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Speciale aggregazioni: gruppi e consorzi ai raggi X

COPERTINA LUGLIOIl numero più importante dell’anno per YouTrade che presenta i dati delle aggregazioni italiane della distribuzione edile, con 32 schede, oltre mille indirizzi, i commenti dei protagonisti. Uno strumento di lavoro essenziale, che mette ai raggi x i gruppi e i consorzi, con l’indicazione delle iniziative, dei trend di business e dei progetti per il futuro: dall’analisi emerge che sono 19 le compagini che hanno registrato una performance positiva nel 2014, contro cinque che hanno visto declinare il fatturato. Ma solo otto stanno registrando un aumento del giro d’affari nel 2015.

Inoltre su YouTrade di luglio/agosto un interessante speciale dedicato ai laterizi, un settore che inizia a tirare un sospiro di sollievo, dopo sette anni ininterrotti di crisi che ha ridotto la produzione del 70%. Ma fattori come sostenibilità e antisismicità possono diventare nuovi volani per l’industria del mattone, che ora torna vedere positivo. Oltre agli ultimi dati presentati all’ultima Assemblea Andil, abbiamo chiesto a quattro aziende protagoniste di illustrarci trend di sviluppo e novità del settore.

Su questo numero si parla anche di innovazione, tra brevetti, Internet delle cose e banda larga, ora obbligatoria per legge in tutti  i condomini di nuova costruzione.

Uno speciale focus è dedicato ai cambiamenti climatici, tema di forte attualità. Violenti acquazzoni, tornado, trombe d’aria: l’Italia è diventata un Paese soggetto a fenomeni meteo estremi, tipici dei climi tropicali, e che provocano danni ingenti. Oltre alle devastazioni, il rischio è elevato anche sul fronte della muffa: secondo gli studiosi un aumento delle piogge influirà anche sul microclima degli edifici, con proliferazione di microfunghi e pesanti conseguenze per il patrimonio culturale ed edilizio. 

Buona lettura!

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YouTrade luglio-agosto 2015 (abbonati)

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Riuso, la rigenerazione urbana vista dagli architetti

Dopo la mostra sulla riqualificazione delle città (https://youtradeweb.com/2015/07/sfida-degli-architetti-rigenerare-le-citta-italiane/), ecco un’altra iniziativa del Consiglio nazionale degli Architetti sul tema del riuso, in questo caso un concorso battezzato Ri.U.S.o ((acronimo di rigenerazione urbana sostenibile) giunto alla quarta edizione. Infatti, da alcuni anni il Consiglio, insieme ad Anci e Legambiente, promuove la rigenerazione sostenibile delle città e la conservazione del territorio anche per frenare il consumo di suolo. E si rivolge non solo ai professionisti che possono presentare progetti e opere realizzate, ma dedica una sezione agli autori di tesi di laurea e di master, a enti pubblici e privati, a fondazioni e associazioni.

Insomma, una competizione che vuole coinvolgere il maggior numero di canditati per stimolare concretamente la riqualificazione architettonica, ambientale, energetica e sociale in questo momento di crisi e magari fornire spunti alle istituzioni e agli amministratori locali nel definire le politiche di rigenerazione urbana sostenibile. Non a caso tra i tanti temi del concorso ci sono la valorizzazione di tecnologie per la sostenibilità e del patrimonio edilizio esistente, la densificazione della città e dello spazio urbano, il contenimento del consumo di suolo, gli edifici a energia quasi zero, oltre classici come la riqualificazione architettonica e funzionale degli spazi urbani, il recupero di aree industriali dismesse, il riciclo di materiali all’interno dei processi edilizi. Per candidarsi c’è tempo fino al 22 settembre alle ore 12. I vincitori delle due sezioni saranno decretatati da una giuria presieduta da Leopoldo Freyrie, e composta dagli architetti Alberto Cecchetto, Andreas Kipar, Luca Molinari; da Tommaso Dal Bosco, di iFel  Istituto per la Finanza e l’Economia Locale) fondazione istituita da Anci; da Edoardo Zanchini, di Legambiente e da Alessandro Marata, presidente del dipartimento Ambiente e Sostenibilità del Consiglio nazionale degli Architetti, coordinatore dei lavori. In premio 3 mila, 2 mila e mille euro per i primi tre classificati. Tutte le informazioni sono su concorsi.awn.it/riuso/04/home.città disegno

Locandina della quarta edizione del concorso Riuso
Locandina della quarta edizione del concorso Riuso

Bolletta ridotta se l’elettricità è prodotta con le spore

Il dispositivo moisture mill inventato nei laboratori della Columbia Universty

La scienza è sempre alla ricerca di nuovi modi per sfruttare le fonti naturali di energia come le turbine a vento, i pannelli solari, le pompe di calore geotermiche. Non fanno eccezione i ricercatori della Columbia University che, però, hanno creato qualcosa di veramente insolito: una metodologia capace di far funzionare una lampadina Led sfruttando un fenomeno naturale che coinvolge l’evaporazione dell’acqua e minuscole spore batteriche.

Questi organismi cellulari si espandono quando assorbono umidità e si contraggono in sua assenza. E poiché il 70% del pianeta è coperto di acqua in costante evaporazione è chiaro che come fonte energetica avrebbe un enorme potenziale. Il problema è che le spore sono molto, molto piccole: ciascuna misura circa un micron. Ma Ozgur Sahin, ricercatore capo presso la Columbia University e il suo team hanno superato il limite dimensionale mescolando le spore con colla diluita, per creare una sorta di pasta da applicare a un sottile nastro di plastica dove il composto potesse asciugare. In laboratorio hanno verificato che quando le spore batteriche si restringono e si gonfiano in relazione al cambiamento di umidità, possono spingere e tirare altri oggetti con forza e per dimostrare che il metodo funziona hanno costruito dei piccoli gadget in grado di sollevare pesi, aprire e chiudere persiane, di alimentare a una macchina giocattolo, di far lampeggiare una lampadina Led.

Uno di questo è Moisture Mill, letteralmente mulino umido,  una ruota di plastica ricoperta da queste sezioni di nastro con le spore, la metà sottoposti all’acqua e l’atra metà tenuti in un ambiente asciutto. La variazione di umidità provoca una reazione meccanica che produce abbastanza forza per girare la ruota continuamente. Insomma, è la dimostrazione pratica che la metodologia funziona, almeno in laboratorio. Un piccolo risultato che potrebbe aprire molte strade.

Il dispositivo moisture mill inventato nei laboratori della Columbia Universty
Il dispositivo moisture mill inventato nei laboratori della Columbia Universty

Anie vuole modifiche al codice degli appalti

Anie chiede che, nel rivedere il sistema di qualificazione delle imprese che realizzano lavori pubblici (sistema Soa), si consideri il ruolo sempre crescente della tecnologia e della innovazione tecnologica nelle costruzioni. L’associazione chiede anche la riduzione e semplificazione della documentazione richiesta alle imprese per la partecipazione alle gare, spostando il focus sulla valutazione delle offerte. Con riguardo alla valutazione delle offerte, peraltro, le direttive privilegiano, rispetto al criterio del prezzo più basso, quelle che tengano contro della qualità/prezzo. Anie vuole, infine, che pur, nell’ambito di un Testo Unico sugli appalti sia prevista una disciplina autonoma e autosufficiente per gli affidamenti nei Settori Speciali, superando la tecnica del rinvio adottata fino ad oggi dal Codice Appalti. Il disegno di legge delega per l’attuazione delle direttive appalti pubblici e concessioni, nel testo approvato dal Senato, passa all’esame della Camera per l’approvazione definitiva. La Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera, nei giorni scorsi, ha avviato l’esame in sede referente del disegno di legge, richiedendo i contributi del Ministero delle Infrastrutture e trasporti, dell’Autorità Nazionale Anticorruzione e delle maggiori Associazioni del settore.cavi

Quanto spreca il vostro edificio? Ve lo rivela Eplace

Le classi energetiche

Problema: in tempi di crisi, come convincere pubbliche amministrazioni e privati cittadini a investire nel green building? Il 40% dei consumi di energia dell’Unione Europea è causato dagli immobili civili, che sono responsabili anche della stessa percentuale di emissione di carbonio. Aumentare le prestazioni degli edifici, abbattendo la percentuale di 15 punti è possibile, ma spesso l’ostacolo è la mancanza di fondi: «Ogni edificio è molto diverso dall’altro e per questo gli interventi devono essere mirati, ma una cosa li accomuna, la risposta sempre uguale da parte di chi li amministra: non ci sono soldi per opere di bonifica», racconta Alicia Jiménez González, R&D e project manager di Eplace, il progetto europeo promosso nel 2013, che si occupa di testare e convalidare soluzioni Ict destinate ad attuare il risparmio energetico negli edifici pubblici. Obiettivo? Sfidare il pregiudizio sui costi di efficientamento e facilitare l’adozione delle tecnologie diffondendo la consapevolezza dei consumi energetici e fornendo gli strumenti per la misurazione e il controllo intelligente delle risorse. In pratica, far conoscere il risparmio energetico facile. Sette immobili pubblici faranno da cavia: il primo passo sarà l’analisi completa dello stato di ogni edificio, il successivo sarà eseguire un audit energetico con l’installazione degli strumenti di monitoraggio. E per chi fosse già convinto? La piattaforma messa a punto da Eplace prevede servizi gratuiti e premium.

Nel primo caso, l’Interactive Energy Savings Account monitora e analizza i dati che possono essere inseriti manualmente, con funzionalità aggiuntive si ottengono ulteriori informazioni più strutturali per esempio sul funzionamento dell’aria condizionata, l’idoneità dei locali per i pannelli solari o la valutazione delle prestazioni della pompa per riscaldamento e raffrescamento. E ancora, sono disponibili online approfondimenti sui sistemi energetici e sui finanziamenti integrati dal social forum WeTalk. Gli utenti premium invece, possono sottoscrivere due soluzioni WeSave e WeLight, che saranno utilizzate nel progetto, prodotte da Wellness Telecom, una società Ict ispano-messicana ( oltre alla Spagna, al progetto partecipano anche Germania, Irlanda e Bulgaria. Si tratta di sistemi di automatizzazione dell’inserimento dati, di analisi e monitoraggio dei singoli consumi e non dell’intero locale, per esempio va a controllare il computer o l’illuminazione, gestendo tutto da un unico punto. WeLight si concentra sull’illuminazione stradale e, tramite un’architettura aperta, fornisce una piattaforma di telegestione che consente alle autorità di gestire in modo intelligente questi beni.

Le classi energetiche
Le classi energetiche

Cambiamenti climatici? Ecco la casa a prova di tornado

Il meccanismo di discesa della Tornado Proof House

Per la maggior parte delle persone, la parola casa evoca abitazioni rettangolari, magari un garage sotterraneo, parecchi piani, e nei casi degli edifici più moderni, facciate irregolari con elementi asimmetrici. Ma si tratta, da secoli, sempre delle solite quattro mura e un tetto. Tutto questo potrebbe cambiare rapidamente per merito della tecnologia e per colpa dei cambiamenti climatici. Pensare all’efficienza energetica, a una svolta green dove l’unica strada da seguire è quella di sfruttare il sole, il vento e l’acqua per progettare, costruire e far funzionare le case è un conto, risolvere il problema delle persone che vivono in zone molto a rischio di eventi catastrofici, inquadrando i disastri naturali come una probabilità e reagire prima che si verifichino è un altro. Ed è con questo approccio che lo studio 10 Desing di Hong Kong ha progettato la Tornado Proof House, una costruzione prototipo di casa pensata per il Mid-West americano, dove la gente convive con questa insicurezza.

Meccanismi cinetici

Questa nuova architettura si basa sui meccanismi cinetici che si trovano nelle porte dei garage, nei camper e negli scafi delle barche a vela. Insomma, si basa su tecnologie esistenti ma interpretate in modo inusuale, ossia imitando l’istinto di sopravvivenza della tartaruga. Infatti, come la testuggine in caso di pericolo si ritrae nel guscio anche la casa, grazie a una serie di leve idrauliche, si nasconde nel terreno. Il rivestimento esterno consiste in due strati di Kevlar, una fibra sintetica di notevole resistenza al calore, al fuoco e alla trazione, 5 volte più dell’acciaio, inframmezzati da un isolante. Questa barriera è traslucida per permettere alla luce naturale di filtrale all’interno della casa, il cui fabbisogno energetico è garantito da una serie di celle solari installate sulla parete esterna che si flettono e si distorcono per assorbire l’intensità massima dei raggi.

Tetto sigillato

Una guarnizione stagna sigilla il tetto della casa sprofondata nel terreno rendendo la struttura impermeabile all’acqua e al vento mentre i sensori rilevano i venti ad alta velocità associati a temporali e trombe d’aria e fanno scattare la sirena di allarme e le leve idrauliche. I progettisti stanno anche valutando l’applicazione di rivestimenti fotocatalitici e con nanotubi di carbonio in grado di assorbire inquinamento trasformandolo direttamente in carburante per alimentare l’impianto idraulico. Dal punto di vista estetico sembra una navicella spaziale, ma l’obiettivo di 10 Design, studio molto attico in Asia e in Medio Oriente, è quello di sensibilizzare i colleghi architetti sul loro modo di guardare le calamità naturali, e in ultima analisi anche progettare intere città intorno al concetto di resistenza disastro. Insomma, l’architettura cinetica sostituirà le vecchie quattro mura nelle abitazioni del futuro?

Il rendering del progetto Tornado Proof House realizzato dallo studio 10 Design di Hong Kong
Il rendering del progetto Tornado Proof House realizzato dallo studio 10 Design di Hong Kong
Il meccanismo di discesa della Tornado Proof House
Il meccanismo di discesa della Tornado Proof House
La Tornado Proof House sotto terra
La Tornado Proof House sotto terra

Milano come Bruxelles: da gennaio Near zero energy building

Il prototipo di edificio Nzeb a St. Louis in Missouri

Solo Bruxelles supera la Lombardia: se la capitale belga è la prima città europea ad aver adottato il protocollo Passive House dal gennaio 2015, l’amministrazione lombarda è la prima regione Europea ad applicare la metodologia Near zero energy building.

In pratica, dal 1 gennaio 2016 tutti gli edifici di nuova progettazione dovranno avere altissime prestazioni energetiche, ossia consumi ridottissimi di un valore pari quasi allo zero. La decisione di allinearsi con cinque anni di anticipo a quanto prescritto dalla direttiva comunitaria, che ne stabilisce l’obbligatorietà dal 1 gennaio 2021, è senz’altro una buona notizia, perché spinge ad affrontare il tema della promozione di misure politiche e finanziarie per la realizzazione del Nzeb. Infatti, secondo una ricerca pubblicata da Frost & Sullivan, manca una vera consapevolezza da parte degli utenti finali dei vantaggi che queste tecnologie offrono e la conseguenza negativa di questa scarsa conoscenza dei ritorni economici che l’efficienza potrebbe garantire è la preclusione degli investimenti privati che invece, potrebbero generare un vero boom di iniziative legate al green building. I segmenti di mercato sui quali spingere sono i sistemi di illuminazione al primo posto, gli infissi, il riscaldamento, la ventilazione, la climatizzazione, e le strategie per garantire elevate prestazioni all’involucro edilizio. Su questa classifica si potrebbe nutrire qualche dubbio: andrebbe totalmente invertita perché la prima cosa da fare per rendere un edificio veramente efficiente è verificare lo stato delle pareti esterne e poi gli infissi e il resto viene di conseguenza, mentre l’illuminazione incide solo del 2% sul fabbisogno totale dell’edificio.

Questo dettaglio però è la dimostrazione di quanto lavoro sia necessario per favorire la conoscenza delle tecnologie Nzeb. Comunque, si tratta di un’opportunità da non sprecare, affermano gli analisti. Che rilanciano: le imprese dovrebbero introdurre soluzioni in linea con le aspettative degli utenti e muoversi in quella direzione , rendendo i prodotti più convenienti. L’analisi conclude che solo l’attivazione di maggiori investimenti a favore delle piccole e medie imprese e la stabilizzazione degli incentivi a livello governativo, sarà possibile dare una svolta decisiva al mercato.

Il prototipo di edificio Nzeb a St. Louis in Missouri
Il prototipo di edificio Nzeb a St. Louis in Missouri

Nuovi miscelatori termostatici Hansgrohe per la doccia

Hansgrohe SE

Hansgrohe SE

Il miscelatore c’è, ma non si vede. Hansgrohe presenta i nuovi miscelatori termostatici ad incasso con elegante piastra in vetro quadrata.

La piastra, di dimensioni 15,5 cm per lato, si inserisce su ogni superficie dell’angolo doccia.

Il miscelatore Hansgrohe riduce all’essenziale il controllo della doccia. Basta infatti un click per attivare o chiudere il soffione, un’altro per attivare la doccetta manuale.

Una manopola semplificata permette di scegliere intuitivamente la temperatura desiderata. Un pratico pulsante di sicurezza esclude l’impostazione accidentale di temperature troppo elevate, evitando il rischio di scottature.

Tutti i miscelatori termostatici Hansgrohe ShowerSelect sono montati su IBox Universal, un sistema che permette di installare e sostituire con grande semplicità ogni tipo di
miscelatore a parete o kit doccia e vasca.

Finestre Navello a controllo solare

navello finestreLasciare il caldo fuori dalla finestra. Navello propone per le sue finestre vetri selettivi a controllo solare ad alto potere isolante, che sono in grado di creare una barriera all’ingresso del calore, conservando comunque una trasmissione di luce del 71%.

Le finestre Navello a controllo solare uniscono i vantaggi dei vetri basso-emissivi a un ridotto fattore solare. Realizzati applicando un deposito sottilissimo di metallo o di ossido di metallo (coating) sul lato interno del vetro esterno, i vetri basso emissivi sono indicati per aree climatiche caratterizzate da condizioni variabili. Durante l’inverno infatti il serramento è in grado di trattenere il calore interno all’abitazione, mentre in estate minimizza l’effetto “serra”.

Questa capacità isolante dei vetri selettivi incide anche sul risparmio energetico, e consente di abbattere di circa il 40% i consumi legati all’energia elettrica necessaria per l’illuminazione artificiale, in quanto caratterizzato da una maggior trasmissione luminosa.

Navello mette inoltre a disposizione speciali veneziane inserite all’interno del vetrocamera, che non richiedono manutenzione.

Fondata nel 1824, Navello è una realtà italiana specializzata nella produzione di serramenti in legno su misura. La dimensione artigianale è rimasta nel Dna dell’azienda, che produce anche portoncini di primo ingresso, persiane e antoni, realizzabili su disegno e in qualsiasi dimensione.

Mutui: i tassi italiani del 9% più alti della media Ue

La discesa dei tassi favorita dalla Bce non basta. Seppur in calo, i tassi di interesse dei mutui casa praticati dalle banche italiane rimangono più alti del 9% circa rispetto all’area dell’euro. Tra i principali Paesi che utilizzano la moneta unica, solo i Paesi Bassi registrano un tasso medio superiore al nostro. A sostenerlo è la Cgia di Mestre che sottolinea come, a giugno 2015, il tasso medio riferito alle nuove operazioni di acquisto di abitazioni mediante la sottoscrizione di un mutuo da parte delle famiglie si è attestato in Italia al 2,20%, rispetto a una media in Eurolandia del 2,02%. Nonostante questo, va ricordato che negli ultimi anni il differenziale tra il nostro paese e il resto d’Europa si è ridotto notevolmente: nel 2012 lo scarto era del 20,7%. L’anno dopo, il gap è aumentato ancora al 22,4%, per ridursi nel 2014 al 13,2%. A giugno di quest’anno, lo scostamento è diminuito a una media dell’8,9%. Per quanto riguarda invece l’andamento delle consistenze erogate dagli istituti di credito attraverso i mutui alle famiglie dell’area euro, dal 2011 al 2015 l’incremento e’ stato del 2,6 per cento, mentre in Italia il dato e’ rimasto pressoche’ stazionario: -0,7 per cento. In termini assoluti, lo stock che le banche italiane hanno erogato al 30 giugno di quest’anno e’ pari a 359 miliardi di euro. Si tratta di un valore nettamente inferiore rispetto al dato olandese (401,9 miliardi di euro), a quello spagnolo (565,8 miliardi), a quello francese (875,8 miliardi) e a quello tedesco (1.061,3 miliardi). Si pensi che dal 2011 al 2015 in Francia l’aumento percentuale e’ stato di 9,4 punti e in Germania di 9,3 punti. “Sebbene i tassi siano in calo – segnala Paolo Zabeo della Cgia – gli effetti positivi di questa tendenza li avvertiremo, molto probabilmente, solo verso la fine dell’anno. Purtroppo, la situazione del mercato delle nuove abitazioni rimane ancora molto difficile, con pesanti ricadute su tutto il comparto dell’edilizia. Segnali interessanti, invece, si registrano nei settori delle ristrutturazioni/risanamento conservativo che sono orientati ad aumentare il livello di efficienza energetica degli edifici esistenti. Grazie alle detrazioni fiscali del 50 e del 65 per cento, la domanda di queste misure, soprattutto al Centro-Nord, resta molto elevata”.euros

Condominio record: è lungo mezzo chilometro

Il parcheggio del complesso residenziale One Santa Fe

Si estende per quasi mezzo chilometro, eppure l’edificio più lungo di Los Angeles non è il pazzo desiderio del progettista di stabilire un nuovo record, ma è un esperimento sociale. Infatti, per sociologi, architetti, urbanisti e amministratori pubblici il binomio metropoli solitudine è dato per scontato, soprattutto nei grattacieli dove non c’è nessuno motivo per andare in un piano diverso dal proprio, e dove non ci sono spazi comuni per socializzare. Ecco perché Michael Maltzan nel progettare un condominio con 438 appartamenti, negozi, ristoranti e uffici, ha deciso di sviluppare la struttura in orizzontale e non in verticale come spesso accade nelle gradi città per risparmiare spazio.

È ovvio che bisogna avere una vasta superficie a disposizione per proporre un’alternativa al grattacielo, proprio come quella dell’ex area industriale di One Santa Fe, che si snoda tra il fiume e la ferrovia, dove Maltzan ha voluto ricreare il tessuto sociale tipico di un quartiere pieno di case unifamiliari, ma in un contesto denso di appartamenti. Forse a lasciare un po’ perplessi è proprio questa concentrazione di unità abitative da 165 milioni di dollari, sebbene gli architetti dello studio Maltzan Architects insistano che più lungo è l’edificio, più opportunità hanno i residenti per incontrarsi tra loro e formare il tipo di legami che si potrebbe trovare in una comunità di periferia molto unita: è come se fosse un unico quartiere sotto un tetto. Probabilmente l’effetto formicaio è scongiurato dal fatto che a malapena si può vedere da un capo all’altro della struttura, che l’impianto è a V con due corpi divergenti e collegati da un tetto dove gli usi sono misti: al piano superiore c’è un parcheggio, degli appartamenti, una serie di servizi per la comunità, come la piscina, sale riunioni, un centro benessere e uno dedicato allo yoga. E ancora, sul tetto del ponte che collega le due unità c’è una sala cinematografica a cielo aperto, mentre al secondo dei tre piani sono previsti spazi per eventi e giochi. Molti i corridoi interni ed esterni dove fermarsi e chiacchierare, come fossero il cortile di un palazzo. Se l’esperimento riuscirà è ancora da verificare, perché vendite e locazioni ai privati sono appena iniziate, il 20% è riservato all’housing sociale e il resto a trattative come case di lusso. Certo, è un tentativo di affrontare le misure in larga scala, che la crescente urbanizzazione richiede, inserendo nel modello un radicale cambiamento.

Il complesso residenziale One Santa Fe costruito a Los Angeles in un'ex area industriale
Il complesso residenziale One Santa Fe costruito a Los Angeles in un’ex area industriale
La facciata principale di One Santa Fe
La facciata principale di One Santa Fe
Il parcheggio del complesso residenziale One Santa Fe
Il parcheggio del complesso residenziale One Santa Fe
La strada interna del complesso residenziale One Santa Fe
La strada interna del complesso residenziale One Santa Fe
Una delle parti comuni di One Santa Fe c
Una delle parti comuni di One Santa Fe c

La doppia cupola di Copagri, il riuso sarà infinito

L'interno del padiglione Copagri a Expo 2015

A qualche mese dall’inaugurazione si parla già del dopo Expo 2015, del futuro del sito e dei vari padiglioni: alcuni verranno smantellati e ricostruiti in altri luoghi già definiti, altri sono alla ricerca di collocazione, altri ancora verranno demoliti. Una struttura che può essere più e più volte riassemblata è quella progettata dallo studio EMBT, le iniziali degli architetti Enric Miralle e Benedetta Tagliabue per Copagri, la confederazione Produttori Agricoli, che aveva posto questa caratteristica come requisito principale.

Si tratta di due cupole poste in un cortile vicino al padiglione italiano, di uguale diametro, ma diverse altezze che insieme creano uno spazio flessibile da suddividere ulteriormente suddiviso a seconda delle necessità. Infatti ciascuna cupola, costituita da un “origami” di pannelli in legno lamellare di abete rosso con snodi in acciaio zincato, è una struttura prefabbricata tagliata da una macchina a controllo numerico i cui elementi strutturali possono essere facilmente assemblati e smontati. In pratica, è una griglia tridimensionale che disegna l’architettura esterna e interna con spazi vuoti che garantiscono una continuità visiva e il passaggio della luce naturale; un foglio di Pvc tagliato a filo dei giunti all’interno copre ogni apertura le aperture ed evitando la penetrazione dell’acqua. Una calotta rovesciata in Pvc traslucido pressurizzato è posta sulla parte superiore per consentire l’illuminazione naturale dall’alto e garantire la ventilazione senza sigillare la struttura. Infine, la base è un anello in cemento armato che continua all’interno con un pavimento sempre di cemento con l’aggiunta di acidi sintetici alto resistenti e colorati.

L'interno del padiglione Copagri a Expo 2015
L’interno del padiglione Copagri a Expo 2015
La doppia cupola del padiglione Copagri a Expo 2015
La doppia cupola del padiglione Copagri a Expo 2015
L'effetto notte del padiglione Copagri a Expo 2015
L’effetto notte del padiglione Copagri a Expo 2015

In Germania la casa si costruisce anche su un autocarro

Unimog di sera

Che cosa fare se si possiede un autocarro Unimog (una gamma di mezzi della Daimler-Benz), e una casa senza garage? Semplice, si crea un nuovo ambiente sviluppato in verticale. Al posto delle stanze al piano terra si può creare un locale adibito a laboratorio dove parcheggiare il veicolo. Ecco l’idea dei progettisti dello studio Fabian Evers Architecture e Wezel Architektur per la struttura situata nei pressi di Tubinga in Germania: sovrapporre i due usi diversi uno sopra l’altro, per minimizzare il consumo di suolo, visto che da un lato c’è una strada molto trafficata e dall’altro è circondato da villette e capannoni agricoli e spostare i punti luce delle stanze verso il giardino. Senza contare il vincolo di un budget molto limitato. Un rivestimento color antracite opaco e ondulato ricopre le pareti del il tetto e del piano superiore dove si trova il salotto, la camera da letto, il bagno e la cucina riscaldati da una stufa. C’è anche un patio dove stare nella bella stagione collegato al soggiorno con una porta a vetri. Il livello inferiore invece, è costituito da un policarbonato traslucido con i rilievi in corrispondenza della parte superiore ed è adibito a posto auto e laboratorio dove l’illuminazione è data dalla luce naturale durante il giorno, mentre la sera diventa una specie di lampione a terra che rischiara il quartiere.

La casa battezzata Unimog ristrutturata dagli studi Fabian Evers Architecture e Wezel Architektur
La casa battezzata Unimog ristrutturata dagli studi Fabian Evers Architecture e Wezel Architektur
Unimog di sera
Unimog di sera
L'area giorno di Unimog
L’area giorno di Unimog

Parquet Woodco in teak anche per bagni e cucine

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Il parquet Woodco Teak Trust della nuova collezione Dream 160. Resistente, impermeabile e raffinato, questo pavimento in legno è caratterizzato da colore mielato, una texture cangiante e sfumature intense.

Ideale anche per ambienti umidi come bagni e cucine – non a caso l’industria navale lo utilizza per rivestire i ponti delle imbarcazioni -, il parquet in teak unisce design, praticità e comfort abitativo.

Realizzato dall’essenza di teak, albero che cresce nelle foreste naturali del sud est asiatico, tra India, Myanmar e Thailandia, il pavimento presenta una texture dalle sfumature dritte e decise che nel tempo si uniformano in un cangiante sottotono dorato.

Proposto in tavole con larghezza di 160 mm e una lunghezza che arriva anche fino a 2200 mm, il parquet in teak di Woodco presenta una finitura con olio-cera Osmo, che preserva l’aspetto naturale del legno assorbendo la luce senza rifletterla. Questa finitura inoltre nutre e protegge la fibra, garantendo un residuo secco composto esclusivamente da oli naturali, per un pavimento sicuro sia per l’uomo che per l’ambiente.

Sorpresa: tanto sole, meno energia dai pannelli

Sorpresa: tanto sole, meno elettricità dai pannelli fotovoltaici. Secondo Giovanni Campaniello, esperto in efficientamento energetico, nonché fondatore e amministratore unico della Esco (Energy service company), Avvenia, le temperature elevatissime di questa estate 2015 non hanno favorito la produzione di energia solare, che anzi è diminuita. «L’estremo calore ha infatti un effetto perturbatore sull’efficienza delle celle solari e, nonostante la presenza costante di un sole rovente, i pannelli alla fine producono di meno» spiega Campaniello.

Questa estate sono stati raggiunti in molte località picchi di 40°C e oltre, senza contare l’alto tasso di umidità che ha reso il clima insopportabile, con temperature di 8 gradi al di sopra della norma stagionale, che secondo le stime di Avvenia hanno portato a una riduzione del 10% nella produzione di elettricità solare.

Al problema del surriscaldamento interno dei pannelli fotovoltaici si aggiunge poi l’effetto della foschia nell’atmosfera: se i primi giorni di eccessivo caldo rendono l’aria più secca, i seguenti provocano una forte evaporazione d’acqua e si forma così una foschia che riduce il livello di soleggiamento. Le ondate di calore eccessivo, osserva inoltre Avvenia, frenano anche la produzione di elettricità di origine nucleare. I sistemi di raffreddamento delle centrali atomiche utilizzano infatti l’acqua e se le temperature dell’acqua presente nelle risorse naturali sono troppo elevate, le centrali si vedono costrette a ridurre la produzione rispetto al pieno regime. Per invertire la rotta di questa tendenza l’ingegner Giovanni Campaniello suggerisce di puntare di più sull’efficientamento energetico. tetto-fotovoltaico