Il futuro è delle smart city sempre più green

I cittadini italiani mostrano consapevolezza (77%) e interesse (76%) rispetto ai cambiamenti climatici. Dai successivi approfondimenti dell’indagine l’82,3% associa correttamente gas serra a riscaldamento globale e meno del 15% degli italiani conosce le temperature riferibili al riscaldamento globale. Nonostante il parere quasi unanime della comunità scientifica, ancora un 13% ritiene la minaccia del surriscaldamento globale un allarme infondato (terrorismo psicologico o bufala). Sono i risultati di una analisi di Euromedia Research, realizzata attraverso interviste telefoniche e via web, su due differenti target: un campione di 2000 cittadini e 277 imprese.

Il risultato è stato reso noto in occasione dell’Engie Green Friday – Forum 2019. Più della metà degli intervistati (56%), ha modificato i propri comportamenti in un’ottica più green e il 35% pensa di farlo, purché non debba rinunciare a determinati comfort. Alessandra Ghisleri, di Euromedia Research, ha sottolineato come “sia importante costruire su questa propensione degli italiani a orientare i propri comportamenti verso scelte più sostenibili, ed è altresì fondamentale che anche le aziende perseguano con convinzione l’obiettivo delle emissioni zero. Ad oggi, ad esempio, pur dichiarando interesse al tema nell’86% dei casi, solo il 17% misura la carbon footprint delle attività aziendali e un piccolo 4% prevede misure di mitigazione/compensazione delle emissioni prodotte”.

Un momento dell'Engie forum
Un momento dell’Engie forum

I cittadini si aspettano che le istituzioni facciano la propria parte e intraprendano azioni per contrastare i cambiamenti climatici: sempre da quanto emerge dalla ricerca, per esempio, vorrebbero pannelli solari per l’energia degli edifici pubblici (41%), colonnine elettriche per le auto e caldaie più efficienti e meno inquinanti per le scuole (17% entrambi).

E le aziende? Secondo la ricerca Euromedia, l’86% delle intervistate dichiara di essere sensibile al tema, ma ben l’83% non misura le emissioni di CO2 della propria attività. Il 40% delle imprese afferma di aver adottato interventi per migliorare l’efficienza energetica (illuminazione a led per il 24%, fotovoltaico per il 20%).

Il campione delle aziende è diviso a metà tra chi è consapevole dell’impatto che i cambiamenti climatici avranno sul proprio business (48%) e chi non lo è (45%). Ben il 70% delle aziende non ha produzione energetica da fonti rinnovabili e non prevede azioni a compensazione delle proprie emissioni. Il 74% delle aziende, infine, ad oggi non ha orientato acquisti verso prodotti o servizi a basso impatto ambientale.

Ruolo fondamentale nell’indurre un vero cambio di paradigma è quello delle città che, secondo le Nazioni Unite, pur occupando solo il 3% della superficie terrestre, sono responsabili del 75% delle emissioni e del 60/80% del consumo energetico. Come ha evidenziato Paolo Testa, capo ufficio Studi dell’Anci, “il ruolo cruciale delle amministrazioni cittadine di fronte alle sfide ambientali: secondo i dati diffusi da Iea (International Energy Agency), nel 2016, le città sono responsabili del 70% delle emissioni climalteranti correlate alla produzione di energia al livello globale, e il crescente processo di concentrazione urbana porterà un’accelerazione di questo fenomeno. I Comuni e le Città Metropolitane in Italia sono già protagonisti nel contrasto al cambiamento climatico, come dimostrano le molte azioni in atto sull’efficienza energetica e la mobilità sostenibile. Come più volte evidenziato da ANCI, tuttavia, è ormai indifferibile la formulazione in Italia di un’Agenda Urbana Nazionale che metta finalmente a coerenza programmi, strumenti e fondi per la sostenibilità urbana su base pluriennale”. Secondo Stefano Boeri, presidente Triennale di Milano, architetto e urbanista, è fondamentale investire sulle smart city del futuro: “Le metropoli del mondo, che consumano il 70% delle risorse naturali e producono il 75% delle emissioni globali di CO2, sono tra le principali cause dell’attuale crisi ambientale. È necessario quindi intervenire subito attraverso una serie di strategie e azioni concrete – dalla mobilità elettrica alla riqualificazione energetica degli edifici, dall’uso di energia pulita alla forestazione urbana – per provare a fermare il cambiamento climatico, partendo proprio dalle città. A Milano, il progetto ForestaMi, a cui aderirà anche Engie, prevede la piantumazione di 3 milioni di alberi da qui al 2030 all’interno dell’area metropolitana e renderà Milano una capofila nella forestazione urbana e nella lotta al cambiamento climatico”.

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