Da marzo a giugno, Rubner viaggerà nelle piazze dei principali Comuni d’Italia, con un’esposizione itinerante per approfondire i temi legati all’edilizia in legno. L’iniziativa è legata alle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario dell’azienda.
Un totale di 3.500 km, 40 tappe e 80 giorni di tour per offrire ad architetti, ingegneri, geometri, progettisti iniziative di formazione professionale (con possibilità di ottenere anche dei crediti) e attività informative inerenti le costruzioni in legno, oltre a consulenze gratuite e personalizzate per il pubblico.
Si parte il 6 marzo 2014 dall’headquarter di Rubner a Chienes (BZ), per toccare in sequenza i Comuni di Bussolengo, Varese, Milano, Brescia, Bergamo, Desenzano, Mantova, Perugia, Foligno, Terni, Viterbo, Roma, Salerno, Cava dei Tirreni, Cosenza, Matera, Lecce, Trani, L’Aquila, Civitanova, Ascoli Piceno, Fano, Grosseto, Pisa, Firenze, Arezzo, Bologna, Ravenna, Modena, Serravalle, Alessandria, Torino, Vercelli, Biella, Aosta, Verona, Vicenza, Padova, Montebellluna, Udine. Dopo una decina di tappe anche in Austria e Germania, il Rubner Home Tour si concluderà nuovamente a Chienes il 14 giugno 2014 (per seguire da vicino tutte le tappe dell’Home Tour, visitare il sito https://www.haus.rubner.com).
Il Rubner truck include anche uno spazio coperto di circa 80 mq, dove verranno organizzate le attività e allestite piccole mostre su due progetti che hanno coinvolto attivamente Rubner Haus. Il primo è “Rhome for dencity”, a cura dell’Università RomaTre e dell’Arch. Chiara Tonelli, che insieme a Rubner Haus ha il compito di tradurre il prototipo abitativo che parteciperà alla competizione internazionale del Solar Decathlon Europe 2014, in un vero e proprio edificio da presentare a Versailles il prossimo giugno. Il secondo spazio espositivo offrirà invece un estratto della mostra sensoriale “Prospettive Legno”, recentemente inaugurata nella sede dell’azienda.
Il truck è, inoltre, organizzato per facilitare un percorso di conoscenza dei sistemi costruttivi Rubner, che testimoniano le potenzialità di questo materiale nell’ambito delle costruzioni, con una panoramica delle case più suggestive realizzate finora.
Non è detto che grande distribuzione e piccola impresa siano in conflitto. Sembra dimostrarlo l’accordo che Apa Confartigianato ha firmato con Leroy Merlin. Obiettivo: offrire la possibilità agli imprenditori associati di diventare partner del gruppo francese. Secondo l’intesa, le imprese qualificate associate a Confartigianato di edilizia e impiantistica potranno acquisire nuove commesse provenienti dal portafoglio clienti di Leroy Merlin. «In un momento di grave difficoltà economica l’attività dell’associazione si focalizza sulla creazione di nuove opportunità per le imprese», spiega Giovanni Barzaghi, presidente di Apa Confartigianato. «Dal 2009 a oggi hanno chiuso i battenti oltre 6.300 imprese di costruzioni in Lombardia, solo in provincia di Monza e Brianza parliamo di una contrazione del 4,6% in un anno (2012-2013). La consapevolezza della drammaticità della situazione ci ha spinti a stipulare quest’intesa che mira a offrire un ulteriore canale di attività per gli imprenditori dei settori interessati, da affiancare a quelli ordinari». «Questa partnership ci darà sicuramente la possibilità di coinvolgere nel nostro gruppo di artigiani nuovi talenti», aggiunge Tommaso Moroni, direttore servizi Leroy Merlin. «Per noi è importante soddisfare i gusti e le esigenze dei nostri clienti creando un rapporto di conoscenza e fiducia, proponendo un’offerta diversificata di prodotti, ma sopratutto numerosi servizi, tra cui quello di posa e installazione è uno dei più importanti. Non è tutto, questa iniziativa è la dimostrazione fattiva di come sia importante anche per una multinazionale come Leroy Merlin incontrare la micro imprenditorialità locale per creare nuove opportunità lavorative.» L’accordo prevede per le imprese coinvolte il pagamento garantito a 30 giorni, listini definiti e condivisi, supporto del servizio posa Leroy Merlin per la gestione delle attività di back office, garanzia d’accesso riservata alle aziende qualificate.
A partire dall’estate 2013 la domanda di mutui è in aumento. E anche nel 2014 il trend dovrebbe essere confermato. È la previsione di Tecnocasa, che ha messo ai raggi x il mercato dei mutui. Per i prossimi mesi la società di attività immobiliari prevede un andamento in linea con il 2013, con un probabile e lieve incremento delle erogazioni nella seconda parte del 2014. L’acquisto della prima casa è la motivazione principale per la quale si fa ricorso al mutuo e rappresenta poco più dell’85% del totale delle richieste, mentre chi chiede finanziamenti per comprare una seconda casa incide solo per il 2,7%. Le operazioni di sostituzione e surroga rappresentano l’1,4% del campione, quelle relative all’ottenimento di maggiore liquidità sono il 2%.
Un quinto degli over 60 che chiedono un prestito lo fa per ristrutturare casa. Per la precisione, nel 23% dei casi, ha chiesto un finanziamento per avere liquidità da gestire come si preferisce; seguono, al secondo e terzo posto, la ristrutturazione di casa (22%) e l’acquisto di auto usate (18%). Lo rivela l’analisi condotta dal portale Facile.it, che ha monitorato oltre 30mila richieste presentate in Italia nel secondo semestre 2013. Secondo l’analisi, la percentuale di over 60 che hanno fatto domanda di prestiti è passata, in due anni, dal 6,5 al 9% del totale delle richieste di finanziamento. L’aumento si deve al fatto che, in un periodo di crisi in cui anche i prestiti personali si fanno mini, tanto per importo quanto per numero di richieste, per questa fascia di popolazione sia più semplice chiedere ed ottenere la rateizzazione dei pagamenti. La domanda media di prestito da parte degli italiani con più di 60 anni, infatti, è piuttosto elevata: sono richiesti 10.500 euro da restituire in un periodo di tempo abbastanza lungo, 67 mesi, equivalenti a cinque anni e mezzo.
In un anno sono sbarcati a Londra e dintorni 44mila italiani, con un aumento del 66% sull’anno precedente. La stragrande maggioranza (l’80%) ha meno di 34 anni. Non sono stati gli unici. C’è una vera corsa alla Gran Bretagna, anche se gli arrivi non sono con i barconi, ma con aerei low cost. L’Ufficio di Statistica nazionale britannico ha contato 532mila persone che sono arrivate in Gran Bretagna nei 12 mesi tra il settembre 2012 e il settembre 2013, 218mila dei quali studenti o, perlomeno, che si sono dichiarati tali. Nello stesso periodo il numero di persone che ha lasciato il Paese è sceso di 23mila unità a 320mila. L’immigrazione netta è quindi salita a 212mila unità dalle 154mila dell’anno precedente. Non sono servite, in sostanza, i provvedimenti adottati dal governo di Londra per limitare l’immigrazione dai Paesi extra-europei: certo, il numero totale di arrivi è calato da 269mila a 244mila. Ma la riduzione è stata annullata dall’aumento dell’immigrazione dalla Ue.
Si intitola «Edilizia e bricolage, scenari e opportunità». È un incontro programmato per mercoledì 6 marzo a Torino e organizzato da Ascom Confcommercio. Obiettivo: discutere del fenomeno che nel mondo del retail è definito multicanalità. Crisi economica, minor liquidità, consumatori più informati, moltiplicazione dei canali di vendita e di comunicazione hanno reso sempre più complesso identificare le differenze, i confini e le analogie tra gli operatori dello stesso mercato. E definire le strategie dei prossimi anni e trovare la propria strada non potrà più essere una scelta lasciata al caso. Ascom e Ascomed hanno quindi deciso di organizzare, con la collaborazione della Cavalieri Retailing, un incontro per raccontare gli scenari attuali e confrontarsi sulle nuove opportunità che la crisi può offrire. Il meeting è programmato alla sede dell’Ascom in via Massena 20, a Torino. La registrazione inizia alle 18,30.
È stato presentato pochi giorni fa il 2° Rapporto Accredia-Censis«Qualità, crescita, innovazione», basato su quattro indicatori riferiti a variabili statistiche per il periodo 2009-2012. Obiettivo: indagare la qualità espressa dal sistema Paese in alcune dimensioni della struttura economica e sociale.
Secondo i risultati la qualità del sistema produttivo italiano rimane alta. In particolare, tiene la propensione all’innovazione e alla crescita, soprattutto in Lombardia. A seguire Piemonte, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Veneto. Tuttavia vi sono numerosi segnali di deterioramento che non lasciano sperare in una robusta capacità di ripresa. I risultati emergono dal confronto di 18 variabili, tra cui la nati-mortalità delle imprese, l’andamento dei brevetti e marchi depositati in Italia da aziende italiane, la produttività del lavoro, il ricorso all’Ict, i fallimenti, le assunzioni di figure professionali specializzate e l’andamento delle certificazioni per il sistema di gestione della qualità.
Tra i fattori di tenuta del sistema d’impresa, un elemento da tenere in considerazione è la certificazione. Pur nell’attuale fase di crisi, infatti, sono più di 83.000 le aziende italiane dotate di un sistema di gestione della qualità secondo gli standard Uni En Iso 9001, di cui Accredia rappresenta l’ente nazionale di riferimento. Confrontando gli indici di bilancio di un campione di 1.000 aziende certificate Iso 9001 con altrettante non certificate, le prime mostrano performance migliori. Tra i principali fattori di crescita c’è proprio il controllo di qualità a monte e a valle del processo produttivo e l’adozione di un sistema di gestione della qualità dei processi interni.
Inoltre, il sistema produttivo italiano mantiene ancora molti primati nello scenario internazionale: siamo i secondi esportatori in Europa e i settimi a livello mondiale, con una qualità riconosciuta in settori come la meccanica, la moda, l’arredamento, il design, i prodotti alimentari, la farmaceutica, gli elettrodomestici.
Un po’ meno bene il fronte della qualità della vita e del contesto socio-economico italiano, con un forte il dualismo che divide il Nord dal Sud. La regione in cui si vive meglio è il Trentino Alto Adige, seguito da Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. L’indicatore nasce dalla sintesi di 17 diverse variabili, che spaziano dall’indice di povertà regionale delle famiglie alla spesa per consumi, dai depositi pro-capite al tasso di disoccupazione, dall’indice di partecipazione ad attività di volontariato alle spese culturali. La forte crescita del tasso di disoccupazione, soprattutto tra i giovani, la riduzione dei consumi pro-capite e il progressivo allargamento di situazioni di disagio sociale tra le famiglie non hanno permesso un miglioramento, anche se non si può parlare di fenomeni di degrado diffuso.
Risultati negativi, invece, in tema di ambiente e offerta di servizi pubblici, in gran parte del Paese. Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige le regioni più green, mentre eccellono nei servizi Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Lombardia. L’indicatore è la sintesi di 10 diverse variabili che vanno dai consumi energetici delle famiglie alle loro opinioni sulla qualità dell’aria, sulla pulizia delle strade e sull’inquinamento acustico della zona di residenza, fino ai dati relativi alla disponibilità di verde urbano e di servizi di raccolta differenziata dei rifiuti.
«Le certificazioni rilasciate dai soggetti accreditati – ha detto il Presidente di Accredia Federico Grazioli – non perdono il loro appeal. Sebbene le certificazioni che verificano i sistemi di gestione della qualità stiano mostrando un rallentamento dell’interesse, ce ne sono altre, come quelle di prodotto e quelle che certificano la competenza delle persone, che invece sono in aumento e che certamente potrebbero rappresentare un supporto alle verifiche che rientrano nella responsabilità dei pubblici poteri».
Già 10 anni fa l’Organizzazione mondiale della sanità aveva evidenziato che ambienti insalubri mettono a rischio il futuro delle nuove generazioni: i bambini sono più vulnerabili degli adulti rispetto alle patologie che ambienti di vita insalubri possono causare.
Secondo gli studi dell’Oms, i rischi ambientali possono causare fino al 33% delle malattie presenti in tutto il mondo e il 40% di queste colpisce i bambini al di sotto dei cinque anni di età. E visto che rappresentano il 10% della popolazione mondiale, il dato non è trascurabile. Sempre secondo l’Oms, in Europa i bambini, ma anche gli adulti, sono a rischio di esposizione di ben oltre 15mila composti
chimici, dall’inquinamento atmosferico (sia in luoghi chiusi che all’aperto) ai contaminanti presenti nell’acqua, negli alimenti, nei giocattoli.
Nelle abitazioni l’inquinamento, come l’eventuale presenza di radon e di microparticelle dovute alle attività di combustione delle caldaie installate internamente, si somma e si amplifica. Associando la presenza di queste sostanze a quella di scarso isolamento termico e ai tanti ponti termici presenti nelle nostre costruzioni, specie di quelle del passato (ma non sono infrequenti anche in realizzazioni recenti), questi ambienti insalubri producono muffe e altri agenti in grado di avere effetti negativi per la salute, dalle allergie all’asma, da disturbi dello sviluppo neurologico a malattie e patologie anche più gravi.
Allergie e asma sono particolarmente rilevanti, perché patologie multifattoriali che dipendono da una complessa interazione tra geni e ambiente. Tra il 1980 e il 2000 in Europa la prevalenza dei sintomi dell’asma nei bambini è aumentata del 200% e in Italia uno studio del Cnr ha evidenziato che la presenza dei sintomi di questa patologia è quasi raddoppiata nell’ultimo decennio, colpendo un bambino su quattro. Altre cause patogene riguardano modifiche climatiche, che hanno portato ad allungare la presenza di pollini nell’aria di oltre dieci giorni nell’arco degli ultimi 30 anni.
Ambienti malsani, esposizione ai pollini, inquinamento, fumo passivo, presenza di micro particolato aerodisperso, muffe… Le conseguenze sulla salute dovute a pessime o mediocri condizioni abitative, che incidono negativamente in termini di necessità di assistenza sanitaria e in una generale diminuzione della produttività e, soprattutto, della qualità della vita, rappresentano un tema non solo di indagini a livello sanitario, ma anche un campo di ricerca, sperimentazione e promozione di soluzioni e proposte di intervento atte a mitigare o risolvere questi problemi.
Un rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità pubblicato nel 2011, Environmental burden of disease associated with inadeguate housing, analizza le cause e evidenzia alcuni rimedi che andrebbero presi nei confronti di tali situazioni. I ricercatori dell’Oms hanno analizzato edifici insalubri ed insicuri e hanno calcolato una serie di indicatori relativi alle situazioni di rischio. Il quadro che emerge è particolarmente allarmante.
Qualche esempio. Nelle abitazioni il rumore causato dal traffico stradale ha ripercussioni negative sui sistemi nervoso gastrointestinale, immunosoppressivo e cardiovascolare. Il sovraffollamento abitativo, dove presente, favorisce la diffusione di malattie, in particolar modo quelle respiratorie dovute ai virus. La presenza di gas radon è un fattore che dovrebbe essere valutato nelle nuove costruzioni, specie in aree sismiche, perché in alcuni contesti è particolarmente elevato e nelle abitazioni raramente vi sono vespai aerati.
Le muffe indoor e l’umidità sono le principali cause dell’asma e case che presentano assenza di ventilazione. Sia case tradizionali che quelle passive o a energia quasi zero, dovrebbero essere dotate di sistemi di ventilazione meccanica controllata (Vmc) adeguati al fine di avere ricambio d’aria e umidità costante e controllata all’interno. Il fumo passivo domestico è una delle cause più rilevanti nell’insorgenza di affezioni alle vie respiratorie e senza un adeguato ricambio d’aria può essere molto dannoso per la salute. L’utilizzo di combustibili solidi per la cucina o per il riscaldamento mediante fiamme libere o stufe e forni, non adeguatamente ventilati, e in abitazioni con scarsa aerazione produce alte concentrazioni di agenti inquinanti aerei come il particolato aerodisperso (PM10 e PM2,5) e il monossido di carbonio.
Le conseguenze sono legate a molte patologie broncopolmonari, sia in adulti che bambini. Le basse temperature indoor di alcune case malsane, poco isolate termicamente, con forti dispersioni e assenza o presenza carente di sistemi di riscaldamento, riducono non solo il benessere ambientale, ma inducono l’insorgere di varie malattie dovute agli sbalzi termici. L’inquinamento indoor dovuto a formaldeidi e al piombo presente in vernici e altri prodotti per edilizia causa a lungo andare problemi a livello cognitivo, evolutivo, neurologico, comportamentale, cardiovascolare. Non vanno poi
dimenticate le patologie legate alla presenza di monossido di carbonio.
Infine, i ricercatori dell’Oms hanno evidenziato che abitazioni insalubri possono indurre a situazioni di stress cronico, che si manifesta attraverso ansia e depressione. A tutte queste patologie vanno poi associati tutti gli incidenti domestici dovuti al poco comfort abitativo. L’Oms ha calcolato che i disagi psicofisici dovuti alla permanenza in edifici insalubri ed insicuri ammontano a circa il 40% dei costi sociali complessivi, senza considerare quelli indiretti dovuti all’improduttività per assenza dai luoghi di lavoro.
Anche in Italia molti studi hanno analizzato questi fenomeni, tra i quali alcuni dell’Università di Parma e del Politecnico di Milano, i quali hanno evidenziato la presenza di una specifica Sick Building Syndrome (Sindrome dell’edificio malato), che pur non generando danni irreparabili alla salute dell’uomo ne può condizionare anche fortemente la produttività, e delle Building Related Illnesses.
Alcune amministrazioni comunali sono attente alle valutazioni della salubrità delle abitazioni pubbliche, con studi e analisi di dettaglio sul proprio patrimonio. E i dati e le valutazioni concordano con i valori riportati dall’Oms, che sprona in questo senso ad una migliore igiene applicata all’ambiente, sia esterno sia confinato, in cui l’uomo vive le varie fasi della sua esistenza. Scopo dell’Organizzazione è promuovere politiche in grado di realizzare condizioni nelle quali si possa raggiungere e mantenere lo stato di salute ottimale, definito come «completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo assenza di malattia».
Considerando che passiamo l’80% della nostra vita in luoghi chiusi, siano abitazioni o uffici, la qualità dell’aria, il benessere e il comfort diventano elementi imprescindibili per la nostra vita. Una recente ricerca della sezione Giovani costruttori dell’Ance di Padova ha peraltro dimostrato che le famiglie oggi inseriscono il comfort e il benessere quali fattori strategici nelle scelte abitative, al pari del risparmio energetico e dell’isolamento termico e acustico. Ma se comfort e benessere in qualche modo sono elementi che sono sempre stati al centro dell’attenzione, anche se associati spesso all’utilizzazione di soluzioni o prodotti più costosi di quelli tradizionali, per la salubrità e la risoluzione dei problemi legati alle patologie che sono presenti nelle nostre case ma delle quali spesso non ci accorgiamo, è necessario fare un salto di scala, inserendo anche quest’ultima come uno dei fattori irrinunciabili per lo sviluppo di una edilizia di qualità.
La tecnologia e lo sviluppo dei materiali oggi hanno reso le soluzioni in grado di rispondere in modo più competitivo a questa domanda, sia nella nuova costruzione sia nel recupero. Ed è forse in questo ambito che le nostre imprese devono concentrarsi. C’è molto da fare, ma le potenzialità sono molto elevate, soprattutto pensando alle stime sulle patologie dovute all’insalubrità e sui relativi costi sociali dell’Oms e al fatto che almeno il 20% del nostro patrimonio edificato è in mediocre o pessimo stato di conservazione. Numeri che esprimono, più di qualsiasi altra considerazione, l’urgenza di questa nuova sfida.
L’originale grigio Neopor di Basf continua a colorare il fronte dell’isolamento termico in edilizia. Non ha 50 sfumature, ma ha incapsulate minuscole particelle di grafite, che conferiscono al prodotto la sua particolare nuance argentata e permettono di assorbire e riflettere gli infrarossi neutralizzando l’effetto dell’irraggiamento di calore. Il polistirene espandibile realizzato dalla multinazionale tedesca riesce a garantire una capacità isolante maggiorata di circa il 15% in più dell’EPS tradizionale.
Per tutelare la qualità di questo prodotto di punta, Basf ha dato vita al Neopor Quality Circle Italy (NQCI), il collettore di aziende ufficialmente abilitate alla trasformazione delle perle Neopor in prodotti per l’isolamento termico certificati, destinati ai più svariati usi: dalla coibentazione in intercapedine al cappotto, dalla coibentazione di coperture a quella interna di pareti (contro-placcaggio).
Per presentare tutte le possibili soluzioni di utilizzo del Neopor, Basf Italia ha realizzato una guida rapida alle diverse applicazioni, corredata da schede tecniche e dettagli costruttivi, in collaborazione con il Dipartimento ABC del Politecnico di Milano.
Pensata come un prontuario per progettisti, costruttori e professionisti dell’edilizia, la guida si divide in due parti. La prima sezione, dedicata alla presentazione del Neopor e delle sue caratteristiche, si completa con un indice delle normative vigenti in materia di efficienza energetica. La seconda, con un focus più applicativo, comprende invece alcuni dei più comuni sistemi costruttivi e le prestazioni isolanti ottenibili utilizzando il Neopor.
La Guida rapida alle applicazioni di Neopor per l’isolamento termico in edilizia – questo il nome completo della pubblicazione – si può ricevere per posta oppure è scaricabile online dal sitowww.nqci.it, con schede tecniche e disegni dei dettagli costruttivi in formato pdf e dwg.
Sarà Riccardo Blumer l’ospite d’onore della “Lezione alla Rovescia” di Cersaie 2014, iniziativa che permette agli studenti degli istituti superiori di incontrare i nomi più importanti dell’architettura e del design internazionale. L’incontro avverrà venerdì 26 settembre 2014 a Bologna, nell’ambito del programma di eventi collaterali “Costruire, abitare, pensare” del Salone.
Architetto e designer, svizzero ma di natali bergamaschi, Riccardo Blumer è l’ideatore degli Esercizi Fisici di Architettura e Design. Oltre ad avere realizzato oggetti di design di alto livello, inseriti dal 2010 nella collezione permanente del MoMa di New York, come la sedia laleggera Alias e l’Etronauta per Desalto, Blumer è noto per l’attività di elaborazione di una metodologia della ricerca indirizzata alla ricerca degli aspetti creativi. Ha collaborato con aziende del calibro di Alias, Artemide, Desalto, Poliform, Ycami, B&B e Flou e progettato interni pubblici e privati tra cui il Teatro alla Scala di Milano, allestimenti per esposizioni anche alla Triennale di Milano e al Musèe du Président Jacques Chirac. Nel 1997 Blumer è stato insignito del premio “Design Preis Schweiz” e nel 1998 del “Compasso d’Oro”.
A interrogarlo sul suo metodo e la sua carriera ci saranno gli studenti degli istituti superiori dell’Emilia Romagna. Modera l’incontro lo storico dell’Architettura Fulvio Irace, docente al Politecnico di Milano.
«Prima di arrivare alla spiaggia, l’onda deve attraversare l’oceano». Non occorre essere capi tribù delle isole Marshall per aderire a questo motto di saggezza. Eppure è difficile credere alle parole dell’ex presidente del Consiglio («La crisi è finita») quando tante aziende continuano a chiudere i battenti. E mentre la disoccupazione resta a livelli di guardia (12,7% a dicembre). Vero. Ma l’economia funziona proprio come l’onda dell’oceano: quando gli strumenti di rilevazione assicurano che è partita, deve ancora percorrere molta strada prima di rendersi visibile. È quello che stiamo vivendo in questi mesi. Con l’aggravante che il moto ondoso che si è animato lontano sembra poco più vivace di un mare in bonaccia. Insomma, all’orizzonte non si scorge nulla, anche se gli strumenti di bordo indicano che la situazione attuale non è così disastrosa come lo scorso anno.
Lo provano i dati raccolti dal Centro studi di Confindustria, secondo cui nel quarto trimestre dello scorso anno l’attività industriale ha registrato il primo significativo incremento dall’inizio del 2011: +1% congiunturale, dopo un calo cumulato del 10,7% in dieci trimestri. E il primo scorcio del 2014 ha ereditato da fine 2013 una variazione congiunturale di +0,1%, anche se febbraio è stato più freddo del previsto secondo Csc (-0,2%). Altre previsioni positive arrivano, invece, dall’indagine Markit sui direttori acquisti. Sono numeri, non impressioni. Basta questo per dire che la crisi è finita del tutto? No, ma l’onda positiva c’è. Solo che arriverà più tardi sulla spiaggia delle aziende che, anzi, ora devono fare i conti con l’eredità dei cinque anni passati e, come se non bastasse, con le scadenze fiscali sempre più pesanti.
La dimostrazione che la ripresa dell’economia sarà percepita molto più tardi e non da tutti arriva dall’indice dell’Istat che misura la fiducia delle imprese di costruzioni: l’ultimo comunicato, diffuso il 29 gennaio, evidenzia come il trend negativo dell’edilizia sia in controtendenza a quello medio nazionale complessivo dell’industria. In base alle rilevazioni condotte dall’Istituto di statistica, infatti, a gennaio l’indice è scivolato a 76,5 punti, in netta caduta rispetto agli 82,2 punti del dicembre scorso. «I giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione e le attese sull’occupazione peggiorano», spiegano all’Istat. E sono in ribasso anche le previsioni sull’occupazione, con i valori più bassi dal settembre scorso. Insomma, la ripresa è partita, ma ora siamo ancora in alto mare: l’onda positiva arriverà anche nelle costruzioni, ma non sarà la prima ad approdare sulla spiaggia. Sempre che tutte le promesse del governo, almeno in parte, si tramutino in realtà.
La green economy fa bene alle città. Anzi, è un driver dell’economia. Lo sostiene il Secondo Rapporto sulla Green economy messo a punto da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ed Enea. Il green new deal urbano, secondo il rapporto, deve partire dal risparmio. Per quanto riguarda energia ed emissioni, l’ iniziativa Patto dei sindaci, che coinvolge 2.481 comuni italiani, ha permesso un check-up uniforme di consumi energetici e emissioni di Co. I comuni del patto hanno già avviato iniziative di risparmio energetico: le inziative più comuni sono il rifacimento dell’illuminazione pubblica a Led e le certificazioni energetiche, poco sviluppato invece il ricorso alle fonti rinnovabili. Un intervento innovativo è stato quello dei condomini intelligenti in provincia di Genova per diminuire i consumi e aumentare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili. Resta ancora aperto il grande capitolo dell’efficienza energetica (gli edifici italiani consumano il 30-60% in più della media degli edifici europei), e tutti gli interventi finora realizzati si devono alla detrazione prevista -ora al 65%- delle spese sostenute. Dall’analisi quantitativa degli interventi emerge che solo il 20% del patrimonio edilizio è stato ristrutturato nei 12 anni di attività degli incentivi, di cui solo il 30% dedicato all’efficienza energetica. Per quanto riguarda i rifiuti, sono prodotti per la maggior parte in ambito urbano (75%). Molti potrebbero essere riutilizzati ed avere una seconda vita (ingombranti, apparecchiature elettriche, elettrodomestici ecc). Secondo l’Enea circa il 48% dei rifiuti elettrici ed elettronici potrebbe essere riutilizzato con un valore di mercato di 45 milioni di euro. Per quanto riguarda la mobilità urbana, l’ Italia è ancora lontana da una mobilità sostenibile a basso impatto ambientale. Ma Torino, Brescia, Parma, Milano sono al top della classifica stilata da Euromobility, grazie a un buon trasporto pubblico, car e bike sharing, tecnologie Ict (sistemi di trasporto intelligenti).
Gli edifici consumano sempre più energia, nonostante gli incentivi alla riduzione della dispersione di elettricità e calore. Il dato emerge dall’analisi del Cresme sulla riqualificazione edilizia. Nel 2012, spiega l’istituto di analisi del settore costruzioni, «il patrimonio edilizio italiano a uso civile (residenziale, uffici e negozi) ha consumato circa 47 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti, una crescita dello 0,8% rispetto al dato 2011. Il settore residenziale è quello che ha registrato il maggior incremento dei consumi (+2,3%), mentre i consumi degli edifici ad uso terziario sono diminuiti dell’1,3%». Insomma, gli uffici sembrano essere più parchi nei consumi. Ma in realtà la diminuzione nasconde il minor utilizzo degli spazi a causa della crisi economica. Sulla dinamica dei consumi, in ogni caso, ha influito l’andamento climatico. Temperature invernali decisamente superiori alla media hanno determinato il consistente calo del biennio 2006-2007 (-8%), mentre un successivo decremento delle temperature invernali ha generato gli aumenti del periodo seguente. Il Cresme individua anche il trend di fondo, che vede «un incremento costante e sostenuto dei consumi degli edifici». La causa sono fenomeni concomitanti di direzioni opposte: «verso l’incremento dei consumi (l’ampliamento dello stock edilizio, l’incremento della quantità di beni durevoli energivori detenuti dalle famiglie) e verso il contenimento degli stessi (maggiore efficienza degli impianti con ciclo di vita medio-breve, normativa tecnica più restrittiva in termini di efficienza degli involucri edilizi)». In ogni caso, nel periodo 1990-2012, il settore degli usi civili è quello che ha aumentato maggiormente i propri consumi energetici (+35 per cento, contro il +27 per cento dei trasporti e la diminuzione dei consumi industriali). Schematizzando: tendenza di fondo all’incremento, oscillazioni di breve termine intorno a questo trend determinate dai fattori climatici.
Ci vuole troppo tempo per ottenere un permesso per l’edilizia. A ribadirlo, questa volta, è l’Antitrust guidato da Giovanni Pitruzzella. Nel corso dell’audizione parlamentare sull’indagine per la semplificazione amministrative e normativa, il presidnete dell’Authority ha sottolineato che «gli investimenti chiedono esattamente l’opposto, ossia la possibilità di effettuare un calcolo razionale, di prevedere le conseguenze giuridiche dell’agire economico e di ottenere una tutela adeguata delle aspettative». In Italia, secondo l’Antitrust, la durata media delle procedure per avviare un’impresa (se si escludono i tempi necessari per ottenere una concessione edilizia) è di circa sei giorni, ma i costi continuano a essere molto alti. Se nel nostro Paese per avviare un’impresa sono necessari gli stessi tempi degli Stati Uniti, il costo sul reddito pro capite nazionale lordo è del 13% maggiore. Per un permesso edilizio la situazione si complica notevolmente: 11 sono le procedure da attivare, più di sette i mesi da attendere, con un costo pari al 186,4% del reddito pro capite nazionale lordo.
Francesco Boromei (foto), 43 anni, diventa direttore marketing di Elica, azienda marchigiana leader nelle cappe. Laureato all’Università Bocconi, Boromei arriva da Groupe Seb, dove ricopriva il ruolo di direttore marketing Italia e aveva la responsabilità dei brand Krups, Rowenta, Moulinex e Tefal. Nei suoi trascorsi professionali anche Kraft, Bolton Group e Gillette.
A partire dal mese di marzo, Cortexa lancia il nuovo percorso di formazione in modalità webinar, ossia attraverso dei seminari online, completamente gratuiti, sui temi specifici relativi al cappotto, alla sua corretta progettazione e posa in opera.
Il ciclo formativo si comporrà di sei seminari, che si svolgeranno con il seguente calendario:
– Posa del Sistema a Cappotto di qualità, 14 marzo, ore 14.00
– Il Sistema a Cappotto in estate: vantaggi nel periodo estivo e nei climi caldi, 11 aprile, ore 14.00
–Progettazione esecutiva del Sistema a Cappotto di qualità: dettagli costruttivi e errori da evitare, 16 maggio, ore 14.00
– Riqualificazione energetica degli edifici con il Sistema a Cappotto, 27 giugno, ore 14.00
– Guida ai materiali isolanti, 19 settembre, ore 14.00
– Protezione acustica garantita dal Sistema a Cappotto, 24 ottobre, ore 14.00
La formula interattiva permetterà inoltre di dialogare in tempo reale con i relatori Cortexa attraverso un sistema di chat. Coloro che seguiranno l’intero corso riceveranno inoltre un attestato di partecipazione.
Dedicato ai professionisti del mondo delle costruzioni, progettisti, costruttori, applicatori, amministratori di condominio e proprietari di immobili, i corsi Cortexa sono accessibili previa iscrizione nella sezione formazione del portale www.cortexa.it.