Pompe di calore, soluzione per diminuire l’inquinamento

L’inquinamento nelle città è in prima pagina. Per questo alcune città del nord hanno anche cercato di introdurre una campagna di sensibilizzazione per tenere le caldaie ancora spente, visto le temperature alte registrate negli ultimi giorni. Ma ridurre, o addirittura eliminare, l’inquinamento in città è possibile. Per esempio, attraverso una tecnologia semplice ed economica potremmo riscaldare i nostri edifici senza utilizzare i combustibili fossili. Se a Milano fossero sostituiti la metà degli impianti per il riscaldamento a gasolio potremmo dimezzare le emissioni in pochissimo tempo. È il succo delle riflessioni di Riccardo Bani, presidente di Teon, azienda che produce pompe di calore. 

Considerando la sola anidride carbonica, ragiona Bani, l’intervento avrebbe l’effetto equivalente di togliere dalla circolazione 134.000 auto in città (su di un parco registrato di ca. 700.000 automobili): una coda più lunga della distanza Milano-Roma. Per le famiglie milanesi vorrebbe dire respirare aria più pulita e risparmiare sulla bolletta energetica.

Piani alti a Milano
Piani alti a Milano

In realtà le pompe di calore sono molto più efficienti delle caldaie, non emettono inquinanti nel luogo d’uso e fanno ricorso al 70%-80% di energia rinnovabile. La firma del protocollo di Kyoto ha dato l’avvio ad una grande trasformazione nel settore della produzione di energia elettrica in Italia così come nella mobilità. «Oggi, ad esempio, il 40% dell’energia elettrica consumata è generata da fonti rinnovabili, in particolare da impianti fotovoltaici o eolici, anche attraverso un nuovo modello di produzione rinnovabile diffusa. La diffusione (incentivata) di veicoli elettrici e biocombustibili sta aprendo le nostre città ad una mobilità sempre più sostenibile», nota Bani. «Nessun progresso di rilievo invece, nel settore del riscaldamento, al punto che oggi esso rappresenta la principale fonte di inquinamento delle nostre aree urbane in termini di PM10. In media, il contributo fornito dal riscaldamento alle emissioni di particolato primario è pari a circa il 43%. Non solo; sebbene le emissioni provenienti dal settore industriale e dai trasporti su strada siano diminuite dal 2000 del 63% e del 50% rispettivamente, quelle da riscaldamento sono aumentate del 47% (e del 62% a livello nazionale)».

Le pompe di calore, secondo il presidente di Teon, introducono energia rinnovabile pulita anche nel settore del riscaldamento. Sono macchine intrinsecamente ben più efficienti delle caldaie perché non creano energia termica ma la estraggono da una sorgente fredda trasportandola a una destinazione calda e, visto che fanno il contrario di quello che farebbe madre natura, hanno necessità di consumare energia elettrica, anche se in quantità di molto inferiore all’energia offerta (detta utile).

Per rendere disponibile in ambiente 100 unità di energia termica, una caldaia deve bruciare circa 120 unità di energia chimica del combustibile fossile o biomassa: le pompe di calore invece utilizzano 30 unità di energia elettrica (a zero emissioni in-loco) per rendere disponibili le stesse 100 unità di energia termica utile, estraendole dalla fonte rinnovabile (acqua o aria).

Riccardo Bani, presidente di Teon
Riccardo Bani, presidente di Teon

Nel solo comune di Milano sono oggi presenti oltre 2000 centrali termiche a gasolio di taglia media pari a 200kW, utilizzate per il riscaldamento centralizzato. Durante la stagione invernale (15 ottobre-15 aprile) queste caldaie riversano nell’aria della città 12,7 tonnellate di PM10, 250 tonnellate di SO2, 150 tonnellate di NOx e più di 188 mila tonnellate di CO2.

Sostituire, ad esempio, la metà di questi impianti con la tecnologia della pompa di calore (una penetrazione dell’1,5% rispetto alle centrali termiche complessive del Comune) implicherebbe il dimezzamento di tutte emissioni sopra indicate. Considerando la sola anidride carbonica, l’intervento avrebbe l’effetto di togliere dalla circolazione 134.000 auto in città (su di un parco registrato di 700.000 automobili): una coda più lunga della distanza Milano-Roma.

Non solo: la bolletta a carico dei cittadini interessati sarebbe ridotta di 26 milioni di euro ogni anno (ovvero del 60% della spesa indirizzata) e il risparmio equivalente di carburante per auto di ulteriori 80 milioni di euro.

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