello di reti, sente il problema in maniera molto più pressante.

D. E quello dell’edilizia sostenibile, è un concetto sufficientemente compreso in Italia?
R. Sì, fino a prima del virus. Ora non so se sono cambiate le priorità, ma sicuramente quello dell’edilizia circolare, basata sull’uso e riuso dei materiali, è un concetto che rimarrà. Secondo me il virus ha creato un rallentamento e la voglia di ripartire con maggiore consapevolezza.

D. Passiamo ai distributori: siete soddisfatti della competenza di chi vende o vorreste qualcosa di più?
R. Il distributore ha migliaia di prodotti nelle sue referenze, non credo possa essere competente su ogni singolo prodotto. Però il distributore deve capire che il produttore può essere un suo amico, un partner che aiuta a trovare soluzioni nel proprio campo specifico. Il fornitore è un amico su cui poter fare affidamento.

D. Che cosa un rivenditore dovrebbe avere a magazzino per avere un minimo di proposta interessante nel settore del drenaggio?
R. Non si tratta tanto di quantità, ma di presentare con logica tutto ciò che serve per risolvere il problema acqua. Il distributore deve avere la consapevolezza che si tratta di soluzioni integrate, quindi deve avere un po’ tutti i prodotti che servono, dalle vasche di raccolta prima pioggia ai degassatori e desabbiatori, dai bacini di accumulo delle acque piovane alle tubazioni e derivazioni.

D. Che tipo di opportunità di business può rappresentare per il rivenditore avere a magazzino dei prodotti per il drenaggio e l’emergenza alluvioni?
R. Quello dell’acqua è un po’ un nervo scoperto. Quando contribuisci a risolvere un problema, automaticamente ti fai amico il tuo cliente. Così avere questo tipo di prodotti può essere la chiave per vendere altri materiali.

D. Più o meno quanti metri quadri bisogna dedicare a questi prodotti per avere un assortimento significativo?
R. Almeno 200 metri quadri. Si tratta di prodotti voluminosi ed è necessario colpire l’occhio, con una bella esposizione ordinata e pulita. L’occhio vuole la sua parte anche nei prodotti da costruzione.

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