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I punti neri della White list

Diceva Giovanni Giolitti che per i cittadini le leggi si applicano, per gli amici si interpretano, per alcuni si eludono. Verissimo. Lo testimonia la vicenda delle White list: un’ottima intenzione che strada facendo rischia di trasformarsi in una legge trappola. Ed è proprio con le cattive regole che si rallenta l’economia la quale, al contrario, ha bisogno di meno burocrazia e più incentivi all0 spirito di iniziativa.

Riepiloghiamo: la White list, come indica il nome, è una rubrica in cui sono elencati i «bravi in condotta», cioè le aziende che non hanno a che fare con mafia & c. L’iscrizione alle liste è volontaria e dura un anno. L’idea è snellire le procedure favorendo chi non ha a che fare con le organizzazioni criminali. Una volta che l’azienda si è iscritta alla lista, la prefettura ha 90 giorni per dare l’ok, dopo aver consultato la Banca dati antimafia. Se tutto va bene e ottengono il via libera, i costruttori iscritti a questo albo dovrebbero bypassare le complicate procedure antimafia, per esempio nell’assegnazione degli appalti. Ottima idea. Peccato che ci sia qualche difetto di fondo. Primo: l’iscrizione a queste liste è facoltativa. Eppure è evidente che, come sostengono le aziende di edilizia e costruzioni, «su base volontaria il sistema non funziona» (Vincenzo Bonifati, Ance, dixit). Le organizzazioni di categoria insistono, infatti, sulla richiesta di rendere obbligatoria l’iscrizione alla White list, in modo da eliminare in modo radicale le «zone nebbiose» del settore. Secondo: la Banca dati antimafia prevista dalla legge in realtà non esiste: un classico della burocrazia all’italiana. Ci vorrà almeno un altro anno (forse) prima che questo database sia messo a disposizione delle prefetture. Nel frattempo ogni città, in attesa di un sistema unico, si deve arrangiare con controlli affidati ai singoli funzionari prefettizi. Ma come facciamo a sapere che gli stessi criteri sono utilizzati a Palermo e Milano, Torino e Reggio Calabria? Quanto potrà valere questo rating di buona condotta? Solo un meccanismo omogeneo dello Stato può (o forse sarebbe meglio dire potrebbe) proporsi come giudice per apporre il bollino blu della trasparenza. La White list fa sorgere, inoltre, altre perplessità: quando un’inchiesta coinvolge aziende a sospetta infiltrazione malavitosa, il danno si riverbera comunque anche sulla eventuale ditta appaltatrice, non fosse altro per le inevitabili spese legali che si trascinano (per esempio, con ricorsi al Tar), oltre al danno di reputazione. Nella White list, insomma, c’è qualche punto nero.

Due paletti per il governo

Dura? O dura minga (traduzione: non arriva a Natale), come dicono a Milano? Nonostante le buone intenzioni e la larga maggioranza con cui è partita l’azione di governo, per l’esecutivo di Enrico Letta è lecito aspettarsi un vita spericolata. Non perché il capo dell’esecutivo sia un fan di Vasco Rossi, ma perché sarà difficile che due formazioni politiche fino a ieri antitetiche trovino d’improvviso l’armonia coniugale di governo, seppure imposta dal risultato elettorale.

Ma se per miracolo la litigiosità congenita restasse bassa e il governo potesse operare, che cosa dovrebbe scrivere nella sua agenda? Ogni categoria, compresa quella che ruota attorno alle costruzioni, ha il proprio elenco di richieste. Ci sono però due punti-base su cui tutti, ma proprio tutti, non possono prescindere: lavoro e fisco. Senza lavoro non c’è reddito e senza reddito l’economia italiana non riparte. Uno dei punti più discussi, giusto a un anno dall’entrata in vigore, è quello della riforma Fornero. Bocciarla in toto sarebbe sbagliato, oltre che ingeneroso: infatti, è entrata in vigore proprio nel momento in cui l’economia italiana ha iniziato a frenare di più. Dunque, è difficile capire se il calo delle assunzioni dipenda da una regola un po’ più rigida o se, invece, sia la semplice conseguenza di una scarsa richiesta da parte delle aziende in difficoltà. In ogni caso, senza porre in atto rivoluzioni imprudenti (le aziende non hanno bisogno che le regole cambino a ogni stagione come gli abiti), è possibile fare qualcosa per migliorare il mercato del lavoro. Per esempio, si può introdurre una decisa detassazione per facilitare le nuove assunzioni. C’è poi il capitolo del cuneo fiscale: troppa differenza tra quanto arriva in tasca ai dipendenti e quanto deve versare l’azienda. Il governo Prodi aveva giù ridotto, seppure di poco, la distanza. Ma occorre fare di più. Il problema è che la riduzione del cuneo fiscale costa parecchio alle casse dello Stato e, quindi, è necessaria una difficile copertura di spesa. Ma si deve fare. A proposito di fisco: «Alleggerire l’onere fiscale che grava sui lavoratori e sulle imprese oneste darebbe un ulteriore contributo di stimolo alla crescita, ma a una condizione: che si prosegua di pari passo nel recupero dell’evasione fiscale». Parole di Fabrizio Saccomanni, nuovo ministro dell’Economia, pronunciate solo due anni fa e proprio di fronte a una platea di imprenditori, a Santa Margherita Ligure. Potrà ora rimangiarsi la parola? Speriamo di no.

Confindustria Squinzi: riforme non più rinviabili. Serve una nuova Italia

Si è tenuta questa mattina la tradizionale Assemblea pubblica 2013 di Confindustria. Ad aprire i lavori il presidente Giorgio Squinzi che, davanti alla platea di industriali e ospiti istituzionali presenti, tra cui il neopresidente del Consiglio Enrico Letta, ha prontamente espresso viva preoccupazione per le sorti del nostro Paese, appellandosi al senso di responsabilità del governo nell’assicurare stabilità e mettere in atto riforme non più rinviabili. «L’obiettivo deve ora essere uno solo: tornare a crescere – ha affermato il Presidente di Confindustria -. Per tornare a produrre più benessere l’Italia deve fare leva sulla sua risorsa più importante: la vocazione industriale in tutte le sue declinazioni».«Ci aspetta un grande impegno comune: fare una nuova Italia, europea, moderna , aperta, consapevole delle proprie capacità e qualità».

PAGAMENTO DEBITI PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Tra i punti messi in primo piano da Giorgio Squinzi per rimettere in circolo linfa vitale nell’economia, c’è sicuramente il tempestivo pagamento alle imprese dei debiti della Pubblica Amministrazione: «40 miliardi da recuperare al più presto». «Se per qualche ragione il nostro credito venisse usato per altri fini – ha poi aggiunto -, chi ci governa sappia che il rapporto con gli imprenditori sarà compromesso irreparabilmente».

INTERVENTO SPECIALE PER L’EDILIZIA

La recessione economica ha inferto al settore industriale un duro colpo: tra il 2007 e il 2013 il Pil italiano si è ridotto di oltre l’8%, tornando ai livelli pre-crisi. La produzione è crollata del 25%, e in alcuni settori anche del 40%, e 70mila imprese manifatturiere hanno chiuso. «Specchio del dramma che sta attraversando la società italiana è il mondo dell’edilizia, [che versa] in una crisi profonda», tanto da far chiedere a Squinzi un intervento governativo speciale di filiera «per salvare un volano fondamentale nell’economia del Paese».

DOMANDA E COMPETITIVITA’ PER TORNARE A CRESCERE

«Domanda e competitività sono le due leve su cui agire per ritrovare la strada della crescita»,  ha dichiarato nel corso del suo intervento il presidente di Confindustria, in «netta discontinuità con le logiche di breve respiro che hanno ispirato molte delle politiche del passato». «Le imprese sono pronte a rispondere e a supportare l’azione del governo con investimenti e occupazione. (…) Queste misure non sono a costo zero, ma a saldo zero. La differenza sta nel coraggio di applicarle. Cioè di dare vita a una vera politica di qualità del bilancio pubblico, di ricomposizione delle entrate e delle uscite, in modo da promuovere la crescita senza intaccare la solidità del bilancio stesso, anzi, rafforzandola proprio grazie a una crescita più elevata».

PRIMA EMERGENZA: IL LAVORO

La prima emergenza è il lavoro, la cui mancanza secondo Squinzi, «è la madre di ogni male sociale». Di fronte a un cuneo fiscale che è uno dei più elevati dei Paesi Ocse (nel 2012 è stato di oltre il 53% del costo del lavoro), è necessario intervenire «eliminando il costo del lavoro dalla base imponibile Irap e tagliando di almeno 11 punti gli oneri sociali che gravano sulle imprese manifatturiere», ha dichiarato Squinzi. Per Confindustria «occorre garantire più flessibilità in ingresso e nell’età del pensionamento, per favorire il ricambio generazionale».

RICERCA, INNOVAZIONE E RIDUZIONE COSTI ENERGETICI

Non ci sarà però crescita e occupazione senza un adeguato rilancio degli investimenti, soprattutto quelli in ricerca e innovazione, attraverso misure automatiche di detrazione, la riduzione dei tempi di ammortamento, la ripresa degli investimenti in infrastrutture. «Non possiamo più rinviare il piano contro il dissesto idrogeologico e per la messa in sicurezza sismica. Dagli anni ottanta subiamo danni da eventi calamitosi quantificabili in 3,5 miliardi di euro all’anno. Senza contare il tributo drammatico di vite spezzate», ha dichiarato Squinzi, che rilancia anche sul tema dell’energia. «Non possiamo più permetterci un costo dell’energia elettrica superiore mediamente del 30% rispetto ai nostri concorrenti europei». Tuttavia, secondo il presidente di Confindustria, nessun progetto può essere avviato senza una seria riflessione sulla semplificazione e riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, attraverso l’avvio immediato della riforma del Titolo V e una revisione della disciplina fiscale, che attualmente «rende quasi impossibile, non gli investimenti, ma l’ordinaria gestione delle imprese e ne mette in pericolo la sopravvivenza».

IL CREDITO

Negli ultimi diciotto mesi, i prestiti erogati alle imprese è calato di 50 miliardi, un fenomeno senza precedenti dal dopoguerra ad oggi, e quasi un terzo delle imprese ha liquidità insufficiente rispetto alle esigenze operative. Secondo Confindustria, è necessario potenziare gli strumenti esistenti e lavorare con le banche a un nuovo accordo sul credito, oltre a potenziare il ruolo del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI. Bisognerà puntare però anche «sullo sviluppo di canali alternativi al credito bancario e al rafforzamento patrimoniale interrotto dalla crisi. Questo richiederà il rilancio del mercato dei capitali e la piena consapevolezza delle imprese, che nel cammino verso la ripresa non potranno prescindere dal rafforzamento della propria struttura patrimoniale». Squinzi si è inoltre espresso sull’arma a doppio taglio del concordato preventivo, nato come strumento per sostenere le aziende con prospettive di rilancio e che si è trasformato in breve in «una via per scaricare i debiti sulla catena produttiva e continuare, indisturbati, l’attività». «Questo comportamento immorale – ha aggiunto Squinzi – sta provocando crisi aziendali a catena, generando un effetto esattamente opposto a quanto desiderava il legislatore. Le cattive abitudini hanno purtroppo velocità di diffusione eccezionale. Bisogna intervenire subito, prima che quest’onda si trasformi in un disastro irreparabile per l’economia»

Tra i punti caldi su cui riflettere Squinzi ha sottolineato anche il miglioramento dei servizi pubblici, a partire dalla scuola, il rilancio del Mezzogiorno, il presidio del territorio e della legalità, l’applicazione di un “Industrial Compact” che miri a migliorare le sinergie tra le azioni promosse a livello Ue e le politiche industriali degli Stati membri.

Un lungo applauso dalla platea degli imprenditori è arrivato al termine dell’intervento di Squinzi sulla riorganizzazione del sistema confindustriale: «Nessuna imposizione dall’alto, ma la costruzione di un modello organizzativo basato sul consenso, ascoltando coloro che vivono la quotidianità delle nostre associazioni». Confindustria non è una casta, «potere forte o debole che sia, salotto più o meno buono. Noi siamo – ha concluso – la casa del capitalismo reale: quello produttivo e dell’innovazione».

Per leggere la relazione integrale di Giorgio Squinzi all’Assemblea di Confindustria 2013, clicca qui.

Sondaggio YouTrade: ‘La casa che vorrei’

 

L’approccio al bene casa si sta modificando in maniera inesorabile, e l’offerta pare non aver ancora trovato la strada per adeguarsi ai nuovi modelli abitativi dettati dalle nuove esigenze sociali ed economiche. Secondo i dati Crif, su dieci italiani sei sono senza mutuo, e le richieste di nuovi finanziamenti per l’acquisto di immobili sono scese del 9% rispetto al 2012. Le difficoltà economiche stanno spingendo sempre più famiglie a vendere il proprio appartamento e si assiste al ritorno dell’affitto, soprattutto tra i giovani e le famiglie di nuova formazione.

 

Ma la casa rimane ancora al centro dei sogni degli italiani? YouTrade ha voluto dare un volto reale a numeri e statistiche, chiedendolo direttamente ai cittadini, tra le vie di Milano.

Efficienza energetica, sostenibilità e innovazione al Press tour di Wienerberger

Efficienza energetica, sostenibilità e innovazione. Questi i temi affrontati ieri nel Press tour di Wienerberger, primo incontro con la stampa di settore – riunitasi a Mordano (BO) – a cui l’azienda ha aperto le porte di casa per proporre un percorso guidato nel cuore dell’attività produttiva.

 

Durante l’incontro, Atila Gülnaz, direttore commerciale Wienerberger Italia, ha approfondito le tematiche collegate alla costruzione di Edifici ad Energia quasi Zero e alle novità del progetto e4, illustrando i vantaggi delle soluzioni energeticamente efficienti che rispettano l’ambiente e garantiscono il benessere abitativo. «Efficienza energetica, sostenibilità e antisismica sono i temi del domani ed è su questi concetti che la nostra azienda fonda l’approccio al mercato di oggi», ha dichiaratola Gülnaz.

 

A intervenire anche Mario Zoccatelli, presidente del Green Building Council Italia, del quale Wienerberger ha deciso di diventare partner per promuovere un processo di trasformazione del mercato edile italiano. «L’Italia si trova a dover fronteggiare numerose sfide legate alla crisi economica, alla disoccupazione e al rilancio della competitività – ha affermato Zoccatelli -. Contemporaneamente deve allinearsi alle direttive europee in ambito di politiche ambientali per il raggiungimento degli obiettivi dell’Europa nel 2020 e si trova a dover risanare città e territori dai rischi ambientali e dal declino sociale, economico e culturale. Per rispondere adeguatamente a questa crisi è necessario aggiornare i paradigmi di riferimento del mondo delle costruzioni, del settore immobiliare e dello sviluppo urbano». Proprio attraverso il marchio LEED è possibile instaurare un circolo virtuoso che porti da un lato aziende e imprese a proporre soluzioni innovative e competitive attente all’ambiente e, dall’altro, a fornire agli utenti finali strumenti chiari che permettano di scegliere e vivere edifici dai contenuti costi ambientali e consumi energetici.

 

Le tematiche tecniche legate all’uso del laterizio sono state approfondite da Fausto Savoretti, senior architect/engineer e partner presso Studio Lenzi e Associati, che ha presentato la case history della nuova sede di Faenza del CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa), concepita per rispettare i principi della bioarchitettura e della bioedilizia.

 

Oltre a questo, sono stati illustrati altri progetti a completamento del “percorso conoscitivo” messo a punto da Wienerberger per consentire di toccare con mano l’attività produttiva e la gamma di materiali e sistemi oggi disponibili, per costruire secondo le regole del green building.

Modernità del laterizio in primo piano al convegno torinese firmato SanMarco

La modernità del laterizio in relazione alle risorse del territorio e alle materie del costruire. Questo il tema del convegno che si è svolto ieri a Torino “Architettura Cosciente, Architettura Appropriata”, organizzato da SanMarco. Dopo gli appuntamenti a Milano, Venezia, Firenze e Perugia, Torino non è venuta meno con una location prestigiosa come la Reggia di Venaria.

Dopo i saluti iniziali del presidente dell’Ordine degli Architetti di Torino, tre progettisti, archistar per l’importanza che ricoprono nel panorama nazionale ed internazionale, hanno presentato le loro architetture in laterizio realizzate con i Sistemi SanMarco: Aimaro Isola, Alessandro Bucci e Antonio Monestiroli. Tre generazioni a confronto, quindi, con approcci progettuali ed applicativi differenti, al servizio di un’architettura in laterizio sostenibile.

 

Nella seconda parte del convegno, invece, la tavola rotonda dal titolo ”Prodotto e Progetto” ha costituito un importante focus sul materiale laterizio, affrontato dal punto di vista di uno storico dell’architettura, Guido Molinari del Politecnico di Torino; dal punto di vista della sua adesione alle modernità, da un critico di linguaggi architettonici contemporanei, Giovanni Corbellini; e dal punto di vista applicativo/prestazionale, da Emilia Garda, tecnologa e docente di Architettura Tecnica  al DIST del Politecnico di Torino.

 

Anche in questa edizione del convegno firmato SanMarco e moderato da Marcello Balzani, le istituzioni e le realtà culturali locali e regionali hanno riconosciuto l’importanza di un evento come momento di incontro e riflessione sui temi dell’architettura contemporanea. Per questi motivi si sono aggregati i patrocini della Regione Piemonte, della Citta di Venaria Reale, dell’Ordine degli Architetti P.P. e C. della provincia di Torino, del Politecnico di Torino, di ANAB, Associazione Nazionale Architettura Bioecologica, di ANTEL, Associazione Nazionale Tecnici Enti Locali, di GAT, Associazione dei Giovani Architetti Torinesi.

IL CAMALEONTE DELL’ELETTRICITA’

L’azienda 4Box brevetta la nuova presa a scomparsa “Hide”, capace di mimetizzarsi completamente nella parete dov’è incassata, rendendo ogni appartamento moderno, sicuro e funzionale.

Si tratta di un telaio inserito nella scatola da incasso nella parete dove alloggiano le prese e di uno sportellino, sporgente di solo 9 millimetri dal muro,con un ingombro impercettibile e discreto. Basta un semplice gesto per far scorrere lo sportellino e coprire completamente le spine elettriche, eliminando il problema di spazio che fino ad oggi caratterizzava le classiche prese.

 

Non solo praticità e sicurezza, Hide è anche design, disponibile in diversi colori e con possibilità di trasformarsi in un vero e proprio oggetto da arredo ricoperto in vetro, stoffa, carta da parati o qualsiasi altro rivestimento che stimoli la fantasia e la creatività.

 

 

 

 

 

I Bilanci delle Costruzioni: andamento e previsioni al 2016

YouTrade sta preparando l’edizione de I Bilanci delle Costruzioni 2013, che usciranno il prossimo novembre, ma possono essere già prenotati telefonando al numero 0247761275 oppure inviando una mail a info@vgambinoeditore.it.
L’edizione presentata a novembre 2012 (acquistabile cliccando qui) comprende 1.078 bilanci per un totale di oltre 91mila miliardi di fatturato, che rappresentano il 51,5% del totale dell’intero settore. Quindi, un campione significativo per capire meglio le dinamiche del sistema delle costruzioni.

 

In questa analisi della filiera si sono delineati alcuni caratteri dominanti: il fatturato 2011 tiene prima del crollo 2012 e se i grandi “se la cavano”, per le Pmi è crisi profonda. Da una parte c’è chi torna a crescere, dall’altra chi continua a calare, ma la selezione si fa pesante per tutti e continuerà per tutto questo 2013. In altre parole, nel 2012 le costruzioni sono rimaste in piedi ma il knock-out era già nell’aria.

 

Ti diamo la possibilità di sfogliare gratuitamente i Bilanci pubblicati a novembre 2011 cliccando qui. Buona lettura!

 

 

 

Siemens fornisce il sistema d’azionamento per il più potente mulino cemento a livello mondiale

L’unità Divisione Tecnologie Siemens ha sviluppato un nuovo sistema di azionamento per un mulino cemento come parte di un progetto congiunto con Gebr. Pfeiffer SE, azienda con una lunga e fortunata tradizione nella produzione di sistemi di elaborazione per il cemento, industrie ceramiche calce, gesso . Siemens fornirà sei moduli di azionamento. Con una potenza complessiva di 11.500 kW e la produzione di 450 tonnellate di cemento per ora il mulino verticale è il più potente del suo genere nel mondo di oggi. Il mulino sarà gestito dal produttore di cemento  brasiliano  Holcim, che commissionerà l’impianto  come parte di un progetto di espansione  della capacità di produzione, nello stato brasiliano di Minas Gerais

Istat, indice produzione costruzioni: perso il 20% dal 2011

Non c’è pace per l’edilizia. A confermarlo i dati resi noti dall’Istat sull’indice della produzione nelle costruzioni di marzo 2013, che fanno registrare una flessione del 20,9% su base annua.

 

L’indice, corretto per gli effetti di calendari (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 22 di marzo 2012), testimonia le difficoltà di un settore in forte crisi, che per il momento non lascia intravedere segnali di ripresa.

 

Negativa anche la situazione rispetto al mese scorso: da febbraio 2013, l’indice di produzione è ulteriormente diminuito del 4,1%, mentre la media trimestrale gennaio-marzo segna un -7,2% rispetto al trimestre precedente (-12,1% rispetto al 2012).

 

A marzo 2013, l’indice grezzo ha segnato un calo tendenziale del 23,6% rispetto allo stesso mese del 2012. Nella media dei primi tre mesi dell’anno la produzione è diminuita del 13,4%.

 

Clicca qui per vedere tutti i dati Istat – Indice produzione costruzioni marzo 2013

Macchine da cantiere e marmo, cresce l’export made in Italy in Egitto

Il Cairo porta d’accesso per le aziende tricolori verso i mercati del Nord Africa e Medio OrienteMACCHINE DA CANTIERE E MARMO: CRESCE L’EXPORT MADE IN ITALY IN EGITTO A Il Cairo, Veronafiere presenta, insieme a Confindustria Marmomacchine e Unacea, MS Africa & Middle East, la nuova manifestazione dedicata al comparto del building e alla filiera della pietra naturale, in programma nella capitale egiziana dal 9 al 12 dicembre 2013. In Egitto, ottime possibilità di business per le imprese italiane. Maurizio  Massari, ambasciatore d’Italia a Il Cairo: «Il nostro Paese è il secondo partner commerciale di quello egiziano, con un interscambio di più di 4,5 miliardi di euro»  Verona, 17 maggio 2013 – Importazioni di macchine da cantiere e marmi in aumento e grandi progetti infrastrutturali allo studio, come tre nuovi tunnel scavati sotto il Canale di Suez per una commessa da oltre 550 milioni di euro: in Egitto crescono le opportunità d’affari per  le aziende italiane del comparto building e lapideo. È in questo scenario che MS Africa & Middle East, The International Trade Fair for Stone  Design, Technology, Earthmoving and Building Machinery (www.msafrica.net), scalda i motori in vista del debutto in programma a Il Cairo, dal 9 al 12 dicembre 2013. La manifestazione, organizzata da Veronafiere insieme ai partner Art Line ed Expolink, infatti, è stata presentata nella capitale egiziana, alla presenza di Osama Bahsa, responsabile commerciale ministero dell’Industria e del Commercio egiziano, e di
Aly Abdel Kader, rappresentante del comitato fiere dell’Export Council for building, refractory and metallurgy industries.MS Africa & Middle East è la nuova rassegna che nasce dall’esperienza dei brand di Veronafiere più noti nel settore delle costruzioni, Marmomacc e Samoter, con l’obiettivo di rafforzarne l’internazionalizzazione e penetrare nei vicini mercati del Nord Africa e del vicino Medio Oriente. Un ponte tra Italia ed Egitto già esiste, ed è piuttosto solido: «Non dimentichiamo – spiega Maurizio  Massari, ambasciatore d’Italia al Cairo – che il nostro Paese è il secondo partner commerciale di quello egiziano, con un interscambio di più di 4,5 miliardi di euro».Secondo l’Ufficio a il Cairo di ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, il settore delle costruzioni in Egitto è uno dei più dinamici nell’economia nazionale ed ha registrato una costante crescita annuale sin dal 2000 del 10%, per un valore di 4,4 miliardi di euro (0,6% del Pil nel 2009-2012). La domanda interna di nuove case ed infrastrutture ha fame di macchine da cantiere italiane la cui importazione, nel 2012, ha totalizzato un controvalore di 17,5 milioni di euro (+50% sul 2011): trend positivo confermato anche nel 2013, con i numeri di gennaio  in crescita del 10% rispetto all’anno precedente (dati Unacea). L’Egitto, grazie alla sua pozione geografica, è anche una naturale porta d’accesso in Nord Africa e Medio Oriente: due regioni importanti per l’export dei macchinari da cantiere tricolori verso le quali, nel 2012, le vendite sono salite rispettivamente a 173 milioni di euro (+19%) e 213 milioni di euro (+10%). In questo quadro, una manifestazione fieristica come MS Africa & Middle East diventa piattaforma fondamentale per supportare in Egitto le imprese italiane: «Con questa nuova rassegna – chiarisce  GianPaola Pedretti, International department manager di Veronafiere – mettiamo a disposizione delle aziende il know how di Veronafiere quale organizzatore di eventi  internazionali di successo come  Marmomacc e Samoter, a cui, dal 2014, si aggiungerà in calendario anche Asphaltica, fiera sulle infrastrutture stradali. Internazionalizzazione, ormai,  è la chiave per lo sviluppo anche nei settori del marmo e del building che la Fiera di Verona presidia, oltre in Nord Africa, in Medio Oriente, Stati Uniti, Brasile e India».  Un treno da non perdere per l’export italiano anche secondo Luca Nutarelli, segretario generale dell’Unione nazionale aziende construction equipment & attachments:«Il Nord Africa e il Medio Oriente contengono aree dalle buone potenzialità espansive per quanto riguarda le nostre macchine per costruzioni. Nel 2012 molti di questi mercati hanno, infatti, assorbito quantità importanti di esportazioni italiane. In un clima politico disteso, lo sviluppo demografico di queste zone, le risorse naturali e i bisogni di sviluppo infrastrutturale agevoleranno la crescita della domanda di macchinari per costruzioni». Non solo macchinari da cantiere però. Anche l’industria lapidea egiziana – tra le prime dieci al mondo – vanta un notevole giro d’affari con l’Italia, con l’export tricolore di marmi e graniti lavorati e semilavorati arrivato, nel 2012, a 2,8 milioni di euro (+59% sul 2011), senza dimenticare le 51mila tonnellate di blocchi di materiale grezzo vendute a Il Cairo (+3,5% sul 2011). La tecnologia made in Italy dedicata alla filiera della pietra è sempre più richiesta in Egitto e, dopo il calo degli ultimi tre anni, è prevista una risalita, come testimonia Stefano Ghirardi, vice presidente di Confindustria Marmomacchine: «La strada per recuperare i livelli del 2010 è ancora lunga ma siamo convinti che il forte sviluppo del legame economico tra  i due Paesi sia viatico per un consolidamento della ripresa».

Oggi serve la patente per le macchine da cantiere. BigMat organizza i corsi per l’abilitazione

Chi utilizza macchinari da cantiere ritorna sui banchi di scuola. Dal 12 marzo 2013 i lavoratori adibiti all’uso dei macchinari da cantiere, devono adempiere, così come i loro datori di lavoro, alle direttive indicate dal Decreto Legislativo 81/08 che dettano le nuove specifiche procedure di formazione e all’attestazione delle abilità. I corsi utili ad abilitare gli operatori che utilizzano attrezzature da cantiere ai sensi dell’Art. 73 Dlgs 81/08 potranno essere svolti nei numerosi Punti Vendita BigMat che sono state qualificate come “Sede Formative Locali Fesica-Confsal” distribuiti sul territorio italiano. Questa possibilità nasce grazie all’accordo stipulato dal Gruppo BigMat con Eco Certificazioni (Organismo Notificato n° 0714, Istituto di Certificazione accreditato Accredia n° 067A)e la Fesica-Confsal. I punti vendita BigMat divengono così partner sempre più formati, abilitati e in grado di soddisfare tutte le esigenze richieste dalla filiera edile.

La normativa fa riferimento ai macchinari quali: piattaforma di lavoro mobili elevabili, gru per autocarro, carrelli elevatori semoventi con conducente, carrelli semoventi con braccio telescopico, carrelli/elevatori/sollevatori semoventi telescopici rotativi, escavatori idraulici e pompe per calcestruzzo. Da marzo 2013 guidare uno di questi mezzi vuol dire avere con sé l’Attestato (Patente) senza dimenticare che questa obbligatorietà è indispensabile anche all’atto del noleggio. Il rivenditore infatti non potrà affittare le proprie attrezzature a operatori del settore sprovvisti di regolare Attestazione (Patentino).

La norma prevede il riconoscimento della formazione pregressa, eventualmente integrata da un modulo di aggiornamento o dalla verifica dell’apprendimento, a seconda che la formazione sia o non sia stata effettuata nelle stesse modalità previste dall’accordo: durata del corso, verifica apprendimento, suddivisione della formazione in moduli giuridici, teorici e pratici. La norma non descrive vincoli di qualifica di formatori o docenti ma risulta indispensabile l’attestazione tramite documentazione storica dello svolgimento e delle informazioni del corso quali ad esempio: elenco e firma dei lavoratori formati e addestrati, nominativi e firma dei docenti, contenuti del corso, ore di frequenza ed esiti delle valutazioni teoriche e pratiche.
Documentata e verificata tutta la documentazione del corso, svolto in precedenza, il lavoratore potrà partecipare ad un corso di Aggiornamento della durata di 4 ore, e avrà tempo per regolarizzarsi nei 24 mesi successivi dall’entrata in vigore dell’Accordo.
Per tutti gli altri soggetti che non possono usufruire del riconoscimento dell’esperienza pregressa diviene necessario frequentare per intero un corso secondo le nuove linee guida dell’Accordo e quindi superare il test Teorico e successivamente quello Pratico di verifica apprendimento. Ad ogni partecipante verrà rilasciato un attestato tascabile nominativo(Patentino) con l’indicazione della macchina per il quale l’operatore si è abilitato. L’abilitazione ha una durata di cinque anni entro i quali si rende necessario un aggiornamento, della durata di 4 ore, per prorogarne per altri cinque anni la validità.

Edilizia: in Emilia Romagna il Durc si ottiene con un click

 

Buia (Ance Emilia Romagna): “Accordo tra regione, mondo datoriale e sindacale esempio straordinario di semplificazione e risparmio

 

“Il Durc è uno strumento fondamentale per il mondo delle costruzioni: costituisce, infatti, una garanzia per le imprese, per le Pubbliche amministrazioni e per gli utenti finali. Ma la complessità delle procedure e i relativi costi sono spesso un limite soprattutto in un mercato in crisi. Per questo la straordinaria semplificazione burocratica che stiamo sperimentando in questa regione può essere considerata un modello per tutto il Paese”.

 Lo ha dichiarato il presidente dell’Ance Emilia Romagna e vicepresidente nazionale dell’Associazione Gabriele Buia in occasione della cerimonia, avvenuta in Regione, della firma dell’accordo per realizzare servizi di cooperazione applicativa sul Durc a supporto dei comuni colpiti dagli eventi sismici di un anno fa. L’intesa tra la Regione, le Associazioni imprenditoriali e sindacali del settore, l’Inail, Inps, l’Anci e l’Upi mira a realizzare l’integrazione e lo scambio di informazioni tra i sistemi informatici della Regione e delle Casse Edili del territorio.

“Una sperimentazione – ha chiarito Buia – che riduce significativamente i tempi di rilascio del Durc, che allo stato attuale possono anche superare i trenta giorni, attraverso un semplice click. Viene, in particolare, condiviso un applicativo client – server già utilizzato dalla Cassa Edile di Parma e da alcuni Comuni della Provincia di Parma con successo. In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo – ha aggiunto il presidente dell’Ance Emilia Romagna –  l’accordo tra la regione e gli enti datoriali e sindacali va nella direzione del risparmio e dello snellimento burocratico garantendo la massima trasparenza e legalità”.

 La procedura informatica, quindi, permetterà anche alle Committenze pubbliche di verificare l’esistenza di un DURC regolare e valido rilasciato in precedenza per le imprese in edilizia privata in modo da non doverlo richiedere nuovamente in caso affermativo. Un meccanismo che potrà anche facilitare, nel caso il DURC non esista, l’operazione di richiesta dello stesso utilizzando i dati già inseriti nei software gestionali degli enti. Altri vantaggi saranno: la condivisione di informazioni presenti nel Sistema informativo Telematico dell’Osservatorio Regionale dei Contratti Pubblici di lavori, servizi e forniture della Regione Emilia-Romagna; e lo scambio dati nell’edilizia pubblico-privata in modo tale da potenziare il controllo sui cantieri sotto il profilo della legalità e in particolare per la tutela e la sicurezza del lavoro.

Abbiamo obiettivi ambizioni”, ha sottolineato Buia. “Il primo è quello di portare a regime questo meccanismo dopo la fase di sperimentazione, il secondo è quello di raccogliere dei risultati significativi per esportare il modello anche fuori regione”.

 

 

Cos’è il Durc

Il DURC è il certificato che attesta la regolarità di un’impresa per gli adempimenti INPS, INAIL e Cassa Edile. Da ottobre 2013 il DURC sarà utilizzato anche per valutare la congruità dei lavori in ogni cantiere .La verifica del DURC è prevista dalla normativa statale non solo per ogni pagamento della Pubblica Amministrazione, ma anche quale requisito per la partecipazione ad una gara d’appalto pubblico, per il rilascio del titolo abilitativo in edilizia ed altri adempimenti amministrativi. Il DURC, infatti, è un documento indispensabile per qualificare un’impresa nei confronti della PA e per controllarne il suo corretto comportamento. Per questo motivo è ritenuto uno strumento fondamentale non solo da parte delle Pubbliche Amministrazioni, ma anche dalle Casse Edili, dalle Associazioni Datoriali e Sindacati dell’edilizia.

 

 

Mutui: l’erogato medio risale ai valori di un anno fa, ma il finanziamento per la prima casa si riduce del 2%

Rilevazione dell’Ufficio Studi di Mutui.it per il semestre novembre 2012-aprile 2013

 

Richiesta ed erogato differiscono dell’8% 

Domanda debole e cautela delle banche “congelano” le erogazioni dei mutui: secondo l’Ufficio Studi di Mutui.it negli ultimi sei mesi la somma che gli italiani sono riusciti ad ottenere per l’acquisto di una casa è rimasta bassa, ma è perlomeno tornata ai valori di un anno fa. Ammonta a 122.000 euro l’erogato medio delle banche, in salita di 4,5 punti percentuali rispetto allo scorso semestre.

Analizzando le richieste di preventivo di mutuo registrate a ottobre scorso sui portali Mutui.it e Facile.it  e confrontandole con quelle di  aprile 2013, si è registrata una generale stazionarietà dal punto di vista delle richieste, ed un leggero aumento per quel che riguarda le erogazioni. In particolare diminuisce, anche se di poco, il divario tra la somma media richiesta e quella effettivamente erogata, percentuale che passa dall’11 all’8%. Il cosiddetto loan to value, vale a dire la percentuale erogata in rapporto al valore dell’immobile cresce di poco, passando dal 50% al 52%.

«Gli Italiani che aspirano a un finanziamento per acquisto casa – spiega Lorenzo Bacca, responsabile della business unit Mutui dell’azienda hanno imparato a richiedere cifre contenute, sapendo che dovranno attingere ai propri risparmi perché il mutuo potrà coprire circa metà del valore dell’immobile. Prosegue come nel semestre precedente, poi, il paradosso per cui i prezzi degli immobili acquistati, nonostante la crisi del mattone, non sembrano ridursi: il valore medio delle case da comprare resta stabilmente attorno ai 235.000 euro».

Il mutuo prima casa

Se questi sono i dati complessivi, quando si prendono in considerazione solamente le richieste e le erogazioni di mutui acquisto prima casa, lo scenario cambia. Dopo un anno di calo costante dell’ammontare richiesto, ad aprile si prende fiato: si passa da 135.000 a 137.000 euro in sei mesi (+2%). Di contro, cala la cifra media erogata, che passa da 127.000 a 125.000 euro (-2%): un gioco a somma zero che rende il settore congelato anche nel 2013. Mentre il divario tra richiesta ed erogazione si allarga (i due numeri divergono del 10%) la percentuale finanziata scende al 58% (era al 61% nella rilevazione precedente). Questo calo è dovuto, in parte, al leggero aumento del valore medio degli immobili acquistati attraverso il finanziamento per la prima casa (+3% in sei mesi).

L’Unione Europea impone dazi definitivi nei confronti delle importazioni di porcellana e ceramica da tavola dalla Cina

Un altro passo verso il ripristino di giuste condizioni concorrenziali nel commercio internazionale delle stoviglie in ceramica. Oggi la Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea ha pubblicato il Regolamento che istituisce dazi definitivi nei confronti delle importazioni di porcellana e ceramica da tavola provenienti dalla Cina. L’aliquota del dazio, in vigore per i prossimi 5 anni, varia dal 13,1% al 23,4% per le aziende cinesi che hanno collaborato all’indagine e del 36,1% per tutte le altre aziende.

 Il procedimento antidumping venne avviato il 16 febbraio 2012 a seguito della denuncia avanzata dai principali produttori europei – pari ad oltre il 50% dell’industria comunitaria – rappresentati ed assistiti da Confindustria Ceramica, l’omologa associazione tedesca e la Federazione Europea di Bruxelles (FEPF). L’accertamento dell’esistenza di consistenti livelli di dumping nelle importazioni cinesi di stoviglieria, tali quindi da penalizzare l’industria comunitaria, è stato effettuato con estremo rigore dalla Commissione Europea sulla base di dati attentamente verificati in contradditorio con tutte le parti interessate nell’ambito di una lunga procedura condotta in rispetto delle regole del WTO. Le misure definitive, appoggiate da una ampia maggioranza degli Stati Membri, sono necessarie per ristabilire le condizioni di una competizione secondo le regole del mercato impedendo le inaccettabili distorsioni causate da attività in dumping e quindi assicurare un futuro all’industria europea.

Il danno arrecato all’industria comunitaria del settore dalle importazioni in dumping da parte dei produttori cinesi si è concretizzato con una perdita di oltre 10.000 posti di lavoro negli ultimi 5 anni e un significativo incremento della quota di mercato dei prodotti cinesi sul consumo comunitario dal 22% a oltre il 65%.

“Ci aspettiamo che i 5 anni di durata dei dazi – afferma Franco Manfredini, Presidente di Confindustria Ceramica – permettano la ripresa di libera competizione tra le parti, consentendo altresì di superare le condizioni che hanno portato alla procedura. Nel frattempo l’industria italiana della stoviglieria si adopererà per migliorare ancora di più la propria capacità di competere attraverso innovazione, qualità della produzione e stile”

“L’applicazione dei dazi provvisori durante questi sei mesi ha già prodotto positivi segnali nelle dinamiche di mercato – afferma Riccardo Sala, Consigliere di Confindustria Ceramica per il settore stoviglie –. Auspichiamo che le misure definitive, oltre a dare al mercato certezze temporali sulla durata, siano in grado di far emergere i reali valori della produzione italiana di stoviglie presso gli utilizzatori”.