Un amore a prima vista: nasce l’abbinamento ideale tra sistemi a cappotto e laterizi con il nuovo Porotherm BIO PLAN ETICS di Wienerberger, il blocco in laterizio porizzato rettificato per involucri edilizi altamente prestazionali e durevoli nel tempo.
Porotherm BIO PLAN ETICS unisce allaprecisione della rettifica la planarità della faccia esterna, per un supporto ancora più omogeneo all’applicazione dei pannelli isolanti. Oltre a facilitare le operazioni di posa, questa soluzione assicura prestazioni termiche del 25% superiori rispetto ad una muratura tradizionale a parità di spessore (30 cm). I fori più piccoli sulla faccia di applicazione del cappotto aumentano la resistenza a strappo e l’adesione del pannello, mentre sulla faccia interna i fori più grandi favoriscono la realizzazione delle tracce per gli impianti. Internamente il blocco presenta il 45% di foratura, ideale per la realizzazione di murature portanti in zona sismica.
Wienerberger non si ferma qui e segna un ulteriore punto sul fronte della sicurezza antisismica con la nuova famiglia di laterizi per muratura armata Porotherm BIO M.A. Evolution. Una vera e propria evoluzione della muratura armata, che sfrutta contemporaneamente i vantaggi delle soluzioni in muratura ordinaria portante e delle strutture intelaiate in cemento armato. Grazie all’incastro verticale, Porotherm BIO M.A. Evolution consente una posa più rapida e precisa, evitando l’extra costo del telaio in cemento armato ed eliminando del 50% i ponti termici, per una maggiore libertà e flessibilità progettuale.
Un 2014 ricco di innovazioni per Wienerberger che con Porotherm BIO PLAN ETICS e a Porotherm BIO M.A. Evolution completa la gamma di soluzioni per l’involucro della famiglia Porotherm, il sistema completo di blocchi porizzati dalle elevate performance meccaniche e termoacustiche.
Il Museo Pecci di Prato amplia la sua collezione e apre nuove aree espositive, riorganizzando parallelamente gli spazi e i percorsi interni del Centro. Il progetto di ampliamento, affidato allo studio NIO Architecten di Rotterdam, vede l’impiego di due soluzioni Laterlite, sviluppate per la realizzazione di sottofondi leggeri e isolanti: LecaPiù e Lecacem Classic.
Una delle principali esigenze progettuali dell’intervento, che prevede la realizzazione di una nuova struttura a pianta semicircolare collegata a quella esistente, costituita da un piano fuori terra e un primo piano, era rappresentata dalla necessità di realizzare dei sottofondi leggeri e ad alta resistenza, oltre alla necessità di utilizzare materiali che, durante la fase di getto, presentassero una quantità d’acqua il più possibile contenuta. Tali esigenze progettuali hanno indotto l’impresa esecutrice a selezionare le soluzioni a base di argilla espansa Lecapiù di Laterlite, nella versione 3-8, e il premiscelato leggero e isolante a rapida asciugatura Lecacem Classic.
Caratterizzato da una massa volumica di circa 350 kg/m3, Lecapiù, grazie alla scorza esterna compatta e indeformabile, offreuna buona resistenza a compressione e, anche con un basso dosaggio di cemento, consente di ottenere betoncini leggeri adatti a sopportare i carichi in uso su sottofondi. LecaPiù consente di realizzare, sia nella versione imboiaccata che in quella impastata direttamente con cemento, strati di alleggerimento dalle elevate proprietà meccaniche con grande rapidità e praticità.
Lecacem Classic è invece il premiscelato leggero e isolante a rapida asciugatura per strati di isolamento e alleggerimento di sottofondi anche ad alto spessore. Il suo basso coefficiente di conducibilità termica certificato (0,134 W/mK) garantisce un elevato potere isolante con conseguenti risparmi energetici, mentre l’elevata resistenza alla compressione (25 kg/cm2) ne consente l’utilizzo anche per gli impieghi più gravosi. La leggerezza e l’eccezionale rapidità di asciugatura (dopo soli 7 giorni il contenuto di umidità residua di uno strato di Lecacem Classic da 5 cm è inferiore al 3% in peso) ne fanno una soluzione di grande praticità anche sotto il profilo esecutivo.
Nel cantiere in esame, l’impresa è stata chiamata a realizzare uno strato dello spessore di circa 8 cm di LecaPiù cementato, pompato in opera in modo da contenere i tempi di posa, nonché uno strato di Lecacem Classic per uno spessore di ulteriori 10 cm. Sugli strati così realizzati si procederà quindi alla posa di un impianto di riscaldamento a pavimento, abbinato a un massetto in calcestruzzo tradizionale.
Negli Stati Uniti continua la crescita del marmo Made in Italy: da gennaio a ottobre 2014 le esportazioni italiane di materiale lavorato, grezzo e semilavorato verso gli Usa sono passate da 298,1 a 303,2 milioni di euro di controvalore, aumentando dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2013. Lo indicano i dati Istat rielaborati dall’Osservatorio Marmomacc. Dati rilanciati in occasione di TISE-StonExpo/Marmomacc Americas, manifestazione di riferimento nel Nord America per il settore marmo-lapideo, pavimentazioni, superfici e ceramica industriale, in programma fino al 23 gennaio a Las Vegas. Veronafiere, grazie alla partnership con l’organizzatore, Hanley Wood, acquisito di recente da Informa Group, e forte del brand internazionale di Marmomacc, il più importante salone mondiale dedicato alla filiera della pietra naturale (Verona, 30 settembre-3ottobre 2015), accompagna a Las Vegas una collettiva di 17 aziende da Italia, India, Portogallo, Turchia e Marocco.
All’interno dei 600 metri quadrati del Veronafiere International Pavilion, realizzato in collaborazione con Confindustria Marmomacchine, sono esposti una selezione di marmi e graniti, macchine per la lavorazione della pietra, prodotti per la protezione e la cura delle superfici, utensili per il taglio, levigatura e lucidatura. Oltre agli incontri business, parte integrante della tre giorni in Nevada restano la formazione e l’aggiornamento professionale di architetti e designer con il corso “Designing with Natural Stone” di Marmomacc Stone Academy, incentrato quest’anno sull’utilizzo sostenibile di pietre e marmi.
Lo split payment introdotto dalla legge di Stabilità 2015 ed in vigore dallo scorso primo gennaio, aggrava ulteriormente l’equilibrio finanziario delle imprese che operano nel settore dei lavori pubblici, togliendo alle imprese del settore dell’edilizia 1,3 miliardi di euro di liquidità all’anno e mettendo a rischio la sopravvivenza delle aziende. È l’allarme lanciato dall’Ance. La misura pone a carico delle pubbliche amministrazioni il versamento dell’Iva relativa alle cessioni di beni e prestazioni di servizi. Tale norma, spiega l’associazione, impone un costo più alto alle imprese di costruzioni, che realizzano prodotti sui quali si applica un’aliquota Iva ridotta. In tali casi, l’impresa assume, anche dopo la compensazione tra Iva pagata sugli acquisti ed Iva incassata dalle vendite, una posizione di credito nei confronti dell’erario, che le impone lunghe attese per ottenerne il rimborso. Tra l’altro, in merito alla tempistica dei rimborsi Iva, l’Italia è già incorsa in una procedura d’infrazione europea. Secondo una stima Ance su dati della relazione tecnica di accompagnamento al disegno di legge di stabilità 2015, l’ulteriore perdita di liquidità per le imprese derivante dal versamento dell’Iva direttamente da parte della P.a., risulta pari a circa 1,3 miliardi di euro in un anno. Per l’Ance inoltre si tratta di una misura dagli scarsi effetti di gettito sul settore delle costruzioni, già interessato da strumenti in grado di misurare la compliance fiscale delle imprese.
Un’operazione di rilievo nel settore dell’energia verde. Enerqos, una delle principali Esco (Energy service company) italiane, acquisisce Greenville, azienda comasca specializzata nella gestione e origination dei Tee (Titoli di efficienza energetica), nell’audit energetico, con solide competenze tecniche nei settori dell’engineering, procurement e commissioning. L’operazione finanziaria e societaria conferma la vitalità di Enerqos sotto la guida del presidente Giorgio Pucci e consolida la posizione della Esco sul mercato nazionale grazie al capitale tecnico di Greenville. L’acquisizione, oltre alla sinergia tra le due realtà attive nel settore alla riqualificazione energetica, rafforza il management team di Enerqos con l’ingresso di Massimo Fiscaletti, ad di Greenville, in qualità di partner al fianco di Fausto Zuccarini e Giuseppe Foti. «Le partnership sono strategiche in un mercato molto frammentato e dispersivo. Enerqos conferma oggi la propria leadership nel settore e rilancia con convinzione la propria attività, decisa a crescere» commenta Pucci. Enerqos nella primavera del 2014, è stata protagonista di un importante aumento di capitale realizzato da Climate Change Capital Private Equity, fondo internazionale attivo nel settore della green economy e azionista di riferimento della società. L’azienda ha diversificato la propria offerta su altre fonti energetiche rinnovabili, acquisendo partnership importanti per affermarsi quindi nel settore dell’efficientamento energetico.
Acquisizione di rilievo per Bosch, che si propone come unico fornitore di soluzioni per l’energia, l’automazione degli edifici e la sicurezza nel settore pubblico, commerciale e industriale negli Stati Uniti. Il gruppo tedesco, infatti, ha acquisito Climatec, fornitore leader nel settore delle soluzioni per l’efficienza energetica, l’automazione all’interno degli edifici e la sicurezza per il mercato statunitense. Nel 2013 Climatec, con sede centrale a Phoenix (Arizona), ha registrato un fatturato di 170 milioni di dollari (128 milioni di euro). Nel 2014, secondo i dati preliminari, Climatec ha incrementato il proprio fatturato raggiungendo quota 190 milioni di dollari (143 milioni di euro). La società conta circa 670 collaboratori e un totale di dodici sedi fra Arizona, California, Nevada e Texas. Il mercato dei servizi energetici integrati, dei sistemi per l’automazione degli edifici è in forte crescita negli Usa. Negli ultimi quarant’anni il fabbisogno energetico globale è raddoppiato e si è registrato, da parte degli utenti, un aumento nella richiesta di efficienza energetica, comfort, connettività e sicurezza. Inoltre, l’aumento dei costi dell’energia, sistemi energetici sempre più complessi e un quadro normativo mutevole favoriscono maggiori opportunità di crescita sia nel settore degli edifici ad uso residenziale e commerciale, sia nel segmento dei servizi.
Il settore di business Energia e Tecnologie costruttive di Bosch combina diverse aree di competenza: ampio know-how nei sistemi di video-sorveglianza, rilevamento anti-intrusione e antincendio, controllo degli accessi, allarmi, sistemi di evacuazione e di comunicazione al pubblico, sistemi audio professionali e per conferenza, oltre a sistemi di riscaldamento e produzione di acqua calda con il massimo comfort. Nel ruolo di leader del mercato globale per sensori microelettromeccanici, Bosch offre soluzioni software e tecnologia dei sensori per la connettività dell’Internet delle cose. L’azienda propone, inoltre, servizi per la gestione dell’energia, il monitoraggio da remoto e la gestione dei processi aziendali.
Nel settore delle costruzioni del mercato statunitense Climatec è una società riconosciuta come fornitore unico indipendente di sistemi per gli edifici e di servizi per l’energia, l‘automazione e l‘integrazione di sistemi di sicurezza. L’azienda fornisce consulenza, pianificazione, implementazione e gestione da remoto 24 ore su 24 e soluzioni complete per il comfort, la sicurezza e l’efficienza.
Nasce il nuovo Saie e sarà tutto centrato sulla casa tecnologica. Si chiamerà, infatti, Saie Smart House 2015 e specializzerà l’offerta espositiva nei comparti della progettistica, dei software, delle macchine da cantiere casa, nelle innovazioni per intervenire nel recupero del patrimonio esistente e per realizzare costruzioni sicure, intelligenti e sostenibili. La prima edizione a Bologna di Sie, il Salone dell’Innovazione Impiantistica per gli Edifici sarà dedicato a tutte le filiere produttive dell’impiantistica civile: termoidraulica, della climatizzazione, delle energie rinnovabili e della domotica. Le due manifestazioni insieme, quindi, presenteranno l’approccio nuovo necessario a progettare e realizzare l’integrazione di un Sistema edificio-impianto. Le novità sono state presentate dal presidente di BolognaFiere, Duccio Campagnoli: «La realizzazione di Saie Smart House dovrebbe essere il focus di una nuova politica industriale per il rilancio dell’edilizia assieme alla realizzazione delle reti, materiali e immateriali, per la modernizzazione, qualificazione e messa in sicurezza dei territori, così come è stato stabilito dalle linee guida dell’Unione Europea». Insomma, dopo l’edizione dei 50 anni, nell’ottobre 2014, che ha avuto oltre 93mila visitatori, Saie vuole rinnovarsi, con l’aggiunta di Sie. Alla manifestazione, in programma dal 14 al 17 ottobre, saranno presenti anche una grande area e un grande programma di attività dedicato alla presentazione dei progetti di ricerca più avanzati , alla dimostrazione delle tecnologie più innovative e sarà di nuovo presente la grande attività di formazione e aggiornamento per tutti i professionisti, svolta da Saie Academy, la grande scuola promossa con la partecipazione di tutte le facoltà di Ingegneria civile e dell’architettura Italiane.
Conferenza stampa del nuovo Saie
Secondo Norbert Lantschner, direttore scientifico del nuovo Saie Smart house, «recuperare ciò che abbiamo costruito sarà la grande impresa dei prossimi due, tre decenni. È la risposta adeguata e necessaria alla sfida energetica e ambientale che sta cambiando il nostro mondo. Il trend della riqualificazione è in atto ma deve essere rafforzato, accelerato e intensificato seguendo i principi del deep building renovation. Riqualificare involucri e impianti è intelligente, anzi quattro volte intelligente: protegge l’ambiente, le risorse della terra, il proprio portafoglio e migliora il benessere abitativo».
Bologna ha confermato, in ogni caso, la partnership con il mondo delle costruzioni. Il vicepresidente di Federcostruzioni, Luca Turri, ha ricordato che nel 2013 il valore della produzione del settore che si riconosce nella associazione è stato pari a 400 miliardi e 769 milioni di euro, per un’occupazione di oltre 2,7 milioni di addetti. «Attualmente le costruzioni rappresentano il 13% del valore complessivo della produzione nazionale di beni e servizi e l’11% dell’occupazione totale. E questo nonostante una crisi che ha determinato un crollo degli investimenti che l’Ance ha stimato dall’ inizio della crisi a tutto il 2014 pari a 64 miliardi in meno. La crisi del settore ha significato una perdita di ben 520mila addetti, ovvero poco meno del 26% del totale dei lavoratori del comparto. Un numero enorme che diventa ancora più preoccupante se si considera anche l’indotto, sfiorando gli 800 mila posti di lavoro persi».
Le piccole aziende italiane hanno fame di credito, ma le banche hanno chiuso (troppo spesso) i rubinetti. Risultato: ammonta a oltre 97 miliardi di euro lo stock di credito mancato alle piccole e medie imprese da parte del sistema bancario dal 2010 a oggi. Il calcolarlo è dell’associazione dei commercianti, che ha presentato il nuovo indice Confcommercio-Cer. In quattro anni e mezzo le Pmi avrebbero potuto sfruttare 97,2 miliardi di credito che però non è stato erogato.
La notizia è ghiotta: ci sarebbe allo studio un piano per trasformare in social housing gli immobili invenduti. Con l’aiuto delle casse pubbliche o, meglio, della Cdp. L’idea, che comincia a circolare negli ambienti romani, è dall’Ance, che l’avrebbe proposta al governo. Sul dossier stanno lavorando le banche, cioè l’Abi, la Cdp, l’Anci e l’Alleanza delle cooperative. Il piano sarebbe una boccata d’ossigeno non solo per i costruttori, am anche per le banche, che riuscirebbero a smaltire i cosiddetti «non-performing loans immobiliari», cioè immobili rimasti invenduti e messi a bilancio con prezzi che non sono più competitivi: una mssa che è stimata inc irca 40-50 miliardi e pesa sui conti, soprattutto in rapporto con la stretta sui crediti in atto dopo il passaggio della sorveglianza da Bankitalia alla Bce.
Trovare la quadra non sarà facile, perché si tratta di coniugare la finanza con la grigia realtà di immobili spesso costruiti senza grande appeal negli anni in cui si vendeva tutto, e ora con caratteristiche che sono poco digeribili per un mercato asfittico. La proposta, però, comprenderebbe non solo l’invenduto, ma anche i progetti che sono rimasti congelati a causa della grande crisi economica, e questo darebbe fiato al settore dell’edilizia, da anni in caduta libera. L’operazione potrebbe essere interessante anche per le banche, che vedono immobilizzati asset in pegno o ricevuti in eredità da fallimenti e liquidazioni di aziende che hanno chiuso i battenti. Il progetto riguarderebbe, come riporta il Ghirlandaio, nella «riconversione per finalità di social housing di investimenti immobiliari, finanziati dalle banche, che nel nuovo contesto di mercato hanno difficoltà a essere portati a termine secondo quanto originariamente programmato». Ma che ruolo ricoprirebbe la Cdp? Secondo l’Ance dovrebbe attivare il Fondo investimenti per l’abitare per acquisire immobili a garanzia di crediti bancari, oggetto di procedure esecutive, a un prezzo compatibile con le finalità di edilizia sociale. Il progetto, sempre secondo le indiscrezioni, vedrebbe la creazione di un fondo per ogni banca che partecipa all’iniziativa, con la Cdp chiamata a individuare e valutare gli asset da valorizzare. A questo punto la Cassa depositi e prestiti dovrebbe avanzare un’offerta all’istituto di credito e al costruttore, o alla curatela in caso di procedure giudiziarie. Gli immobili, insomma, passerebbero in sostanza in area pubblica (cioè al fondo controllato da Cdp), mentre a banche e imprese edili resterebbe un chip del 15-20%.
Certo, si porrà poi il problema della scelta. Tutti gli immobili, di qualsiasi tipologia saranno soggetti? E chi, per la Cdp, si incaricherà di vendere quello che costruttori e banche non sono riusciti a piazzare sul mercato?
Gli interrogativi sono molti e fanno sorgere il dubbio che il piano si risolva più in un salvataggio pubblico delle imprese (al di là del giudizio che ognuno può riservare all’operazione), più che in un’operazione di social housing. Certo, smaltire gli immobili invenduti o rimasti a metà dell’opera non può che fare bene a un settore ridotto ai minimi, ma senza incentivare le imprese a non considerare la qualità degli edifici. Che è la vera sfida per i prossimi anni.
Non si allenta la crisi del settore dell’edilizia. Secondo i dati Istat, a novembre l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni ha registrato un calo del 4,5% rispetto a ottobre. Se si prende in considerazione il periodo settembre-novembre, l’indice è calato del 2,1% rispetto ai tre mesi precedenti. Ma il dato reale è ancora peggiore: l’indice corretto per gli effetti di calendario a novembre 2014 è diminuito in termini tendenziali del 7,9% (perché i giorni lavorativi sono stati 20 come a novembre 2013). Sempre i dati Istat indicano che nei primi 11 mesi del 2014 la produzione nelle costruzioni è diminuita del 7,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il rincaro dei pellet potrebbe (condizionale d’obbligo) essere rivisto. «L’aumento dell’Iva sui pellet è davvero incomprensibile e dopo che anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha ammesso che si è trattato di un errore, ci auguriamo che alle parole seguano immediatamente i fatti». Lo sostiene Pieraldo Isolani, responsabile del settore Energia dell’Unione nazionale consumatori. Da gennaio l’Iva sui pellet è aumentata dal 10 al 22%. In Italia sono oltre 2 milioni le famiglie che utilizzano i pellet come combustibile per il riscaldamento proprio perché il costo, a parità di potere calorico, è inferiore di circa il 25% a quello del metano. Se l’aumento non sarà corretto si calcola che l’aumento porterà un aggravio di spesa per il riscaldamento di circa 250-400 euro all’anno.
I ritardi nei pagamenti è un problema lungi da essere stato risolto: secondo la Cgia di Mestre sono 3,4 milioni le imprese (il 76%) con problemi di liquidità causati dal non rispetto della data di saldo. Questi mancati incassi significano perdite per 35 miliardi di euro. L’Ufficio studi della Cgia di Mestre ha condotto un’indagine secondo cui nonostante «il decreto legislativo numero 192/2012, che recepisce la Direttiva europea contro i ritardi nei pagamenti, sia entrato in vigore da due anni, la situazione non è cambiata molto». Per il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, circa 700 mila aziende sono sull’orlo del fallimento e 1,7 milioni (39%) non hanno assunto personale, mentre 900 mila (20%) potrebbe licenziare dipendenti a causa dei ritardi dei pagamenti.
Dal 17 al 20 gennaio Mapei sarà presente al Domotex 2015 di Hannover in Germania, una delle più importanti manifestazioni internazionali dedicate ai rivestimenti di pavimenti tessili, resilienti e legno, moquette e tappeti (Hall 7 – Stand A28).
Nello spazio espositivo dell’azienda il visitatore troverà tutti i sistemi adesivi e i prodotti complementari per la posa di pavimenti e rivestimenti, studiati per rispondere a ogni esigenza del professionista dell’edilizia: dai sistemi in resina per le pavimentazione sportive, ai primer, gli adesivi e le finiture che compongono il sistema per la posa del legno con il sistema di isolamento acustico per la posa delle pavimentazioni di legno; dal sistema di autolivellanti e rasature tissotropiche a bassissima emissione di sostanze organiche volatili, al sistema per la preparazione di massetti durabili nel tempo; dal sistema di primer e adesivi per l’installazione di materiali resilienti e tessili, al Sistema per l’installazione dell’erba artificiale nei campi sportivi.
E proprio a Domotex 2015, Mapei riceverà tre premi all’interno del concorso Innovations@Domotex 2015, nella categoria “Applicazioni e Installazioni”. Due premi sono relativi ai prodotti ULTRABOND ECO S968 1K e ULTRABOND ECO V4 SP FIBER, e uno al contenitore particolare MAPEBOX.
ULTRABOND ECO S968 1K è il nuovo adesivo monocomponente per parquet ad alte prestazioni di Mapei, ideale per la posa di qualsiasi specie legnosa di vario formato su qualsiasi tipo di sottofondo anche riscaldante. Di facile lavorabilità, il prodotto è studiato per incollare perfettamente e in tempi rapidi ogni tipo di legno di qualsiasi formato, come ULTRABOND ECO S948 1K,ideale per tutti i pavimenti stratificati e parquet massiccio. Pur non essendo una novità di quest’anno, ULTRABOND ECO V4 SP FIBER, adesivo universale in dispersione acquosa con fibre, è stato premiato per la bassissima emissione di sostanze organiche volatili (VOC).
Per la posa rapida ed ecosostenibile dei resilienti Mapei presenta invece diverse novità :
– PLANIPREP FAST TRACK, rasatura cementizia tissotropica fine ad asciugamento ultrarapido, idonea per livellare e rasare all’interno di sottofondi nuovi o preesistenti, rendendoli idonei a ricevere in tempi molto rapidi ogni tipo di pavimentazione, inclusi resilienti e tessili;
– ULTRAPLAN FAST TRACK, lisciatura autolivellante ad asciugamento ultrarapido per spessori da 1 a 10 mm;
– ULTRABOND ECO FAST TRACK, adesivo in dispersione acquosa ad alte prestazioni, presa rapida, per il ripristino di pavimenti resilienti e per l’installazione di zoccolini, sgusce e profili;
– ULTRABOND ECO 550, adesivo a rapida e forte presa, a bassissima emissione di sostanze organiche volatili, per tutti i tipi di linoleum;
– ULTRABOND ECO VS 90 PLUS, adesivo universale in dispersione acquosa per la posa di pavimenti resilienti;
– PLANITEX D15, autolivellante a bassissima emissione di sostanze organiche volatili, con eccellenti proprietà di scorrimento e di asciugatura particolarmente adatto per essere utilizzato in edifici di grandi dimensioni.
I primi tre prodotti sono caratterizzati dalla tecnologia FastTrack Ready, che riduce il tempo e il numero di operazioni necessarie per completare la posa di un rivestimento o di un pavimento. A Domotex inoltre l’azienda presenta Mapebox, l’innovativo contenitore flessibile che contiene 800 kg di malta secca facilmente pompabile. Ciò permette non solo una rimozione del prodotto senza polvere, ma anche un risparmio di tempo, evitando la miscelazione particolarmente faticosa dei singoli sacchi di prodotto in cantiere. Ideale per riempire grandi aree dai 130 mq in su con 3 mm di spessore, vengono oggi fornite delle ricariche di ULTRAPLAN ECO PLUS, PLANITEX D10 e ULTRAPLAN MAXI in contenitori di cartone usa e getta.
3TI_LAB, il laboratorio di architettura della società italiana di ingegneria 3TI Progetti, ha vinto il concorso per la progettazione del centro civico comunale del Comune di Villacidro in Sardegna e per la riqualificazione dell’area urbana circostante.
Il nuovo centro, che reinterpreterà gli aspetti maggiormente caratterizzanti del paesaggio urbano e naturale circostante, costituirà un importante futuro polo di aggregazione per la città. All’interno dello storico giardino del Palazzo Vescovile, il nuovo edificio, adeguandosi alla morfologia del terreno e ricercando un adeguato inserimento nel contesto urbano e in quello naturale, si aprirà alla città e diverrà parco urbano, teatro, forum cittadino, arena, ma anche atelier, laboratorio, spazio espositivo a servizio della comunità e aperto ai visitatori.
L’edificio sarà in stretta relazione con l’abitato, con gli ambienti e le attività del Palazzo Vescovile e delle ex Carceri, oggetto di restauro e rifunzionalizzate come spazi didattici ed espositivi.
Oltre al Comune di Villacidro, la 3TI Progetti attualmente è impegnata nella realizzazione di importanti progetti in Italia e all’estero: dall’ Autostrada Pedemontana Lombarda all’aeroporto Internazionale di Muscat, dal nodo ferroviario di Torino alle metro di Riad, in Arabia Saudita, e di Istanbul, in Turchia.
La crisi dell’edilizia non solo non è finita, ma può ancora peggiorare. A disegnare un ritratto cupo del sistema costruzioni è il direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini. L’occasione è stata il convegno organizzato da Federcostruzioni sul tema Mercati nuovi per nuovi imprenditori. «La nostra indagine sui bilanci delle imprese ci dice che questa è la situazione del sistema dell’offerta in un mercato che dal 2008 ha perso 55 miliardi di investimenti, oltre un terzo del valore complessivo. Un mercato che nel 2014 vale 170 miliardi». Un mercato che oggi è composto per oltre il 70% di manutenzione ordinaria, straordinaria e riqualificazione. Secondo il Cresme, il 2015 sarà l’anno in cui si aprirà il settimo ciclo edilizio dal dopoguerra. I primi segnali vengono dalla crescita del valore delle gare di appalto con un più 50% rispetto al 2013 e del numero delle compravendite immobiliari nel terzo trimestre di quest’anno (+4%). Un ciclo nel quale uno dei driver principali sarà rappresentato dalla capacità di offrire livelli crescenti di qualità, in cui rientrano elementi di sostenibilità, di qualità gestionale, di processo, ovvero un insieme di prestazioni in grado di innovare profondamente il modo stesso di costruire. Se nel nuovo processo di riconfigurazione la qualità è destinata a fare la differenza, secondo il presidente di Federcostruzioni, Rudy Girardi, «il sistema imprenditoriale che si riconosce in Federcostruzioni è pronto a raccogliere la sfida che viene da un diverso modo di costruire anche per contribuire in modo deciso ed efficace allo sviluppo del Paese. Uno sviluppo orientato a soddisfare esigenze di una società evoluta e consapevole dei condizionamenti ambientali in cui devono collocarsi le opere da realizzare. Ma per poter effettivamente rispondere a questo nuovo modo di intendere le costruzioni è necessario che le amministrazioni pubbliche assicurino un quadro compatibile con tale obiettivo attraverso un quadro regolatorio chiaro, univoco e coerente, capace di stimolare la realizzabilità delle opportunità connesse a un più alto livello qualitativo delle costruzioni. La qualità delle costruzioni rappresenta un’opportunità di crescita per tutto il settore delle costruzioni, con effetti positivi sull’intero sistema Paese».
«I segnali positivi indicati dal Cresme possono diventare fattori stabili di un processo di ripresa delle costruzioni italiane solo se si accompagneranno a una spinta vigorosa sul piano degli investimenti pubblici soprattutto sui fronti della messa in sicurezza del territorio e della manutenzione del patrimonio pubblico ad iniziare dalle scuole e a sostegno di concreti diffusi interventi di riqualificazione urbana», ha concluso il presidente dell’Ance Paolo Buzzetti. Per il presidente dell’Ance è altresì necessaria una razionalizzazione del sistema impositivo sulla casa verso un’unica local tax in grado di dare certezza al mercato immobiliare, che da sempre costituisce un fattore essenziale di qualunque possibile concreta ripresa economica.
Schema di funzionamento di una caldaia a condensazione
L’Italia è ai primi posti in Europa per numero di caldaie a condensazione prodotte, ma agli ultimi per utilizzo. Eppure le caldaie a condensazione tagliano i consumi fino al 30% e hanno una resa termica elevatissima. Nonostante questo, il 70% dei consumatori preferisce ricorrere a caldaie tradizionali con risparmio immediato senza guardare in prospettiva: ed l’obiettivo della direttiva europea Ecodesign che prevede, tra le altre cose, la promozione della diffusione delle caldaie a condensazione. A partire dal prossimo 26 settembre, infatti, questa sarà l’unica tipologia a poter essere immessa sul mercato.
Le caldaie a condensazione sfruttano generatori di calore in grado di recuperare gran parte del calore latente contenuto nei fumi che, altrimenti, andrebbe disperso. Il calore recuperato sotto forma di energia consente una resa termica che va oltre i vecchi canoni concettuali (andando a raggiungere un valore complessivo che supera il 100%), contro il 92% della caldaia tradizionale e l’84-85% di un vecchio generatore. Le caldaie a condensazione, oltre a essere più ecologiche, comportano anche una riduzione dell’energia necessaria ed una relativa contrazione dei costi tra il 20 e il 30%, ma comportano dei costi di acquisto mediamente più alti del 70% rispetto ad una caldaia tradizionale.
«La legge Stabilità ha confermato anche per il 2015 gli eco bonus edilizi, che comprendono anche l’acquisto di elettrodomestici di nuova generazione, ovvero puliti e ad alto rendimento, ma il recupero del denaro avviene spalmato in 10 anni, e questo non costituisce un incentivo sufficiente a sostenere spese vicine ai mille euro», commenta Marco Narcisi, titolare di G. F. Narcisi, negozio online specializzato nella vendita di prodotti di termoidraulica. «Per quanto
ci riguarda, la vendita delle caldaie a condensazione rispecchia il trend nazionale (circa 70% tradizionale contro 30% condensazione). In particolare, abbiano notato che, chi sceglie di acquistare una caldaia a condensazione usufruendo dell’ecobonus, tende preferire prodotti di fasce più alte, mentre sembra essere un deterrente per la scelta di caldaie a condensazione più economiche».
Schema di funzionamento di una caldaia a condensazione