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Rivoluzione condominio. Riqualificare il patrimonio, contenere e ottimizzare la spesa

In condominio cambia tutto, a partire dalla necessità di una gestione più efficiente per ridurre le spese e rispettare i parametri imposti dalle leggi europee. Ed è stato questo il filo conduttore del convegno organizzato ieri pomeriggio,  a Seregno, dal mensile YouTrade, a cui hanno partecipato l’esperto di condominio Umberto Anitori e il docente di economia dell’Università IUAV di Venezia, Federico Della Puppa.

La necessità di diminuire le richieste energivore degli stabili ha trovato tutti concordi. «In Italia ci sono 11 milioni di edifici, dei quali 1 milione sono condomini, che sommano 27 milioni di unità immobiliari», ha precisato Della Puppa. «Considerando l’insieme dei condomini italiani, le regioni che presentano la maggior incidenza sono la Lombardia, con il 17,0% di edifici e il 18,3% delle unità immobiliari residenziali il Lazio, con il 9,9% degli edifici e l’11,9% di unità immobiliari residenziali».

Ma circa il 60% dei condomini è stato edificato prima del 1976, quando è stata introdotta una normativa che prescriveva per legge criteri di efficienza energetica negli edifici. E l’82% è stato realizzato prima del 1991, quando è entrata in vigore la prima vera legge italiana sull’efficienza energetica. Risultato: secondo dati Istat, il 22,5% dei condomini si trova in mediocre o pessimo stato di conservazione.

Ecco perché un intervento di efficientamento è così urgente, ha concordato Anitori. Per esempio, su circa 400mila condomini nei quali sono presenti impianti centralizzati di riscaldamento, il 62,5% hanno impianti vecchi di oltre 15 anni ed obsoleti. Risultato: consumi eccessivi e difficile rispetto delle norme.

A spingere verso una riqualificazione del patrimonio immobiliare è anche l’Europa: una direttiva di Bruxelles obbliga l’Italia a promuovere un’edilizia che consumi meno energia e produca meno Co2. Entro il 2020 tutte le nuove costruzioni private dovranno essere a energia quasi zero. E già dal 2014 ogni anno il 3% delle superfici di edifici pubblici esistenti dovranno essere rese efficienti dal punto di vista energetico.

Azioni che devono essere adottate innanzitutto dagli oltre 25mila amministratori professionali dei circa 600.000 condomini in Italia (oltre ad altri 30mila amministratori non professionali).

Il convegno non ha trascurato anche l’aspetto economico di un simile processo. Come la capacità-opportunità di sfruttare tutte le possibilità di detrazione dei costi di ristrutturazione e di efficientamento energetico per realizzare impianti solari termici, illuminazione a Led nelle parti condominiali comuni, l’introduzione di pannelli fotovoltaici per produrre energia e perfino di un sistema minieolico condominiale, che si aggiungono agli interventi più tradizionali, come isolare termicamente l’edificio, ottenendo, risparmi fino al 35% dei costi di gestione.

VI Convegno Nazionale YouTrade: “Riconversione”

Sfoglia l’invito con il programma

 

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La casa è sempre più green

Gli eco-progetti per la trasformazione urbana raddoppieranno entro il 2015

L’attenzione all’ambiente e alla salute costituiranno sempre di più i fattori trainanti della qualità delle trasformazioni urbane, oltre che dei singoli edifici. E’ quanto emerge dalla ricerca “Abitare Verde: tendenze in atto e futuri drivers di mercato” realizzata da Nomisma e Pentapolis, presentata oggi a Roma, presso la Casa dell’Architettura.

Sulla base di una selezione di alcune caratteristiche “green”, (caldaia di ultima generazione, infissi ad alte prestazioni energetiche, isolamento muri esterni, elettrodomestici a basso consumo, riduttori flusso dell’acqua, riciclo delle acque e utilizzo di materiali non nocivi alla salute) riferite all’abitazione e riconducibili alle indicazioni internazionali in tema di efficientamento energetico e sostenibilità, è stato ricostruito l’identikit “abitativo” delle famiglie italiane.

Il 3,2% già possiede tutti i requisiti “verdi”, il 24% invece non ha ancora nessuna delle caratteristiche selezionate. A fronte di un 12,1% in reale cammino verso pratiche a basso impatto, fa da contraltare un 60,7% di famiglie dove sono riscontrabili solo sporadiche attenzioni alle prestazioni energetiche e ambientali della propria casa. Ad attenuare tali distanze sono le caratteristiche anagrafiche dei profili descritti, secondo cui i giovani connotano maggiormente le famiglie eco, mentre gli over 65 quelle black o grey.

“Ad oggi, quindi – afferma Massimiliano Pontillo, Presidente di Pentapolis – le pratiche di “green building” cominciano ad essere una realtà, il mercato italiano può contare su una domanda in veloce crescita, anche se ancora non in grado di imprimere una reale conversione al settore e a tutta la filiera, ma il cui orientamento inizia a pesare”.

Se, infatti,  tra i fattori  determinanti nell’eventuale scelta di un’abitazione – prescindendo dalle variabili cruciali di prezzo e localizzazione – risulta principalmente la classe energetica dell’edificio (22,8% delle famiglie) e la tipologia nuova o ristrutturata dell’immobile (19,5%) occorre sottolineare come il 15,1% ponga attenzione all’utilizzo di materiali non nocivi alla salute e il 14,7% alla presenza di impianti di energia rinnovabile.

Stesso orientamento hanno le dichiarazioni degli italiani relative agli interventi strutturali che intendono realizzare nelle abitazioni.  Se negli ultimi anni le famiglie hanno privilegiato interventi sugli infissi (10,5%) o sulle caldaie (12,0%) – soprattutto grazie al ricorso agli incentivi fiscali –  nei prossimi mesi preferiranno interventi per l’isolamento termico dei muri esterni (cappotti e coibentazioni) o per “bonificare” le proprie mura domestiche da materiali considerati nocivi per la salute (intonaci vecchi, materiali trattati, etc) o anche per dotarsi autonomamente di impianti di energia rinnovabile.

“Anche in Italia, quindi – continua Pontillo – in un quadro di progressivo deterioramento del contesto sociale ed economico, emerge un nuovo ciclo nell’edilizia orientato al rinnovo del patrimonio disponibile con l’utilizzo di tecniche di bioedilizia già da tempo sperimentate sui mercati globali di riferimento”.

La necessità di intervenire sul costruito è giustificata dalla vetustà del patrimonio immobiliare, dall’obsolescenza delle sue componenti (specialmente nei centri urbani di maggiori dimensioni) e dalla breve vita degli impianti. L’aspetto centrale è rappresentato dalla necessità di accelerare i ritmi di riqualificazione del parco edilizio e infrastrutturale in chiave ambientale, allo scopo di rispondere in maniera adeguata alle sfide poste dal cambiamento climatico e, soprattutto, all’emergere di una nuova domanda di “abitare verde” da parte delle famiglie italiane e degli investitori internazionali.

Oggi appare quindi chiara la nascita di una richiesta di mercato che spinge rapidamente il settore verso due fattori essenziali: qualità e sostenibilità.

Quinto appuntamento firmato SanMarco

Giunto alla quinta edizione dopo i fortunati appuntamenti a Milano, Venezia, Firenze, Perugia, “Architettura cosciente , architettura appropriata”, il 21 maggio 2013 si interrogherà a Venaria Reale (TO), sulle ragioni di modernità del laterizio, un materiale, che, tra i più utilizzati nel panorama delle costruzioni, “misura” oggi la sua vicinanza ai linguaggi architettonici contemporanei. In questo modo SanMarco intende non solo dare continuità all’impegno nel sostenere la cultura architettonica, ma anche nello specifico – come azienda di riferimento nel settore della produzione di sistemi e prodotti in laterizio – sondare le potenzialità e le nuove espressività che vengono dal panorama tecnico e culturale italiano nei confronti di un materiale, sì tradizionale, ma anche fortemente proteso al futuro. E’ questa la principale novità del format itinerante SanMarco, ormai diventato un appuntamento atteso.
La location sarà la Reggia di Venaria, residenza sabauda seicentesca tra i capolavori più conosciuti. Dopo i saluti iniziali del presidente dell’Ordine degli Architetti di Torino, che farà gli onori di casa, tre progettisti, archistar per l’importanza che ricoprono nel panorama nazionale ed internazionale, presenteranno le loro architetture in laterizio realizzate con i Sistemi SanMarco: Aimaro Isola, Alessandro Bucci e Antonio Monestiroli. Tre generazioni a confronto, con approcci progettuali ed applicativi differenti, saranno come vocaboli del dizionario di un’architettura in laterizio sostenibile.

Nella seconda parte del convegno, invece, si svilupperà una tavola rotonda dal titolo ”Prodotto e Progetto” che costituirà un importante focus sul materiale laterizio, affrontato da uno storico dell’architettura, Guido Molinari del Politecnico di Torino, da un critico di linguaggi architettonici contemporanei, Giovanni Corbellini, e da Emilia Garda, tecnologa e docente di Architettura Tecnica  al DIST del Politecnico di Torino.
Anche in questa edizione del convegno firmato SanMarco e moderato da Marcello Balzani, le istituzioni e le realtà culturali locali e regionali hanno riconosciuto l’importanza di un evento di alto livello come momento di incontro e riflessione sui temi dell’architettura contemporanea. Per questi motivi si sono aggregati i patrocini della Regione Piemonte, della Citta di Venaria Reale, dell’Ordine degli Architetti P.P. e C. della provincia di Torino, del Politecnico di Torino, di ANAB, Associazione Nazionale Architettura Bioecologica, di ANTEL, Associazione Nazionale Tecnici Enti Locali, di GAT, Associazione dei Giovani Architetti Torinesi.

Ruredil lancia Exocem One

Exocem One è il nuovo premiscelato di Ruredil a base di cemento, inerti selezionati, additivi superfluidificanti, agenti per il controllo del ritiro sia in fase plastica che in fase indurita e fibre di polipropilene. Dopo l’aggiunta di acqua si ottiene una malta tixotropica, fortemente adesiva, a rapido  indurimento e di alta durabilità da applicarsi in spessori compresi tra 3 e 40 mm. La particolare formulazione ne consente l’impiego per riparazioni in spessore e per  rivestimenti millimetrici (rasatura).

Il prodotto risponde ai requisiti definiti nella UNI EN 1504/9 (“Prodotti e sistemi per la protezione e la riparazione delle strutture in calcestruzzo; definizioni, requisiti, controllo  di qualità e valutazione della conformità. Principi generali per l’uso dei prodotti e sistemi”) e ai requisiti minimi richiesti dalla  EN 1504-3 (“Riparazione strutturale e non strutturale”) per malte di classe R3.

 

 

Exocem One, inoltre, assicura una finitura superficiale di elevata qualità estetica e il suo impiego determina:

 

•    Indurimento accelerato con inizio presa entro 40 minuti.
•    Elevate resistenze meccaniche a compressione e flessione.
•    Aderenza al calcestruzzo maggiore di 1,5 MPa a 28 giorni (si rompe il supporto).
•    Facilità e rapidità di messa in opera e finitura.
•    Modulo elastico simile a quello del calcestruzzo.
•    Resistenza all’attacco di agenti chimici quali cloruri (sali disgelanti, acqua di mare ecc.), solfati, piogge acide, anidride carbonica.
•    Resistenza ai cicli di gelo e disgelo.

 

Può essere applicato per riparare elementi lesionati in calcestruzzo, spigoli lesionati di pilastri, travi frontalini e per modanature e rasatura finale omogeneizzante in caso di ripristini localizzati.

FMI, previsioni in ribasso per l’Italia

FMI rivede al ribasso il PIL dell’Italia Per il 2013 calerà dell’1,5%. Il tasso di disoccupazione salirà al 12,0% Giù le stime di crescita mondiale, fra i tagli automatici alla spesa americana e i timori sull’area euro L’Italia arranca e le ricadute e le incertezze della situazione politica italiana rappresentano un rischio non solo per l’economia del Belpaese ma per l’intera ripresa globale. L’Italia – secondo la fotografia scattata dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) – è comunque sulla «strada giusta», avendo fatto la maggior parte dei suoi `compiti´: quest’anno non saranno necessarie ulteriori manovre al massimo piccole correzioni, sarà raggiunto il pareggio di bilancio nonostante un rallentamento del risanamento e il deficit continuerà a calare, anche se il debito schizzera’ oltre il 130%. Un tesi spostata subito dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli: «non serve una nuova manovra. Se ci sono necessità di spesa per singoli obiettivi bisognerà trovare le coperture». La vera emergenza – spiega infatti il Fondo – è la disoccupazione, che toccherà il 12%. Dopo il -2,4% del 2012, il pil italiano si contrarra’ quest’anno dell’1,5%, ovvero 0,4 punti percentuali in meno rispetto alle stime di gennaio, per poi tornare a crescere, solo dello 0,5%, nel 2014. «L’incertezza politica è qualcosa che riduce le prospettive di crescita»` afferma Carlo Cottarelli, responsabile del Fiscal Monitor, il rapporto del Fmi sui conti pubblici. Le esperienze di altri paesi – aggiunge – insegnano che l’incertezza politica può avere effetto sugli investimenti. ´`C’è un governo in carica ma non c’è un accordo su un nuovo governò´ mette in evidenza Jorg Decressin, del Dipartimento di Ricerca del Fmi, «e questo porta con sé alcuni rischi, guardando avanti». In ogni – precisa Decressin – l’Italia «è sulla strada giusta», avendo portato a termine la maggior parte del risanamento necessario, a cui è imputabile la debole crescita. «Le prospettive di crescita per il 2014 saranno migliori» aggiunge Decressin, mettendo in evidenza come progressi sono stati fatti anche in termini di riforme strutturali, anche se altro resta da fare, come migliorare il sistema giudiziario. Fra le grandi sfide dell’Italia inoltre, c’è quella anche di aiutare le banche a rafforzarsi. La frenata dell’economia italiana arriva in un contesto di rallentamento dell’economia globale che procede a 3 velocità, con i paesi emergenti da un lato e una crescente biforcazione fra gli Stati Uniti e l’area euro. Il pil mondiale è stato rivisto al ribasso al 3,3% quest’anno, con gli Stati Uniti che cresceranno solo dell’1,9% per i tagli automatici alla spesa. L’area euro, invece, continuerà a contrarsi anche nel 2013, con un pil in calo dello 0,3%. In recessione anche la Francia. La crescita in Europa – afferma il presidente della Bce, Mario Draghi – tornerà nella seconda metà del 2013 ma è c’è il rischio che si avviti in una spirale negativa. Draghi ribadisce la necessità che le banche concedano finanziamenti a tassi ragionevoli. Al momento «sono troppo alti» nella periferia dell’area euro, gli fa eco il capo economista del Fmi Olivier Blanchard che, ritenendo appropriata la politica monetaria giapponese («al momento non vediamo che presenti rischi maggiori», precisa), sottolinea come l’Omt della Bce non è abbastanza. Il piano – afferma Draghi – ha «dato prova di essere un blocco effettivo contro le infondate paure» di scioglimento dell’euro, ma «la Bce non può fare da sola, i governi devono fare la loro parte».

La casa Alga

Un bioreattore ad alghe per alimentare una casa, questo è il progetto di successo che ha preso vita a Wilhelmsburg, in Germania a pochi chilometri da Amburgo. È nata infatti la casa-alga, denominata Biq-House, un edificio di cinque piani progettato dallo studio austriaco Splitterwerk di Graz e composto da una serie di pannelli di vetro al cui interno sono ospitate una serie di coltivazioni di microalghe. Grazie al processo di fotosintesi delle microalghe, le pareti assorbono i raggi solari e l’anidride carbonica e li trasformano in una sorta sistema di ombreggiamento. Le azioni positive non si fermano qui: le alghe infatti generano anche biomassa che permette di accumulare energia termica per il riscaldamento degli ambienti dell’edificio e la produzione di acqua calda. Ma i vantaggi continuano. La presenza delle alghe migliora l’insonorizzazione. Le quindici unità abitative, ospitate dalla palazzina, dalle dimensioni variabili di cinquanta fino a centoventi metri quadrati, si giovano di questa tecnologia verde e la traducono in una migliore abitabilità interna. L’ombreggiamento dell’edificio mantiene una temperatura più bassa in estate, in modo «naturale», mentre il calore prodotto dalla biomassa delle alghe viene usato per riscaldare l’edificio nel periodo invernale e come fonte di energia elettrica. Dalla biomassa viene infatti estratto il metano in un vicino impianto di biogas e contemporaneamente viene prodotto calore da immettere nell’edificio. Queste sono le prestazioni: ogni metro quadrato della superficie della facciata rende circa 15 grammi di biomassa al giorno ovvero circa 4.500 kWh/anno.

Case prefabbricate in legno

In Italia, il mercato delle case prefabbricate in legno o con struttura portante in legno sta crescendo, nonostante la crisi.

Materiale ecologico per eccellenza, il legno ha ottenuto un successo sempre maggiore grazie alla recente integrazione con materiali isolanti e cartongesso che hanno permesso di ottimizzare le modalità costruttive, creando ambienti ben coibentati sia acusticamente che termicamente. Le potenzialità costruttive del legno non si esauriscono qui: le sue doti di robustezza, flessibilità ed elasticità, lo rendono un materiale strutturale e di finitura adatto a sopportare eventi sismici e a garantire maggiore sicurezza rispetto alle costruzioni tradizionali.

 

Per rimanere competitivo, il settore delle case  in legno deve continuare a crescere non solo in qualità tecnica e costruttiva, ma anche nella costruzione di un sistema di servizi adeguato a promuovere prodotti che nel tempo dovranno mantenere un valore, soprattutto attraverso la manutenzione.

 

YouTrade ha fatto il punto, analizzando un comparto che ha ancora molti margini di crescita. Non perdete inoltre la rassegna di alcune realizzazioni di case in legno delle principali aziende del settore.

 

Clicca qui per leggere tutto lo speciale

YouTrade e ToBuild per il mercato russo

Aumenta l’interesse degli imprenditori italiani per il mercato russo. Infatti, la Russia fa parte di quell’arcipelago di paesi – i Brics – che attualmente stanno conoscendo un periodo di sensibile crescita economica.

Per soddisfare il bisogno abitativo e per migliorare il livello di vita della popolazione, il governo ha stabilito un programma di investimenti quadriennale 2011-2015, che prevede un aumento del 50% dei volumi per la costruzione di abitazioni, con l’obiettivo del raggiungimento di 90 milioni di mq entro il 2015. L’edificazione residenziale è uno snodo prioritario per lo sviluppo del Paese, visto l’effetto moltiplicatore che ha sull’economia. Ogni posto di lavoro, infatti, si riflette da 8 fino a 12 posti di lavoro nell’indotto. Oggi il settore delle costruzioni equivale al 5,5% del PIL della Russia, e fornisce occupazione a 5,5 milioni di persone.

 

A partire da queste premesse, nell’agosto 2012 è nata la rivista ToBuild, in partnership con la redazione di YouTrade. Questo mese vi diamo l’opportunità di sfogliarla: per vederla, clicca qui.

 

Top 200 della distribuzione edile italiana: bilanci 2011

Dall’analisi dei bilanci delle più importanti imprese della distribuzione edile italiana, anche nel 2012 YouTrade ha presentato la selezione delle prime 200 aziende che si sono posizionate per valore di fatturato. La lettura dei bilanci fa emergere in modo chiaro il trend del settore: le imprese in calo, rispetto al 2011, sono diminuite, ma di contro sono aumentate quelle in perdita.

Qui tutti i dati e le classifiche

 

Risparmio energetico e sostenibilità: nuovi prodotti

Nell’ambito del nostro servizio “Efficienza energetica: serve cambiare i modelli imprenditoriali“, YouTrade ha realizzato una panoramica sulle novità più interessanti segnalate dalle aziende in materia di nuovi prodotti per il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale.

Guarda cosa c’è di nuovo!

 

Imbuti

Per vedere il nuovo ci vogliono occhi nuovi, recita un vecchio adagio. Si può sempre provare con la trasmissione dell’esperienza, orientata all’innovazione

“La rivendita edile non deve diventare l’imbuto dell’innovazione”. Sento e annoto questa frase durante un convegno e, premesso che l’imbuto non è un tappo e che eventualmente rallenta ma non blocca, la frase è chiara, leggendola fra le righe: quando l’innovazione varca la soglia dei magazzini edili, generalmente si ferma, fa la fila e aspetta il suo turno, un turno che potrebbe anche non arrivare. Sono diversi i modelli di imbuto che è possibile trovare all’interno delle rivendite edili. Uno dei più gettonati è “l’imbuto del tempo”, ovvero: non ho tempo per ascoltare le tue proposte, frase che di questi tempi è purtroppo quantomeno bizzarra. Poi c’è “l’imbuto della non domanda”: sì, è interessante, ma non me lo chiedono. Quindi, passiamo all’”imbuto della consuetudine”: sono vent’anni che vendo questo prodotto e mi sono sempre trovato bene. Fra gli altri modelli segnalo l’”imbuto sentimentale”, più o meno: se prendo questo prodotto devo dare una delusione al mio amico agente e sai, ci conosciamo da trent’anni. Fra i più impenitenti c’è “l’imbuto della pigrizia”: io compro i tuoi prodotti se tu mi porti i clienti. Se un produttore deve anche cercare i clienti al rivenditore, poi non lamentiamoci se i prodotti glieli vende direttamente, ma ci può stare in un’ottica di partnership reale, a condizione che il rivenditore si impegni con la formazione tecnica e poi vada avanti da solo, magari tenendo un po’ di prodotti in magazzino. Una sorta di benevola spintarella. Passiamo poi all’”’imbuto della non trasparenza”: è corretto chiedere assistenza tecnica a un produttore e se poi arriva il concorrente che quel tipo di consulenza non è in grado di offrirtela, ma offre un prezzo minore, si acquista da lui?. Sempre più demodé è invece l’”imbuto della furbizia” : si chiede un prezzo a un fornitore concorrente per poi far abbassare quello del proprio fornitore. “L’imbuto della chiaroveggenza”, non avendo una visione precisa delle prospettive, il rivenditore aspetta segnali dal mercato. Quando arrivano per lui è troppo tardi. Il problema, ne siamo tutti coscienti, è di educazione imprenditoriale e il nuovo mercato si attende in realtà ben altri comportamenti. Possiamo anche tranquillamente buttare nella raccolta differenziata tutti questi imbuti, perché forse non bloccano ma certamente ci penalizzano. Che un nuovo prodotto faccia fatica a entrare in una rivendita edile è storia vecchia che comunque si ripete, infatti le strategie dei produttori sono cambiate, almeno per molti di loro. A nulla, o a poco, serve riempire i magazzini, una operazione che, fra l’altro, è sempre più complessa. L’unica strada è quella di coinvolgere il rivenditore, ma soprattutto il suo cliente, verso una sorta di scuola pratica in cantiere, perché il nostro mondo, checché se dica, è quello della pratica; la teoria, paradossalmente, si acquisisce lavorando. Anche in questo caso, la volontà del distributore è fondamentale, ma se non ci si apre a una relazione basata sulla trasmissione dell’esperienza, a tutti i livelli, è difficile riuscire ad avere una presenza attiva nel nuovo mercato. Gli imbuti ce li siamo costruiti in anni di mercato favorevole, in anni di legislazioni sconclusionate che non arrivavano mai ai regolamenti attuativi, in anni di assurdo menefreghismo non solo verso l’innovazione, ma anche solo verso l’idea che le cose potessero cambiare. Ma non è andata così: sotto la spinta dell’opinione pubblica che ha cominciato a chiedere che cosa veniva messo nei muri per isolare, che ha cominciato a pretendere abitazioni sane, che non è più disposta a tollerare bollette energetiche da paura oggi siamo tutti un po’ impauriti, non tanto perché manchino i lavori o perché i fatturati calano, ma perché non riusciamo a cambiare la rotta della nostra azienda, gli imbuti fanno parte della nostra cultura, e capiamo che il mercato ci scappa di mano, perché le opportunità ci sono. Ma questa situazione ci può davvero aiutare a migliorare, se guardiamo il mercato da una prospettiva diversa, e non dal collo stretto e appannato di un imbuto.

Efficienza energetica: serve cambiare i modelli imprenditoriali

A partire dal 2017 tutte le nuove costruzioni dovranno essere in Classe A. Attualmente i nostri edifici sono dei veri e propri colabrodo energivori, che consumano più di 400 Kwh/mq/anno. L’urgenza di intervenire con sistemi di riduzione dei consumi, di efficienza, di miglioramento energetico, propone anche un diverso approccio all’attuale crisi del settore.

Youtrade ha voluto esplorare le opportunità che l’efficientamento energetico degli edifici apre al mondo delle costruzioni, e non solo. Il tema dell’efficienza energetica, infatti, è centrale per lo sviluppo di tutta l’economia nazionale. Per questo è necessario iniziare fin da ora a cambiare i modelli imprenditoriali, nell’ottica di una vera e propria integrazione tecnico-operativa tra imprese, soggetti istituzionali, gestori dei mercati e dei servizi energetici, certificatori.

 

Inoltre, non perdete la rassegna prodotti dedicati all’efficienza energetica e alla sostenibilità ambientale

 

Leggi tutti gli articoli:

 

Speciale efficienza energetica e sostenibilità ambientale

 

Risparmio energetico e sostenibilità: nuovi prodotti

A Milano “Il mondo che abiteremo”

È in arrivo la Design Week che, dal 9 al 14 aprile, apre le porte al pubblico milanese e internazionale. E i Saloni 2013 quest’anno sono cinque: oltre al Salone Internazionale del Mobile ci saranno Euroluce, SaloneUfficio, Salone Internazionale del Complemento d’Arredo e il SaloneSatellite tutti uniti sotto lo slogan “A Milano, il mondo che abiteremo”, parole che sottolineano la ventata di novità portata dai Saloni nel mondo dell’arredo e del design. E confermate da Claudio Luti, presidente di Cosmit: «La chiave del nostro successo è rendere il Salone il luogo per eccellenza dell’innovazione. Per mantenere la leadership, la nostra esposizione dovrà continuare a essere sinonimo di novità e vetrina di assolute anteprime. Presentare prodotti nuovi, infatti, non solo può emozionare il pubblico, ma anche motivare la forza vendita». Provenienti da 160 Paesi, sono circa 300mila i visitatori attesi e saranno più di 2.500 gli espositori. Euroluce occuperà 38mila mq e affiancherà sapientemente ai prodotti decorativi quelli illuminotecnici per i settori dell’illuminazione industriale, stradale, di spettacoli e del sistema ospedaliero. Qualità e creatività non perderanno di vista le tematiche ecologiche e il problema dell’inquinamento luminoso. 12.200 mq invece saranno destinati al SaloneUfficio rivolto agli uffici ma anche a banche, istituti assicurativi, uffici postali, ambienti pubblici e comunità. Al suo interno sarà allestito il “Progetto: ufficio abitare” di Jean Nouvel, architetto francese che proporrà diversi scenari attraverso i quali svilupperà i principali temi della sua visione dello spazio di lavoro. Il SaloneSatellite è invece dedicato ai giovani progettisti under 35 e quest’anno diventa luogo di incontro tra artigianato e design prevedendo, inoltre, la creazione di tre botteghe – una del legno, una del vetro e una del metallo – dove alcuni maestri artigiani lavoreranno i vari materiali. Non mancherà il concorso che premierà i tre prototipi migliori. L’avanzare dei tempi fa sì che padiglioni e laboratori siano sempre più presenti anche al di fuori degli spazi tradizionali, approdando così in quelli virtuali: è possibile visitare i Saloni su Facebook, Twitter, YouTube, Flickr, Linkedin e Pinterest, mezzi che permetteranno di individuare più agevolmente le numerose iniziative.

 

 

 

Macché Risiko, meglio il Monopoli

Può darsi che prima o poi i partiti la smettano di giocare a Risiko, di passare il tempo a preparare sanguinose offensive che si risolvono in precipitose ritirate. Sarebbe meglio, invece, che a Montecitorio e dintorni si dilettassero con il Monopoli, un vecchio ma sano gioco che riporterebbe leader e gregari a un bagno di realtà. Com’è noto, il Monopoli si basa sulla compravendita di terreni e l’edificazione di immobili. Non a caso è stato inventato negli Stati Uniti nel 1935, cioè dopo la Grande Depressione: è un gioco che racchiude in sé il dinamismo della crescita e i principi dell’intera economia di mercato. Del mercato per eccellenza, quello del mattone. Infatti, è proprio l’importanza del settore immobiliare e, di conserva, delle costruzioni, che è al centro dei trend economici degli Usa: vale la pena di osservarlo meglio. La profonda recessione del 2007, che in Italia sembra non finire mai, ha avuto inizio proprio dalla inconsistenza di gran parte dei mutui: sul mattone era stata gonfiata un’enorme bolla finanziaria. È persino fallita una banca (Lehman Brothers) eppure negli Usa la recessione è terminata da un paio d’anni. Anche grazie alla decisione da parte del governo di spingere sull’edilizia e il real estate. Come hanno fatto? La ricetta non è complicata e, se si distraessero dal gioco del Risiko, la potrebbe capire perfino chi siede in Parlamento.

Da una parte governo e banche Usa hanno adottato una politica di pulizia dei conti (non perfetta, d’accordo, ma pur sempre qualcosa). Poi, hanno pompato liquidità attraverso le operazioni di finanziamento della Federal Reserve: intendiamoci, non sono a costo zero, ma sempre meglio che far fallire le imprese. Gli ultimi dati (relativi a febbraio) danno ragione alla strategia di Barack Obama: negli Stati Uniti la spesa per costruzioni è salita dell’1,2%  (la bellezza di 885,1 miliardi di dollari), spinta da un aumento degli investimenti per l’edilizia residenziale, che sono saliti ai massimi da quattro anni. Rispetto a febbraio del 2012 la spesa per le costruzioni è balzata del 7,9%. E gli investimenti per l’edilizia residenziale sono saliti del 2,2%, a un tasso annuo di 303,4 miliardi, il più sostenuto da novembre 2008. Insomma, sono numeri, non chiacchiere.

Vale la pena di ricordare, ai nostri giocatori di Risiko, che nel comparto delle costruzioni (edilizia e ristrutturazioni) la percentuale di imprese in fila d’attesa per essere pagata dallo Stato, anche in Bot, è stata finora pari al 16,2%, quota che equivale a 100.926 aziende. Magari occuparsene potrebbe essere una buona idea per smettere di giocare.

Qui c’è il rischio di toccare il fondo

Le ricette per risollevare l’economia e, in particolare, il settore delle costruzioni sono tante. C’è però un elemento che non è sostituibile: la fiducia. È il mattone dei mattoni, la base su cui si può investire sul futuro. E, tra le tante storture che affliggono l’Italia, ce n’è proprio una che incrina ancora di più la fiducia della gente, in particolare di oltre 400mila italiani che hanno creduto nel mattone. È la storia degli investitori che tra la fine degli anni Novanta e fino al 2006 hanno puntato sul settore immobiliare e hanno sottoscritto, agli sportelli delle banche e negli uffici postali, quote di speciali fondi che investono in case e uffici. Si tratta di apposite società quotate a Piazza Affari. Diciamo la verità: era il momento dell’euforia e tutti si sentivano immobiliaristi: così, chi non poteva acquistare appartamenti da rivendere, guadagnandoci, si limitava ad acquistare quote di questi fondi. Ma chi ci ha creduto ora è nei guai. La maggior parte di questi 23 fondi quotati, che hanno in carico circa 5 miliardi di euro in immobili, è in scadenza. Proprio come un surgelato, i fondi devono essere spacchettati e mangiati in fretta. In sostanza, cioè, devono sciogliersi, mettere sul mercato gli immobili, venderli, e distribuire il ricavato ai possessori delle quote in modo proporzionale. Le regole, insomma, impongono di liberarsi di tutto il patrimonio tra il 2013 e il 2015, cioè proprio ora che tutti vendono e nessuno compra, nel periodo peggiore della crisi economica. Risultato: chi ha investito nel mattone si prenderà una batosta, perdendo gran parte di quanto investito e, di conseguenza, anche la fiducia in questa tipologia di investimento. Non solo: se consideriamo la massa di invenduto sulle spalle di molte imprese di costruzioni è facile  comprendere quale danno provocherebbe una brusca discesa dei prezzi determinata da una pioggia di vendite obbligatorie per legge.

Certo, mettere i propri soldi nel mattone non è garanzia assoluta di guadagno privo di rischi. Ma qui è evidente che il problema non è accettare la perdita, quanto farsi carico di una regola che andrebbe modificata. Basterebbe, infatti, prorogare di qualche anno la «data di scadenza» dei fondi per evitare che sul mercato si riversi un diluvio immobiliare.  Per la verità, una proroga di qualche anno (tre) alcuni fondi l’anno già ottenuta, ma per allungare ancora i termini ci vuole un provvedimento del ministero dell’Economia nel pieno dei poteri. Che farebbe bene a muoversi, prima che il mercato tocchi il fondo, quello vero.