I numeri delle demolizioni in Italia sono impietosi. Ecco perché

L’economia circolare non è una passeggiata, non è fare greenwashing delle pratiche del passato, sistemando qui e là alcuni aspetti della non sostenibilità dei processi, guardando al proprio specifico ambito produttivo, ma perdendo di vista l’insieme. Adottare modelli di economia circolare, soprattutto nel settore delle costruzioni, significa rivedere profondamente i processi produttivi, non partendo dai singoli prodotti, ma concentrando l’attenzione su quello edilizio nel suo insieme. È un prodotto composto a sua volta di altri prodotti, ma soprattutto di processi. Costruire significa edificare, ma se ciò un tempo aveva una relazione con lo spazio vuoto e inedificato, oggi le esigenze legate al contenimento del consumo di suolo, al riordino urbanistico e alla riqualificazione strutturale ed energetica di quanto costruito non lasciano spazio ad alternative che non siano quelle di verificare le condizioni di intervento sull’esistente, sull’edificato, e valutare se invece di mettere pezze non sia meglio demolire e ricostruire con processi, metodi e prodotti più adeguati alle esigenze attuali. L’Italia è il fanalino europeo della demolizione e ricostruzione e lo è non tanto dal punto di vista quantitativo, ma da quello qualitativo. Ovvero, dal punto di vista di riuso e rigenerazione dei materiali demoliti. Le statistiche europee che mettono a confronto i numeri della produzione di rifiuti da demolizione e ricostruzione sono inequivocabilmente a nostro sfavore.

Confronti impietosi

Per una Germania che nel 2012 ha prodotto 192 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione e che ha riciclato tali rifiuti per il 91%, smaltendo in discarica solo il 9%. Nello stesso anno nostro Paese si presentava come lo specchio opposto. L’Italia nel 2012 ha prodotto oltre 50 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione e solo il 9% è stato recuperato e riutilizzato, mentre il 91% è stato avviato in discarica, come indicano i dati Eurostat. Certo, negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti nella gestione e nel recupero dei rifiuti da costruzione e demolizione, ma in generale mettiamo queste macerie sono «sotto il tappeto», ovvero li usiamo non per generare nuove materie prime, ma per realizzare rilevati stradali e autostradali.

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