La regolazione del minimo di performance energetica negli edifici esistenti
Ogni tre mesi Arch-Vision, agenzia specializzata nelle ricerche di mercato nel settore delle costruzioni e del real estate, rilascia un’indagine, l’European Architectural Barometer report, che coinvolge 1.600 architetti di otto Paesi. Il tema questa volta sono I trend tecnologici e di design nell’architettura e, in particolare, la riduzione del fabbisogno energetico degli edifici esistenti: dall’analisi condotta sembra che le normative nei singoli paesi sebbene recenti svolgano già un ruolo importante.
Infatti, in Olanda la percentuale dei professionisti che hanno applicato la normativa nei loro progetti è cresciuta di 15 punti percentuali in un anno. Ed è aumentata in generale la consapevolezza dell’importanza del tema, della necessità di ridurre al minimo i consumi degli edifici esistenti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ossia il secondo trimestre del 2014. Un a sensibilità che tocca anche la maggioranza degli architetti polacchi e spagnoli. Insomma, il divario tra le nazioni prese a campione si sta riducendo sempre di più. Certo, per alcune prassi c’è chi è più avanti di altri: sono 5 milioni i proprietari di casa che nei Paesi Bassi hanno ricevuto dallo Stato una sorta di etichetta energetica sul loro immobile, in pratica un incentivo per spingerli a riflettere ulteriormente sulle opportunità, e non solo di comfort, che una casa efficiente dal punto di vista energetico può portare. La ricerca ha anche evidenziato che gli architetti si aspettano un crescente interesse da parte dei committenti su prodotti che aumentano le prestazioni degli impianti, dall’illuminazione a Led al risparmio idrico con rubinetti, miscelatori e docce speciali. Anche in questo caso ci sono alcune differenze, in Italia per esempio la popolarità dei prodotti per il risparmio energetico e idrico è minore rispetto agli altri sette paesi. Ma si tratta di un segnale positivo, perché significa l’argomento è già parecchio diffuso.
La regolazione del minimo di performance energetica negli edifici esistenti
Una mappa realizzata dall'applicazione Suolo Monitor
Dove è più opportuno pianificare l’insediamento di nuovi progetti e attività? Quanto consuma il tuo Comune? In questi anni c’è stato un uso attento del territorio? Lo segnala Suolo Monitor, la piattaforma gratuita e accessibile a tutti (disponibile in rete dall’autunno) sviluppata dal centro di ricerca Crisp (costituito dall’Università di Napoli Federico II e dal Cnr) con la collaborazione di Ispra (Istituto Superiore per laProtezione e la Ricerca Ambientale), di Geosolutions e dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. Lo strumento si basa su mappe e dati forniti dal Ministero dell’Ambiente e dal Corine Land Cover, il progetto europeo di rilevamento e monitoraggio delle caratteristiche di copertura e uso del territorio, in relazione alle esigenze di tutela ambientale.
Funziona così: gli enti locali o i progettisti potranno selezionare una o più porzioni di territorio, già suddivise in aree predefinite o da personalizzare in autonomia, e ottenere specifiche informazioni come i tassi e l’incidenza della copertura e dell’impermeabilizzazione, lo sprawl urbano, ossia la crescita disordinata di una città, la compattezza degli insediamenti, la frammentazione del territorio rurale rispetto a quello urbano, la qualità dell’uso agricolo dei suoli nel corso degli anni e dei decenni. Applicata a zone discontinue, consentirà effettuare dei confronti regionali, provinciali e comunali, oppure di seguire l’evoluzione dell’uso del suo nel tempo impostando intervalli di date. In pratica, non ci saranno più scuse nel prendere decisioni: infatti, grazie a questa applicazione si potrà sapere quali sono gli ambienti rurali da salvaguardare, quali sono quelli più compromessi, come si evolvono le dinamiche. Uno strumento aperto a tutti e quindi anche ai cittadini più sensibili che avranno uno strumento in più per capire le politiche della propria amministrazione.
Una mappa realizzata dall’applicazione Suolo Monitor
La tendenza verso una vita connessa e Internet delle cose (IoT) continua a permeare le soluzioni per la casa, il lavoro e le città. Di conseguenza, la necessità di tenere sotto controllo una miriade di dispositivi porterà sotto i riflettori il mercato globale delle apparecchiature di testing e monitoraggio per Internet delle cose. L’utilizzo di comunicazioni machine-to-machine (M2M), fondamentali per l’implementazione di Internet delle cose, e di moduli che richiedono un minore consumo di energia e di larghezza di banda porteranno con sé diverse sfide, che rappresenteranno un notevole vantaggio per i fornitori di strumenti di testing e monitoraggio. Lo sostiene una nuova analisi di Frost & Sullivan, intitolata Global Internet of Things Testing and Monitoring Equipment Market. Secondo gli analisti, il mercato ha prodotto entrate per 346,9 milioni di dollari nel 2014 e stima che questa cifra raggiungerà quota 900,1 milioni di dollari nel 2021.
«Poiché il numero in costante aumento di dispositivi collegati allarga il concetto di Internet delle cose, le soluzioni in grado di monitorare, testare e intervenire in modo proattivo sulle anomalie dell’infrastruttura conquisteranno una base di clientela più ampia», afferma Rohan Joy Thomas analista di Frost & Sullivan. «L’introduzione di nuovi standard wireless e per i test estenderà i requisiti e favorirà ulteriormente lo sviluppo delle apparecchiature di testing e monitoraggio per Internet delle cose».
L’elevato investimento di capitale associato all’approvvigionamento di attrezzature e la standardizzazione inadeguata nell’ambito di Internet delle cose rappresentano un’ulteriore sfida. Le preoccupazioni riguardo agli alti costi di investimento e di standardizzazione dovrebbero diminuire con la maturazione di Internet delle cose negli anni a venire.
«I fornitori di questo settore devono colmare le lacune nel proprio portafoglio di prodotti, al fine di facilitare un ambiente di testing aperto e porre le basi per una crescita a lungo termine», conclude Thomas. «A tal fine, la formazione di alleanze o l’acquisizione di operatori di altre nicchie del settore aiuteranno i fornitori di soluzioni ad estendere i propri orizzonti nel mercato globale delle apparecchiature di testing e monitoraggio per Internet delle cose».
Secondo la società di consulenza Raeg, specializzata nel settore immobiliare, nei prossimi mesi il prezzo delle case scenderà ancora: nel 2015, infatti, i prezzi dovrebbero calare di circa 3 punti percentuali. Una discesa che, però, contribuirà a sostenere la domanda, che appare in ripresa anche se solamente per quanto riguarda il mercato della sostituzione. Le cose dovrebbero cambiare a partire dal 2016, quando Raeg prevede un’inversione di tendenza, ma molto modesta, per quanto riguarda i prezzi delle case (+0,9%).
La parte centrale dell'appartamento ristrutturato dall'architetto Raul Sanchez a Barcellona
Una cantina da incubo trasformata in un piccolo appartamento di 55 metri quadrati, nelle profondità di Barcellona. Già solo pensare di trasformare in un’abitazione i locali umidi e bui, con un unico ingresso dall’alto, che è uno dei tre punti di luce naturale, era una sfida per qualsiasi architetto. A raccoglierla è stato Raúl Sánchez titolare dello studio Ras, che si è concentrato sui pregi piuttosto che sui difetti: l’architettura semplice ed elegante dei due pilastri ottagonali in pietra e del soffitto a cupola.
Da qui l’idea di mantenere uno spazio centrale, il salotto, e creare ai lati delle stanze, un piccolo studio, la cucina e la camera da letto, divise da pannelli di legno di pino lamellare, che però non arrivano fino al soffitto per lasciare a vista la cupola e diffondere luce naturale (solo la camera da letto è completamente chiusa). Delle porte scorrevoli separano o unificano gli spazi, mentre il bagno è stato ricavato sotto la parte superiore della scala che continua con i gradini in legno per dare una continuità estetica all’insieme. La vera difficoltà sono stati i lavori di ristrutturazione per rendere lo spazio abitabile, molto lenti a causa degli alti livelli di umidità dovuti sia alla posizione sotterranea sia alla vicinanza al mare.
Così, dopo aver asciugato gli ambienti, si è provveduto a sigillare il soffitto e le pareti con una malta impermeabile, mentre nel pavimento, rialzato e impermeabilizzato con vari stati di isolante, è stato installato il riscaldamento radiante e successivamente ricoperto con micro cemento bianco. Lo stesso colore dell’intonaco usato sulle pareti per riflettere la luce. A garantire la qualità dell’aria, un sistema di ventilazione meccanica collegato a un deumidificatore. La soluzione delle pareti divisorie all’altezza delle colonne, delle porte scorrevoli e di un unico colore per soffitto e pavimenti ha fatto sì che il piccolo appartamento sembri più grande dei suoi 55 metri quadrati.
L’appartamento ristrutturato dall’architetto Raul Sanchez a Barcellona con i pannelli di pino lamellare la scala in legno e la colonna in pietraLa parte centrale dell’appartamento ristrutturato dall’architetto Raul Sanchez a BarcellonaUn dettaglio della cucina dell’appartamento ristrutturato dall’architetto Raul Sanchez a BarcellonaLe pareti divisorie con le porte scorrevoli dell’appartamento ristrutturato dall’architetto Raul Sanchez a Barcellona
La Regione Lazio, dopo un tentativo fallito nel 2009 del Comune di Roma, ci riprova e lancia un bando internazionale per la riqualificazione del Corviale, l’edificio-quartiere ribattezzato dai romani Serpentone: due palazzi posti uno di fronte all’altro che si snodano per circa 1 chilometro e nove piani d’altezza, e con un altro edificio più piccolo, posto orizzontalmente al primo, a cui si unisce tramite un ponte. Quello che doveva rappresentare un modello di sviluppo urbanistico completamente diverso dai quartieri dormitorio senza servizi spuntati alla periferia di Roma negli anni del boom edilizio, si è trasformato nell’opinione pubblica e in parte dei suoi abitanti nell’eco-mostro del Portuense da abbattere.
Ma il problema non è mai stato il fatto di essere molto lungo, piuttosto quello di non essere stato completato nei servizi previsti nel progetto del 1972 dell’architetto Mario Fiorentino, che si era ispirato al complesso l’Unità d’abitazione di Le Corbusier a Marsiglia (chiamato La Cité Radieuse). Il concorso internazionale di progettazione Rigenerare Corviale è promosso dall’Ater di Roma (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale del comune di Roma), ed è finanziato, con un investimento 9,5 milioni di euro, dalla Regione Lazio. La consulenza scientifica dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia ha inserito come requisiti la conversione del piano terra del complesso edilizio a strada urbana, studi di ecosostenibilità e bioarchitettura, e il coinvolgimento degli abitanti nelle fasi progettuali successive per renderli partecipi del progetto di rigenerazione. Ecco un esempio della tanto invocata riqualificazione delle periferie, con la speranza di vedere anche in Italia un progetto intelligente di recupero come se ne vedono sempre di più in giro per l’Europa.
Rendering del progetto Baobab di Michael Green per il concorso Réinventer Paris
Edifici sempre più alti, forme bizzarre e meravigliose: ovunque sorgono nuovi grattacieli con vetrate infinite che rappresentano l’epitome della città moderna. Ma sotto questa estetica contemporanea si trova essenzialmente la stessa struttura in acciaio o in cemento armato che ancora sostiene i primi grattacieli del 19esimo secolo di New York, Chicago e Parigi. Uno dei progetti presentati dall’architetto di Vancouver Michael Green al concorso Réinventer Paris, istituito dall’amministrazione comunale alla ricerca di nuove idee per il rilancio l’architettura della città, potrebbe cambiare le cose partendo da uno dei materiali da costruzione più antichi, il legno. Attenzione, non uno qualsiasi, ma tavole costituite da diversi strati di pannelli di legno incollati insieme a 90 gradi per formare uno spessore fino a 40 centimetri con una stabilità dimensionale e una resistenza sufficiente a edificare una torre di 35 piani del complesso disegnato dall’architetto e battezzato Baobab. Già dal nome si capisce che non si tratta di chalet messi uno sopra l’altro, ma la tecnica è è quella dei prefabbricati: le tavole, perfettamente tagliate e dimensionate, potrebbero essere trasportate in cantiere, per essere posizionate e avvitate in loco. Un po’ come i mobili Ikea.
L’idea potrebbe suscitare qualche timore anche se si trattasse di una casetta a due piani, ma in realtà la struttura non è completamente in legno: lo sono le pareti, le colonne, la cavità per l’ascensore e le scale, ma l’acciaio è indispensabile per fornire la resistenza e flessibilità per resistere alla spinta laterale dal vento, mentre il calcestruzzo viene utilizzato nelle fondazioni e il piano terra per fornire una base stabile per la costruzione. Infatti, ammette Green, l’idea non è quella di abbandonare cemento e acciaio, ma solo di regolare le proporzioni, e aumentare la quantità di legno, materiale a basso consumo energetico. Il motivo è ovviamente il cambiamento climatico poiché il legno assorbe, attraverso la fotosintesi, l’anidride carbonica. Secondo i costruttori il complesso Baobab potrebbe smaltire 3.700 tonnellate di Co2, ossia l’inquinamento di 2.207 veicoli su strada.
Rendering del progetto Baobab di Michael Green per il concorso Réinventer Paris
Ecco una buona notizia: le vendite delle macchine da costruzione, secondo i dati dell’ultimo osservatorio Cresme segnano un +40,2% nell’ultimo trimestre rispetto allo stesso periodo (aprile-giugno) dello scorso anno. Un record che è anche il segnale della svolta secondo Lorenzo Bellicini, direttore del Centro ricerche Economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio. Infatti, l’aumento in questo segmento ha sempre significato una ripresa dell’intero comparto. Il momento positivo per le macchine movimento terra è confermato anche dai numeri sul commercio estero dell’Istat: le importazioni, in crescita per tutto il 2014, sono aumentate nei primi quattro mesi dell’anno del +28,9% rispetto al primo quadrimestre dell’anno precedente, mentre per le esportazioni in calo a fine 2014 del -4,4%, c’è stata un’inversione di tendenza nel gennaio- aprile 2015 con un +8,1%.
Per gli osservatori l’impennata degli investimenti in attrezzature da cantiere è stata generata da diversi fattori: in primo piano gli incentivi Inail per la sicurezza, gli aiuti previsti dalla Legge Sabatini e la liquidità ritrovata per molte imprese con il recupero dei crediti nei confronti della pubblica amministrazione. Denaro speso per l’acquisto di nuovi macchinari o il rinnovo del parco macchine edili per le società di noleggio da usare in attività di costruzione. Insomma non si tratta di numeri manipolati: gli ultimi tre mesi sono state venduti alle imprese, tra escavatori, pale gommate, macchine per attività di cava e cantiere, mini macchine tipo bobcat e mini escavatori, oltre 2400 prodotti,se si considera l’intero semestre in numero a 4.131, quasi il 30% in più rispetto al primo semestre 2014.
Spifferi non proprio confortevoli, rumore, e una bolletta dell’elettricità piuttosto salata sono il rovescio della medaglia dei condizionatori. Che fare se all’orizzonte si prevedono estati più lunghe e temperature più alte? Anche se i climatologi si sbagliassero, l’inconveniente di alcuni impianti rimane. Il mercato ha proposto come alternativa sistemi di raffreddamento a soffitto la cui temperatura di superficie, però, più di tanto non può essere abbassata: deve mantenersi piuttosto al di sopra del punto di rugiada per minimizzare il rischio di muffe, che sono il punto debole di queste soluzioni. Così, alcuni ricercatori del Fraunhofer Institute per la fisica delle costruzioni Ibp hanno sviluppato l’idea di una fontana di raffreddamento: un nuovo tipo di sistema che utilizza una pellicola di acqua raffreddata per bilanciare le temperature radianti e, naturalmente, raffreddare e deumidificare l’aria.
Si tratta di struttura verticale alimentata con la quantità di acqua o fluido di raffreddamento necessaria per formare uno strato di liquido uniforme, la cui temperatura è controllata da un sistema esterno- simile al metodo utilizzato per un soffitto raffreddato. Con una differenza: può essere impostato a temperature inferiori al punto di rugiada perché l’umidità nell’aria si condensa sulla pellicola d’acqua e scivola nella vasca di raccolta dell’acqua l’acqua in eccesso.
L’istituto, che ha iniziato a commercializzare la sua invenzione con un prodotto brevettato Thermodyn cool, assicura che questo nuovo approccio riduce il consumo di energia e quindi le emissioni di CO2, rispetto alle tecnologie convenzionali, e fa risparmiare centinaia di litri d’acqua. Un dettaglio rilevante per certe zone, e l’altro vantaggio è che raffredda molto più velocemente. Un inconveniente però c’è, ed è estetico: siamo sicuri che i consumatori vogliano mettersi in casa una fontana? Sembra la versione estiva del caminetto con il fuoco finto.
Il 2015 è l’Anno Internazionale del suolo, e di conseguenza anche della riqualificazione. Il tema suggerito dall’Onu è stato ripreso dalla categoria dei Geometri con un convegno dal titolo Oltre l’efficienza: la nuova sfida della sostenibilità sarà far dialogare il costruito con l’ambiente. L’obiettivo è esplorare le opportunità che vengono dal settore della riqualificazione energetica in edilizia: un mercato che, secondo Cresme, vale 115,4 miliardi di euro, oltre il 61% dell’intero fatturato di settore. E quello che più conta un segmento che potrebbe generare un 1,7 milioni di posti di lavoro. A patto di favorire interventi in territori già antropizzati. «Per esempio nelle periferie cittadine nate in modo disordinato, sia da un punto di vista urbanistico che della qualità del costruito. Inoltre, sarebbe opportuno rendere strutturali le agevolazioni fiscali previste per questa tipologia d’interventi» afferma Maurizio Savoncelli, Presidente CNGeGL (Consiglio nazionale Geometri e Geometri Laureati) che punta anche alla realizzazione di una filiera della sostenibilità, alla qualificazione di tutti i comparti dove i professionisti della geometrie e più in generale i professionisti di area tecnica possono rendersi promotori del cambiamento dall’altro mettendo a sistema le loro competenze. La proposta di laurea triennale come corso professionalizzante post diploma rientra in questa strategia. Obiettivo? Consumo del territorio zero. Del resto, a puntare sul binomio ambiente-sviluppo economico c’è un mondo intero: dall’Europa all’Onu.
Nuova struttura produttiva al quartier generale di Geze (fornitore a livello mondiale di sistemi per porte, finestre e tecnologia di sicurezza), a Leonberg. Con tempi di costruzione di 11 mesi e con un investimento di circa 6 milioni di euro, Geze incrementa la capacità di produzione con un nuovo padiglione di 6.500 metri quadri. L’espansione dell’impianto produttivo accresce l’importanza del quartier generale che diventa sito produttivo internazionale e nello stesso tempo rappresenta una risposta alla crescente richiesta da tutto il mondo di soluzioni Geze per l’automazione di porte e finestre personalizzate. Con il nuovo padiglione, Geze ha incrementato l’area produttiva nella sede aziendale di circa 5.000 metri quadri. Altri 1.500 ospitano uffici e spazi comuni.
«Con la nuova struttura produttiva, saremo in grado di continuare a ottimizzare il processo di produzione, di incrementare in modo significativo l’efficienza e di dare un’ulteriore spinta alla competitività internazionale. L’edificio si compone di un’unità produttiva per la manifattura di soluzioni personalizzate, una linea di produzione apposita per porte girevoli e porte semicircolari scorrevoli e un’area di produzione su ordinazione di sistemi di porte scorrevoli automatiche. Di conseguenza, in futuro saremo in grado di rispondere alle necessità dei nostri clienti in modo personalizzato e flessibile», commenta Marc Alber.
Taglio del nastro del nuovo spazio di Geze
Oltre alla capacità produttiva della linea di produzione, l’espansione della struttura per le soluzioni di prodotto personalizzate fa parte di una strategia di crescita istituzionale. L’estensione inoltre conferma il successo di Geze come specialista a livello globale e fornitore di sistemi. Sempre più Paesi in Europa e nel mondo richiedono le soluzioni per porte e finestre di Geze da Leonberg. Il nuovo edificio è funzionale anche alla crescita pianificata di personale altamente qualificato.
Magazzini completamente automatizzati- maggiore efficienza, anche nella logistica
Per il rifornimento di materiali, nel nuovo padiglione si trova un grande magazzino a nido d’ape per lo stoccaggio delle materie prime completamente automatizzato. È destinato alla produzione di porte scorrevoli automatiche con i necessari profili e si occupa anche della spedizione in tutto il mondo. Il sistema di stoccaggio rappresenta così il terzo più grande magazzino automatizzato insieme al centro di distribuzione Geze e il magazzino per pezzi piccoli ed è completamente controllato e gestito dal software aziendale.
Dal 2008 al 2014 gli investimenti nelle nuove costruzioni residenziali e non residenziali sono diminuiti del 50% con una perdita complessiva di oltre 30 miliardi euro e di 1,2 miliardi di domanda di serramenti che, per avere un’idea sull’impatto economico che produce, corrisponde al fatturato medio di 250 aziende del settore.
I dati sono resi noti da Unicmi.
Nel 2014 la domanda complessiva di serramenti e facciate continue nel mercato italiano di attesta un valore di circa 4,1 miliardi di Euro di cui 2,5 nel settore residenziale e 1,6 in quello non residenziale. Nel corso degli anni le quote di mercato in valore dei tre principali materiali con cui si producono i serramenti (alluminio, legno e Pvc) hanno visto la crescita del materiale plastico, che si caratterizza per un prezzo medio inferiore. Secondo una recente rilevazione dei prezzi Unicmi, un serramento in Pvc costa il 24% di meno rispetto al prezzo medio di mercato di tutti i serramenti, uno in alluminio l’8% in più, quello in legno ha un differenziale aggiuntivo pari al 15%.
Dal 2009 al 2014 la quota di mercato in valore del Pvc è aumentata del 47% passando dal 17% al 25% del mercato. L’alluminio è stabile attorno al 37%, in quanto la contrazione dei pezzi venduti è stata parzialmente compensata da un riposizionamento su prodotti di media e alta gamma. Il mercato del legno è stato fortemente ridimensionato per la concorrenza frontale da parte del PVC e per le situazioni di dissesto che hanno colpito i maggiori player del settore.
Il mercato dei serramenti metallici e dei prodotti complementari è stato interessato nel 2014, da un’ulteriore contrazione del 5% rispetto al 2013. Si tratta di un risultato determinato dalla riduzione della domanda, specialmente nelle nuove costruzioni residenziali e non residenziali.
I dati relativi al mercato italiano delle facciate continue evidenziano una piccola inversione di tendenza (+1%) che è in parte legata alla domanda generata dal completamento dei lavori legati direttamente ed indirettamente all’Expo e a una leggera ripresa degli investimenti nella ristrutturazione degli edifici non residenziali ed in particolare nei lavori di recladding, ovvero di sostituzione delle facciate continue esistenti. I costruttori di facciate continue sono sempre più orientati al mercato internazionale che oggi contribuisce a circa il 40% delle vendite.
Resta importate il contributo degli incentivi fiscali alla sostituzione degli infissi. A partire dalla loro introduzione nel 2007 gli incentivi fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici hanno generato un fatturato aggregato di oltre 10,5 miliardi di euro per il settore dei serramenti nel suo complesso. Solo nel settore dei serramenti metallici gli incentivi generano una domanda di 517 milioni di euro che corrisponde al 37% del giro d’affari del mercato dei serramenti metallici.
Nel 2015 non si potrà parlare di una vera ripresa degli investimenti nelle costruzioni. L’attività nel segmento residenziale resterà limitata prevalentemente alla ristrutturazione e la domanda sarà alimentata dalle spese per investimenti effettuati dalle famiglie che potranno beneficare di uno spread molto contenuto che faciliterà l’accesso al credito immobiliare. Nel segmento non residenziale abbiamo osservato una lieve ripresa degli investimenti in beni strumentali (capannoni industriali, costruzioni destinate al terziario e centri commerciali) generata più che da un’effettiva richiesta del mercato, dalla disponibilità di mezzi finanziari a costi contenuti e da lavori di ammodernamento e ristrutturazione. Solo i dati del primo semestre del 2016 confermeranno se, per il segmento non residenziale, saremo in presenza di una lieve ripresa o se la fase interlocutoria di protrarrà per altri 12 mesi.
È realistico ipotizzare che per i costruttori di serramenti il 2015 si chiuderà con una lieve flessione, nell’ordine del 2%-4% rispetto al 2014. Questo dato è stato stimato considerando l’apporto dell’incentivazione alla sostituzione degli infissi, in mancanza di tale supporto la flessione sarebbe potuta essere nell’ordine del 6%-8. Per le facciate continue si può ipotizzare un dato in linea con quello rilevato nel 2014, ovvero un lieve crescista del mercato, nell’ordine dell’1-2%.
Le unità progettate da Duggan Morris Architets con vista sul Grand Union Canal
Sembra che gli architetti stiano cominciando a riscoprire il potenziale dei mattoni fatti a mano, che offrono tante e diverse sfumature di colore e una più ampia varietà di texture rispetto alla versione standard prodotta in serie. Accade in Olanda, Belgio e nelle nuove costruzioni di edilizia sociale in un canale londinese dove la struttura è in cemento, ma la facciata principale è in mattoni della fabbrica West Freshfield del Sussex in tonalità rosse, marroni e blu. Lo studio Duggan Morris, che ha vinto uno dei tre lotti di costruzione di 45 unità residenziali low cost, 520 case nella ex zona industriale Brentford Lock West, tra i Kew Gardens e Heathrow, alla periferia di Londra ovest, ha disegnato dei tetti spioventi a zig zag come fossero dei capannoni rovesciati. I mattoni corrono in verticale tra le finestre alte e strette ( per sfruttare al massimo la luce), o creano sottili strisce che contrastano con i montanti dei balconi in acciaio verniciato in un color oro sabbiato. La loro disposizione orizzontale indica dove inizia e finisce un piano, mentre un altro bordo segue il profilo del tetto sormontato da una copertura in metallo. Un equilibrio di volumi, materiali e colori capace di mantenere l’identità culturale del luogo e offrire alloggi di buona qualità. Infatti, è prevista l’istallazione di un sistema di riscaldamento e gas centralizzato, di pannelli fotovoltaici in grado di generare quasi 20 mila kWh ogni anno e abbattere circa 10,405kg di emissioni di C02, l’illuminazione a basso consumo energetico e la ventilazione meccanica con recupero di calore, mentre le pareti esterne e le finestre sono termo-isolate: tutte le cavità sono completamente riempite e i vetri sono e i telai sono ad alte prestazioni.
Le unità di Brentford Lock West alla periferia di Londra progettate da Duggan Morris ArchitetsUn dettaglio dei mattoni utilizzati dallo studio Duggan Morris ArchitetsLe unità progettate da Duggan Morris Architets con vista sul Grand Union Canal
Italcementi va in Germania. La famiglia Pesenti, che ha fondato il gruppo nella seconda metà dell’Ottocento, ha raggiunto un accordo con Heidelbergcement per cedere il 45% della società a 1,67 miliardi di euro. L’operazione, una volta ottenuto il via libera delle autorità, sarà realizzata entro il 2016. Per realizzare l’acquisizione, Heidelbergcement ha ottenuto da un consorzio di banche un prestito ponte da 4,4 miliardi. A breve Heidelbergcement lancerà un’opa obbligatoria sull’intero capitale di Italcementi al prezzo di 10,60 euro per azione, che incorpora un premio del 70,6% per gli azionisti. L’intesa darà vita al secondo operatore al mondo nel cemento in termini di capacità produttiva, il primo in termini di vendite nel settore degli aggregati e il terzo nel calcestruzzo: sarà un colosso da circa 200 milioni di tonnellate di capacità produttiva, con un fatturato di circa 16,8 miliardi di euro realizzato in 60 Paesi di cinque continenti. Nell’accordo approvato dai cda di Italmobiliare e Heidelbergcement viene riconosciuto a Italcementi un valore pari a circa 7 miliardi di euro. L’intesa prevede che, come parte del corrispettivo della transazione, Italmobiliare diventi secondo azionista del gruppo tedesco con una quota che, a sua scelta, potrà variare tra il 4% e il 5,3% del capitale e che le darà diritto di nominare un consigliere di sorveglianza. La holding dei Pesenti, che è stata assistita da Mediobanca come unico advisor nell’operazione, si è impegnata inoltre ad acquistare le quote di Italcementi nel settore delle energie rinnovabili (Italgen), nell’e-procurement (Bravo Solution), oltre ad alcuni immobili, per circa 241 milioni di euro complessivi. Con l’operazione, Italmobiliare manterrà così «un forte impegno» nel settore dei materiali da costruzione (il cui peso sul net asset value sarà di circa il 37%) e rafforzerà la componente industriale degli investimenti, oltre a garantirsi una cassa compresa tra 670 e 870 milioni di euro. Al closing, cioè al termine dell’operazione, il nav della holding salirà a circa 2,1 miliardi, di cui il 50% rappresentato da partecipazioni industriali, il 13% da partecipazioni nella finanza e nelle banche e il 37% da liquidità. Si tratta di una «scelta lungimirante per garantire crescita e continuità di entrambe» le società, è il commento del presidente di Italcementi, Giampiero Pesenti, per il quale «un imprenditore sa che l’importante è garantire lo sviluppo futuro dell’attività più che arroccarsi nella continuità del controllo dell’azienda». Carlo Pesenti, consigliere delegato di Italcementi, parla di una «soluzione ottimale in termini di sviluppi futuri e creazione di valore, ben superiori a quelli che avrebbero potuto raggiungere le due società singolarmente».
Lo stabilimento di Italcementi a SalernoCarlo Pesenti
La nuova struttura di Ferragamo a Osmannoro, nei pressi di Firenze
Il marchio Ferragamo ha un’anima green: infatti la nuova struttura inaugurata a Osmannoro, la zona industriale di Firenze, è stata progettata e costruita per ottenere la certificazione Leed. L’obiettivo è il livello Platinum per un edificio che conta 8 mila metri quadrati sviluppati su 4 piani e altri 2 mila interrati e ospita gli uffici di parecchie divisioni del gruppo: abbigliamento maschile e femminile, pelle uomo, la direzione prodotto, accessori e gioielli. Ferruccio Ferragamo, presidente del gruppo da 1,33 miliardi di euro di ricavi nel 2014, con circa 4mila dipendenti e un network di oltre 630 negozi, ha dichiarato di aver già avviato l’iter per ottenere il riconoscimento. Dotato di aree verdi nella corte, nelle zone limitrofe e in copertura, utilizza impianti ad alta efficienza energetica e fonti rinnovabili, con sonde geotermiche a supporto dell’impianto meccanico, e prevede il recupero delle acque piovane. In più, sono stati installati dei pannelli fotovoltaici, integrati in una sovrastruttura integrata in copertura. Ovviamente l’illuminazione è con lampade a led. Ma la sensibilità per l’ambiente si integra con la responsabilità sociale dell’azienda che ha anche ha messo in atto un processo di compensazione delle emissioni di Co2 causate dalle spedizioni per via aerea insieme a Dhl Global Forwarding, supportando un progetto certificato Ver Gold, e si è impegnato, sempre in sinergia con Dhl a fornire alle popolazioni cambogiane centinaia di “kit ceramic water purifier”, fatti in loco, che consentiranno la purificazione dell’acqua tramite appositi filtri.
La nuova struttura di Ferragamo a Osmannoro, nei pressi di Firenze
Si chiama Vortex ed è una turbina eolica senza pale. Possibile? Sì, la prova concreta è una start up madrilena, Vortex Bladeless, che è riuscita a raccogliere 1 milione di euro tra finanziamenti pubblici e privati per una tecnologia che sembra una contraddizione in sé visto che è impossibile produrre energia senza sfruttare la spinta del vento. E infatti, il movimento c’è ma è dato dall’oscillazione e dalla capacità di sfruttare l’intensità, ossia i vortici, di massa d’aria. La tecnologia è nuova ma non la scoperta del fenomeno: risale al 1940 quando il ponte di Tacoma, nello stato di Washington, costruito per collegare due cittadine, a quattro mesi dall’inaugurazione crollò nel giro un’ora.
Il collasso dell’opera ingegneristica, considerata allora all’avanguardia, fu filmata e studiata: furono i vortici di un vento dalla velocità costante di 42 nodi a trasmettere al ponte delle torsioni della sua stessa frequenza, generando un fenomeno di risonanza crescente, non compensato da un adeguato smorzamento. Da qui il disastro, ma è proprio quel fenomeno individuato 70 anni fa a essere la base di un prodotto nuovo. Funziona così: il pilastro, in fibra di lana di vetro e di carbonio, rileva e si adatta alla velocità del vento oscillando in base all’intensità mentre la base tramite un alternatore trasforma il movimento meccanico in energia elettrica. Non solo, la mancanza di qualsiasi contatto tra le parti in movimento, evita ogni possibile attrito, perciò elimina la necessità di lubrificanti e quindi non prevede la sostituzione di pezzi di ricambio. La prima turbina da 100 watt di potenza e 3 metri di altezza dovrebbe essere installata entro la fine del 2015, ma ancora non è stato reso noto il luogo, mentre una versione da 4 watt per le utenze domestiche e le piccole potrebbe essere pronta a fine 2016. C’è anche un modello più grande da 1 Mw di potenza ma bisogna aspettare il 2018 per la sua commercializzazione. Quello che invece l’azienda promette fin da subito, è un risparmio di circa l’80% rispetto alle turbine eoliche tradizionali.