Addio a Giorgio Squinzi

Tutti sapevano che era malato da tempo. Pochi sapevano che, nonostante il decorso negativo, Giorgio Squinzi non aveva dimenticato le sue passioni: la famiglia e l’azienda. Quello che è stato chiamato il «principe della chimica» rimarrà nella storia dell’industria italiana, ma anche nella memoria dei tanti dipendenti della Mapei (9 mila) sparsi in 81 Paesi del mondo. E dei tanti tifosi di ciclismo (il suo sport preferito) e di calcio: tifoso milanista, Squinzi ha acquistato il Sassuolo, portandolo stabilmente in Serie A. Un omaggio alla città simbolo della ceramica italiana, un settore che è cresciuto in anche grazie ai prodotti Mapei.

Giorgio Squinzi, presidente di Mapei
Giorgio Squinzi, presidente di Mapei

Nato a Cisano Bergamasco il 18 maggio 1943, ma milanese di adozione, Giorgio Squinzi è scomparso la sera del 2 ottobre. Purtroppo non è stata una sorpresa: l’imprenditore era malato da anni, anche se aveva continuato a seguire il business della Mapei, di cui era amministratore unico. Un’azienda che è partita da quella fondata dal padre Rodolfo nel 1937, ma che lui ha saputo far diventare grande, grandissima, una delle poche multinazionali italiane con respiro globale. L’ascesa dell’azienda si deve soprattutto a due fattori: alla competenza di Squinzi, che nel 1969 si è laureato in chimica industriale all’Università Statale di Milano, e alla sua visione molto milanese: «Gli utili si reinvestono in azienda», ripeteva.

Tra le tappe che hanno segnato la sua vita ce n’è una privata che è particolarmente importante: nel 1970, a 33 anni, ha sposato Adriana Spazzoli nella chiesa di Polenta presso Bertinoro, nel Forlivese. Un momento che non ha mai dimenticato, tanto che nel 2009 Mapei ha partecipato ai restauri del monumento. Insomma, Squinzi è stato l’antitesi dello stereotipo di imprenditore ricco, che si gode i dané tra yacht e hotel di lusso.

Giorgio Squinzi
Giorgio Squinzi

Ma la vita di Giorgio Squinzi si deve associare soprattutto a quella del gruppo Mapei. Il nome è un acronimo di Materiali ausiliari per l’edilizia e l’industria. Partita con tre dipendenti per produrre intonaci colorati e materiali per rivestimenti edili, l’azienda ha allargato poi il campo d’azione a un mercato che a quel tempo era di nicchia, gli adesivi per pavimenti e rivestimenti per linoleum, ceramica, materiali lapidei, moquette, Pvc e legno, con l’idea di studiare e proporre una colla specifica a ogni prodotto. Un mercato che dagli anni Sessanta in poi è cresciuto assieme alla diffusione della ceramica italiana a livello internazionale. Tante le innovazioni, spinte da un reparto ricerca & sviluppo che è sempre stato un punto di forza dell’azienda. Come la colla P22, preconfezionata e pronta all’uso: un prodotto che ha cambiato il modo di lavorare, visto che prima la tradizionale malta cementizia si preparava direttamente in cantiere.

È grazie alla decisione di reinvestire gli utili in azienda («famiglia povera, azienda ricca» è il motto) che da piccola impresa milanese il gruppo Mapei è diventato un colosso della chimica per l’edilizia. Squinzi ha anche capito per tempo il trend della globalizzazione: nel 1978 ha deciso di internazionalizzare l’azienda, con il primo piccolo stabilimento in Canada, dopo aver fornito gli adesivi per i pavimenti in gomma utilizzati per le piste di atletica delle Olimpiadi del 1976. Un processo che non si è più fermato, con l’acquisizione nel 1994 in Italia della Vinavil, in Norvegia della Rescon, in Germania della Sopro e della Gorka Cement in Polonia. La strategia: produrre adesivi e prodotti chimici per l’edilizia a non più di 400-500 chilometri di distanza per non rendere i costi di trasporto insostenibili.

C’è, poi il Giorgio Squinzi pubblico. L’imprenditore che ama Milano e riceve nel 1996 l’Ambrogino d’oro, la massima onorificenza della città. C’è, nel 2002, la laurea ad honorem in Ingegneria chimica dal Politecnico di Milano. E, nel 2012, l’elezione alla presidenza di Confindustria, dove è stato per 12 anni vicepresidente degli industriali con delega alla ricerca e all’innovazione. Obiettivo dichiarato: ridurre il peso della finanza e ridare centralità all’industria e al settore manufatturiero. Tra gli altri riconoscimenti al suo lavoro di imprenditore, non si possono dimenticare la nomina e la nomina a Cavaliere del lavoro e soprattutto a Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, il più alto degli ordini della Repubblica italiana.

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