Un’economia mondiale da brivido

Ogni tanto anche chi è concentrato sul proprio lavoro di nicchia, per esempio la distribuzione di materiali per edilizia, fa bene ad alzare la testa e guardare più in là. Bisogna, insomma, trasformarsi per qualche minuto in aquila e guardare il mondo dall’alto, nel suo insieme. La visione aerea può riservare qualche sorpresa, non del tutto positiva.

Perché nel globo visto dall’alto, l’andamento del proprio settore di riferimento conta poco. L’edilizia in Italia sconta il contro-boom post 110%, ma c’è il Pnrr a dare una mano e, insomma, non va così male. Ma è l’economia mondiale che cammina su un sentiero tanto sottile che assomiglia a una corda tesa tra due grattacieli. E il braccio di ferro sui dazi ingaggiato dal presidente americano Donald Trump testimonia quanto sia fragile l’equilibrio. Per rendersi conto della precarietà del sistema su cui si basano gli scambi, da cui in ultima analisi dipende l’economia dei singoli paesi, a cui a loro volta sono legati i diversi settori produttivi, basta osservare un dato: a fine marzo scorso il debito mondiale è salito al record di 324 mila miliardi di dollari. Una cifra talmente grande che difficilmente si riesce a percepire razionalmente. Questo debito è stato contratto in diversa misura da governi, famiglie, imprese e banche.

Economia globale
Economia globale

Secondo i dati raccolti dall’Institute of International Finance attraverso il Global Debt Monitor c’è stato un balzo di 7.500 miliardi in soli tre mesi, quattro volte superiore alla media trimestrale da fine 2022. Ma sotto la lente degli analisti c’è soprattutto il debito degli Stati Uniti, che da anni consumano più di quanto producono (altro che Europa scroccona). Le ultime stime indicano per quest’anno un maxi-disavanzo americano del 7% del prodotto interno lordo nel 2025. In confronto l’Italia, con il suo 3,3%, sembra uno dei paesi frugali. I tagli di Elon Musk e della sua Doge pare non siano stati così efficaci, visto che il deficit è salito di 243 miliardi di dollari rispetto allo stesso periodo di un anno fa (dati ufficiali del Tesoro Usa). Un altro problema per gli Stati Uniti è anche la debolezza del dollaro, figlia dei pazzi 100 giorni dell’amministrazione Trump. Con un dollaro debole sarà ancora più difficile convincere gli altri paesi, strapazzati dai dazi, a sottoscrivere i buoni del Tesoro americano, che servono a tappare il buco o, meglio, la voragine del debito Usa, che ammontava (a gennaio) a 36,2 milioni di milioni di dollari. Riuscite sono a immaginare un numero del genere?

Diciamolo: non è che tutti i problemi mondiali siano colpa degli Stati Uniti. E non va dimenticato che se gli Usa sono sopravvissuti con un debito così alto, con uno stile di vita e di spesa pubblica superiore a quanto producono, è anche perché alla base c’è un’economia solida, forte, anche se ormai sul filo (questa è la verità) di quella della Cina. Ma, certo, se si inquadra il debito pubblico americano nel contesto di quello mondiale, qualche brivido corre legittimamente per la schiena.

Un globo preoccupato
Un globo preoccupato

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