Il Covid-19 spegne il motore delle macchine per costruzione

Come gli altri settori industriali, anche quello delle macchine per costruzione è stato colpito dal Covid-19, provocando una drastica riduzione degli ordini. Per il 44% delle aziende intervistate, secondo un sondaggio di Unacea, la riduzione è stata tra lo zero e il 34%, mentre il 24% ha registrato una contrazione tra il 35 e il 70%. Non mancano, però, i valori positivi, anche se solo per il 32% del campione. Sul versante del fatturato stimato a fine anno, il 72% delle aziende stimano un calo tra lo zero e il 34%, mentre un altro 16% prevede una flessione dal 35 fino al 70%.

I dati dell’indagine flash sono stati presentati da Unacea assieme agli scenari economici del Covid-19 e il settore delle macchine per costruzione. Stefano Fantacone (direttore scientifico del Cer, Centro Europa Ricerche) ha stimato una contrazione del 3,3% del Pil a fine anno, con una perdita di 55 miliardi di prodotto e una contrazione degli occupati di circa 250 mila unità. Le esportazioni italiane potrebbero inoltre flettere di oltre il 5% con una contrazione del commercio mondiale pari al 4%. Considerando però l’andamento dei fenomeni epidemici precedenti e la recente esperienza cinese, le perdite dovrebbero essere recuperate nel 2021. Per quanto riguarda il settore delle costruzioni, gli scenari del Cer stimano una possibile crescita degli investimenti pubblici di 3 miliardi annui fino al 2022.

«Iniziamo un lavoro di intelligence economica che ci porterà tra giugno e luglio a elaborare scenari previsionali di maggior dettaglio per quanto riguarda le macchine per costruzione. Nel frattempo è fondamentale evitare che la crisi in atto distrugga la capacità produttiva delle imprese. Ecco perché le risorse (al momento ancora insufficienti) messe a disposizione dal governo devono arrivare direttamente al sistema produttivo. Solo in questo modo potremo riprendere a lavorare una volta che l’emergenza sarà rientrata. Inoltre chiediamo che venga utilizzato il metodo Genova per rilanciare quanto prima i lavori pubblici, ormai non più rinviabili», conclude Mirco Risi, presidente di Unacea.

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