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Analisi e trend del mercato non residenziale: sono i locali commerciali i più richiesti

Il settore immobiliare non residenziale, nel secondo semestre del 2012, ha registrato in tutti i suoi segmenti, variazioni percentuali negative sia delle quotazioni sia dei canoni di locazione. Si tratta, infatti, di un mercato il cui andamento è strettamente connesso a quello dell’economia del Paese e, di conseguenza, ha risentito maggiormente in termini di diminuzione dei prezzi e dei canoni di locazione.

L’analisi a cura di Tecnocasa, che conta circa 24.000 richieste, evidenzia che in questo momento il 61,5% della domanda interessa i locali commerciali, il 20,7% i capannoni, l’11,3% gli uffici e la restante parte i laboratori. Sono quindi i locali commerciali a raccogliere la maggiore richiesta.

CAPANNONI

Il mercato dei capannoni segnala una diminuzione dei prezzi del 5% per le tipologie usate e del 5,9% per le tipologie nuove; i canoni di locazione sono diminuiti rispettivamente del 6,3% e dell’8,8%.I capannoni sono utilizzati per lo più per svolgere attività di vendita e produzione. I tagli più richiesti in locazione non superano i 500 mq. Gli aspetti più importanti nella scelta dei capannoni sono l’altezza, la presenza di un’area di carico e scarico delle merci, la vicinanza alle arterie di comunicazione e il posizionamento nella zona industriale. Tra le attività che si insediano nei capannoni ci sono carrozzerie, studi fotografici, scuole di ballo, depositi.In diminuzione, alla luce anche dell’andamento del mercato immobiliare residenziale, la tendenza a convertire questi immobili in loft.

 

Milano

Nella seconda parte del 2012 i prezzi dei capannoni nella città di Milano sono diminuiti del 5,8% (usato) e dell’8,7% (nuovo), nell’hinterland si è avuto rispettivamente -3,2% e -5,3%. I canoni di locazione in città sono diminuiti del 5% per le tipologie usate e dell’8,1% per le tipologie nuove. Nella provincia di Roma la diminuzione dei canoni di locazione è stata del 4,3% (usato) e del 4,9% (nuovo).  A Milano i capannoni si concentrano principalmente nelle zone periferiche. Le soluzioni presenti in città sono state già convertite in passato in loft, questa tendenza è ormai agli sgoccioli anche a causa della diminuzione di compravendite che ha interessato il settore residenziale. Ormai quasi scomparsi per utilizzi di tipo produttivo queste strutture sono trasformate in uffici oppure utilizzate per insediare carrozzerie, studi fotografici, scuole da ballo oppure per inserire attività legate alla ristorazione. Si prediligono i piccoli tagli e comunque inferiori a 500 mq.

 

Torino

Durante il secondo semestre del 2012 il mercato dei capannoni ha subito una battuta d’arresto, con diminuzioni sia nelle quotazioni sia nelle compravendite. Per quanto riguarda i prezzi, le soluzioni nuove o molto recenti hanno tenuto meglio (-8,1% in città e -5,3% in provincia) di quelle usate (-9,3% e -10,4% rispettivamente), mentre sul fronte delle locazioni il calo è stato più generalizzato, attestandosi a circa      -10% indipendentemente dalla tipologia o dall’ubicazione. Questo trend può essere spiegato dal fatto che i proprietari di capannoni nuovi non possono abbassare il prezzo più di quanto si faccia con l’usato, onde evitare di perdere una parte consistente dell’investimento. Dall’altra parte, invece, le aziende che già avevano preso un capannone in affitto stanno ridiscutendo il contratto con il proprietario; viceversa, chi si affaccia per la prima volta ha a disposizione un’offerta consistente e può spuntare prezzi e canoni interessanti. Le attività impiantate sono generalmente quelle di produzione, meccanica e di tipo artigianale, ma si sono avute richieste per capannoni più grandi dove sono state insediate attività di logistica o di produzione su larga scala (in questo caso l’altezza è un elemento importante). Tutta la prima cintura torinese, quella che si sviluppa lungo la tangenziale, è la zona più richiesta: Borgaro Torinese, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Rivoli e Settimo Torinese presentano quotazioni medie di 700 € al mq per il nuovo, ma si può scendere a 550 € al mq se si intende acquistare esclusivamente la scatola vuota. L’usato, a sua volta, costa tra 400 e 450 € al mq se abbastanza recente, mentre quello più vetusto scende di circa 100 € al mq.

 

Roma

I prezzi dei capannoni usati a Roma sono rimasti stabili. In provincia sono diminuiti del 2,8% (usato) e del 10,4% (nuovo). Anche i canoni di locazione delle tipologie usate a Roma sono stabili , mentre quelle delle tipologie nuove sono diminuiti dell’11,3%. La ricerca dei capannoni a Roma interessa prevalentemente le zone a ridosso del G.r.a., Fiumicino, Ostia via Salaria, via Nomentana. Nella seconda parte del 2012 si sono avute soprattutto richieste di capannoni in affitto e spesso le imprese che cercano chiedono canoni più bassi. Sono destinati come deposito e o magazzino, in forte ribasso la ricerca di capannoni per utilizzo produttivo e per uso logistico. Sono ricercati tagli compresi tra 300 e 1000 mq. Si prediligono le soluzioni situate nei pressi di importanti arterie stradali e l’altezza (anche se dipende dal tipo di attività svolta) è uno degli elementi più importanti nella scelta dei capannoni. Il capannone tipo deve essere preferibilmente ubicato in un’area industriale, dotato di un comodo spazio per le manovre di carico e scarico. Capannoni di recente costruzione destinati soprattutto alla logistica sono disponibili nell’area di Commercity a Fiumicino. I prezzi e i canoni di locazione dei capannoni a Roma sono rimasti stabili nella seconda parte dell’anno, mentre si registra una contrazione degli stessi nei comuni della provincia di Roma. Si registrano forti variazioni al ribasso nella zona di Arenaccia – corso Garibaldi; nei pressi del Centro Direzionale le quotazioni sono diminuite meno. Si osserva una minore propensione all’acquisto, infatti si prediligono tipologie in affitto, che ha denotato stabilità nella prima zona, ma importanti ribassi nella seconda. A cercare i capannoni ci sono aziende provenienti da fuori città, che optano per soluzioni disposte su un solo livello, senza particolari lavori di ristrutturazione da effettuare, ubicate nelle vicinanze delle arterie di comunicazione e dotate di comodo spazio per le manovre degli automezzi; solo in casi eccezionali sono stati richiesti stabili con un’altezza specifica (nella fattispecie 11-12 metri) o di ampia metratura (1400 mq). Generalmente si impiantano attività di produzione e stoccaggio, spesso effettuate nello stesso stabile. Solo Arenaccia e il Centro Direzionale ospitano capannoni in città. Poiché molto vicine tra loro, l’offerta è simile e consiste in strutture piccole e datate, dove sono presenti aziende familiari che lavorano materiali ferrosi o alluminio oppure piccole officine meccaniche. In base alle condizioni interne ed esterne, la metratura e l’ubicazione, i valori si attestano tra 400 e 600 € al mq, mentre per l’affitto si considerano 36-48 € al mq annuo. Sono in costruzione centri commerciali a Gianturco, i cui lavori sono a buon punto.

 

NEGOZI

Nel corso del secondo semestre del 2012 le quotazioni dei locali commerciali situati in “vie di passaggio” hanno registrato una contrazione del 4,8%, mentre quelle dei locali posizionati in “vie non di passaggio” sono diminuite del 5,0%. Sul mercato delle locazioni si registra una contrazione dei canoni per le tipologie in “via di passaggio” pari a -6,9%, per quelle in “via non di passaggio” del -5,5% Le richieste dei locali commerciali sono fortemente orientate alla locazione, formula scelta dall’imprenditore che decide di avviare un’attività commerciale e che evita così di immobilizzare il capitale. Soltanto una volta che l’attività è avviata si può pensare d’acquistare. Chi cerca locali commerciali in affitto si orienta prevalentemente su tagli inferiori a 100 mq (75,8%). Il 15,7% cerca tagli superiori a 150 mq. A cercare in acquisto sono prevalentemente investitori. I tagli più richiesti sono inferiori a 100 mq (45,6% cerca tagli fino a 50 mq). Gli immobili commerciali garantiscono rendimenti annui lordi intorno al 7%, decisamente più elevati rispetto a quelli che si registrano sul mercato immobiliare residenziale. Nelle zone centrali i rendimenti possono essere più contenuti rispetto alle zone periferiche ma questo viene compensato dalla presenza di tassi di vacancy molto bassi. Chi cerca un negozio per investimento (con l’intenzione di metterlo a reddito), così come per avviare un’attività commerciale, è molto interessato alla posizione dell’immobile. Questo ha determinato una maggiore contrazione di valore per le soluzioni posizionate in “vie non di passaggio” che, negli ultimi anni, hanno perso appeal e, sempre più spesso, sono utilizzate per svolgere attività di ufficio o di erogazione di servizi.

 

Milano

A Milano nella seconda parte del 2012 si registra una diminuzione dei prezzi dei negozi del 3,6% (via di passaggio) e del 4,1% (via non di passaggio), mentre i canoni di locazioni sono diminuiti rispettivamente del 4,2% e del 3,7%. L’introduzione dell’Imu ha determinato una contrazione della domanda ad uso investimento. Asse Corso Vercelli: Corso Vercelli rappresenta una delle strade di transito più interessanti sul territorio di Milano dopo il centro. Insieme a via Marghera sono le strade dove si concentra soprattutto una domanda da parte di importanti marchi nazionali ed esteri alla ricerca di top location. In questo momento si registra un gap tra la disponibilità di spesa dei potenziali clienti che si aggira su  80-90 mila € all’anno e le richieste dei proprietari intorno a 130 mila € all’anno. Su corso Vercelli si parla di locazioni in media di 500 € al mq annuo. Allontanandosi da corso Vercelli e spostandosi nelle zone più periferiche come Gambara o la vicina via Washington i canoni di locazione scendono ancora portandosi rispettivamente  a 300 e 250 € al mq annuo. Asse Buenos Aires – Viale Padova – Città studi: Nella seconda parte del 2012 si registra un mercato dei negozi sostanzialmente stabile in zona Buenos Aires sia dal punto di vista delle quotazioni sia per quanto riguarda il numero delle richieste. La domanda si concentra prevalentemente sul mercato delle locazioni, mentre risultano sempre meno richieste le vie non di passaggio. Si registra inoltre un’ulteriore diminuzione del numero di piccoli investitori presenti sul mercato, in parte scoraggiati dall’introduzione dell’Imu. Corso Buenos Aires è caratterizzata da attività commerciali in prevalenza operanti nel settore dell’abbigliamento. Ad affittare ed acquistare sono spesso marchi in franchising del settore dell’abbigliamento. Sempre molto ricercati gli immobili da destinare ad attività di somministrazione. I canoni di locazione si attestano su 1000 € al mq annuo, mentre i prezzi sono compresi tra 8000 e 10000 € al mq. La richiesta media ricade su locali commerciali da 60 mq, con almeno due punti luce ed il bagno. Da segnalare un netto ridimensionamento per quanto riguarda gli importi delle buone uscite, ancora presenti su corso Buenos Aires, che negli ultimi anni si sono praticamente dimezzati. Scendono a 500 € al mq annuo le locazioni degli immobili posizionati in viale Tunisia e via Vitruvio. Si registrano canoni di locazione e prezzi in calo nelle aree commerciali di Città Studi (250 € al mq all’anno), Abruzzi (280 € al mq annuo), Pacini (250 € al mq annuo), Piazza Udine. Il mercato delle compravendite è alimentato da piccoli imprenditori che acquistano locali con uno o due punti luci per svolgere attività di vendita diretta. Leggermente più movimentato il mercato delle locazioni, fondamentalmente diviso tra imprenditori italiani ed imprenditori cinesi. Questi ultimi cercano tagli ampi dai 100 mq in su in particolare in via Padova (250 € al mq annuo) ed in viale Monza (300 € al mq annuo). Da segnalare la tendenza all’apertura da parte di stranieri, prevalentemente cinesi, di sale cosiddette video lottery, si tratta di sale con all’interno slot machine ed altre attrazioni simili; spesso ex centri massaggi sono convertiti in questo nuovo tipo di attività. Gli italiani in genere aprono attività di somministrazione, come le lavanderie a gettoni. L’introduzione dell’Imu ha in parte condizionato l’atteggiamento di alcuni proprietari che attualmente prendono in considerazione anche l’opzione vendita oltre a quella della locazione.

Asse Corso Sempione – Corso Garibaldi: nella zona che va dal Cimitero Maggiore al Cimitero Monumentale  i negozi hanno subito un rallentamento, in misura più forte sulle compravendite, gli affitti hanno tenuto meglio, con andamenti più positivi in corso Sempione e via Moscova grazie alla posizione e alla presenza dei principali servizi. Si sono richieste soprattutto soluzioni di 70-80 mq (il canone di locazione è intorno a 300 € al mq annuo), possibilmente su via di passaggio e dotate di almeno un punto luce, a seconda delle dimensioni e del tipo di attività da svolgere. Si sono avviate prevalentemente attività di somministrazione (bar, tavole calde, scuole di cucina), per le quali è necessaria la presenza della canna fumaria. Ci sono attività di post produzione legate alla presenza della RAI. 

Marmo italiano a tutto export

Nel primo trimestre 2013 crescono i  mercati di Usa, Russia, Medio Oriente, Nord Africa, Messico e India 

Anche nel primo trimestre del 2013 continua la striscia positiva per l’export di marmo e graniti lavorati italiani: si consolidano i mercati di Stati Uniti (+44,5%), Canada (+3%), Russia (+16%) e Medio Oriente (+8%), crescono quelli di Messico (+50%), Nord Africa (+42,7%) e India (+45%), mentre l’Europa perde qualche posizione (-4,9%). È questo lo scenario elaborato su base Istat dall’Osservatorio di Marmomacc.

Il consuntivo sull’export lapideo nazionale nei primi tre mesi dell’anno chiude a 386,8 milioni di euro, con una crescita complessiva del 9,2% sullo stesso periodo del 2012. La parte del leone la fanno i prodotti lavorati, con un controvalore di 307,4 milioni di euro (+9,7%); segno “più” anche per le esportazioni di blocchi grezzi che raggiungono i 79,4 milioni di euro (+7,2%).

Numeri in controtendenza rispetto alla battuta d’arresto generale che ha colpito molti altri settori dell’export tricolore all’inizio dell’anno e che restituiscono la fotografia di un comparto vincente all’estero, grazie al valore aggiunto di manifattura d’eccellenza e design, ma in attesa delle ripresa del mercato interno, bloccato ancora dalla crisi dell’edilizia e delle grandi opere.

Lo sviluppo internazionale si conferma, perciò, fondamentale per il settore lapideo italiano che trova in Marmomacc  un importante hub di interscambio. «Per questo – spiega il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani nell’edizione 2013 di Marmomacc, accanto ai tradizionali mercati di Stati Uniti, Canada e Regno Unito, sempre importanti per la richiesta di prodotto, i paesi target sui quali punteremo sono Russia, Cina, Sud-est asiatico e Centro America. Per quanto riguarda macchinari e tecnologie, invece, ci concentreremo su Russia, Nord Africa, Iran, Iraq e Brasile».

 

Sud Africa, Sud Est Asiatico, Sud-Centro America, Svezia e Svizzera.

Il marmo italiano ribadisce la propria leadership oltreconfine, sostenuto dai segmenti dei lavorati e semilavorati. In leggera flessione il principale mercato di sbocco per questa fascia di prodotti: l’Europa, infatti, registra un calo generale delle importazioni del 4,9%, con 124,1 milioni di euro contro i 130,5 milioni riferiti al 2012. In questo caso, ad incidere è la frenata economica della locomotiva tedesca, con la Germania ferma a 28,4 milioni di euro (-13,4%). Nel contesto europeo, l’export resta stabile solo verso Francia, Regno Unito e Austria. Tra le altre aree di riferimento, spicca il continente americano: gli Stati Uniti hanno importato materiali per 72,2 milioni di euro (+44,5%), il Canada per 11,7 milioni di euro (+3%) e il Messico per 2,4 milioni di euro (+50%).

Primo trimestre in crescita per le aziende italiane anche nell’Est Europa e nei Balcani, verso cui l’export ha superato i 25 milioni di euro (+6%): tra tutti i paesi spicca la Russia, con 9,6 milioni di euro (+16,5%). Incrementi nelle esportazioni pure in Medio Oriente, per un controvalore di 45 milioni di euro (+8%): mentre cala l’export verso l’Arabia Saudita (da 22,8 a 20,3 milioni di euro), aumenta quello diretto negli Emirati Arabi fino a 9,5 milioni di euro (+19%).

Buone prospettive, poi, in Nord Africa (Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto e Libia) che chiude il trimestre a 12 milioni di euro (+42,7%), così come in India, i cui gli ordinativi superano i 4 milioni di euro (+45%). Pr quanto riguarda le esportazioni di prodotto grezzo, i blocchi delle cave italiane continuano ad essere richiesti soprattutto ad Oriente, in India e nel Sud-est asiatico: nel primo trimestre l’export verso la Cina è cresciuto a 21,3 milioni di euro (+28%); stabili in quantitativi diretti in India (16,5 milioni di euro) e in salita del 45% quelli verso l’Indonesia (2,9 milioni di euro).

Capitolo a parte le importazioni che si fermano a 88,3 milioni di euro, registrando nei primi tre mesi del 2013 un calo complessivo, tra lavorati (-15%) e grezzi (-8,2%), del 10,3 per cento. Il Brasile continua a confermarsi il maggior fornitore di blocchi per le aziende italiane, con l’import dal Paese verdeoro aumentato del 20%, a 13,8 milioni di euro.

 

Focus regionali 1° trimestre 2013: export prodotti finiti e semilavorati

Veneto. Il Veneto, nei primi tre mesi del 2013, ha esportato prodotti lapidei finiti per un controvalore di 97 milioni di euro contro 90,4 milioni di euro dello stesso periodo del 2012 (+7,2%). La regione è guidata dal Distretto del Marmo e delle Pietre che fa capo alle province di Verona (+2,8% nel primo trimestre 2013, con un controvalore dell’export pari a 76,8 milioni di euro) e Vicenza (+37,5%, con un controvalore di 14,5 milioni di euro). I mercati di riferimento si confermano Stati Uniti e Germania.

Toscana. La Toscana, attraverso i distretti di Massa Carrara e Lucca, detiene con il Veneto la leadership nazionale nelle esportazioni di marmi, graniti ed agglomerati. L’export toscano di prodotti lapidei finiti e semilavorati, nei primi tre mesi del 2013, ha raggiunto 105,7 milioni di euro milioni di euro contro 90,8 milioni di euro dello stesso periodo del 2012 (+16,4%). In crescita sia la Provincia di Massa Carrara (+21,3% nel primo trimestre dell’anno, con un controvalore di esportazioni pari a 69,8 milioni di euro) che quella di Lucca (+8,4%, con esportazioni pari a 29,7 milioni di euro). Tra i mercati di riferimento spiccano quelli di Stati Uniti, Russia e medio Oriente.

Lombardia. Nel primo trimestre 2013, l’export lombardo di prodotti lapidei finiti ha raggiunto 26 milioni di euro, controvalore in leggero calo rispetto allo stesso periodo del 2012 (-0,4%). In crescita la provincia di Bergamo con un controvalore di 8,9 milioni di euro contro 7,6 milioni di euro dell’anno precedente (+15,9%). In positivo anche le esportazioni delle aziende di Brescia (+9,7%, per un controvalore di 4,8 milioni di euro) mentre calano quelle di Milano (-28,4%, con 4,2 milioni di euro). Tra i mercati di sbocco Stati Uniti, Medio Oriente, India e Cina.

Sicilia. In aumento l’export di marmi e graniti della Sicilia che, nei primi tre mesi del 2013, ha raggiunto un controvalore di 22,6 milioni di euro contro 19,6 milioni di euro dello stesso periodo del 2012 (+15,4%). In continua crescita il distretto di Trapani che traina il comparto siciliano: le aziende del trapanese hanno esportato prodotti lapidei finiti per 13,3 milioni di euro contro 10,8 milioni di euro (+23,7%). In flessione Ragusa, con 5,9 milioni di euro contro 5,1 milioni di euro (-15,8%). Tra i mercati di spicco Arabia Saudita ed Emirati Arabi.

Trentino Alto Adige. In sostanziale tenuta l’export di materiali lapidei del Trentino Alto Adige: nel primo trimestre 2013, il controvalore di prodotti finiti ha raggiunto 11,8 milioni di euro contro 12,1 milioni di euro dell’anno precedente (-2,5%). Nello specifico, Bolzano ha esportato per un controvalore di 4,8 milioni di euro contro 5,2 milioni di euro (-7,9%) e Trento per 7,0 milioni di euro (+1,5%). Sia per Trento che Bolzano i mercati di riferimento restano sempre Germania, Svizzera e Francia.

Friuli Venezia Giulia. Il Friuli Venezia Giulia, guidato dalla provincia di Udine, ha esportato, nei primi tre mesi del 2013, prodotti lapidei finiti per un controvalore di 6,1 milioni di euro contro 5,8 milioni di euro dello stesso periodo del 2012 (+4,5%). Spicca Udine, seppur in calo, che ha esportato per un controvalore di 3,8 milioni di euro contro 3,9 milioni di euro (-4,5%).

Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria. Piemonte e Valle d’Aosta, guidate dalle province di Verbano-Cusio-Ossola e Torino, hanno esportato, nei primi tre mesi del 2013, prodotti lapidei finiti per un controvalore di 8,2 milioni di euro contro 7,1 milioni di euro, in crescita del 14,9 per cento. Su tutte, si impone la provincia di Verbano-Cusio-Ossola, seppur in calo, che ha esportato per un controvalore di 3,3 milioni di euro (-4,8%). La Liguria ha esportato, nei primi tre mesi del 2013, materiali lavorati pari ad un controvalore di 4,9 milioni di euro contro 3,6 milioni di euro del 2012 (+33,9%). In aumento pure l’export di La Spezia che totalizza 2,6 milioni di euro. Tra i mercati di riferimento dell’area spiccano Svizzera e Francia.

Emilia Romagna. L’Emilia Romagna, guidata dalla provincia di Modena, ha esportato, nei primi tre mesi del 2013, prodotti lapidei finiti per un controvalore di 7,6 milioni di euro contro 6,1 milioni di euro, in crescita del 24,4 per cento rispetto al 2012. Nella regione, aumentano le esportazioni di Modena: 4,2 milioni di euro nel primo trimestre contro 2,7 milioni di euro dello stesso periodo del 2012 (+53,9%). Tra i maggiori mercati di riferimento dell’area si distinguono quelli francese e statunitense.

Lazio. In crescita l’export di prodotti lapidei finiti del Lazio che, nei primi tre mesi del 2013, ha raggiunto un controvalore di 7,8 milioni di euro (+16,5%). Aumentano le esportazioni delle aziende di Roma che raggiungono 5,7 milioni di euro contro 5,4 milioni di euro del 2012 (+5,3%). Tra i maggiori mercati di sbocco si segnalano quelli di Stati Uniti e Medio Oriente.

Puglia. In flessione la Puglia che, nei primi tre mesi del 2013, ha esportato prodotti lapidei finiti per un controvalore di 3,2 milioni di euro contro 4,9 milioni di euro (-35,3%), In calo le aziende di Foggia con l’export totale che non supera 1,3 milioni di euro.

Ecobonus sulle note di Bob Dylan

 

 

«Don’t criticize what you can’t under stand», non criticare quello che non puoi capire, cantava Bob Dylan. Benché il verso della canzone fosse rivolto alla vecchia politica, oggi si potrebbe far rimbalzare la strofa verso chi alza il sopracciglio di fronte alla prima buona decisione del governo. Cioè a quell’insieme di bonus e incentivi che possono offrire una boccata di ossigeno al settore dell’edilizia. Ricordiamoli: detrazione per gli interventi di ristrutturazione al 50% prorogata fino a dicembre 2013, mentre la percentuale dell’ecobonus sale dal 55% al 65%, e arriva anche una detrazione per gli arredi fissi e i lavori per l’adeguamento alle norme antisismiche. D’accordo, di perfetto c’è solo il Paradiso e questa è una agevolazione con data di scadenza. Ma se si aggiunge che il bonus è stato raddoppiato da 48mila a 96mila euro per ogni unità immobiliare, sollevare fondamentali obiezioni è oggettivamente difficile. Certo, nel cammino parlamentare il provvedimento di urgenza può essere ulteriormente migliorato (o anche peggiorato, d’accordo), ma se pensiamo che assieme alla controversa decisione di modificare il meccanismo di finanziamento ai partiti l’edilizia è stato il primo vero, concreto, solido provvedimento dell’esecutivo arcobaleno, non si può che mostrare un piccolo, quasi impercettibile, timido, ma reale segno di speranza per il futuro. Come minimo il decreto sugli ecobonus significa che, almeno per ora, il governo ha presente lo stato catatonico in cui versa uno dei settori fondamentali della nostra economia e vuole intervenire. Se tanto mi dà tanto, è probabile che nel prossimo futuro accanto agli incentivi per i piccoli lavori di ristrutturazione o per il miglioramento energetico arriveranno anche disposizioni per far ripartire la macchina delle grandi opere, vitali per il settore delle costruzioni, ma anche per il Paese. Progetti infrastrutturali accantonati o lasciati a metà, riorganizzazione del territorio, riqualificazione del patrimonio esistente: tutti capitoli che prima o poi l’esecutivo dovrà affrontare. Accanto, s’intende, all’aspetto fiscale, con l’obbrobrio dell’Imu sull’invenduto. E se gli ecobonus valgono lo 0,1% del Pil, pensate a quale sarebbe l’impatto se, come è avvenuto negli Usa, il governo si impegnasse a far ripartire l’intero settore. Al ministro per l’Economia, Fabrizio Saccomanni, facciamo ascoltare Bob Dylan: probabile che possa dargli coraggio.

I settant’anni di Fila. Il segreto del successo è nel valore della famiglia

«Come immagino Fila tra dieci anni? Con i miei figli che avranno preso il mio posto e la porteranno avanti con passione e armonia, come ho fatto io quando all’inizio ero in società con mia sorella». Queste le speranze di Beniamino Pettenon, presidente di Fila, all’alba dei settant’anni dell’azienda. E la splendida cornice di Venezia ha fatto da sfondo ai festeggiamenti lo scorso sabato 22 giugno. Dopo il benvenuto nella storica sede di S. Martino di Lupari, la visita al reparto produzione, agli uffici direzionali e al Museo aziendale. Ospiti, i responsabili delle filiali estere e quaranta clienti top provenienti da tutto il mondo. Nel pomeriggio, visita della splendida Villa Contarini a Piazzola sul Brenta, per poi concludere la giornata nella magica città delle gondole. Ma è proprio grazie all’unione familiare che tutto questo è stato possibile: «Io sono riuscito a portare avanti l’azienda grazie al tanto lavoro e ai sacrifici che talvolta mi hanno costretto a stare lontano dai miei figli – afferma Pettenon -, ma attraverso la condivisione e la partecipazione reciproca in famiglia, tutto è andato per il meglio e mia moglie è stata capace di coprire la mia assenza. Ecco come, da azienda produttrice di lucidi per calzature, cere e detergenti domestici, nel corso di questi settant’anni Fila è diventata una solida realtà nelle soluzioni per la pulizia e il trattamento delle superfici, raccomandata da oltre 200 produttori internazionali di pavimenti e rivestimenti.

Sono passati 70 anni dalla fondazione di Fila – afferma Pettenon – siamo cresciuti anno dopo anno cogliendo le opportunità per poterci sviluppare e innovare anche dai momenti meno facili ed oggi stiamo vivendo una seconda giovinezza. Negli anni abbiamo progressivamente modificato la nostra identità, passando da un prodotto di largo consumo ad una forte specializzazione con un focus particolare sul target professionale. E, anche se il momento economico che sta attraversando il Paese è critico, vogliamo migliorare ancora, con forte determinazione e il sostegno di una visione strategica chiara, basata sull’attenzione al cliente, sulla capacità di innovare attraverso un grande impegno nella ricerca, sulla presenza nei mercati internazionali, sulla collaborazione con i produttori”.

Ad oggi, Fila è il marchio di soluzioni per la protezione e la manutenzione delle superfici raccomandato da oltre 200 produttori internazionali di pavimenti e rivestimenti, che consigliano ai propri clienti i sistemi di trattamento Fila a garanzia di  affidabilità, qualità ed efficacia. Molti, in Italia e all’estero, gli interventi di prestigio eseguiti con i sistemi di trattamento Fila, perfetti sia nelle dimore storico-artistiche, sia negli edifici contemporanei. Ultimo in ordine di tempo il Palazzo Presidenziale di Abu Dhabi, un edificio che avrà un ruolo primario a livello di struttura governativa, in cui gli oltre 450.000 mq di limestone Turca beige chiaro “Chauvigny” sono trattati con i prodotti Fila.

 

A Torino un convegno per reclamare nuove prospettive per le costruzioni

Salvare 15 mila imprese con 50mila occupati che operano in provincia di Torino. E’ questo l’obiettivo con cui si sono incontrate oggi al Collegio Costruttori Edili di Torino le associazioni della filiera del mondo delle costruzioni.

E a breve le associazioni incontreranno tutti i soggetti da cui dipende il destino delle aziende, per reclamare una prospettiva di futuro per il settore. I numeri della crisi del settore costruzioni parlano chiaro: dal 2008 sono stati distrutti almeno 34mila posti di lavoro. La produzione di materiali  si e’ più che dimezzata. Secondo i dati diffusi oggi dal 2008 al 2012 un quarto delle aziende iscritte alla Cassa Edile sono sparite e la tendenza del 2013 è la chiusura di un ulteriore 13%. Circa il 30% dei dipendenti formalmente rimasti in azienda sono, in realtà in Cassa Integrazione. Le associazioni della filiera delle costruzioni chiedono diversi interventi e ”alle amministrazioni pubbliche, ai politici ed alle banche un immediato cambio di passo e di capacità di visione per evitare di assistere passivamente ad un definitivo declino della filiera”.

Crescita del 47% del bello e ben fatto italiano nei nuovi mercati

Le importazioni dai paesi emergenti di prodotti belli e ben fatti (BBF) cresceranno fino a 169 miliardi di euro nel 2018, 54 miliardi in più rispetto al 2012, con un aumento del 47%. Oltre un terzo della domanda aggiuntiva verrà da Russia, Cina ed Emirati Arabi Uniti. I prodotti BBF sono costituiti da beni di fascia medio-alta (escluso il segmento del lusso) nell’alimentare, nell’arredamento, nell’abbigliamento e tessile casa, nelle calzature. A questi settori si aggiungono, per la prima volta in questa edizione, l’occhialeria e l’oreficeria-gioielleria.

La quota di mercato italiana sull’import di beni BBF nei mercati analizzati era nel 2011 dell’8,7%. Se questa quota restasse inalterata,nel 2018 le importazioni di BBF made in Italy in quei paesi aumenterebbero di 4,4 miliardi di euro, arrivando a 14,4 miliardi.
Questi i principali risultati della IV edizione della ricerca “Esportare la dolce vita” 2013 presentata recentemente in Assolombarda da Centro Studi Confindustria e Prometeia, con il contributo di ANFAO, Assocalzaturifici, Federalimentare, FederlegnoArredo, Federorafi e Sistema Moda Italia, sul posizionamento dei beni di fascia medio-alta nei settori chiave del made in Italy e sulle opportunità che i nuovi mercati offrono alle imprese che propongono prodotti non solo di qualità, ma dal forte contenuto evocativo.Il rapporto elabora le stime delle importazioni di beni del bello e ben fatto nei 30 principali mercati emergenti per il periodo 2013-18. Le vendite italiane all’estero di BBF sono state di 61 miliardi di euro nel 2012, il 15,5% del totale delle esportazioni manifatturiere italiane. Il 32% viene dall’alimentare, il 27% dall’abbigliamento e tessile casa, il 16% dai beni d’arredo, il 12% dalle calzature, l’8% dall’oreficeria-gioielleria e il 4% dall’occhialeria.
Nel 2018, si legge nel rapporto, ci saranno 194 milioni di nuovi ricchi in più rispetto al 2012, cioè persone con un reddito annuo superiore a 30mila dollari (a prezzi 2005 e a parità di potere d’acquisto), in grado di comprare beni belli e ben fatti. La metà dei nuovi ricchi risiederà nei principali centri urbani di Cina, India e Brasile, ma la classe benestante si sta ampliando anche in paesi più vicini all’Italia, dove la nostra quota di mercato nelle vendite di beni BBF è maggiore, come Russia e Turchia.
Nonostante le enormi prospettive offerte dai nuovi mercati, le imprese italiane si trovano a operare in contesti difficili. La concorrenza è più ardua: sempre più aziende, data la debolezza della domanda interna europea, orientano gli sforzi commerciali verso i mercati emergenti. E maggiori diventano le barriere e i dazi che questi stessi paesi spesso innalzano per contrastare l’ingresso dei prodotti esteri.Per sostenere le imprese nel percorso di internazionalizzazione, nell’edizione 2013 del rapporto viene presentato un aggiornamento dell’analisi delle barriere commerciali, che ostacolano l’espansione del BBF nei principali paesi emergenti, con un’attenzione particolare ai settori new entry dell’occhialeria e oreficeria-gioiellieria. Vengono, inoltre, esaminati alcuni punti di forza del BBF italiano: la produzione culturale italiana, che rafforza l’immagine del BBF nel mondo trasmettendo valori e contenuti dell’Italian style of life; l’importanza della filiera del BBF, che garantisce la qualità del prodotto italiano e rafforza ulteriormente l’immagine che all’estero viene percepita del made in Italy; il tessuto imprenditoriale del BBF, composto da 15mila imprese che esportano prevalentemente prodotti del BBF, e rappresentano un quinto delle imprese manifatturiere esportatrici italiane, e hanno un’elevata vocazione internazionale nonostante la dimensione contenuta. Infine, un focus dedicato alla Cina esplora le cinque regole da seguire per entrare nel mercato cinese con più elevate probabilità di successo: conoscere l’andamento dei consumi e delle forze che lo alimentano; analizzare il profilo dei consumatori; selezionare le aree urbane con migliori prospettive; conoscere gli ostacoli commerciali all’ingresso dei propri prodotti; analizzare i canali di accesso al mercato, cioè il sistema distributivo.


Rondinegroup e Seramiksan uniscono le proprie forze

Rondinegroup si internazionalizza aprendo il proprio capitale sociale a Seramiksan, gruppo ceramico turco leader nella produzione di piastrelle e sanitari. L’accordo, che conferma Lauro Giacobazzi Presidente e AD di Rondinegroup, prevede una compagine societaria paritetica al 50%.

Le due aziende mantengono una reciproca, completa autonomia gestionale, operativa e commerciale, anche se molte appaiono le possibili sinergie sul versante della distribuzione su diversi mercati di sbocco, ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, creazione di nuove opportunità di business sui mercati internazionali. “Per Rondine si apre una nuova fase della propria storia -ha dichiarato Lauro Giacobazzi-  e prosegue “il processo di globalizzazione dell’economia richiede nuovi approcci e percorsi che la nostra azienda ceramica a deciso di intraprendere con un partner industriale leader del settore ceramico, in Turchia e nel mondo”

Rondinegroup occupa 286 dipendenti, con un fatturato consolidato 2012 di 63milioni di euro. Il fatturato del primo emestre 2013 è stimato in crescita del 23% rispetto al semestre 2012, con una previsione per l’esercizio in corso di circa 73milioni di euro.

Seramiksan è uno dei più importanti produttori di ceramica in Turchia, con una capacità produttiva di 28milioni di metri quadrati di piastrelle ed occupa 1040 dipendenti.

 

 

Mutui: negli ultimi 5 mesi accolte il 7% delle domande

In Friuli Venezia Giulia i mutuatari più giovani, in Liguria i mutui con la durata più bassa

 Ottenere un mutuo è più semplice nelle Marche, in Lombardia e in Liguria

Male nel Mezzogiorno, lì la percentuale scende sotto il 5%

Il mutuo resta affare difficile per gli italiani, ma l’impresa è decisamente più ardua in alcune regioni e più semplice in altre. Mutui.it, in collaborazione con Facile.it ha analizzato oltre 5.000 fra richieste di finanziamento presentate e mutui erogati nel periodo gennaio-maggio 2013, rilevando un leggero aumento della percentuale di ottenimento del finanziamento; rispetto alla rilevazione precedente si passa dal 5% al 7%: pur in salita continua ad essere molto basso il numero delle domande presentate che si concretizzerà in un mutuo casa. Questo il dato generico, che varia guardando alle regioni di residenza di chi effettua la richiesta. «L’analisi della distribuzione dei finanziamenti per l’acquisto della casa lungo il territorio nazionale – spiega Lorenzo Bacca, responsabile business unit mutui dell’azienda è uno specchio delle differenze tra gli italiani in termini di distribuzione di lavoro, risorse e opportunità: il Sud si trova ad avere un terzo delle già scarse possibilità di ottenere un mutuo per l’acquisto di una casa che si hanno nel Nord del Paese. Il fenomeno rappresenta la prova del fatto che l’Italia continua a viaggiare a due velocità.»

I più avvantaggiati sono, in assoluto, i cittadini delle Marche, della Lombardia e della Liguria: qui siamo al di sopra della media nazionale, con percentuali di approvazione prossime o superiori al 10%. Seguono, sempre con cifre più alte della media nazionale, regioni come Piemonte (8,7%), Lazio e Umbria (entrambe al 7,5%). Per trovare una regione del Mezzogiorno occorre andare oltre la metà della classifica, e scendere sotto la media italiana: in Campania ottiene il mutuo solo il 5,0% dei richiedenti, in Basilicata il 4,8%, in Puglia il 4,7%, mentre il fanalino di coda della classifica è rappresentato dalla Calabria, dove nemmeno 4 richieste su cento vengono accordate.

L’età dei richiedenti: a fronte di un’età media nazionale di 39 anni, i più giovani a presentare domanda di mutuo sono i cittadini del Friuli Venezia Giulia, che hanno mediamente 37 anni quando si presentano in Banca, mentre i più attempati sono quelli di Umbria, Calabria e Campania, che provano ad ottenete il finanziamento quando hanno già compiuto 41 anni. La durata media (che a livello nazionale è di 22 anni) sale a 26 anni in Abruzzo e scende sotto i 19 anni in Toscana.

 

Di seguito la classifica delle regioni italiane in base al rapporto tra le domande di finanziamento e le effettive erogazioni:

 

Regione

Rapporto tra domande di mutuo ed erogazioni

MARCHE

10,0%

LOMBARDIA

9,7%

LIGURIA

9,7%

PIEMONTE

8,8%

LAZIO

7,5%

UMBRIA

7,5%

TOSCANA

7,4%

VENETO

7,3%

FRIULI VENEZIA GIULIA

7,0%

ABRUZZO

7,0%

EMILIA ROMAGNA

5,5%

CAMPANIA

5,0%

BASILICATA

4,8%

PUGLIA

4,7%

MOLISE

4,3%

SARDEGNA

4,1%

SICILIA

4,1%

CALABRIA

3,8%

TRENTINO ALTO ADIGE

n.a.

VALLE D’AOSTA

n.a.

Approvato il decreto del fare, primo passo per la ripresa

C’é voluto un vero e proprio cdm fiume, durato quasi 5 ore, per varare il primo importante pacchetto a sostegno dell’economia del Governo Letta. Il decreto legge ‘del fare’ che il premier ha definito “di rilancio dell’economia del Paese”.  Un decreto che verrà accompagnato da una pioggia di provvedimenti che mirano alla semplificazione burocratica, allo snellimento del rapporto di cittadini e imprese con la pubblica amministrazione e che sarà varato mercoledì. Per venerdì invece è stato fissato l’esame del ‘pacchetto lavoro’. In arrivo allora norme per ridurre le bollette elettriche di 550 milioni di euro; 5 miliardi di euro per sostenere le imprese che vogliono investire in macchinari; 3 miliardi di euro per opere pubbliche (di cui 2 per quelle strategiche), che consentiranno la creazione di 30 mila posti di lavoro; l’impignorabilità della prima casa nel caso sia l’unico bene. Ma anche 1.500 nuovi posti per professori ordinari e altrettanti per ricercatori; la liberalizzazione di internet, con l’uso del wifi senza la richiesta di identificazione personale; l’abbattimento di 450 milioni di oneri a carico delle imprese. Infine, la rimodulazione della tassazione sulle imbarcazioni, lasciandola intatta per le grandi barche, annullandola per quelle piccole e dimezzandola per quelle medie, con lunghezza fra i 18 ed i 20 metri. Misure concrete, accompagnate da quelle di semplificazione, con la “rivoluzionaria” (parola di premier) novità dell’introduzione in via sperimentale di di un indennizzo per il ritardo nei procedimenti da parte della P.A. Tutte misure che – come ha spiegato il Presidente del Consiglio – hanno trovato “grande coesione” all’interno del cdm. Provvedimenti che servono a dare la “possibilità agli italiani che vogliono fare di poter compiere quegli interventi necessari per rilanciare l’economia del Paese” e che riguardano “Equitalia e il rapporto tra fisco e cittadini”, con la precisa volontà di “una lotta senza quartiere all’evasione fiscale senza però un atteggiamento punitivo”, per puntare ad “un fisco amico soprattutto nei confronti di chi ha difficoltà”. Un tema, quello del fisco, su cui ha voluto soffermarsi anche il vice premier Angelino Alfano. “E’ una rivoluzione perché rimette al centro il cittadino“, ha detto, aggiungendo che il Governo ha “centrato tutti gli obiettivi: è un provvedimento pesante che peserà tanto sul piatto della bilancia che si chiama sviluppo”. Di “terapia d’urto” per la giustizia civile ha parlato la titolare della Giustizia Cancellieri, che ha posto l’accento sul fatto che grazie alle nuove misure ci sarà lo smaltimento di 1 milione e 200 mila pratiche arretrate, cui si aggiungono provvedimenti “sull’organizzazione dei processi in modo che togliendo la zavorra i processi siano più veloci”. “Cercheremo di agevolare l’iter per l’ottenimento della cittadinanza dando una soluzione a tutti gli errori burocratici – ha detto infine il ministro Cecile Kyenge – E’ importante che questi giovani nati e cresciuti in Italia non si vedano negata la cittadinanza per problemi burocratici”.

 

Sai come sta andando l’edilizia?

La risposta su questo numero con i dati Cresme aggiornati ad aprile 2013 e le previsioni di sviluppo del settore costruzioni per i prossimi anni.

Inoltre, gli interventi del primo tavolo tecnico di YouTrade, in preparazione del VI Convegno Nazionale YouTrade che si terrà a Bergamo martedì 24 settembre 2013. Parola d’ordine: adattarsi al mercato che cambia, come il camaleonte mascotte dell’evento.

 

E ancora tante altre notizie e approfondimenti sulle novità del settore.

 

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Industria ceramica italiana: 2012 ottima annata grazie a un export del 75%

Oggi, in occasione dell’Assemblea 2013 di Confindustria Ceramica sono state presentate le indagini statistiche relative ai diversi comparti che compongono l’industria ceramica italiana. Sono 267 le industrie di piastrelle di ceramica, ceramica sanitaria, stoviglie e materiali refrattari attive nel 2012, che occupano 36.001 addetti e che hanno fatturato 6,60 miliardi di euro complessivi, grazie a vendite oltre confine per l’75%.

Le piastrelle di ceramica prodotte in Italia.

Sono 159 le aziende (-4 rispetto al 2011) presenti sul suolo italiano, dove sono occupati 21.355 addetti (-3,76%), che nel corso del 2012 hanno prodotto 367,2 milioni di metri quadrati (-8,31%) tali da consentire vendite per 382,2 milioni di metri quadrati     (-7,48%). Debole è la dinamica dei mercati di destinazione, che registra in Italia un ulteriore crollo del -19,81% (91,9 milioni di metri quadrati nel 2012) ed una lieve flessione del -3,11% nelle esportazioni, ora pari a 289,0 milioni di metri quadrati. Il fatturato totale, 4,58 miliardi di euro (-2,85%) derivano per 3,66 miliardi dalle esportazioni (+2,60%) e da 919 milioni di metri quadrati da vendite sul territorio nazionale (-19,82%). Significativi sono gli investimenti, in ulteriore forte crescita: 255,5 milioni di euro, in crescita del +2,83% rispetto al 2011, valore superiore al 5,5% del fatturato annuale.

Le piastrelle di ceramica prodotte all’estero in aziende controllate da gruppi italiani.

Anno particolarmente brillante per le le aziende industriali localizzate in paesi esteri, ma societariamente riconducibili a gruppi ceramici italiani. Le 20 operations produttive all’estero registrano un numero stabile di addetti (7.500, +49 unità nell’anno) per una produzione complessiva – tra nord America ed Europa – di 139,6 milioni di metri quadrati (+14,75%) e vendite per 141,5 milioni (+11,1%). Si conferma il fenomeno dell’ internazionalizzazione produttiva destinata a servire il mercato sede dello stabilimento: sono 116,1 i milioni di metri quadrati venduti nella stessa nazione di produzione, con una quota del totale pari all’82%, mentre sono 25,4 milioni di metri quadrati (+17,6%) le esportazioni in paesi terzi. Il fatturato nel 2012 ha raggiunto 1.195 milioni di euro (+14,3%), derivanti da 983,4 milioni da vendite domestiche (+13,4%) e da 211,7 milioni (+18,73%) per le esportazioni.

La ceramica sanitaria.

Si confermano 41 le aziende produttrici di ceramica sanitaria, 36 delle quali localizzate nel distretto di Civita Castellana (Viterbo), che occupano complessivamente 4.041 dipendenti (-3,69%), che hanno prodotto 4,12 milioni di pezzi (-10,37%) e venduto 3,88 milioni di pezzi (-13,42%), usciti dalle fabbriche italiane. Il fatturato è di 337,7 milioni di euro (-10,71%), derivanti per 125 milioni (-21,69%) da vendite sul mercato nazionale e da 212,7 (-2,67%) dalle esportazioni, la cui quota in valore sul fatturato ha raggiunto il 56,41%. Crollano, secondo le rilevazioni Istat, le importazioni di sanitari dall’estero: 85,4 milioni di mezzi, -13,03%)

L’industria dei materiali refrattari.

Le 35 aziende attive nella produzione di materiali refrattari presenti sul territorio nazionale (-2 sul 2011) occupano 2.219 addetti (+10 rispetto al 2011) per una produzione pari a 486.336 tonnellate (-7,72%)  e vendite a 487.411 (-7,11%). Le vendite in Italia hanno raggiunto nel 2012 le 320.219 tonnellate (-7,70%), che ora sono pari al 65,7% dei volumi complessivi venduti. Il fatturato totale, ora pari a 426,6 milioni di euro, deriva da vendite sul territorio nazionale per 268,2 milioni di euro (-7,52%), da 95,8 milioni di esportazioni comunitarie (-1,28%) e da 62,5 milioni di euro da esportazioni extracomunitarie (+0,82%).

Le stoviglie in ceramica.

Le 10 aziende industriali italiane (-2 rispetto al 2011) occupano 786 dipendenti (-20,85%) per una produzione (e vendita) di 13.200 tonnellate di prodotto finito, in calo rispettivamente del 18,34% e del 18,61%. In calo le esportazioni (+26,22%) ora pari a 2.600 tonnellate e le vendite in Italia (16,51%) delle vendite in Italia, ora pari a 10.500 tonnellate. Il fatturato 2012 è pari a 52,3 milioni di euro di cui 41,7 milioni di euro dall’Italia (-22,26%) e per 10,6 milioni di euro di esportazioni (-36,49%). Di particolare rilievo è l’adozione, da maggio 2013, di misure antidumping sulle importazioni di stoviglie cinesi in Europa, con valori di dazi per i prossimi 5 anni compresi tra il 13,1% ed il 36,1% a seconda dei diversi esportatori cinesi.

Il primo trimestre 2013 delle piastrelle di ceramica.

Segnali di rallentamento nell’economia europea, aggravamento della congiuntura immobiliare italiana e conferma della positiva intonazione sui mercati extra europei sono gli elementi che caratterizzano l’andamento del primo trimestre del 2013. A fronte di una forte espansione del fatturato verso i paesi extracomunitari (+9,59% il dato complessivo, con crescite a doppia cifra in Russia, Stati Uniti, Africa ed Australia) si contrappone una flessione di alcuni punti percentuali sui mercati europei ed il crollo delle vendite sul mercato interno (-11,55%) che si somma alle forti perdite già registrate nel corso del 2012.

Speciale partizioni interne

Dividono gli spazi, ci isolano dai rumori, assicurano l’isolamento termico, gestiscono la sicurezza statica dell’intero organismo edilizio, la sicurezza alle effrazioni, alle radiazioni e al fuoco, permettono l’alloggiamento degli impianti: sono le pareti interne, diventate negli anni sistemi sempre più evoluti e tecnologici, oltre che molto più attenti all’eleganza e al design.

Tante le proposte delle aziende produttrici: sistemi dalle prestazioni avanzate che garantiscono qualità abitativa interna, salubrità degli ambienti e la possibilità di creare effetti suggestivi. YouTrade offre una panoramica delle diverse tipologie di partizioni interne, da quelle opache portanti (murature e setti) a quelle portate (fisse, spostabili, mobili, attrezzate, serramenti interni), trasparenti prefabbricate e in opera. Da non perdere anche la rassegna dei prodotti e sistemi più innovativi per creare pareti interne a regola d’arte.

 

Per leggere lo Speciale Pareti Interne, clicca qui.

La Russia sceglie il made in Italy

Il nuovo museo politecnico di Mosca
parla italiano; ad aggiudicarsi l’ambita
commissione, dopo un concorso
internazionale, è stato infatti il progetto
di Massimo Fuksas, uno degli archistar
italiani più famosi al mondo. Il complesso
verrà realizzato sulle colline dei Passeri,
nel campus universitario di Lomonosov, ed
entro il 2017 i curiosi potranno iniziare a
vivere questo edificio che punta a divenire
il simbolo del trionfo delle tecnologie e
dell’informazione. La struttura occuperà
una superficie di ben 40mila metri
quadri e andrà a sviluppare quattro
blocchi verticali completamente rivestiti
da una lamina in rame. Queste strutture
sembreranno letteralmente volare, in
quanto appoggiate su una piattaforma
trasparente, unica parte dell’edificio
aperta sulla città. Questo piano d’appoggio
ospiterà oltre all’ingresso anche le sale
per incontri e conferenze e bookshop
mentre nei tre piani superiori, ospitati
nelle irregolari masse dei blocchi verticali,
verranno distribuite le varie sale del museo,
i laboratori e gli altri laboratori scientifici.
Per la realizzazione di questa nuova casa
della tecnologia verranno spesi oltre 180
milioni, un investimento importante
coperto grazie ad una partnership
russa e finanziato da un consorzio di
banche e privati. Così come la cultura e il
sapere possono essere rappresentati con
luminosità e leggerezza allo stesso tempo
l’architettura pensata dall’architetto
italiano punta decisa a ricreare un simbolo
per la nuova generazione. L’architetto
italiano ha definito l’opera: «Uno dei
progetti più belli, e una vittoria italiana.
Una nuova struttura che ospiterà un museo
ed un centro educativo che dovranno
essere una pietra miliare luminosa e
rispecchiare l’immagine della nuova
generazione». Un progetto stilisticamente
efficace e al contempo in grado di superare
all’unanimità anche la valutazione
di funzionalità votata dalla seconda
commissione a Berlino.

Marcatura Ce: arriva il construction product regulation

La marcatura Ce relativa alla commercializzazione dei prodotti da costruzione a partire da luglio dovrà raccontare molto di più di ogni singolo materiale; entrerà infatti in vigore il “Construction Product Regulation” approvato dal Parlamento Europeo. Finora il marchio Ce comunicava all’acquirente il semplice rispetto di alcune specifiche tecniche del materiale, ora andrà anche a descrivere determinate prestazioni grazie alla Dichiarazione di Prestazione, che soggiace a parametri comuni a livello europeo e sostituirà la dichiarazione di conformità. Le stesse procedure per l’accreditamento del marchio hanno subito delle semplificazioni al fine di agevolare l’opera delle piccole e medie imprese rendendo però i criteri per la certificazione molto più restrittivi. In un periodo di rivoluzione dal taglio green diviene, inoltre, di cruciale importanza il settimo requisito delle opere da costruzione ovvero l’uso sostenibile delle risorse naturali. La sostenibilità è il tema caldo degli ultimi anni e sta coinvolgendo sempre più anche la filiera edile che si ritrova a dover agire in maniera tale da concepire, realizzare e demolire sempre nel rispetto delle risorse naturali. Obiettivo imprescindibile di questo comportamento devono essere i temi della durabilità delle opere di costruzione, l’uso di materie prime e secondarie ecologicamente compatibili e infine la garanzia della riutilizzabilità e riciclabilità delle opere di costruzione. Questo passaggio epocale comporterà anche un’obbligatoria presa di responsabilità delle imprese produttrici che dovranno impegnarsi nel dichiarare le effettive prestazioni dei prodotti immessi sul mercato. Allo stesso tempo però questo regolamento andrà a premiare quelle aziende che da diversi anni hanno investito nell’ottimizzazione e nell’innovazione costante dell’offerta produttiva.
 

Un batterio per riparare le strutture in cemento

L’Olanda sta diventando terra di novità per il comparto edile e fra le tante troviamo il cemento auto-rigenerante studiato e sviluppato da alcuni ricercatori della DELFT Technical University: il microbiologo Henk Jonkers e Eric Schlangen,  studiosa specializzata nella tecnologia dei materiali. I due ricercatori hanno ideato un nuovo cemento intelligente e naturale in grado di
sfruttare alcune proprietà batteriche per ricostituire crepe e fessure. La scoperta è avvenuta nel corso di una serie di esperimenti nei quali i due ricercatori hanno mescolato alle miscele cementizie alcune particolari famiglie di batteri ancora viventi. Alcune di queste sono sopravvissute nel tempo spingendo i due ricercatori a scegliere di inoculare nella miscela il batterio innocuo conosciuto
come Bacillus. Questa spora è in grado di attivarsi in seguito al contatto diretto con l’acqua, sostanza che tipicamente penetra soprattutto in fessure e crepe. L’acqua permette il risveglio del batterio che inizia la sua proliferazione andando così a otturare gli spazi dati dalle rotture del cemento. Una rigenerazione autonoma permessa da questa nuova soluzione cementizia che verrà facilmente certificata BIO grazie alla presenza nell’impasto di sostanze naturali come il lattato di calcio, presente in quanto fornisce nutrimento ai Bacillus. Un’innovazione ancora in via di sperimentazione, infatti al momento il batterio consente la riparazione di fessure che non superino gli 0,5 mm ed è in grado di interagire solo con alcune specifiche miscele. Gli esperimenti comunque continuano, soprattutto nell’ottica di preservare al meglio gli agenti di guarigione anche nella fase più delicata come quella del suo inserimento in miscela, e puntano nel giro di sei mesi a risolvere le varie problematiche al fine di riuscire a vendere il brevetto ad una delle tante  imprese interessate.