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Faraone per Just Cavalli

 

Il Flagship Store Just Cavalli a New York, SoHo fa parte dei lavori “collezionati” da Faraone. 525 metri quadri distribuiti su due piani, in un’articolazione degli spazi pensata in stile loft metropolitano; al suo interno è presente l’elegante scala Mathis, progettata da Faraone, che unisce i piani dello store, composta  interamente da vetro temperato, stratificato triplo 10, con accessori e corrimano in acciaio inossidabile marchiati Just Cavalli; rappresenta un modello di personalizzazione assoluta e carattere unico.

Un eccentrico tessuto di pitone Roberto Cavalli è stato applicato in uno dei due strati di PVB inseriti tra le lastre di vetro dei gradini.

A delimitare la scala, ai lati del piano superiore, è presente la balaustra Ninfa, caratterizzata da vetro stratificato 10+10+1,52 SGP.

Trasparenza, integrazione e perfetta personalizzazione sono il risultato dell’inserimento di Mathis all’interno dello spazio Just Cavalli.

Confindustria: Imu, mazzata sui capannoni

Una mazzata sugli immobili strumentali. Lo denuncia la Confindustria di Padova. A 20 giorni dal saldo dell’Imu, tra balletti di cifre e sigle (Iuc, Trise), l’unica certezza è l’ennesima stangata sulle imprese. Secondo il sondaggio dell’associazione degli industriali nella provincia veneta, l’aliquota media sui fabbricati produttivi accatastati nel gruppo D è passata dallo 0,82% del 2012 (quando subì un primo rialzo rispetto allo 0,76% base) allo 0,84% di quest’anno, a cui va aggiunto l’incremento automatico del moltiplicatore della rendita catastale (da 60 a 65). Un mix che fa salire il conto dell’Imu in media dell’11% rispetto all’anno scorso e addirittura dell’82% rispetto al 2011, ultimo anno di applicazione dell’Ici. Almeno il 20% dei Comuni padovani ha già deliberato l’aumento dell’aliquota sui fabbricati produttivi, ma molti devono ancora decidere (entro il 30 novembre). Un orientamento che comporterà per le imprese padovane, tra prima rata e saldo, il pagamento di oltre 74 milioni di euro, con un maggiore esborso di 7,3 milioni rispetto al 2012 e addirittura di 34 milioni rispetto alla vecchia Ici. In termini percentuali, nessun’altra tipologia di immobili ha visto un rincaro così marcato. Per le imprese insomma, si profila un ingorgo fiscale di fine anno che, tra Imu, Tares, acconti Irpef, Ires e Irap, peserà come un macigno su bilanci già provati dalla crisi.

Beagle CO contro il monossido di carbonio

Beagle CO è il nuovo dispositivo di Seitron, creato per la sicurezza degli ambienti contro le fughe di CO. Affianca gli altri dispositivi dell’azienda per metano e GPL. Alloggiato nell’elegante custodia in ABS può essere installato sia su scatola da incasso a due moduli sia in appoggio a parete. Il cuore del rivelatore è il sensore elettrochimico di CO: si tratta di un dispositivo precalibrato montato su un modulo estraibile, che rende semplice la sua sostituzione al termine dei circa cinque anni di vita utile.

Per prevenire i rischi legati al monossido di carbonio entra in azione Beagle CO, completo di dispositivi precisi e affidabili che garantiscono una comunicazione intuitiva ed efficiente con l’utente. Il tasto “T”, presente sulla parte frontale, attiva due funzioni: Test e Tacitazione. Con la prima si accendono i led verde, giallo e rosso, si attiva il cicalino e si chiude il relè di allarme, semplicemente tenendo premuto il tasto per due secondi. Con la seconda, se attivata ad allarme in corso, il cicalino viene inibito per 5 minuti.

I tre colori dei led, inoltre, hanno un preciso significato. Il verde indica lo stato di strumento alimentato e di funzionamento; il rosso acceso fisso indica, insieme al suono del cicalino e alla chiusura del relé, lo stato di allarme; il giallo lampeggiante segnala un guasto dello strumento o la fine vita del modulo di misura del CO.

 

Infine, quando è rivelato un allarme dopo 30 secondi, viene attivato un relé SPDT da 5(2) A, che può chiudere un elettrovalvola sull’alimentazione del combustibile oppure far partire un ventilatore. Se la concentrazione di CO torna sotto le 25 ppm per almeno 5 minuti, l’allarme viene tacitato automaticamente.

Il rivelatore Beagle CO assicura quindi una protezione completa e assoluta contro l’avvelenamento da CO.

Riqualificazione sotto la lente con RE-Build

Riqualificazione al primo posto. Con questo obiettivo REbuilding network, rete di imprese composta da iGuzzini, Habitech, Harley&Dikkinson Finance, Riello, Saint-Gobain Italia e Schneider Electric, si presenta come riferimento nel settore della riqualificazione dell’esistente in chiave ecosostenibile. Con questo spirito REbuilding network partecipa a Re-Build 2013, convention sulla riqualificazione e gestione sostenibile degli edifici in programma al palazzo dei Congressi di Riva del Garda il 26 e 27 novembre. REbuilding network sarà anche al centro della sessione dal titolo «L’approccio integrato alla riqualificazione edilizia: ripensare la filiera per riqualificare il mercato», che si propone come un’opportunità per l’intero settore. Partecipano alla discussione Silvia Rovere di Assoimmobiliare, Claudio Cont di Habitech, Andrea Ceoletta di Harley & Dikkinson Finance, Piergiovanni Ceregioli di iGuzzini, Alessandro Fanchin di Riello, Bruno Rossetti di Saint-Gobain, Ivan Mangialenti di Schneider Electric e di Maurizio Cannone, direttore di Monitor Immobiliare, in qualità di moderatore. «Con la nostra partecipazione a REbuild ci siamo impegnati ad affrontare concretamente una svolta nel mercato immobiliare ed edile italiano», ha dichiarato Alessandro Ponti, amministratore di Harley & Dikkinson Finance e Presidente di REbuilding network, «sei imprese di primaria importanza si sono unite per portare avanti un progetto di integrazione e convergenza sulla riqualificazione sostenibile dell’esistente e sui processi di gestione smart degli edifici pubblici e privati. Ognuna delle sei aziende mette a fattor comune competenze, esperienze e tecnologie, per porsi come un unico interlocutore nei confronti della committenza e di tutta la filiera. Non si tratta semplicemente per ogni azienda parte della rete di offrire la propria tecnologia, ma di integrarla con quella delle altre offrendo insieme una soluzione unica, frutto dell’integrazione».

Torna Made expo, ma a marzo 2015

Torna Made expo, ma a marzo. La polemica per la sovrapposizione con il Saie e un confronto  con aziende espositrici, associazioni e opinion leader del settore edilizia e costruzioni, involucro, architettura e design di interni, ha prodotto la decisione di cambiare. Sul calendario internazionale delle grandi fiere di settore il Made expo sarà stabilmente negli anni dispari e durante marzo, a partire dall’edizione 2015 (per la precisione dal 18 al 21 marzo 2015 a Fiera Milano Rho). Il mese di marzo, secondo gli organizzatori, è una scelta di lungo periodo che permetterà, dal 2015 in poi, la stabilità della data. «Marzo consente a Made expo una collocazione ottimale nel calendario delle grandi fiere europee del settore costruzioni», commenta Giovanni De Ponti, amministratore delegato di Made expo. «Tale da permettere con maggiore efficacia la partecipazione degli espositori e la visita degli operatori internazionali. Made expo vuole essere un partner delle aziende, focalizzato sul creare occasioni di business attraverso la generazione di contatti con un target italiano ed internazionale qualificato e interessato all’offerta delle aziende espositrici e vuole altresì proporre un format fieristico mirato su cui attrarre visitatori professionali qualificati e interessati a un approccio B2B su scala internazionale. La collocazione a marzo e la biennalità vogliono essere la risposta all’esigenza di razionalizzazione dell’offerta fieristica italiana, consentendo alle aziende di concentrare in un unico evento fieristico la presentazione al mercato, nel primo trimestre, delle novità e di pianificare le successive campagne di promozione e vendita». 

Navello spiega perchè scegliere una finestra in legno

Perché scegliere una finestra in legno? Navello, la storica azienda piemontese specializzata nella produzione di serramenti, spiega perché. In cinque buoni motivi.

 

1. Il legno è un materiale naturale e una risorsa rinnovabile

Navello aderisce al sistema di Due Diligence contro il taglio illegale delle foreste, non utilizza colle che rilascino -anche se in parti minime- sostanze tossiche nell’ambiente e impiega unicamente vernici all’acqua.

 

2. Il legno ha proprietà isolanti

Navello abbina alle proietà isolanti del legno, soluzioni costruttive che garantiscono protezione in tutte le stagioni e per tutte le latitudini. Vetrocamere di ultima generazione con gas argon, canaline “warm edge” in acciaio inossidabile e polipropilene con una capacità isolante più elevata rispetto alle normali canaline in alluminio, soglie a taglio termico e guarnizioni maggiorate.

 

3. Risparmio in bolletta

Tagliare i costi di riscaldamento e climatizzazione è possibile. Per migliorare l’efficienza energetica di casa, si può partire dalla sostituzione dei serramenti, operazione che permette tra l’altro di accedere agli incentivi fiscali del 65%, in vigore fino a dicembre 2014. Ogni serramento Navello è provvisto di un attestato energetico che ne certifica le prestazioni termiche.

 

4. Estetica che dura nel tempo

Navello ha selezionato prodotti in grado di proteggere le superfici naturali dai danni dell’invecchiamento e dall’aggressione degli agenti atmosferici. Con sole tre applicazioni all’anno e un normale panno in microfibra, è possibile evitare ulteriori interventi di manutenzione.

 

5. Sicurezza

Dotazioni antieffrazione, maniglie di sicurezza, zanzariere, teli filtranti per regolare il passaggio di luce e calore, veneziane motorizzate e inserite direttamente nella vetrocamere. Sono solo alcuni dei molti accessori che Navello rende disponibili per ogni modello di finestra.

 

Immagine in anteprima: Navello – La famiglia Navello (Ph A. Lercara)

Nuda proprietà, aumento esponenziale

Aumentano le vendite immobiliari in nuda proprietà: nei primi dieci mesi del 2013, secondo Confabitare (l’associazione di proprietari immobiliari), l’incremento è stato del 12,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In Italia 85mila anziani hanno scelto questa formula, soprattutto nelle grandi città, cioè la vendita con il diritto di usufrutto. I pensionati coinvolti hanno un’età media di 75 anni e percepiscono una pensione media mensile di poco superiore ai 1.100 euro. 

Gran Premio Internazionale di Architettura BigMat ’13: vince il Belgio

Il Gran Premio Internazionale di Architettura BigMat ’13, del valore di 30mila euro, consegnato ieri sera a Granada, è stato vinto da un’innovativa struttura belga, la Eishout Kitchen Tower Campus Coovi di Xaveer de Geyeter Architects, realizzata a Bruxelles. Un progetto che sviluppa una torre verticale con all’interno una scuola di cucina. La scelta della giuria è dettata oltre che dalla semplicità formale del progetto anche dalla sua forza plastica, dal suo creare un nuova idea di circolazione e per il suo essere un ottimo risultato dal punto di vista edilizio. Inoltre la torre oggi rappresenta un punto di riferimento per una città che necessitava di una pietra miliare nel suo panorama urbano altrimenti destinato all’assenza d’identità come è appunto Bruxelles.

A trionfare nella sezione italiana (5mila euro il riconoscimento) è stato invece il progetto Via Padovani Housing a Imola, realizzato da Lelli & Associati Architettura di Faenza. La tradizione italiana ha abituato le persone a leggere negli appartamenti residenziali di periferia un’architettura senza pretese, dettata semplicemente dalle esigenze del mercato, Via padovani House ha invece un’identità forte. L’edificio si apre allo spazio aperto, crea estroversione, le pareti giocano sulle varie profondità e la facciata si apre alla città creando un nuovo e funzionale ponte che rivaluta tutto il contesto circostante.

 

La giuria ha voluto che, insieme alla Menzione giovane architetto, si concedesse un’ulteriore Menzione al miglior intervento sul patrimonio culturale. Questo inaspettato premio è andato all’opera Hotel e Ristorante Atrio a Càceres – che ha inoltre ricevuto il premio nazionale della Spagna.  L’architettura ideata di Emilio Tunon e Luis Moreno Mansilla è stata apprezzata per il suo stile sobrio e delicato di privato relazione con la città e le architettura preesistenti.

 

La menzione giovane architetto è stata vinta dall’intervento di Hector Fernandez Elora alla Facoltà di Biologia dell’Università di Alcalà in Spagna, l’aggiunta di un nuovo modulo architettonico che ben si fonde con le architetture degli anni ’20 dell’edificio ad esso collegato. Un unione frutto della corretta composizione di tre materiali: calcestruzzo, vetro e policarbonato.

 

In chiusura i saluti del presidente di BigMat international, Claude Coutant, che ha sottolineato: «L’incrocio di qualità tra architettura e materiali. Abbellire la nostra professione, la rivendita di materiali, è il nostro obiettivo grazie all’architettura».

Tasse: sabato a Roma l’Ultimatum day

Troppe tasse, le imprese non ce la fanno più: sabato 30 novembre, alle 11, in Piazza Montecitorio, a Roma, ci sarà l’Ultimatum day, giornata di mobilitazione nazionale di commercianti, artigiani, micro e piccole imprese messe in ginocchio dal prelievo fiscale che supera il 65%. A lanciare la mobilitazione è Giuseppe Graziani, editore e presidente di Cobas Imprese, salito ripetutamente agli onori delle cronache, l’ultima volta per aver chiesto il commissariamento di Equitalia ed essersi messo letteralmente in mutande (foto) insieme con altri imprenditori. Nelle previsioni, saranno oltre 2000 imprenditori che manifesteranno contro quella che Graziani definisce «la cattiva abitudine di risolvere le questioni di bilancio del Paese con l’aumento delle imposte invece di tagliare i costi della Pubblica Amministrazione, i privilegi delle caste e i costi della politica». «Siamo felici di annunciare l’adesione degli Autotrasportatori Professionali Italiani Fiap», aggiunge Laura Madrigali, vice presidente di Italia in Movimento. 

 

Grande distribuzione al ballo del mattone

C’è sempre più concorrenza tra la grande distribuzione specializzata e i tradizionali rivenditori di materiali per edilizia. Mentre i secondi soffrono per la crisi del settore, gli scaffali delle catene di bricolage si affollano di compratori. O, per lo meno, non risentono del calo di consumi e investimenti negli stessi drammatici termini della distribuzione tradizionale. I dati sulla nicchia di mercato, cioè sul comparto di rivendite per l’edilizia, sono pochi. Più in generale, è stato rilevato che nel 2012 il settore non food ha perso 5 miliardi, arretrando a un giro d’affari di 101 miliardi. La flessione è stata del 5,5%, più che doppia rispetto a quella del 2011, quando il calo fu del 2,4 per cento. La crisi e le capacità di spesa ridotte non hanno aiutato il bricolage, che dopo un biennio all’insegna della crescita (+5%) nel 2012 ha subito una flessione delle vendite del 6% con un giro d’affari di 12 miliardi, lo stesso del 2009. E il comparto più penalizzato, secondo la valutazione dell’Osservatorio Non food 2013, è stato quello dell’edilizia e fai-da-te. In un quinquennio (dal 2008 al 2012) il fatturato di questo comparto è calato del 10%. Insomma, la flessione c’è stata, anche se minore di quella stimata per la rivendita specializzata di prodotti per l’edilizia, che ha seguito in pieno la frenata del mercato delle costruzioni. Secondo i manager di uno dei maggiori player in Italia, a favore della grande distribuzione gioca, innanzitutto, la varietà e la qualità dell’offerta, che non comprende solo materiale per l’edilizia, ma anche ferramenta e arredo per il bagno: il cliente trova tutto ed è soddisfatto.

Inoltre, dato che spesso è il cliente privato ad acquistare il materiale, la grande distribuzione è avvantaggiata da orari più elastici, spesso 7 giorni su 7, e migliore organizzazione sul punto vendita. E questo vantaggio è sensibile sia per il privato che per l’artigiano. La soluzione? Paradossalmente, non bisogna imitare la grande distribuzione. Competere su servizi come parcheggi, assistenza, logistica non è possibile per un semplice rivenditore. Occorre, invece, che il canale tradizionale individui una sua strada differente, unica, magari legata alla tradizione del territorio, alle nuovissime tecnologie, alle nicchie di mercato, agli ambiti in cui l’intervento di un progettista-prescrittore e di un vero consulente tecnico è fondamentale. 

Imprese ad energia quasi zero

Le prospettive per il mercato delle costruzioni sono ormai determinate dall’agenda europea, basata sulle basse emissioni e sul risparmio energetico. Le tecniche per costruire secondo i criteri dello “zero emission building” sono ben conosciuti. Ma le imprese italiane sono pronte a convertirsi al nuovo modo di costruire?

 

Il 20 giugno la Commissione europea ha pubblicato uno studio intitolato “I certificati di prestazione energetica negli edifici e il loro impatto sui prezzi di acquisto e di affitto in alcuni paesi europei”. Nello studio sono analizzati gli impatti positivi che il sistema di certificazione e prestazione energetica degli edifici ha sul mercato delle costruzioni, sugli scambi e sull’apprezzamento degli immobili. Lo studio ha il pregio di mettere al centro dell’analisi quanto previsto dalla Direttiva europea 2010/31/EU e di confrontarlo con le dinamiche di mercato in alcuni paesi europei, tra i quali tuttavia non c’è l’Italia, evidenziando come una migliore efficienza energetica sia riconosciuta a livello di mercato, sia per quanto riguarda i prezzi di vendita, sia per quanto riguarda il mercato degli affitti. Alcuni anni fa sempre l’UE aveva promosso degli studi e delle analisi che avevano evidenziato come la maggior parte dell’energia venga consumata nel mercato residenziale. Al fine di porre dei limiti e promuovere azioni strutturali, l’Europa ha introdotto il concetto di “zero emission building”, in Italia tradotto in “edifici a energia quasi zero”. Quasi, comunque vicino allo zero. Dunque edifici in grado di consumare molto meno di quanto consumano oggi, con risparmi notevoli relativamente sia al costo dell’energia, che alle emissioni prodotte. Tutte queste politiche riguardano, come noto, l’obiettivo 20-20-20, posto da un documento programmatico dell’UE chiamato Europa 2020. La data e le percentuali, facili da ricordare, indicano una strada obbligata: ridurre consumi ed emissioni e produrre più energia da fonti rinnovabili. L’Italia in questi anni ha fatto passi da gigante in questo senso, grazie al sistema di incentivi che dal primo conto energia in poi, ha promosso presso una grande platea di utenti, le nuovr tecnologie energetiche. E oggi, senza più incentivi, comunque vi è ancora convenienza agli investimenti in questo settore, in quanto il costo per singola unità di prodotto si è fortemente abbassato, e il ritorno economico dell’installazione di sistemi di produzione da fonti rinnovabili è ancora conveniente. Soprattutto pensando che l’energia nell’ultimo anno è cresciuta del 12%. Ma per realizzare edifici ad energia quasi zero non basta produrre energia da fonti rinnovabili, ma si devono utilizzare sistemi costruttivi in grado di ridurre le richieste energetiche, di azzerarle. Questi sistemi, ben conosciuti all’estero, soprattutto in Germania e nei paesi del Nord Europa, fanno riferimento alla “casa passiva”. Ma le tecniche e i prodotti a sostegno di queste metodologie costruttive, sono moltissime oggi e la cosa più importante, per le imprese, è essere aggiornate e al corrente delle soluzioni più innovative. E sapere applicare. Perché le case ad energia quasi zero sono case che in primo luogo isolano bene dal caldo e dal freddo, danno comfort interno elevato, esigono poca energia e in alcuni casi, anzi, producono più energia di quanta ne consumano. Ma se da un lato il mercato apprezza queste soluzione, e se da un altro lato l’Europa spinge verso queste soluzioni, e se infine le tecnologie a supporto sono molte e tutte con ottime prestazioni, la domanda è se le imprse di costruzione italiane sono pronte ad adottare questi sistemi costruttivi. La risposta potrebbe essere duplice: sì, per le imprese che scelgono di proporre queste tipologie, no per chi vuole continuare ad usare tecniche tradizionali. Il punto è che dal 2018 tutti gli edifici pubblici dovranno essere realizzati secondo queste tecniche, con certificazioni energetiche che evidenzino il consumo quasi zero, e inoltre dal 2014 ogni anno il 3% delle superfici pubbliche dovranno essere riqualificate con sistemi a basso consumo energetico. E, infine, dal 2020 tutte le nuove costruzioni private dovranno seguire queste direttive. Come dire, non è un problema di scelta delle imprese. E’ un obbligo. Il 2014 è domani, il 2018 dopodomani e il 2020 poco dopo. Le imprese che già operano in questi mercati sono già pronte ad affrontare la sfida posta dall’UE, ma quelle che oggi continuano, e sono tante, a operare nel mercato tradizionale si troveranno fuori mercato. Sempre che non inizino già da oggi a riorientarsi, ovvero imparare a costruire secondo nuove e diverse regole, utilizzando nuove tecnologie, nuovi prodotti, nuovi processi. E’ oggi il momento di iniziare, impostando politiche formative e informative che trasformino in primo luogo la mentalità e l’approccio delle imprese, che devono inscrivere “energia quasi zero” nel loro DNA,  per essere pronte dal 2014 sia ad agganciare l’eventuale ripresa economica, sia a costruire secondo quanto previsto dall’UE e dai decreti che il Governo ha adottato di recente, sfruttando bene gli incentivi legati al 50% e al 65%.

Bufera sulla norma per costruire stadi

È polemica sulla legge per gli stadi. L’emendamento alla legge di stabilità che dovrebbe favorire nuove costruzioni sportive da parte dei privati, la sburocratizzazione delle pratiche per la realizzazione di nuovi impianti e l’apertura all’interno degli impianti di spazi commerciali, si è scatenata una propria bufera. Il Pd, insieme a Sel, Verdi, M5S e a esponenti della Lega è insorto contro il rischio di speculazione edilizia, costringendo l’esecutivo a un dietrofront parziale. Sulla norma «è in corso una riflessione molto seria», ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini. Secondo viceministro all’Economia, Stefano Fassina, l’emendamento potrebbe addirittura saltare e non essere affatto presentato. In realtà, il governo cerca una mediazione, eliminando la possibilità di costruire insediamenti «anche non contigui agli impianti sportivi». Gli impianti sportivi italiani «non sono adeguati alle manifestazioni che ospitano e spesso rispondono a concezioni oramai superate o versano in stati manutentivi precari: ciò rappresenta sicuramente un problema se si considera tra l’altro che la proprietà di tali strutture è nella quasi totalità dei casi di soggetti pubblici che attualmente incontrano notevoli difficoltà finanziarie», denunciano invece Assoimmobiliare e Aici, le due associazioni del mondo immobiliare, per le quali Destinazione Sport rappresenta una «opportunità per il Paese, soprattutto alla luce della candidatura italiana ad ospitare i Giochi Olimpici del 2014, oltre al prossimo Expo 2015». 

Manutencoop torna a crescere

Nei primi nove mesi dell’esercizio 2013 crescono ricavi e marginalità e tiene l’utile netto, con una decisa riduzione dell’indebitamento finanziario consolidato rispetto ai primi nove mesi del 2012: questi i dati di Manutencoop Facility Management, capofila del principale gruppo italiano attivo nell’integrated facility management. I ricavi dell’azienda sono infatti saliti a 791,5 milioni di euro (in aumento dell’1,4%, rispetto ai 780,7 milioni di euro del corrispettivo periodo), mentre l’Ebitda è salito a 89,4 milioni di euro (in incremento del 2,7%, rispetto agli 87,0 milioni di euro) e i profitti netti del periodo sono arrivati a 18 milioni (in linea rispetto ai 18,6 milioni di euro precedenti). Buone notizie anche sul fronte dell’indebitamento finanziario netto: 427 milioni di euro (in forte calo rispetto al 31 dicembre 2012 quando era pari a 525 milioni di euro).

Click and connect di Stanley: attrezzatura sistemata in un click

Con “Click and Connect” di Stanley è facile creare la propria combinazione ideale per riporre e organizzare gli utensili da lavoro nel modo più funzionale possibile.

Dedicata sia agli appassionati di bricolage che ai professionisti, la nuova piattaforma flessibile Stanley “Click and Connect” permette di predisporre gli elementi in diverse combinazioni, per trovare velocemente gli utensili necessari.

Misura, forma e proporzioni sono progettate per garantire una completa visibilità ed accessibilità al contenuto. I moduli sono sovrapponibili per mezzo di cerniere di chiusura removibili che permettono l’aggancio e lo sgancio sicuro.

L’organizer presenta separatori removibili per consentire la massima personalizzazione dello spazio interno, per alloggiare utensili e minuteria. Anche il coperchio della cassetta è completamente removibile e presenta un pratico organizer per contenere piccoli accessori, punte e inserti.

Due nuovi sistemi fotovoltaici Prefa

 

 

Prefa completa la sua gamma con due sistemi fotovoltaici di elevato contenuto tecnologico e altamente innovativi.

I moduli fotovoltaici Prefa sono all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e assicurano il massimo rendimento di trasformazione dall’energia solare in energia elettrica. Inoltre grazie alla garanzia di 40 anni sui materiali del sistema di montaggio Prefa e i 25 anni di garanzia sulle prestazioni, i sistemi fotovoltaici assicurano la massima affidabilità, qualità e durata.

 

Sia che si scelga la soluzione non integrata Prefa PS.13, ideale per interventi non invasivi, oppure la soluzione ad incasso fotovoltaico integrato Prefa PS.13, ottima in caso di nuove costruzioni o in fase di ristrutturazione della copertura, i sistemi fotovoltaici Prefa assicurano il massimo rendimento attraverso la retroventilazione ottimale dei moduli, una perfetta combinazione fra tecnologia e resa estetica e un rendimento energetico più elevato grazie allo speciale vetro protettivo.

 

Il sistema fotovoltaico è completato da un’ampia gamma di accessori per il fissaggio appositamente studiati sempre in alluminio, per la perfetta integrazione con tutti i sistemi di copertura Prefa.