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Per comprare casa ci vogliono 5,8 anni di stipendio

Quanti anni di stipendio occorrono per acquistare casa? Sulla base dei prezzi attuali lo ha provato a calcolare Tecnocasa. Risultato: in media, a livello nazionale sono necessarie 5,8 annualità di stipendio per comprare casa, in leggera diminuzione con quanto rilevato nel 2013 (6 annualità). Anche a livello locale non ci sono state variazioni di rilievo: con un calo pari a -0,6 annualità, fa eccezione Napoli (dove ne servono 6,7), seguita da Genova e Roma (entrambe in calo di 0,3 annualità), mentre si mantiene costante Bologna (5,7 annualità). La Capitale è sempre la città in cui serve il maggior numero di annualità: 9,5; stacca Milano ferma a 7,9 annualità (in calo di 0,2 rispetto al 2013). A Palermo e Verona ne servono meno: 3,6 nel capoluogo siciliano e 3,9 nella città scaligera.

Effettuando un confronto a distanza di dieci anni, si evince che a livello nazionale la differenza è stata più consistente, infatti si è passati da 7,8 annualità nel 2004 a 5,8 nella prima parte del 2014. In questo lasso temporale è Milano la città in cui si è avuta la variazione più consistente: dalle 11,1 annualità del 2004, infatti, si è passati alle 7,9 di quest’anno. Altri due capoluoghi fanno segnare variazioni interessanti: -3,1 a Firenze (7,2 annualità) e -3 a Bologna (5,7 annualità). Bari, Genova, Torino e Verona hanno evidenziato un andamento in linea con il dato nazionale: nel capoluogo pugliese servono 2,1 annualità in meno, mentre le altre tre città segnano -1,9.casa67676

AGC iplus: vetri ad isolamento termico per il residenziale

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AGC Glass Europe rinnova e amplia la gamma di vetri ad isolamento termico per il mercato residenziale con iplus, una serie completa e diversificata per rispondere alle varie richieste in materia di comfort e performance.

Sfruttando una tecnologia all’avanguardia applicata ai rivestimenti in vetro, AGC propone vetri dall’elevato isolamento termico, in grado di offrire un generoso apporto di luce naturale e dall’aspetto totalmente neutro.

Con iplus I-Top, iplus Top 1.0 e iplus Light AGC propone vetri Low-E prodotti in Italia (con vantaggi anche in temrini di velocità di consegna e risparmio sui costi di trasporto). iplus I-Top lascia entrare all’interno degli ambienti una notevole quantità di luce naturale con un valore Ug pari a 1.1 W/(m2K); iplus Top 1.0 è il vetro più indicato per isolare termicamente in inverno, offrendo il massimo dell’isolamento termico (Ug pari a 1.0 W/(m2K) ed un aspetto neutro e brillante); iplus Light studiato appositamente per il mercato mediterraneo, isola termicamente in inverno (Ug pari a 1.0 W/(m2K)), e garantisce protezione estiva grazie all’elevato controllo solare (FS=41%).

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Novità 2014 i prodotti iplus Advanced 1.0, il primo vetro che, nonostante l’ottimo isolamento termico (Ug di 1.0 W/(m2K)), raggiunge un fattore solare ed una trasmissione luminosa molto elevati, e iplus Advanced 1.0T, la versione da temprare con Ug 1.0 W/(m2K), in grado di ottenere alte prestazioni luminose ed energetiche (TL 80%, FS 60%).

Un isolamento termico efficiente può comportare la formazione di condensa sul vetro esterno, opacizzandolo e diminuendo la visibilità. Già nel 2012, AGC aveva sviluppato Anti-Fog, la gamma di prodotti con proprietà anticondensa. Oggi, con iplus AF Top e iplus AF EnergyN, il doppio coating (pirolitico/magnetronico) permette di limitare o addirittura impedire la formazione di condensa, garantendo elevate prestazioni anche in termini di isolamento termico (iplus AF Top) e controllo solare (iplus AF EnergyN).

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La nuova generazione di scorrevoli in alluminio Schüco

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Schüco presenta la nuova generazione di porte scorrevoli in alluminio ASS 60 e ASS 80.HI. Esposte in anteprima alla fiera Bau 2015, che si è appena conclusa a Monaco, i nuovi sistemi sono caratterizzati da un design extra sottile, un’estetica elegante ed elevate performance di isolamento

Le sezioni in vista molto snelle, con telaio fisso integrabile a scomparsa all’interno della muratura, fanno delle porte Schüco vere e proprie “pareti di vetro”, garantendo assoluta continuità nello spazio architettonico. Allo stesso tempo i sistemi per porte scorrevoli Schüco sono estremamente performanti anche dal punto di vista isolanete. ASS 80.HI è in grado di assicurare valori Uw fino a 1,0 W/(m²K), mentre il sistema Schüco ASS 60 nasce per integrare i sistemi in alluminio Schüco ASS 50 e Schüco ASS 70.HI, permettendo così di coprire in modo ottimale le esigenze di isolamento termico anche con profondità di 60 mm.

La movimentazione risulta estremamente facile e agevole, anche con ante molto pesanti, grazie alle innovative tecnologie Schüco SmartStop e Schüco SmartClose. Attraverso una combinazione tecnologica di diversi leverismi e componenti ammortizzatori, Schüco SmartStop garantisce il rallentamento dell’anta prima di raggiungere la parte del telaio fisso verticale, mentre il sistema Schüco SmartClose ne consente l’inserimento “morbido”, agevole e preciso in posizione finale di chiusura. Queste tecnologie, insieme alla progettazione di soglie a filo pavimento, volte ad eliminare ogni tipo di barriera al passaggio delle persone, conferiscono a queste soluzioni praticità d’uso e maggiore sicurezza.

Numerosi i vantaggi anche per i serramentisti: la lavorazione è resa più semplice grazie alle nuove tecnologie di assemblaggio, che rendono la realizzazione degli infissi ancora più flessibile ed efficiente. Inoltre l’impiego di una grande quantità di elementi standardizzati permette non solo di risparmiare sui costi di stoccaggio in magazzino, ma anche di ridurre i tempi di lavorazione e di montaggio del serramento.

Blocchi Isotex: legno-cemento ad alte prestazioni

blocchi-isotexIsotex ha introdotto in Italia il legno-cemento fin dal 1984, arrivando al perfezionamento del metodo costruttivo basato sui blocchi Isotex, una soluzione in grado di garantire affidabilità ed ottime prestazioni in termini di risparmio energetico, isolamento acustico, strutture antisismiche e riduzione dei tempi e costi di costruzione.

Il sistema Isotex prevede blocchi a cassero in legno-cemento con spessori di 20-25-30-33-38-44 cm, per la realizzazione di pareti portanti esterne ed interne. Esistono inoltre pezzi speciali per le diverse esigenze costruttive,  in grado di garantire l’eliminazione dei ponti termici ed acustici. Uno dei grandi vantaggi di questa tecnica costruttiva è la rapidità e la semplicità di messa in opera: i blocchi infatti vengono posati a secco. Inoltre in tutto il ciclo produttivo si usano solo materiali naturali, senza l’aggiunta di prodotti chimici.

Da anni l’azienda ha anche introdotto sul mercato i solai in legno-cemento, che presentano i medesimi vantaggi termo-acustici degli elementi per parete. Questo sistema garantisce un alto grado di isolamento, superiore del 40-50% rispetto alle strutture tradizionali di pari spessore, con conseguente risparmio nei costi di riscaldamento e raffrescamento. Dal punto di vista dell’isolamento acustico, a parità di spessore, si ottengono risultati fino a 5-10 db superiori rispetto alle strutture tradizionali . Il sistema costruttivo Isotex garantisce una resistenza al fuoco REI 120.

La struttura ottenuta con il metodo Isotex rispetta la normativa italiana per l’uso in zone ad elevato rischio sismico. I blocchi cassero Isotex dispongono di marcatura CE essendo conformi alla norma EN 15498 e al Benestare Tecnico Europeo ETA 08/0023; i solai dispongono della marcatura CE norma EN-ISO 37-1, obbligatoria dal 01.01.2011 per i solai a travetti prefabbricati.

Isoetx sarà a Klimahouse 2015: Piazza Anit stand A05/28.

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Le rinnovabili non si fermeranno, ma è in calo l’eolico

Una nuova analisi della società di consulenza Frost & Sullivan (Annual Renewable Energy Outlook 2014), prevede che la capacità installata di energia rinnovabile a livello globale raddoppierà, andando dai 1566 gigawatt (GW) del 2012 fino a raggiungere quota 3203 GW nel 2025, con un tasso di crescita medio annuo del 5,7%. tra i motivi ci sono le politiche governative sull’energia rinnovabile: ora leggi a sostegno dell’energia rinnovabile sono attive in 130 paesi e gli investimenti per le energie rinnovabili sono aumentati considerevolmente. L’Unione Europea ha fissato degli obiettivi vincolanti perché il 20% del consumo energetico totale interno sia ottenuto da energie rinnovabili entro il 2020. Di conseguenza, i singoli stati membri hanno fissato degli obiettivi per l’utilizzo di energia rinnovabile che vanno dal 10% di Malta al 49% della Svezia.

Secondo Frost & Sullivan, la tecnologia del solare fotovoltaico rappresenterà il 33,4% del totale degli aumenti di capacità di energia rinnovabile nel periodo 2012-2025. L’eolico segue a breve distanza con il 32,7%, davanti all’energia idroelettrica con il 25,3%. Le altre tecnologie rinnovabili rappresenteranno il restante 8,6% degli aumenti di capacità. Tuttavia, le difficoltà economiche presenti in diverse parti del mondo influenzano le prospettive dell’energia rinnovabile. In buona parte dei paesi occidentali, il clima economico instabile ha avuto un impatto sui regimi di sostegno, che continueranno a essere di vitale importanza per molti impianti di energia rinnovabile fino a che non sarà raggiunta la parità di rete.

Il calo del costo delle energie rinnovabili, dovuto alle innovazioni tecnologiche e alle economie di scala raggiunte attraverso la diffusione di massa, hanno consentito ai paesi in via di sviluppo di adottare queste tecnologie. È atteso che la capacità globale di energia solare aumenterà dai 93,7 GW del 2012 fino a quota 668,4 GW nel 2025. Tuttavia, mentre il solare fotovoltaico sta assistendo a un vero e proprio boom, il crollo dei prezzi di questa tecnologia ha notevolmente indebolito le prospettive di crescita del mercato dell’energia solare concentrata (CSP).

La capacità globale di energia idroelettrica aumenterà da 1085 GW nel 2012 fino a 1498 GW nel 2025, poiché Cina, Turchia, Brasile, Vietnam, India e Russia contribuiranno fortemente alla crescita del mercato. Nel mercato dell’energia eolica, l’eolico offshore assisterà a una crescita inferiore a quella attesa, a causa del calo del sostegno politico in Europa. Grazie alle nuove applicazioni rese possibili dalle turbine eoliche di piccole dimensioni, la capacità di energia eolica globale raggiungerà quota 814 GW nel 2025 dai 279 GW del 2012. tetto-fotovoltaico

Come «rammendare» le metropoli per vivere meglio

Il convegno Italcementi


Come trasformare le periferie delle città, obsolete e ghettizzate, in nuovi centri vitale dei centri urbani. Non è facile, ma ilk primo passo è stato compiuto con con l’individuazione delle zone da riqualificare: un censimento che è stato presentato, assieme a un programma di intervento, alla Fondazione Italcementi di Bergamo. Con una premessa: bisogna «rammendare» le periferie attraverso la rigenerazione urbana, per un nuovo Rinascimento del nostro Paese. «È un tema profondamente innervato nel sociale», ha sottolineato Carlo Pesenti, consigliere delegato di Italcementi. «Parliamo della qualità della vita delle persone, della salvaguardia del territorio e dello sviluppo economico. Lo diciamo apertamente: la creazione di valore è la precondizione necessaria per poter condividere il benessere generato dall’Impresa. Un’operazione dove gli interessi collettivi si intrecciano con gli interessi dell’Impresa, verso un Rinascimento sociale ed economico del nostro Paese. Questa operazione, però, può essere declinata solo attraverso una grande visione politico-istituzionale che incoraggi l’innovazione sostenibile di prodotti e processi. Noi ci sentiamo in prima linea su questo fronte, insieme a molte altre imprese italiane».

Il convegno Italcementi
Il convegno Italcementi
Carlo Pesenti
Carlo Pesenti

Il lavoro di Renzo Piano

Il manifesto di Renzo Piano (lo trovate qui: https://youtradeweb.com/2015/01/un-articolo-e-un-video-di-renzo-piano-reinventare-le-periferie/) si pone in continuità con la decisione dell’architetto Piano di devolvere il suo emolumento come senatore a favore di alcuni gruppi di lavoro incaricati di studiare alcune periferie italiane. Ogni studio è guidato da un “tutor”, allievo o collaboratore dell’architetto Piano, in un gruppo di lavoro complessivo chiamato G124, che prende il nome dal numero dell’ufficio del senatore a Palazzo Giustiniani, trasformato in un laboratorio per progettare la riqualificazione delle periferie delle città italiane (https://renzopianog124.com). Il tema posto dal “manifesto sul rammendo e sulla rigenerazione” è quello che sta alla base anche del progetto RIFO promosso da Italcementi e realizzato dall’Università di Bergamo con il coordinamento dalla professoressa Emanuela Casti, che in un video ha spiegato il percorso di ricerca che ha portato a individuare in diverse città lombarde, tra cui in particolare Bergamo, gli spazi inutilizzati che potrebbero essere recuperati in un’ottica di “rigenerazione urbana”. Una strategia che prevede la demolizione di caseggiati ormai non più sostenibili dal punto di vista della sicurezza e delle qualità ambientali, architettoniche e urbanistiche e la loro sostituzione con edifici realizzati con nuovi materiali e tecnologie.

Mario Cucinella
Mario Cucinella

Sostenibilità e recupero

Mario Cucinella, architetto da sempre attento ai temi della sostenibilità e del recupero urbano in ottica di place for people e fondatore dell’organizzazione no profit “Building Green Future”, ha raccontato la sua esperienza “sul campo” nel rammendo delle periferie. Cucinella è infatti tra i “tutor” del progetto G124 e il suo gruppo di lavoro si è concentrato sull’area urbana di Catania, in particolare il quartiere di Librino. «A volte – ha detto – per migliorare la vita di un quartiere può bastare una nuova biblioteca, un giardino curato, un percorso pedonale tra una scuola e una palestra. Non interventi dall’alto, da “archistar”, ma soluzioni che migliorano la vita quotidiana e favoriscono l’incontro tra le persone». Incentrato sul tema del luogo e dell’abitare l’intervento di uno dei massimi rappresentanti del mondo della cultura e della filosofia, capace di valorizzare la “cultura come elemento di comunità”: Silvano Petrosino, Filosofo e Professore Associato dell’Università Cattolica. Petrosino ha spiegato «l’impossibilità dell’uomo di non abitare, ovvero di prendersi cura dei luoghi e della loro buona gestione. Una legge ormai capovolta che occorre ripristinare per aprire le possibilità del nuovo Rinascimento». Geminello Alvi, scrittore ed economista abituato a stupire, ha invece proposto una originale analisi del tema della città, e della necessità di funzioni e forme, volte a ridefinire comunità concrete. Alvi ha comparato il nuovo Rinascimento a quello antico, mettendo a confronto i diversi scenari demografici e lanciando un’ipotesi di rigenerazione spirituale e politica per l’Italia, immaginando un futuro confederale retto da uno stato minimo liberista. Il confronto si è poi concentrato sulla creazione di valore economico associata a iniziative di rammendo e rigenerazione urbana, con il contributo di Francesco Daveri, economista ed editorialista del Corriere della Sera. Daveri ha portato l’analisi di due casi. Il primo, un’esperienza: Harlem, il quartiere di New York dove il passaggio da una situazione di immobili in affitto per categorie tradizionalmente in transizione (come studenti o immigrati) ad una politica a favore delle case di proprietà ha segnato anche la crescita del senso di appartenza, permettendo la rigenerazione. Il secondo, un auspicio: un sistema d’incentivi per spingere i migliori professori a lasciare i quartieri centrali per quelli periferici. Nel ricordare come l’evoluzione del concetto di riuso, iniziata negli anni ottanta con il recupero dei centri storici e giunta finalmente alla rigenerazione e ricucitura dei tessuti urbani periferici, richieda la diffusione di nuovi strumenti operativi e gestionali, sia finanziari che urbanistici, Aldo Mazzocco (CEO di Beni Stabili Siiq spa e Presidente di Assoimmobiliare) ha illustrato due esempi concreti di tale evoluzione: la rigenerazione sostenibile del complesso Torri Garibaldi in area Porta Nuova a Milano, recentemente ultimata, e il progetto Symbiosis, che andrà a ricucire il territorio urbano in area Porta Romana, sempre a Milano, in adiacenza con il nuovo Museo della Fondazione Prada e con l’area dismessa dell’ex scalo ferroviario.

Conclusioni

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha esaminato infine come la ricerca di nuove prospettive di sviluppo nel settore della mobilità e del trasporto e il recupero e la restituzione di aree dismesse e periferiche risultino elementi centrali anche nell’azione amministrativa di una media città storica italiana come Bergamo, scelta anche come “caso studio” del progetto di ricerca Bergamo 2.035 condotto da Università di Bergamo e Harvard University con il supporto della Fondazione Italcementi. Gori si è soffermato poi sulla volontà e la necessità di rigenerazione degli spazi periferici anche attraverso l’efficientamento degli edifici pubblici e privati, la qualità e la sostenibilità del costruire, lavorando a un rinascimento urbano che riesca a coinvolgere direttamente la cittadinanza. Al termine della tavola rotonda l’architetto Michele Molè, progettista del Padiglione italiano a Expo 2015, ha illustrato il progetto architettonico di “Palazzo Italia”, dalla genesi come idea di coesione, intesa come forza di attrazione che genera un ritrovato senso di comunità e di appartenenza (elemento chiave di ogni progetto di rigenerazione urbana), fino alla concreta realizzazione, resa possibile da straordinari elementi di innovazione tecnologica e sostenibilità, assieme al know-how e al saper fare delle imprese italiane coinvolte, tra cui Italcementi che ha ideato per la struttura di Palazzo Italia un innovativo cemento biodinamico. Le conclusioni sono state affidate al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, on. Maurizio Lupi, che ha delineato l’azione politico-istituzionale del Governo, volta a creare le condizioni necessarie per sostenere lo sviluppo del Paese.

Articolo (e video) di Renzo Piano: cambiare le periferie

Renzo Piano

La Fondazione Italcementi ha organizzato a Bergamo un convegno che aveva per tema «Rammendare le periferie attraverso la rigenerazione urbana, per un nuovo Rinascimento del nostro Paese». «Le nostre città e il nostro territorio hanno bisogno di grandi interventi di riqualificazione», ha spiegato in apertura Giampiero Pesenti, presidente di Italcementi. «Una rinascita che cambi in meglio le realtà urbane, le periferie in particolare, e la vita stessa delle persone che le vivono. È accaduto e accade in molte parti del mondo e dell’Europa: pensiamo a Marsiglia, Berlino, Londra e alle molte altre realtà urbane in cui zone vecchie e degradate dei centri abitati hanno lasciato il posto a quartieri più sostenibili, più belli, più vivibili, contribuendo alla rinascita economica e sociale di intere città. È quello di cui anche il nostro Paese oggi ha grande bisogno: un’insieme di coraggiose operazioni di recupero di vaste aree inutilizzate, o male utilizzate, che consentano di innescare un circolo virtuoso di sostituzione di quegli edifici che non garantiscono più standard accettabili di sicurezza strutturale, di efficienza energetica e anche di vivibilità dal punto di vista architettonico, urbanistico e sociale. Oggi l’innovazione nel campo dei materiali e delle tecnologie ci mette a disposizione soluzioni impensabili in passato ed è nostro dovere far sì che queste conquiste siano a disposizione di tutti, anche, forse soprattutto, di chi vive nelle aree più marginali». 

Giampiero Pesenti
Giampiero Pesenti

A entrare nel dettaglio del problema è stato chiamato uno dei più grandi architetti (oltre che senatore della Repubblica), Renzo Piano. Pubblichiamo integralmente il suo intervento.

Renzo Piano
Renzo Piano

di Renzo Piano

Sono sempre stato convinto che il grande tema per i prossimi decenni sono le periferie: sono stati centri storici negli anni ’60; subito dopo la guerra i centri storici venivano considerati come qualcosa da dimenticare, poi finalmente è stato chiarito che invece erano essenziali. E quella è stata una battaglia vinta in qualche maniera negli anni ’60, ’70, ’80 è diventato chiaro; oggi negli anni 2010, 2020, 2030, 2040, 2050, tutti questi anni, la grande scommessa sarà quella delle periferie. Le periferie sono la città che sarà, o che non sarà, è ma se non sarà saranno guai grossi, perché è lì che è la forza, l’energia delle città. Mediamente l’80, 90% delle persone vivono in periferia, in tutte le città, e non c’è niente di male, se non che la parola “periferia” è sempre associata all’aggettivo “degradato”, lontana, abbandonata, triste. E non è immaginabile perché è lì dove le città hanno il loro futuro, ed è la grande scommessa.

La prima cosa ovviamente da fare è non crearne di nuove, per la semplice ragione che sono insostenibili. Si parla tanto di sostenibilità, beh quella è la prima insostenibilità: non si possono fare altre periferie. Allargare le città a macchia d’olio, per esplosione, significa fare sostanzialmente dei quartieri che poi devono essere serviti da strade, da servizi, da impianti, dalla raccolta dei rifiuti, dalle fogne, da mille cose per cui la città diventa insostenibile, diventa dispersa, perde anche di forza.

Questo è un aspetto che è al tempo stesso, come dire, tecnica, cioè economica, ma poi anche umano, perché evidentemente a questo punto queste periferie continuano a essere periferie, periferiche per l’appunto, monofunzionali. Questa è la ragione per cui – e non l’ho certo deciso io – l’economia stessa della terra, di tutti i paesi, ha deciso che non si possono continuare a fare nuove periferie. Anzi, quel che è successo, in molte città, Londra credo che sia stata la prima a dotarsi della cosiddetta “green belt”, cioè la “cintura verde”; cominciò ben prima di Ken Livingstone, poi continuò con Ken Livingstone, ma oggi è acquisita. Londra si è dotata di una cintura, di una linea verde tutta attorno alla città, oltre alla quale non si deve costruire, oltre alla quale la campagna resta campagna. Cosa vuol dire questo? Perché qualcuno lo interpreta come un’impossibilità di crescere? Questo è un errore.

Costruire sul costruito

Basta capire che si deve crescere per implosione, non per esplosione, non facendo ancora altre periferie, ma completando il tessuto che già esiste, costruendo sul costruito, andando a occupare tutti quegli spazi che normalmente vengono definiti in inglese “brown field”, definiamoli spazi compromessi, spazi cementificati.

Ecco, questa famosa cementificazione, abbiamo cementificato tanto. Bisogna smettere di farlo esternamente, ma possiamo trasformare tranquillamente molto cemento all’interno delle città in quartieri, in qualcosa di diverso, possiamo urbanizzarli. Questi luoghi sono come dei buchi neri all’interno delle città, sono le aree industriali dismesse, quelle ferroviarie dismesse, talvolta quelle militari, ce ne sono tante; nella mia carriera ne ho incontrati di tutti i colori, comprese quelle politiche, perché nel bel mezzo di Berlino c’era tutta l’area dismessa del muro di Berlino. E stranamente quello era proprio mittel, cioè il centro, il cuore di Berlino. Ma quello è l’unico caso che io ricordi di un fatto così grave, cioè un vuoto creato dalla guerra fredda. Per il resto i vuoti che sono rimasti intrappolati nelle città sono sostanzialmente di origine ferroviaria, industriale, militare talvolta. E però ce ne sono tantissimi, e c’è anche la possibilità di intensificare gli spazi costruiti; se prima una città come Londra, ma non solo, c’è la possibilità molto spesso di intensificare costruendo un po’ più alto, questo non vuol dire per forza facendo dei grattacieli, ma aumentando la densità. Sarebbe anche sciocco pensare che questo sia un errore; no, perché una città in realtà è bella, è vivibile solo se ha una certa intensità, se è intensa, se ci si trova, se c’è una certa intensità. Una città troppo diluita, l’esempio naturalmente classico a cui si pensa subito è Los Angeles, ma Los Angeles è un caso lontano, troppo lontano dalla cultura europea per farne un caso. Los Angeles ha il suo fascino, la sua bellezza a modo suo, ma è una città-territorio, una città-paese, è grande come lo spazio contenuto tra Genova, Milano e Torino. Los Angeles insomma è una città-territorio. Ma se no, quasi sempre le città hanno la possibilità di crescere all’interno, per l’appunto per implosione. E questo non è nient’altro che quello che è sempre successo nella storia delle nostre città.

Si è sempre costruito sul costruito. Naturalmente, è evidente, è più facile costruire su un terreno vergine, in periferia, cioè è molto facile, basta pulire, si fanno le fondazioni, si sale e basta. Ci vuole più abilità, ci vuole più sottigliezza a costruire sul costruito.

La sfida del rammendo

È un’opera di rammendo. Abbiamo usato questa parola rubandola ad altre attività, però è un’opera che implica una grande attenzione, e anche una capacità diagnostica, ad esempio. Bisogna essere in grado di usare degli strumenti diagnostici. Insomma catapulta l’attività di costruire in un mondo nuovo, un po’ più organizzato e un po’ più scientifico, ancora più preciso. Devo dire che è un modo di crescere per i costruttori. Io sono figlio di un costruttore, sono cresciuto in quest’atmosfera, ho sempre amato costruire, però è chiaro che è una vera sfida per i costruttori, questa. Costruire sul costruito, costruire completando nelle aree dismesse significa confrontarsi con dei temi più complessi, di contesto; talvolta di contesto idro-geologico, di contesto minerario, bonifiche; ci sono dei temi nuovi, insomma, che hanno a che fare con il campo diagnostico ad esempio. D’altronde in medicina nessuno si sognerebbe di intervenire senza prima diagnosticamente conoscere esattamente di cosa si sta parlando.

È chiaro che è molto più facile se si tratta di un terreno vergine alla periferia: basta fare un buco per sapere qual è la composizione del terreno. In città è molto più complesso, ci sono delle preesistenze, ci sono delle fogne, ci sono dei cavi elettrici, insomma è tutto un po’ più complicato. Il fatto che sia più complicato non fa altro che diventare una scommessa per i costruttori migliori, ne sono convinto. Non è meno interessante, è più interessante, però richiede una certa maturazione, richiede un’abilità. Inoltre in ambiente urbano, anche sul piano dell’organizzazione del cantiere, – che è una cosa che io prediligo, perché io resto molto legato al cantiere, pur facendo un mestiere che è quello dell’architetto – ma bisogna sapere come organizzarlo. In ambiente urbano non si possono far andare camion carichi di terreno sporco avanti e indietro tutto il giorno, bisogna inventare dei sistemi. A Londra, per lo Shard di Londra, ad esempio, abbiamo usato la tecnica top-down, cioè abbiamo scavato con dei minatori, quindi lentamente la parte sotto, cioè man mano che si saliva con le strutture, si scendeva con le fondazioni. E questo ha consentito di rallentare il ritmo dei camion e, però al tempo stesso, senza rallentare la costruzione dell’edificio. In altri cantieri, come a Berlino, abbiamo usato il Landwehrkanal, che è un canale che passava lì vicino, per portar via, trasferire i detriti e portare i materiali. Talvolta sono le linee ferroviarie che si usano; nelle aree ferroviarie dismesse c’è sempre qualche binario che lo consente. Insomma, l’abilità dei costruttori diventa più sottile, deve diventare più sottile, ma resta quello che è, resta un inventore.

Il miracolo dell’urbanità 

Si riesce quasi sempre a passare da una zona cementificata a una zona decementificata, cioè si passa da brown field a un green field. Perché i green field, intanto: perché si recupera quasi sempre nei centri urbani del verde, magari sono frange di verde, ma è molto importante. Ma soprattutto green field perché si portano a abitare delle persone; si trasforma, si urbanizzano dei luoghi che erano dei buchi neri, cioè diventano città. È questo il vero destino delle città: rinforzarle, ridar loro vigore. E soprattutto trasformare le periferie in luoghi dove la vita si svolge 24 ore al giorno. E questo cosa significa? Significa che non possono essere dormitori, non possono essere luoghi dove si va soltanto a dormire, o a lavorare. Bisogna riuscire a ottenere quel miracolo che fa sì che le città sono luoghi urbani, di urbanità; e la parola “urbano”, tutti lo sanno, non è solo un aggettivo che certifica l’appartenenza alla città, ma anche un modo di essere. Una persona urbana è una persona civilizzata, e non a caso “città” e “civiltà” hanno la stessa radice, si assomigliano persino, in italiano.

Quindi idea di i trasformare delle zone monofunzionali in zone plurifunzionali, dove c’è non soltanto residenza o fare acquisti come sono certi supermercati, ma ci sono anche altre attività, quelle di lavoro, quelle creative, quelle culturali, quelle dei servizi. Uno dei sistemi più importanti per fertilizzare le periferie è proprio quello di portarci delle attività pubbliche, che siano ospedali, siano tribunali; a Parigi, nella banlieue parigina, stiamo costruendo il grande tribunale di Parigi a nord e la nuova normale Università di Parigi a sud. Cioè, è così che bisogna fare, bisogna portare dei luoghi dove la gente si incontri, dove la gente condivida dei valori, nelle periferie.

Sono le scuole, sono le università, sono le biblioteche, sono anche le sale per concerto, se è possibile, anche i musei. Io non voglio dare un’importanza eccessiva ai musei, ma insomma, tutto ciò che aiuta a fare, a creare dei luoghi di incontro, dei luoghi di condivisione è molto importante perché è questo che fertilizza, che feconda le periferie, e che le trasforma da luoghi monofunzionali e un po’ abbandonati, urbanamente parlando, in luoghi di vita complessa.

Cercasi bellezza 

E poi c’è un’altra cosa di cui voglio parlare ad ogni costo, perché, mentre dei centri storici nelle battaglie avvenute ormai negli anni ’60, ’70, ’80 del secolo scorso si parlava; i centri storici sono belli, sono direi fotogenici. Le periferie non sono fotogeniche; si dice che sono brutte, e non è vero. Le periferie talvolta godono di una bellezza per la quale non sono state costruite. Sono state fatte male, sono state fatte senza affetto, quasi con disprezzo talvolta. E, nonostante ciò, c’è una bellezza che riesce a spuntar fuori; e non è solo la bellezza umana degli sguardi dei ragazzini, e questo è molto romantico, è proprio una bellezza dovuta al fatto che ci sono degli orizzonti, che c’è una bella luce; la natura spesso aiuta.

Almeno questo, perché è chiaro che, mentre in città gli spazi verdi sono pochi, nella periferia possono essere molti di più, il verde può aiutare. E quindi c’è questa interessante avventura alla quale assisteremo nei prossimi 50 anni – se riusciamo a smettere di fare nuove periferie – di trasformare quelle che ci sono in luoghi felici, luoghi belli e in luoghi urbani, in città. E dare ai centri urbani delle funzioni che non sono solo quelle dello shopping centre: perché a questo punto sono diventati spesso, stanno purtroppo diventando sempre di più dei luoghi di consumo, molto chic, molto snob, ma dei luoghi di consumo. E questa è la via della scommessa e, altro piccolo dettaglio, se evitiamo di ampliare ancora ulteriormente le periferie, questo significa che la campagna al di là della linea verde non troppo immaginaria ci deve essere davvero sui piani regolatori; la campagna continua a essere campagna, se no questo luogo di confine tra la città, la periferia, la campagna diventa qualcosa di impossibile, perché non è più città, ma non è ancora campagna. Non è più niente, ha perso tutti i valori. E per questo poi è degradata. È degradata fisicamente, moralmente, perché non è più niente. Bisogna avere il coraggio di stabilire che fino ad un certo punto la città è città, ci sono i servizi, poi la campagna torna a essere campagna, e specialmente in un paese come il nostro, dove, se non si fa così, consumiamo il territorio a un ritmo assolutamente folle. Ecco, quindi vorrei sfatare la teoria per cui questo ragionamento impedisca alle città di crescere. No, gli consente di crescere, ma secondo una crescita sostenibile.

Materiali da reinventare 

Io ho sempre avuto una grande passione per rivisitare i materiali di costruzione, è così che si fa; io ho tanti amici musicisti, amici musicisti che studiano il suono, ma addirittura il rumore, cioè, si deve sempre andare all’origine delle cose. All’origine dell’architettura ci sono i materiali e, all’origine dei materiali di costruzione, ci sono quelli di sempre: ci sono il legno, la pietra, e poi ce n’è uno che è il cemento naturalmente. Il cemento è un’invenzione straordinaria, che ormai ha anche una certa età, ma anche quello vive di reinvenzioni. Il legno vive di reinvenzioni. Il legno lamellare, incollati, legni, i legni ricostruiti, la pietra. Si può tagliare la pietra con delle macchine digitali che la conformano esattamente come deve essere per fare degli archi straordinari, o per fare dei pezzi, dei pezzi, che una volta si sarebbero potuti soltanto fare con mille scalpellini che lavorassero con perfezione. Cioè, tutti questi materiali, il vetro, basta pensare al vetro, l’evoluzione del vetro. Il cemento anche, il cemento, la resistenza del cemento, il cemento ad alta resistenza, il ferrocemento. Io sto costruendo in Grecia, ad Atene, per la Fondazione Niarchos, un grande captatore solare sopra la biblioteca, la loro biblioteca di Atene, che è 10.000 m2, che è un grande foglio di ferrocemento e, anche quello, è da reinventare. E mi piace questo esplorare i materiali, naturalmente anche nuovi (fibre di carbonio), esplorare il loro potenziale espressivo, cioè ogni materiale porta con sé una promessa di forma, una promessa espressiva, diciamo così; per un architetto, il cui interesse sia quello di costruire dei ripari per il genere umano, è fatale occuparsi dei materiali, esattamente quello che farebbe Robinson Crusoe che si ritrovasse su un’isola deserta: guarderebbe attorno, cercherebbe i materiali, poi con quei materiali penserebbe; ecco, per fortuna non siamo su un’isola deserta; però ci sono tanti materiali che non aspettano nient’altro che essere reinventati, riusati, e approfonditi; è proprio questa specie di scommessa umana dell’andare a fondo delle cose, senza dimenticare che sono materiali che hanno una memoria, hanno una loro memoria, però hanno un potenziale enorme di invenzione.

 

Previsto un nuovo boom nel 2015, ma non in Italia

Parigi

Gli immobili tornano sotto i riflettori, almeno a livello mondiale. Lo prevede l’Inrev, l’associazione europea degli investitori in fondi immobiliari non quotati. Secondo la loro analisi, il settore immobiliare dovrebbe vedere un afflusso di capitali di 42,5 miliardi di euro, che sono già stati accantonati per il 2015. L’Inrev, inoltre, valuta il peso del settore immobiliare in crescita dal 10,8% all’11,3% dei portafogli globali. Un’indagine tra gli investitori, ha indicato come i più ottimisti sono gli asiatici, dove il 59,4% prevede di aumentare il capitale allocato nel settore mentre questo valore è del 44,6% per gli europei e il 36% degli americani. I Paesi europei che attireranno più investimenti sono però la Germania, la Gran Bretagna e la Francia.

Parigi
Parigi

Progetto Cobra: i freni del futuro saranno a base di cemento

Progetto-Cobra

Progetto-Cobra

Nasce Progetto Cobra, una ricerca avanzata finanziata con 1,48 milioni di euro dal programma LIFE+ della Comunità Europea, che coinvolge  Brembo, Italcementi, Istituto Mario Negri e Ciaotech/Pno Insieme, nella messa a punto di nuovi elementi del sistema frenante, più performanti dai punti di vista ambientale. Il finanziamento europeo si affianca all’impegno economico dei partner sdi progetto per un totale di3,8 milioni di euro.

Per i prossimi quattro ann, 41 ricercatori saranno impegnati nella ricerca di sistemi e materiali innovativi e di minor impatto ambientale al fine di identificare una particolare miscela idraulica, composta anche in parte da materiali innovativi a base di cemento, per sistemi frenanti di nuova generazione. Al posto della tradizionale resina fenolica termoindurente, le nuove pastiglie dei freni vedranno l’impiego di un materiale innovativo a base di cemento che consentirà durante il processo produttivo delle materie prime  una significativa riduzione del consumo di energia da 80 MJ/kg delle resine fenoliche a 6 MJ/kg del cemento, e di consumo di acqua da 150 l/kg delle resine fenoliche ai 3,5 l/kg della miscela cementizia.

“l progetto Cobra i prefigge l’obiettivo di rendere eco-compatibile a livello industriale il processo di produzione di pastiglie freno di nuova generazione – afferma Alessandro Ciotti, Responsabile ricerca avanzata e sviluppo di Brembo -.  Sostituendo la resina fenolica, materiale organico ad oggi maggiormente utilizzato nella produzione di pastiglie, con un materiale innovativo a base cementizia, si potranno ottenere diversi vantaggi in termini di minori risorse impiegate nelle fasi di lavorazione, con significativi risparmi di energia e di acqua utilizzata.”

“La possibilità di studiare materiali cementizi innovativi all’interno dei sistemi frenanti del futuro è un’opportunità nuova e stimolante per i ricercatori – afferma Enrico Borgarello, Direttore Ricerca e Innovazione di Gruppo Italcementi –  ed è un’attività che si inserisce nell’ambito delle ricerche che la società sta conducendo da diversi anni sulle nuove performance del cemento”. “Il progetto – commenta Andrea Remuzzi Direttore del Dipartimento di Bioingegneria dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri – è proprio frutto della collaborazione tra laboratori di ricerca del parco scientificoKilometro Rosso e quindi la dimostrazione che anche gruppi di ricerca che hanno finalità differenti possono trovare delle sinergie. La collaborazione è favorita dalla localizzazione e dalla complementarietà delle conoscenze e delle tecniche disponibili presso i singoli gruppi di ricerca. E’ anche una dimostrazione di come la ricerca oggi debba essere interdisciplinare per ottenere risultati più significativi in termini di innovazione industriale e di salvaguardia dell’ambiente e della salute.”

“Il coronamento di un processo avviato da lontano, – spiega Marco Romeo, Amministratore Delegato CiaoTech  – avendo supportato la Brembo, Italcementi ed il Mario Negri sin dalla fase di analisi dell’idea progettuale, identificazione del bando ottimale di finanziamento e presentazione del progetto alla Commissione Europea. Ottenuto con successo e con nostra grande soddisfazione il finanziamento pubblico, già dalla fase esecutiva il progetto ci consentirà di rafforzare le nostre competenze nelle analisi di impatto ambientale e LCA [Life Cycle Assessment] di processi industriali complessi ed altamente innovativi come trattati dai partner in Cobra”.

A Bergamo summit Italcementi sulle periferie dei futuro

Cambiare le periferie per cambiare l’Italia. Non è solo uno slogan: quelle che adesso sono aree spesso degradate diventeranno, parole di Renzo Piano, «le città del futuro». «Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile». A questo tema, cruciale per lo sviluppo del Paese, è dedicato il convegno organizzato da Italcementi alla Fiera di Bergamo. Titolo: Rammendo e rigenerazione urbana per il nuovo Rinascimento. Si tratta della nuova edizione di un appuntamento ormai tradizionale della Fondazione Italcementi Carlo Pesenti. Obiettivo:capire come si può rigenerare le città, a partire dalle periferie urbane. Per il convegno Renzo Piano ha preparato un video che è anche un manifesto sul tema. A seguire le parole del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, dell’architetto Mario Cucinella, del filosofo Silvano Petrosino, degli economisti Geminello Alvi e Francesco Daveri, dell’amministratore delegato di Beni Stabili Aldo Mazzocco e Aldo Molè, direttore creativo di Nemesi & Partners, che ha progettato il Padiglione Italia dell’Expo. periferia

100 anni Allison Transmission: eventi e iniziative per tutto il 2015

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Allison-100-anniAllison Transmission compie 100 anni e festeggia per tutto il 2015 con eventi e attività speciali. La nascita dell’azienda risale al 14 settembre 1915 e coincide con la fondazione della Indianapolis Speedway Team Company: “La nostra società è stata fondata sui valori di innovazione, qualità ed affidabilità – racconta Lawrence E. Dewey, presidente e CEO di Allison Transmission -. Sono passati 100 anni e sono molto orgoglioso di poter affermare che quelli restano ad oggi i nostri valori principali. Con i nostri prodotti e servizi, stiamo migliorando il modo in cui il mondo lavora.”

Oggi Allison Transmission è uno dei principali produttore di trasmissioni automatiche per veicoli commerciali e sistemi a propulsione ibrida. La società conta 2.700 dipendenti e una presenza sul mercato in oltre 80 paesi, con stabilimenti produttivi negli Stati Uniti, in Ungheria e in India e un fatturato annuo di 2 miliardi di dollari.

“La nostra società e il suo fondatore hanno in comune una storia ricca e complessa – afferma Dewey -. Siamo felici di poterla condividere quest’anno su scala globale con i nostri collaboratori, partner commerciali e con le comunità nelle quali esercitiamo la nostra attività”.

Glas Müller Vetri a Klimahouse 2015

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Glas Müller Vetri sarà a Klimahouse 2015 con un’ampia gamma di vetri isolanti ad elevato isolamento termico, vetri per isolamento acustico, vetri isolanti a protezione solare e vetri isolanti di sicurezza, tutti a marchio Sanco.

Lavorare il vetro e farne un prodotto di qualità è dal 1909 il core business dell’azienda che propone un’offerta diversificata e numerose novità in tema di isolamento, di benessere ambientale e di sicurezza. In fiera inoltre l’azienda mostrerà come si comportano i diversi vetri di sicurezzaattraverso un Crash Test.

Trovate Glas Müller Vetri allo stand D24/26 del Klimahouse 2015 di Bolzano.

Betafence presenta Picasso, la nuova recinzione residenziale

Picasso-Betafence-recinzioni

Picasso-Betafence-recinzioni

Betafence presenta Picasso, il nuovo sistema di recinzione residenziale che abbina originalità estetica e ridotto impatto visivo, per un design che non rinuncia alla funzionalità.

Grazie ad esclusivi elementi verticali con diverse inclinazioni e distanze tra loro e ad una struttura essenziale, la recinzione crea un’inedita suggestione di luci ed ombre. E per un risultato ancora più di pregio, Picasso si abbina perfettamente a B-LUX, l’innovativo palo di fissaggio con illuminazione integrata di Betafence.

Progettato nello stabilimento italiano di Tortoreto, in provincia di Teramo, Picasso è il risultato della collaborazione tra lo studio Rigo di Scorzè, che ne ha ideato il design, e Alfredina Gloria, Innovation Manager della divisione ingegneria di Betafence. Picasso è ideale in contesti residenziali moderni e può essere inserito in svariati contesti senza costituire una barriera. Personalizzabile in tutti i colori della gamma RAL, il sistema prevede un’installazione rapida e semplice del pannello mediante alette laterali con asole per il fissaggio ai pali tubolari con sezione a “T”.I rivestimenti consentono un’alta resistenza agli agenti atmosferici ed una lunga durata nel tempo.

Con larghezza pari a 2000 mm, il pannello è disponibile in diverse altezze (1000, 1200 1500 mm) ed è costituito da profili verticali (sezione: 30×3 mm) ed orizzontali (sezione: 20×8 mm) elettrosaldati, zincati e successivamente rivestiti in poliestere.

Dicembre-gennaio 2015 (abbonati)

L'edizione integrale della rivista è disponibile solo agli abbonati. Scopri come sottoscrivere l'abbonamento: contattaci al numero 02/47761275 o scrivi ad abbonamenti@vgambinoeditore.it

A Milano ribassi dei prezzi delle case fino al 4,2%

Il dato non sorprende: nel primo semestre del 2014 le quotazioni delle abitazioni nell’hinterland di Milano sono diminuite del 3,5%. Dividendo la provincia di Milano in microaree si evince che la provincia est è quella che ha perso maggiormente (-4,2%), seguita dalla provincia ovest (-3,9%). L’analisi è di Tecnocasa, secondo cui l’area di  Monza Brianza perde il 3,6%, mentre quella a nord scende del 2,5%. Su tutta la provincia di Milano si registrano difficoltà nella vendita delle nuove costruzioni, soprattutto laddove è più difficile attuare una politica di re-pricing. Allo stesso tempo però i costruttori hanno iniziato a cambiare la mentalità: si studia il mercato, la domanda,  la disponibilità di spesa dell’acquirente;  si pone attenzione alla qualità costruttiva, studiando le tecnologie e i materiali da utilizzare, in modo da edificare immobili in classe B o in classe A che siano però acquistabili a prezzi interessanti. Un altro trend che accomuna le diverse aree dell’hinterland di Milano è un ritorno all’acquisto in città e nell’hinterland di prima cintura. Questo rende più difficile la ripresa del mercato nella seconda cintura dove, in passato, acquistavano coloro che non riuscivano ad accedere al mercato della prima cintura o a quello di Milano dove i prezzi erano più elevati. Il ribasso dei valori, anche nella prima cintura, ha determinato più dinamismo in queste aree che hanno anche il vantaggio di essere vicine a Milano e in alcuni casi ben collegate con la città. Questo sta determinando, nella provincia di Milano, l’esistenza di un mercato prevalentemente interno con pochi spostamenti migratori legati alla ricerca del prezzo più vantaggioso.      milano2