Come rimuovere la muffa in casa ed evitarne la ricomparsa? Fila ha messo a punto FilaActive1 e FilaActive2, due prodotti antimuffa pronti all’uso, facili da usare nelle zone più a rischio come pareti intonacate, garage e cantina, ma anche sauna, bagno e doccia.
FilaActive1 è un toglimuffa attivo pronto all’uso (non va diluito). Spruzzando direttamente il prodotto sulla superficie da pulire e lasciando agire per circa 15 minuti, è possibile rimuovere rapidamente la muffa da pietra, intonaco, cemento, cotto, fughe, ceramica e vetro. E, grazie alla sua viscosità, è ideale anche per le pareti verticali, bagni, lavanderie, cantine, soffitte, garage, box doccia, piscine, saune e altri ambienti umidi.
FilaActive2 è invece un protettivo a base acqua che sanifica la superficie, impedendo la colonizzazione di muffe e l’annerimento da umidità sulle pareti interne. FilaActive2 non altera l’aspetto estetico perché penetra a fondo nel materiale senza creare film superficiale. Ideale in bagni, lavanderie, cantine, soffitte, garage, box doccia, piscine, saune e altri ambienti umidi, è efficace anche sulle fughe. Può essere utilizzato anche come protettivo di fondo prima di tinteggiare.
Oltre a rovinare le superfici, la muffa può provocare problemi di salute e irritazioni a occhi, naso e faringe, emicranie e difficoltà di concentrazione, soprattutto in bambini, anziani e soggetti allergici. Rimuoverla ed evitarne la ricomparsa è dunque non solo una questione estetica, ma anche un accorgimento di fondamentale importanza per la propria salute e quella dei nostri familiari.
Nel 2013 una legge ha imposto nuovi obblighi di trasparenza per gli ingegneri. A due anni di distanza, da gennaio 2015 le norme si traducono in regolamenti che entrano in vigore. Nel dicembre scorso, infatti, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha adottato il regolamento che riguarda pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni ai sensi della legge del 30 ottobre 2013, n. 125.
La regolamentazione è corposa: quella che riguarda l’obbligo di pubblicità, per esempio, è composta da da 32 articoli. La più importante è quella che stabilisce che i documenti del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e dei Consigli territoriali dell’Ordine degli Ingegneri sono pubblici. «Chiunque ha il diritto di conoscerli, di fruirne gratuitamente, di utilizzarli e riutilizzarli».
Le nuove norme fissano anche dei paletti alla trasparenza: l’accesso agli atti, per esempio, «comporta il diritto di richiedere i medesimi, nei casi in cui sia stata omessa la loro pubblicazione ai sensi e per gli effetti della L. 7 agosto 1990, n. 241». Inoltre, il Consiglio Nazionale e i Consigli territoriali «garantiscono la qualità delle informazioni pubblicate nei rispettivi siti internet istituzionali».
Per rendere più semplice l’accesso ai documenti, questi devono essere archiviati in un formato aperto, in modo da poter essere letti da qualsiasi dispositivo elettronico e resi disponibili per un periodo di cinque anni, a partire dal gennaio dell’anno successivo a quello di decorrenza dell’obbligo di pubblicazione e, in ogni caso, per tutto il tempo in cui risultino produttivi di effetti giuridici. A questo scopo, nella home page dei siti internet istituzionali del Consiglio Nazionale e dei Consigli territoriali ci sarà un’apposita sezione denominata «Consiglio trasparente», dove confluiranno le informazioni, i dati e i documenti pubblicati.
Al termine dei cinque anni, le informazioni, i dati e i documenti sono comunque conservati e resi disponibili. La legge prevede che la trasparenza sia obbligatoria: in caso contrario, «la mancata adozione e pubblicazione del Programma triennale per la prevenzione della corruzione, la trasparenza e l’integrità, costituisce elemento di valutazione della responsabilità disciplinare, nonché eventuale causa di responsabilità per danno all’immagine del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e dei Consigli territoriali dell’Ordine degli Ingegneri».
Il 2015 è iniziato con una baruffa fiscale: il decreto varato la vigilia di Natale (forse con il pensiero al cenone) che condona i reati di frode relativi a somme al di sotto del 3% dell’imponibile ha innescato una polemica e una rapida retromarcia. Morale: la fretta è necessaria, viste le condizioni dell’economia, ma spesso è anche cattiva consigliera. Eppure l’anno appena iniziato dovrà essere all’insegna del «yes, we can», cioè se po’ fa’, e presto. Con lo spettro di una nuova tragedia greca all’orizzonte, che potrebbe mettere in discussione di nuovo la solidità dell’euro e farci ripiombare nella crisi finanziaria, è necessario che la politica economica si traduca in fatti.
La proroga dei bonus sulla casa è un primo passo. Ma ci vuole altro. Sul fronte degli investimenti pubblici le promesse di puntare sulla messa in sicurezza degli edifici e delle infrastrutture diventa urgente a ogni acquazzone e a ogni tremolio della terra. Sono soldi che bisogna lasciare fuori dai conti sottoposti al patto fiscale europeo. Sarà quindi necessario un pressing su Bruxelles (e su Berlino) per riuscire a strappare una variante allo stringente patto di stabilità. Non solo: è necessaria l’efficenza di chi governa anche a livello locale. E non sono sogni. Un esempio: in Piemonte la Giunta Chiamparino ha approvato la proroga al 31 dicembre 2015 delle norme sugli interventi riguardanti l’ampliamento o la demolizione, con la successiva ricostruzione, degli edifici con destinazione residenziale, artigianale, produttiva, direzionale e turistico-ricettiva. Per le abitazioni è consentito un aumento della cubatura fino al 20% dell’esistente. Uno scempio del territorio? Al contrario: il provvedimento consente di limitare l’utilizzo del suolo, cioè evita nuove costruzioni e favorisce il risparmio energetico, visto che consente la riqualificazione. Costo per l’erario: zero. Anzi, incentivando l’attività edilizia il fisco ne otterrà un ricavo. Insomma, yes, we can, mettiamoci al lavoro. O, per dirla in piemontese, esse an sël tòch (stiamo sul pezzo).
Una buona notizia per chi viaggia in auto: non scatta l’aumento delle accise sui carburanti, che era previsto a partire dal primo gennaio dalla clausola di salvaguardia inserita nel decreto Imu del 2013, varato dal governo Monti e approvato dal Parlamento. La conferma arriva dal ministero del Tesoro. Gli importi da finanziare collegati alla clausola di salvaguardia erano di circa 670 milioni per il 2015 e di 18 milioni per il 2016.
Come sarà il 2015 per il settore delle costruzioni? La risposta, in assenza di fatti nuovi, è semplice: sarà simile al 2014. Ma con prospettive finalmente migliori. Innanzitutto il settore, che ha perso metà del suo business in cinque anni, beneficerà di un clima generale meno pessimista: Confindustria prevede che l’economia il prossimo anno tornerà a crescere, almeno di mezzo punto. A favore di una ripresa c’è anche il diminuito prezzo del petrolio, che darà un taglio alla bolletta di famiglie e imprese. Non è la cuccagna, ma è già meglio di nulla. Sono attesi anche dei passi in avanti per quanto riguarda i consumi. Un clima meno pessimista ridà fiducia alle famiglie, che saranno meno attente alle spese. Cioè rimetteranno in moto, con cautela s’intende, l’economia e il commercio.
E l’edilizia? Il mantra delle ristrutturazioni-riqualificazioni accompagnerà anche i prossimi 12 mesi. I bonus prorogati dal governo, con la legge di Stabilità, favoriranno ancora i lavori di sistemazione domestica, ora meno intralciati anche dalla burocrazia. Continuerà a soffrire, secondo le previsioni del Cresme, la costruzione di nuove abitazioni, così come di uffici e ambienti commerciali. C’è, però, la possibilità che il governo impegni nuove risorse per accelerare l’obiettivo 20-20-20, cioè rendere meno energivore le case entro il 2020, come stabilito in sede europea. Rimangono da spendere, inoltre, i quasi 2 miliardi per le opere di sicurezza antisismica annunciate nei mesi scorsi. Ma, purtroppo, queste prospettive saranno condizionate da molti fattori che non dipendono dal governo italiano.
Perché il lento, ma progressivo miglioramento si avveri, infatti, è necessario schivare le mine sulla rotta dell’Italia. La prima è una mina politica: l’elezione del presidente della Repubblica. In una maggioranza e in un’opposizione che sono già ostaggio delle polemiche interne ai rispettivi partiti, un accordo per eleggere il prossimo capo dello Stato non sarà semplice e rischia di innescare nuove fratture nel governo. A questo si aggiunge la congenita litigiosità e il protagonismo di leader e leaderini dei diversi schieramenti, inclini a non accettare un ruolo di comprimari a costo di far franare il governo per andare a nuove elezioni: una sciagura per i conti pubblici e per le imprese. La seconda mina è economica: il budget dell’Italia è stato accettato da Bruxelles a patto che le previsioni di incassi e di risparmi di spesa prospettati risultino poi veritieri. Se no scattano le cosiddette clausole di salvaguardia: dato che parte della legge di Stabilità è stata scritta sul presupposto che i conti tornino a determinate condizioni (per esempio, non sono state aumentate le imposte sugli immobili, come era previsto dalle precedenti manovre), sarà necessario che a marzo, quando è prevista la verifica da parte dell’Unione Europea, tutto fili liscio. In caso contrario, ci aspettano aumenti di Iva e di tasse in ordine sparso. Non proprio un viatico per l’economia, che rischierebbe così la stessa involuzione del 2014.
Infine, non sono da sottovalutare le mine che galleggiano ai confini dell’Italia. In primo luogo, le elezioni in diversi Paesi europei, a cominciare dalla Grecia. Se vincerà Tsipras, la Grecia chiederà di cancellare con un colpo di spugna parte dei suoi debiti (all’80% sono all’estero sotto forma di titoli di Stato). Nella migliore delle ipotesi, potrebbe insistere per una nuova scadenza, cioè un rimborso molto posticipato. Se questo accadrà, potremmo rivedere i sorci verdi come nel 2011, dato che crollerà la fiducia degli investitori nei mercati con alto tasso di indebitamento, come l’Italia (che nel 2015 deve rinnovare oltre 250 miliardi di debito con Bot e Btp). Come se non bastasse, ci sono anche altre pessime incognite: la Gran Bretagna andrà a elezioni, e una pesante sconfitta di David Cameron potrebbe indurre il Regno Unito ad aprire una procedura per uscire dall’Unione Europea. La stessa Ue rischierebbe così l’implosione. L’Abenomics in Giappone, fatta di imponenti iniezioni di liquidità, potrebbe accendere una febbre da cavallo nell’economia, con una inflazione destabilizzante al 5% (lo paventa Saxo Bank), la Russia potrebbe finire di nuovo in default, sconvolgendo le esportazioni di molte aziende italiane, la Cina potrebbe ricorrere a una maxi svalutazione dello yuan per tornare ai livelli di crescita a due cifre, dopo il relativo rallentamento del 2014. E poi… Come dice Luciana Littizzetto, «la sfiga è come l’idraulico. Sembra non arrivare ma prima o poi suona alla porta».
Ma per fortuna queste sono mine vaganti, non previsioni. E il 2015 potrebbe non avere trappole nascoste e riservare, invece, piacevoli sorprese. Sarà l’anno giusto per svoltare? Ricorriamo a un’altra citazione: «Io non so se l’erba campa e il cavallo cresce, ma bisogna avere fiducia». Lo ripeteva Totò, come non credergli?
Per le costruzioni le imprese vedono ancora nero. L’indice del clima di fiducia delle imprese di costruzione è sceso nel dicembre scorso a 72,3 da 73,7. Peggiorano anche i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (da -49 a -53). Secondo le rilevazioni dell’ìIstat, al contrario, sono migliorate le attese sull’occupazione (da -28 a -27), forse sull’onda del Jobs Act, anche se gli economisti concordano che non bisognerebbe farsi troppe illusioni. In generale, il clima di fiducia delle imprese migliora nel settore manifatturiero, che sale a 97,5 da 96,5 di novembre, e in quello del commercio al dettaglio: in questo caso l’indice del clima di fiducia è salito a 104,6 da 98,1. La fiducia migliora sia nella grande distribuzione (a 105,8 da 95,0) sia in quella tradizionale (a 104,2 da 101,2). In progresso anche i giudizi sugli ordini (da -25 a -24) sia le attese di produzione (da 3 a 5); il saldo relativo ai giudizi sulle scorte di magazzino rimane stabile a 2. L’analisi del clima di fiducia per raggruppamenti principali di industrie (Rpi) indica un miglioramento per i beni intermedi (a 99,4 da 97,6) e per i beni strumentali (a 97,8 da 96,6) e una stabilità per i beni di consumo (a 96,9).
Il 2014 ha segnato il ritorno delle richieste di mutui. E non solo per surroga, cioè passaggio da un mutuo all’altro, di solito da una tipologia all’altra (fisso o indicizzato). Secondo un’indagine dell’Abi (associazione delle banche), tra gennaio e novembre 2014 le erogazioni di nuovi mutui siano state pari a 22,46 miliardi di euro rispetto ai 17,12 miliardi dello stesso periodo del 2013. L’incremento su base annua è stato, quindi, del 31,2%. L’ammontare delle nuove erogazioni di mutui nel 2014 è anche superiore sia al dato dell’intero 2012 (20,712 miliardi) sia al valore del 2013 (19,085 miliardi).
L’anno nuovo inizia con una buona notizia: dal primo gennaio è prevista una riduzione del 3% della bolletta della luce e dello 0,3% del gas, per la famiglia tipo. Lo ha deciso l’Autorità per l’Energia nell’aggiornamento tariffario trimestrale. Per l’elettricità la spesa per la famiglia-tipo nell’anno sarà di 513 euro, con un calo dello 0,6%. Per il gas la spesa della famiglia tipo per lo stesso periodo sarà di 1.143 euro, con una riduzione del 6% circa, corrispondente ad un significativo risparmio di 72 euro.
Un edificio storico per l’architettura rivive su una delle più famose piste di sci, la Weissmatten di Gressoney Saint Jean (valle d’Aosta). Si tratta del Rifugio Carlo Mollino, sviluppata su modello del progetto Casa Capriata per la X Triennale di Milano (1954), una delle case ideali di Carlo Mollino rimasta opera incompiuta. L’obiettivo, a distanza di sessant’anni, è mettere l’accento sul valore e sull’attualità del progetto originario come manifesto sull’innovazione tecnologica e la prefabbricazione edilizia. Al progetto, promosso dal dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, ha contribuito Internorm in qualità di partner tecnico. Il rifugio è un edificio sperimentale ripensato in coerenza con i criteri progettuali indicati da Carlo Mollino, grazie alla collaborazione fra il Politecnico di Torino e gli uffici tecnici del Comune di Gressoney Saint Jean e della Comunità montana Walser Alta Valle del Lys. Nello specifico, i prodotti Internorm utilizzati nell’edificio sono stati due: il sistema doppia finestra con oscurante integrato in legno-alluminio HV 350 ed il portoncino d’ingresso in alluminio AT 400. La scelta di realizzare un edificio a basso consumo energetico, con tecniche innovative a livello impiantistico, in grado di eliminare il fabbisogno di combustibile fossile, è stata perseguita in coerenza con la variante al progetto Casa Capriata elaborata da Carlo Mollino nel 1951 nell’ambito del concorso Vetroflex-Domus.
Il Rifugio Carlo Mollino sorge lungo il Walserweg, il grande sentiero della popolazione Walser, all’arrivo della seggiovia del comprensorio sciistico di Weissmatten, in prossimità del padiglione da tè della Regina Margherita di Savoia, una storica architettura in legno originariamente vicina al Castello Savoia e trasferita in quota negli anni Cinquanta come capanno di caccia prima e, più recentemente, come punto di ristoro per gli sciatori.
Fibrotermica Italia, azienda di isolanti termoacustici con base a Barco di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia, passa Tegola Canadese. La cessione interessa il 90% della proprietà, che passa all’azienda del gruppo Iwis, con la sola eccezione dello stabilimento in Grecia, che è stato ceduto a Cmb Group, che ha sede in Egitto e comprende 16 società, con oltre 2mila dipendenti. Quest’ultima è famosa per le sue soluzioni innovative e pionieristicheed è in possesso della certificazione ISO 9001. Fibrotermica produce materiali isolanti ed accessori, ma è anche distributore, visto che provvede alla consegna a destinazione. Il gruppo comprende tre società: Fir, Fibrotermica Hellas e Fibrotermica Hungary. L’azienda emiliana aveva già allacciato stretti rapporti con Tegola Canadese, con la quale possiede quote paritetiche di Venest (fornitura di materiali per l’isolamento, la copertura e drenaggio nell’edilizia). Tegola Canadese appartiene al gruppo Iwis, interamente a capitale italiano, ed è specializzata nella produzione e commercializzazione di tegole bituminose con finitura in graniglia ceramizzata o in metallo e di tegole fotovoltaiche.
La famiglia Pegoraro al gran completo per festeggiare i 40 anni dell'azienda
Il successo di un self made man nella industriosa provincia veneta: la storia del gruppo Pegoraro si riassume così. L’azienda leader nella produzione di prodotti in plastica rigenerata, ha festeggiato i primi 40 anni di attività con un flashback: era il 1974 quando Loris Pegoraro, a vent’anni, ha iniziato la sua attività raccogliendo carta da macero e materiali plastici da rigenerare, con un semplice furgoncino in prestito. Quattro decadi dopo, il Gruppo Pegoraro ha un centinaio di dipendenti, quasi 30 milioni di euro di fatturato, metà in Italia e metà all’estero (in oltre 80 Paesi), forte e radicato legame con il Veneto, dove sono nate e cresciute le due società del gruppo che operano in edilizia, mentre la terza, più recente, è dedicata ai prodotti di ingegneria industriale e ha sede nel Bresciano.
La famiglia Pegoraro al gran completo per festeggiare i 40 anni dell’azienda
Il Gruppo Pegoraro è strutturato in sette divisioni, che si rivolgono al mercato delle costruzioni edili strutturali e ornamentali. L’azienda propone componentistica e soluzioni per fondazioni ventilate, alleggerimento solai, casseforme riutilizzabili per muri colonne e pilastri, gestione delle acque, verde pensile e verticale, ambiente e sport. Tra le tappe fondamentali della storia aziendale c’è il 1998, anno in cui sotto il marchio Geoplast inizia la produzione del Modulo, il cassero per vespai ventilati, di cui Pegoraro intuisce le potenzialità di sviluppo nel settore delle costruzioni. L’azienda conta su due impianti di rigenerazione e 25 presse a iniezione di grande tonnellaggio, che garantiscono una capacità produttiva di oltre 25mila tonnellate di materiale plastico, che ogni anno si trasforma in oltre 20 milioni di pezzi grazie a 210 stampi originali e 35 brevetti (tra europei ed internazionali). Tutti i prodotti sono il risultato di un’intera filiera per la gestione del rigenero della plastica, a favore della sostenibilità ambientale. Che per la terza società del gruppo significa ingegnerizzare e produrre impianti eolici a media tensione.
La serata nella Villa di Montruglio a Mossano (Vicenza)
Loris Pegoraro ha saputo, insomma, guardare avanti. Chi lo conosce lo descrive come una personalità vulcanica, che ha sempre saputo sposare la razionalità con una buona dose di istinto. E che ha saputo andare avanti nonostante le difficoltà, sempre superate grazie all’orientamento caparbiamente positivo e al sostegno della moglie e della famiglia. Assieme a Loris, ideatore dei prodotti, lavorano nel Gruppo i figli Mirco, che segue da vicino la Plastic Business Unit e Massimo, dedicato all’Engineering Business Unit, entrambi ingeneri con un solido background manageriale, e la moglie Nadia, presidente, sempre ago della bilancia tra le diverse forze in campo, in famiglia come sul lavoro.
«Festeggiare il Quarantesimo significa ricordare a tutti noi, ai nostri collaboratori e amici, il percorso fatto, senza per altro sentirsi mai arrivati. È un nuovo punto di partenza, e siamo consapevoli che c’è molto ancora da fare e da dare. Oggi non festeggiamo un brand, o un fatturato. Riconosciamo il valore delle persone che giorno per giorno hanno portato il Gruppo fino a qui, e festeggiamo i valori su cui si basa il nostro successo imprenditoriale e che indicano il percorso per la crescita futura», ha spiegato Mirco Pegoraro, ad di Geoplast e figlio maggiore di Loris, alla festa che ha celebrato il compleanno dell’azienda.
«Ciò che ci contraddistingue è la capacità di andare oltre. Siamo il volto dell’imprenditorialità positiva del Nordest, quella che fa, che innova, che fa scuola con l’esempio e crea un valore tangibile per l’economia. Si invoca tanto la ripresa: noi la pratichiamo e auspichiamo di essere un esempio. Siamo Veneti ma ci sentiamo cittadini del mondo, aperti a sfide sempre nuove e ai mercati globali. C’è tutto questo nei nostri quarant’anni di oggi», ha aggiunto Anna Nadia Ponte, presidente del Gruppo e moglie di Loris.
«L’impegno nel settore dell’energia eolica», conclude Massimo Pegoraro, «è frutto ancora della inarrestabile creatività di nostro padre; entrando in questo settore, in linea con i valori di sostenibilità ambientale che appartengono al nostro modo di fare impresa, abbiamo investito in un business che crediamo sarà presto un driver di crescita per il nostro Paese. Italtech Wind, in collaborazione con il Politecnico di Milano, ha realizzato una turbina eolica di nuova concezione che garantisce una elevato rendimento prestazionale anche in condizioni di bassa ventosità. L’eolico alla portata di tutti».
Via libera definitivo, alla Camera, della legge di Stabilità: confermati, quindi, i bonus casa per il 2015. Le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni in casa e per l’acquisto di mobili sono state fissate al 50%, mentre salgono al 65% per gli interventi di risparmio energetico. L’eco-bonus, inoltre, è stato esteso agli interventi di schermature solari e bioclimatizzazioni su edifici esistenti e con impianti di riscaldamento. L’Aula della Camera ha approvato la legge di Stabilità con 307 voti favorevoli e 116 voti contrari.
I prezzi delle case sono tornati indietro di oltre 10 anni. La considerazione è del Gruppo Toscano (intermediazione immobiliare). In base ai valori registrati nei primi 10 mesi del 2014, il prezzo medio sembra essere quello del 2002. Nelle città più grandi la discesa media è stata del 6,6% (ma a Milano il calo si è fermato all’1,3%), ma a Roma la discesa è stata maggiore: -8,7%. Sempre secondo l’analisi del Centro Studi del Gruppo Toscano, dal 2009 il valore delle abitazioni è calato in media del 25,6%, con prezzi simili (in media) a quelli dei primi anni Duemila. Per questo, nonostante la crisi, la domanda si sta lentamente rafforzando. In particolare, la ripresa è concentrata nelle grandi città, mentre le provincie soffrono ancora un calo consistente dei prezzi e della domanda. A Roma, prevede la società immobiliare, dove il calo dei prezzi è importante, la crescita delle compravendite sarà del 5,17%, a Milano e a Palermo del +3,99% e del 3,42%, mentre a livello nazionale il numero di compravendite residenziali si assesterà intorno alle 410mila unità, con una crescita stimata di circa l’1% rispetto al 2013.
Nel 2015 i prestiti bancari torneranno ad aumentare. Lo prevede l’Abi, l’associazione delle maggiori banche. Ma se nel 2015-2016 continuerà il miglioramento del quadro dei prestiti bancari che risaliranno a partire dal 2015, la redditività bancaria sarà molto contenuta fino a tutto il 2016. Secondo il del Rapporto Afo, redatto dall’Abi insieme agli Uffici Studi delle principali banche operanti in Italia, si stanno manifestando segnali di inversione delle tendenze che dovrebbero consolidarsi nel corso del 2015, con una crescita media annua del Pil dello 0,6%, che potrebbe poi raddoppiare nel 2016 (+1,1%). Nel prossimo biennio gli impieghi a famiglie e imprese dovrebbero tornare a crescere, pur in un contesto in cui rilevante rimane il rischio di credito: nel 2015 gli impieghi sono stimati in aumento dello 0,6%, per poi aumentare al +1,9% l’anno successivo. La redditività bancaria continuerà ad essere però deludente: il Roe, sostanzialmente nullo nel 2014 (+0,1%) dovrebbe risalire al 1,1% nel 2015 e all’1,7 nel 2016. L’utile netto dell’aggregato del sistema salirà a 4,4 miliardi l’anno prossimo dai 0,2 del 2014. Pesa sia il rallentamento dei ricavi sia il costo del rischio con cui le banche saranno costrette a fare i conti lungo tutto l’orizzonte previsionale: il complesso delle rettifiche infatti assorbirà l’80% del risultato netto della gestione operativa. Si conferma centrale, in questo quadro, l’azione di controllo e riduzione dei costi.
Nella legge di Stabilità approvata venerdì dal Senato spuntano interessanti novità: tra l’altro un Piano nazionale per le periferie. Si tratta della volontà di recupero delle zone meno centrali delle città. Entro il 30 giugno prossimo, i Comuni dovranno inviare i progetti a un apposito Nucleo di valutazione istituito a Palazzo Chigi. Nel frattempo, entro marzo dovrebbe essere emanato un bando, da varare con apposito decreto. Il Nucleo di valutazione sarà una specie di task force, ovviamente ancora da formare, ma che dovrebbe essere istituita in tempi stretti. Ora la palla passa ai sindaci, che dovranno promuovere dei progetti credibili da presentare al governo. Nell’ambito della legge di Stabilità sono inoltre entrati un finanziamento di 400,7 milioni per il recupero degli alloggi Iacp, che in sostanza finanzia il piano previsto dal decreto casa varato nella primavera 2014. Un’altra novità di rilievo è l’estensione a 18 mesi (un anno in più di quanto previsto in prima stesura) del periodo concesso per vendere gli immobili ristrutturati dalle imprese, nell’ambito del bonus fiscale del 50% di cui potranno godere gli acquirenti. La legge in discussione in queste ore alla Camera, prevede anche 135 milioni per la bonifica dell’amianto e 100 milioni (nella forma dell’esclusione dal patto per Province e città metropolitane) per l’edilizia scolastica.