In che modo la tecnologia potrebbe rivoluzionare il mondo delle costruzioni nel corso dei prossimi cento anni? Lo indica il Living Report Future, analisi redatta da scienziati, accademici e futurologi. Nel rapporto gli esperti parlano di case stampate in 3D con materiali riciclabili, di grattacieli costruiti con nanotubi di carbonio o di diamanti così alti da far sembrare piccola la Torre Khalifa di Dubai. Ma ci saranno anche rivoluzionari earth-scrapers, ossia grattaterra, tunnel sotterranei di 25 piani sviluppati in profondità per offrire nuovi spazi abitabili oggi inimmaginabili. E, ancora, città sott’acqua, pareti mobili per appartamenti flessibili, dove all’aggiunta di scaffalature o stanze si provvederà schiacciando un bottone. Maggie Aderin-Pocock, coautore del rapporto commissionato da Samsung SmartThings , insieme a Arthur Mamou-Mani e Toby Burgess, architetti e docenti universitari di Westminster, e agli urbanisti Linda Aitken e Els Leclercq, ha detto che se le nostre vite oggi sono quasi irriconoscibili rispetto a un secolo fa, i cambiamenti a cui assisteremo nel prossimo saranno altrettanto radicali. Alcuni di questi nuovi modi di vivere sono già delineati, mentre altri sembrano altamente improbabili, di altri ancora ne abbiamo parlato anche noi di YouTradeWeb.
Smartphone batte tablet negli acquisti online
Negli ultimi 12 mesi lo smartphone si è convertito nello strumento preferito di chi acquista online.Il motivo? Consente di vivere un’esperienza di acquisto personale. Il dato è scaturito dall’ottava edizione dell’Osservatorio del Mobile Payment& Commerce promosso dal Politecnico di Milano. Secondo Demandware (soluzioni cloud per l’e-commerce) nel 2015 lo smartphone è stato il dispositivo mobile maggiormente scelto dagli utenti per lo shopping online a livello internazionale, superando anche il tablet: da gennaio a dicembre, la quota di ordini via smartphone è passata dal 17% al 24%, registrando una crescita del 41%. «Pensavamo che il futuro del digital commerce fosse nel tablet, ma oggi vediamo come gli smartphone stiano dimostrando di essere il dispositivo preferito per chi acquista online», commenta Maurizio Capobianco, Sales Director di Demandware Italia. «Nel 2016 l’esperienza di acquisto diventerà sempre più unificata e i retailer dovranno fornire agli acquirenti una shopping experience senza soluzione di continuità, progettata e fruibile per ogni tipo di dispositivo, soprattutto per gli smartphone». Secondo Demandware, nel 2016 assisteremo a una ulteriore predominanza del ruolo dello smartphone per tre motivi: lo smartphone consente al consumatore di avere un’esperienza mobile sempre a portata di mano. Attraverso questo device è, infatti, possibile accedere facilmente alle informazioni, sfogliare il catalogo, creare una lista dei desideri dei prodotti preferiti, suggerirne altri, pagare e condividere l’esperienza di acquisto. Tutto con un semplice touch. Lo smartphone è il veicolo digitale che consente il passaggio dal web allo store: in caso di interruzione, è infatti possibile continuare l’esperienza dell’omnicanalità. Inoltre, assicura un’esperienza personalizzata: lo smartphone è il più personale di tutti i dispositivi che oggi ci circondano, siano essi mobili o fissi. In questa sua natura, assicura un’esperienza di acquisto molto più intima e personalizzata. Infine, garantisce prossimità: con lo smartphone il processo di acquisto è divenuto circolare. Cedendo informazioni personali, come ad esempio la geolocalizzazione, il cliente riceve un’esperienza di acquisto tracciata che aggiunge customizzazione alla personalizzazione precedentemente citata.
Il cellulare vecchio si getta da Leroy Merlin
Consorzio Ecolight e Veritas hanno posizionato nei punti vendita di Leroy Merlin di Mestre e Marcon, in provincia di Venezia, le prime due EcoIsole del Veneto per la raccolta dei piccoli Raee, cioè rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Questi nuovi cassonetti intelligenti di prossimità permettono ai cittadini di buttare gratuitamente cellulari, piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo e lampadine a risparmio energetico non più funzionanti, garantendo la tracciabilità dei rifiuti così raccolti.
Al via Vitória Stone Fair-Marmomacc Latina America
Nei primi nove mesi del 2015, le importazioni italiane di marmi e graniti brasiliani hanno raggiunto i 69,5 milioni di euro, in aumento del 38,4% rispetto alla stesso periodo del 2014. Il Brasile, invece, si conferma il secondo acquirente mondiale di macchine e tecnologie made in Italy destinate alla lavorazione della pietra, con 69,1 milioni di euro di ordinativi da gennaio a settembre 2015 (+46,2%). Lo rilevano i dati dell’Osservatorio Marmomacc e di Confindustria Marmomacchine. Un asse commerciale tra il marmo tricolore e quello verdeoro rafforzato dalla trasferta oltreoceano di 27 aziende italiane, presenti come espositori alla 41ª edizione di Vitória Stone Fair-Marmomacc Latina America, che inizia oggi. L’evento, in programma fino al 19 febbraio a Vitória, in Brasile, costituisce la più importante manifestazione di settore del Sud America con oltre 420 espositori, dei quali il 30% esteri da 12 nazioni, con i principali produttori mondiali quali Italia, Turchia, India, Portogallo e Cina.
Macchine da costruzione: l’export supera i 2 miliardi di euro
L’avevano anticipato a dicembre e lo confermano a due mesi dopo: il consolidamento della ripresa delle macchine da costruzione è realtà, secondo i dati diffusi dall’Osservatorio SaMoTer -Prometeia. L’export italiano, da gennaio a novembre 2015, ha raggiunto 2 miliardi e 275 milioni di controvalore, in crescita del 7,6% sullo stesso periodo del 2014. Aumentano del 16,7% anche le importazioni, pari a 587,9 milioni di euro, e pure il saldo commerciale, in attivo di 1 miliardo e 687 milioni di euro, che equivale a una crescita del 4,7%.
I comparti
Secondo il report, elaborato con il contributo informativo di Unacea, (Unione Nazionale Aziende Construction Equipment & Attachments), il settore macchine movimento terra contribuisce alla quota dell’export totale con 905 milioni di euro pari a +6,8%. Calano invece le esportazioni di bulldozer cingolati da 29,7 a 8 milioni di euro, bilanciate però dall’aumento di quelle di bulldozer su ruote che passano da 4,9 a 17,8 milioni di euro. Benne, pale e pinze meccaniche guadagnano 10,4 milioni di euro e passano da 80,4 a 90,8 milioni, in salita anche le macchine per lavori pubblici, da 141 a 158,9 milioni di euro. Balzano in avanti le esportazioni di macchine stradali con 102 milioni di euro di ordinativi che registrano un+29,1%, con le macchine per mescolare il bitume, da 66,2 a 81,6 milioni di euro, e i rulli compressori, da 2,4 a 10,8 milioni di euro, che segnano le migliori performance. Sostanzialmente stabili le vendite all’estero di macchine per il calcestruzzo con 295,2 milioni di euro (-0,7%), mentre le gru a torre passano da 170,1 a 202,3 milioni di euro e segnano un +18,9%. Leggera flessione invece, per le macchine di preparazione degli inerti, che totalizzano negli undici mesi 407,9 milioni di euro, il 2,6% in meno. Risultato positivo, infine, per le macchine da perforazione con 362,8 milioni di euro di export pari a +19,9%.
I mercati di riferimento
Il principale sbocco per le macchine da costruzione italiane si conferma l’Europa occidentale con 825 milioni di euro (+7,7%); forte crescita per Nord America (+23,1%), Medio Oriente (+26,3%), Asia (+28,7%) e Australia (+23,5%). Aumenti più modesti si registrano in Europa centro orientale e Turchia (+3,7%), America centro-meridionale (+6,3%) e Africa (+2,5%). In Russia, a causa delle sanzioni legate alla crisi ucraina, continua invece il crollo dell’export, calato del 62,8 per cento. Per quanto riguarda l’import, si registra un aumento nei segmenti di macchine movimento terra (+27,5%), macchine stradali (+15,5%), gru a torre (+150,8%), e macchinari per la preparazione di inerti (+21,6%). Numeri in calo, invece, per macchine da perforazione (-42,9%) e macchine per calcestruzzo (-39,3%).
Logistica: l’innovazione in magazzino si fa a voce
Quando la voce fa la differenza. Una delle attività più onerose nella gestione della logistica è il picking, ossia il prelievo e la preparazione della merce costituita da pallet, scatole o singoli colli o pezzi, da inviare ai clienti del proprio magazzino. Chiaramente si tratta di un lavoro per cui le mani devono essere libere e liste cartacee o terminali in radiofrequenza potrebbero essere d’intralcio. Da necessità virtù, visto che le tecnologie a disposizione per assistere le operazioni di logistica, negli ultimi anni hanno fatto passi da gigante. Una di queste è il controllo vocale. Alcune soluzioni come Voice di Overlog comprendono software e hardware perfettamente integrati, per gestire le operazioni di magazzino con comandi vocali e con le mani libere. Si basa su un computer indossabile e una cuffia con microfono attraverso cui gli operatori di magazzino possono ricevere le istruzioni vocali e confermare verbalmente le loro azioni al sistema Wms (Warehouse Management System) liberi allo stesso tempo di movimentare la merce.
I vantaggi sono immediati ed evidenti: le operazioni aumentano e aumenta quindi la produttività totale, la formazione del personale si riduce al minimo, è più facile assegnare risorse supplementari o forza lavoro temporanea (durante i picchi stagionali), c’è maggiore concentrazione sulla attività e maggiori livelli di accuratezza dei controlli, maggiore sicurezza sul lavoro. In più, la comunicazione in tempo reale via radio consente l’aggiornamento del magazzino in tempo reale con relativa possibilità di elaborazioni decisionali (modifica, aggiunta piani di prelievo, riduzione dei tempi di attesa, ottimizzazione nell’utilizzo dei carrelli).
C’è chi, per esempio il distributore San Marco beverage, attivo a Venezia che ha visto migliorare la produttività nel prelievo degli ordini del 15-30% perché le operazioni con mani e gli occhi liberi accelerano il picking ed eliminano i viaggi al banco di assegnazione ordini. Senza contare i benefici nella precisione degli ordini di prelievo, che secondo Overlog esistono studi dove best practice raggiungono il 99,9%.
Palazzetti, stufe più efficienti con la tecnologia
Progetto Fuoco arde, ma senza inquinare, con Palazzetti. L’azienda di Pordenone è una specialista nei sistemi di riscaldamento basati su legna e in occasione della grande fiera di Verona dedicata a stufe e caldaie presenta una gamma aggiornata di prodotti. Non solo: ha progettato una attività di formazione per i rivenditori: un aggiornamento professionale necessario dopo il profondo rinnovamento dei sistemi di combustione, più efficienti e meno inquinanti. Il dispositivo O2Ring, per esempio, depura selettivamente i fumi della combustione della legna e permette l’abbattimento di oltre l’80% delle emissioni nocive. Può essere applicato a stufe e caminetti chiusi Palazzetti esistenti.
L’efficienza è la caratteristica anche della gamma di stufe a pellet Ecofire.
Tutta l’aria necessaria al funzionamento di queste sufe, per esempio, è acquisita direttamente dall’esterno tramite un tubo dedicato, oppure attraverso un tubo coassiale. La stufa ermetica prevede, inoltre, la presenza di sensori che si accorgono se la porta del focolare o del serbatoio sono aperte o non sono chiuse correttamente. Un sistema che riduce i consumi, e consente maggiore sicurezza. L’iniezione di tecnologia, tra l’altro, è testimoniata anche dalla Connection Box, con cui è sufficiente scaricare sul proprio smartphone l’apposita app per poter accendere, spegnere o controllare il funzionamento delle stufe sia da remoto, sia in loco, utilizzando il dispositivo come un telecomando.
Ance, il verdetto: appoggio al presidente De Albertis
Il comitato di presidenza dell’Ance ha approvato un documento conclusivo nel quale si esprime piena fiducia e totale appoggio al presidente Claudio De Albertis e alla sua squadra, confermandogli il più ampio mandato a perseguire gli obiettivi che sono stati posti con la sua elezione.
Premesso che, si legge nella nota diramata dall’associazione dei costruttori, la prolungata crisi economica e finanziaria, che ha colpito il settore dell’edilizia, ha profondamente inciso in termini di dimensione, composizione e struttura delle imprese, contribuendo di fatto ad acuire le differenze tra imprese di piccola dimensione e quelle medio-grandi, il Comitato di presidenza ribadisce che il ruolo dell’Associazione è quello di supportare le imprese nell’affrontare il rapido cambiamento del contesto in cui operano, con particolare attenzione all’innovazione di processo e di prodotto, alla ricerca tecnologica, alla progettazione, all’utilizzo di nuovi materiali, all’informatica applicata.
Bisogna inoltre, continua il documento, traguardare modelli produttivi nell’ambito di una nuova politica industriale, coniugando la legittima difesa degli interessi delle piccole imprese, asse portante dell’economia del nostro paese e del sistema associativo, con una visione di lungo periodo che abbia come obiettivo la crescita e lo sviluppo del settore sotto il profilo patrimoniale, organizzativo, manageriale e formativo.
Alla luce del quadro di coesione emerso, il Presidente De Albertis ha assicurato di proseguire il suo mandato per gli anni futuri con impegno e determinazione
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Lunga vita all’elettrodomestico, chiede la Germania
Apparecchi che vengono regolarmente buttati via, anche se funzionanti perché sono rotti o fuori moda, e sostituiti da una versione più scintillante. Sembra che il ciclo di vita dei dispositivi elettronici sia sempre più breve, è la conclusione di uno studio condotto dall’Uba (Umweltbundesamt), l’agenzia federale tedesca per l’ambiente. Attenzione, non si tratta solo di cellulari come potrebbe essere facilmente intuibile, nella ricerca compaiono anche una lunga serie di elettrodomestici compresi scaldabagni e condizionatori. In pratica, il numero dei grandi elettrodomestici da sostituire a causa di un guasto entro cinque anni dopo l’acquisto è aumentato dal 3,5% del 2004 al 8,3 del 2013, secondo i dati forniti dall’Istituto Öko, ed elaborati in collaborazione con l’Università di Bonn. E secondo gli analisti poiché nel processo produttivo si consumano risorse preziose si creano gas serra e altre sostanze inquinanti, la situazione è inaccettabile e a lungo andare insostenibile. Eppure, la ricerca che ha rilevato la soddisfazione di un terzo dei consumatori in merito alla durevolezza dei prodotti, non ha trovato alcuna prova che i dispositivi siano stati in qualche modo artificiosamente prodotti con funzionalità ridotte per aumentarne l’obsolescenza.
Colpa dei consumatori dunque? Non proprio perché è emerso che il ciclo di vita è costruito sulla base di specifici target, di campi di applicazione e dello stesso ciclo di prodotto, costituito da progettazione, produzione e commercializzazione. Così Uba ha presentato, tramite alcuni deputati europei, una richiesta per introdurre in etichetta il numero di ore di lavoro previste per ogni apparecchio, poiché individua nella mancanza di trasparenza il vero problema o la soluzione per sensibilizzare i consumatori in modo che possano fare una scelta consapevole nel dismettere un oggetto. Il prezzo, dicono, non è un indicatore affidabile. Non solo, nel pacchetto di misure che coinvolge anche gli accumulatori, e sottoposto al presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, c’è la richiesta di prevedere un design e una costruzione per cui l’oggetto sia facile da riparare, evitando le parti impossibili da aprire o da rimuovere senza il rischio di rotture, e l’accessibilità ai pezzi di ricambio anche per terze parti. L’obiettivo di fondo è quello di favorire il riciclo e di conseguenza l’economia circolare, applicando anche norme più stringenti in materia di inceneritori e discariche.
I codici dell’abitare? Nel concorso space&interiors
C’è grande attesa per space&interiors, l’evento connesso al Salone del Mobile 2016, organizzato da Made expo. Per cinque giorni, dal 12 al 16 aprile, aziende italiane e internazionali presenteranno i loro prodotti nel centro espositivo The Mall Porta Nuova. È la prima volta che gli organizzatori della fiera di settore più grande e più influente al mondo si legano a una manifestazione dedicata alle finiture per l’architettura durante la Desing Week. Segno del crescente interesse delle persone per questi materiali. Infatti, l’evento sarà caratterizzato da superfici, pavimenti, rivestimenti, colore e decorazione, porte, maniglie, finiture, pareti attrezzate, scale, vetro per l’architettura, rivestimenti per facciate e cladding, finestre e facciate, pergole, gazebo, tende, illuminazione d’architettura, domotica, home automation e home entertainment.
Ma attenzione, gli oggetti saranno disposti con un criterio di coerenza e riconoscibilità, ogni marchio avrà il suo spazio e un percorso definito: ai curatori del progetto, firmato dallo studio Migliore+Servetto Architects, il compito di creare una mappa di lettura delle nuove tendenze dell’architettura d’interni attraverso un’esperienza multisensoriale e immersiva. Una sfida progettuale e concettuale, un po’ come quella lanciata dal concorso ideato sempre con la collaborazione di Migliore+Servetto, e rivolto a studenti di architettura e design iscritti a corsi universitari italiani di età compresa fra i 18 e i 30 anni compiuti. Che dovranno interpretare il tema I codici dell’abitare contemporaneo, in un breve video e un manifesto, sviluppando il rapporto tra finiture e gli elementi che definiscono il paesaggio dell’abitare, tra i diversi materiali, alla ricerca di una precisa identità. Per informazioni consultare il sito: www.space-interiors.it.
Bisello resta presidente dei demolitori di Aideco
Massimo Bisello resta alla presidenza di Aideco per il prossimo biennio. L’Associazione per la Demolizione Controllata ha rinnovato le sue cariche e stilato il nuovo programma per il 2016. Il consiglio direttivo ha anche confermato Franco Morari come vice presidente, mentre Roberto Lamperti mantiene la sua carica di tesoriere. «L’obiettivo principale diventa la qualità del lavoro, un concetto che oggi non può più essere solo buona intenzione o un modo di dire, ma una caratteristica provata e parte di un’identità profonda. Lo chiede espressamente il nuovo Codice degli Appalti in ambito lavori pubblici, ma soprattutto lo pretende una certa etica del lavoro. Su questo principio, per l’Associazione imprescindibile, i soci Aideco formano i loro collaboratori, perseguono i requisiti di sicurezza ed effettuano i loro interventi a regola d’arte, forti di una esperienza e di una competenza che valgono più di tante parole», ha commentato ha dichiarato Bisello. Un nuovo sito Internet ospiterà notizie aggiornate di mercato, i trend congiunturali e gli aggiornamenti normativi e tecnici, al fine di diventare uno strumento di marketing e di lavoro quotidiano per i soci, ma anche un utile veicolo di informazione per quanti desiderano entrare in contatto con questo particolare segmento di mercato.
L’attività di Aideco per i soci avrà fra i suoi punti di forza i Corsi di formazione professionale, specifici sia per la presentazione delle più attuali e innovative tecniche di intervento, sia per la formazione relativa all’utilizzo, nella massima sicurezza, dei macchinari per la demolizione controllata.
«A questa attività Aideco affianca uno strumento unico nel suo genere e molto apprezzato dagli uffici tecnici delle imprese e della Pubblica amministrazione: il Prezzario Aideco per gli interventi di demolizione controllata», continua Bisello. «Scaturito da una ricognizione meticolosa di tutti gli aspetti tecnici ed economici, il Prezzario Aideco è indispensabile per conoscere le stime per le lavorazioni con tutte le macchine e le attrezzature utilizzate nelle principali operazioni di decostruzione». Altro obiettivo di Aideco è individuare le corrette azioni procedurali e legali affinché l’attività degli operatori della demolizione controllata rientri nella categoria dei lavori usuranti, e ottenere quindi per questi operatori i benefici previsti dalla legge.
Alla fine della fiera il 2015 è stato positivo
Chiusura del 2015 positiva per le fiere italiane che confermano il trend di crescita. Lo evidenzia la ventisettesima rilevazione trimestrale sulle tendenze del settore fieristico condotta nel periodo ottobre-dicembre 2015. C’è la ripresa rispetto al trimestre precedente e un consolidamento anche rispetto al corrispondente periodo del 2014. L’indagine ha coinvolto 26 poli fieristici italiani associati Aefi con un’analisi su diversi indicatori: numero di manifestazioni, espositori e visitatori complessivi, superficie occupata e fatturato totale. Cresce il numero di manifestazioni per il 38,45% del campione e il 46,18% ha registrato una tenuta del sistema. In sostanza il saldo è pari al +23%. Stessa percentuale per il numero degli espositori, in crescita sul trimestre precedente con il +16%.
La provenienza degli espositori segnala in forte ripresa gli italiani ( +27%), mentre gli europei sono stabili e gli stranieri extra UE si attestano al +4%. Aumentano anche anche le superfici occupate dagli espositori italiani( +15%, mentre sono in una leggera contrazione le aree degli stranieri. Particolarmente positivi i dati relativi ai flussi di visitatori: in aumento per il 61,52% degli intervistati, invariato per il 11,57% e diminuito per il 26,91%. Il saldo del +35%, al netto della componente stazionaria, conferma la dinamica positiva, con un incremento marcato rispetto al trimestre precedente (+25%). Lo spaccato dei visitatori evidenzia una crescita sostenuta degli italiani, con un +27%, seguiti dagli europei (+19%). Stabili quelli provenienti dai Paesi extra UE imputabile principalmente al calo del flusso di viaggiatori causato dalle tensioni geopolitiche registrate nell’ultimo trimestre dell’anno.
Le insalete degli Orti di Venezia finanziano il restauro a Palazzo Ducale
Un restauro che riporterà agli antichi splendori il portale cinquecentesco sulla sommità della Scala d’Oro, uno degli ingressi monumentali di Palazzo Ducale. Accade a Venezia dove la copertura economica della delicata opera di conservazione è sostenuta dall’imprenditore veneziano Paolo Tamai, titolare dell’azienda “Gli Orti di Venezia”, in collaborazione con il gruppo Eataly. Infatti, le risorse arriveranno dalla vendita delle insalate fresche a marchio Gli orti di Venezia, in distribuzione nei reparti freschi della catena Eataly a Torino Lingotto e Lagrange, Pinerolo, Monticello d’Alba, Milano Smeraldo, Genova, Piacenza, Bologna, Forlì, Firenze, Roma, Bari.
Il progetto, approvato dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per Venezia e Laguna, interesserà uno dei due portali sommitali dell’ultima rampa che si affacciano sull’Atrio Quadrato, vestibolo situato al secondo piano del Palazzo. Qui paraste ed arconi in pietra d’Istria sono finemente scolpiti ad altorilievo con scene simboliche che rimandano ad avvenimenti storici, commemorativi e ai temi cari alla Repubblica di Venezia, quali potenza, forza militare, saggezza e giustizia.
L’intervento consisterà principalmente nella pulitura delle superfici dalle patine di sporco accumulatesi nei secoli e rese ancora più tenaci dai trattamenti manutentivi del passato eseguiti con cere ed oli. L’articolazione tridimensionale dei rilievi, nonché la presenza di numerose miniature a bassorilievo, fanno stimare la durata dei lavori in circa quattro mesi. La direzione dei lavori sarà assunta dal Servizio Tecnico e Manutenzioni di Muve e la ditta incaricata è la veneziana Lares che aveva già operato all’inizio degli anni 2000 per il restauro della restante parte della Scala d’Oro.
Ecco la strategia della Ue per riqualificare gli edifici
Dopo tanti annunci, la Commissione europea ha presentato la prima strategia per ottimizzare il riscaldamento e il raffrescamento negli edifici e nel settore industriale, che insieme rappresentano il 50% del consumo di energia annuale, di cui il petrolio ha una quota del 13% e il gas del 59%. Ed equivalgono al 68% delle importazioni. Con un approccio tecnologicamente neutrale, il piano si focalizza sulla centralità del consumatore e proprio per questo evidenzia la necessità di avere finanziamenti adeguati e accessibili per riuscire a rinnovare correttamente gli immobili. Si sa che le case del Vecchio Continente sono vecchie, ma gli esperti della Commissioni hanno voluto evidenziare le implicazioni e le problematiche derivate da questo stato di cose con una serie di numeri molto esplicativi:
- Quasi la metà degli edifici dell’UE hanno caldaie installati prima del 1992, con un tasso di efficienza al di sotto del 60%
- Il 22% delle caldaie a gas, il 34% delle stufe e o riscaldatori elettrici, il 47% delle caldaie a gasolio e il 58% delle caldaie a carbone hanno superato il loro ciclo di vita
- La ristrutturazione degli edifici esistenti potrebbe portare a un minore consumo di energia, tuttavia il tasso di riqualificazione è attualmente inferiore all’1%
- Le fonti rinnovabili sono poco integrate nei sistemi degli edifici: il gas naturale è la principale fonte di energia primaria per il riscaldamento e il raffreddamento (46%), seguito dal carbone (circa 15%), dalla biomassa (circa 11%), dall’olio combustibile (10%), dall’energia nucleare (7%), mentre altre fonti come l’energia eolica, fotovoltaica e idroelettrica si attestano al 5%, e l’energia solare termica e geotermica raggiungono appena l’1,5%.
- Non solo: la quantità di calore prodotta dai processi industriali e dispersa nell’atmosfera o in acqua secondo le stime potrebbe coprire l’intero fabbisogno di riscaldamento della UE in edifici residenziali e terziari. Per arginare gli sprechi, massimizzare l’efficienza e aumentare la quota di energie rinnovabili, ecco alcuni punti fondamentali definiti nella Heating and Cooling Strategy
Rendere più facile la ristrutturazione gli edifici
È previsto lo sviluppo di una serie di strumenti sia tecnici che fiscali ed economici. Dalle guide sui materiali reperibili sul mercato per realizzare impianti e isolare in maniera efficiente, alle formule di condivisione dei costi per consentire sia a inquilini e proprietari di beneficiare degli investimenti spesi, alla definizione e promozione di modelli di efficienza energetica per ridurre i costi e aumentare la capacità di spesa
Aumentare le quote di energie rinnovabili
Ammontano ad appena il 18% le fonti rinnovabili che alimentano i sistemi di riscaldamento e raffrescamento. Ma il punto è che senza efficienza energetica negli immobili è più difficile il loro impiego. Così l’incremento delle quote sarà preso in considerazione e promosso dalla prossima versione della direttiva sull’efficienza energetica degli edifici che punta a fornire informazioni chiare per i consumatori e gli investitori sull’uso delle energie rinnovabili.
Riutilizzare i rifiuti energetici dell’industria
Nella città svedese di Göteborg, oltre il 90% degli appartamenti sono riscaldate con il calore di scarto degli impianti industriali vicini (raffinerie e impianti chimici), l’incenerimento dei rifiuti e cogenerazione (la produzione simultanea di energia elettrica e calore) attraverso una rete di teleriscaldamento lunga mille chilometri. Una best practice che potrebbe essere presa a modello, ma non è l’unica: a Vienna ci sono molti sistemi di raffrescamento che in estate usano per il loro funzionamento il calore prodotto dagli inceneritori erogato attraverso una rete distrettuale. Gli organismi nazionali e le autorità locali hanno un ruolo fondamentale nello stabilire il potenziale calore di scarto, creando una regolamentazione adeguata e le infrastrutture necessarie.
Coinvolgere cittadini e industrie
Proprietari, inquilini, amministratori di condomini e pubbliche amministrazioni dovrebbero essere in grado di prendere decisioni consapevoli sulla ristrutturazione edilizia, conoscere le diverse opzioni di fornitura efficienti, sapere come ottenere dei risparmi attraverso contatori avanzati, fatturazione, automazione e controllo in tempo reale dei sistemi, come strutturare i progetti e ottenere un accesso sicuro ai finanziamenti.
Insomma, rendere le costruzioni più intelligenti, più efficienti e sostenibile, non solo permetterà di diminuire le importazioni di energia, ma soprattutto offrirà ai cittadini migliori condizioni di vita e consistenti risparmi delle spese mensili e annuali per il riscaldamento, favorirà l’aumento dell’occupazione e la riduzione dell’inquinamento soprattutto nelle aree urbane.
Biancofiore (Ance): Iran un’opportunità per le Pmi
Nelle relazioni commerciali tra Italia e Iran non c’è spazio solo per energia, infrastrutture, servizi, ricerca e turismo. Infatti, tanti altri settori produttivi, edilizia compresa, potrebbero interessare gli 80 milioni di consumatori del paese mediorientale. Ne è convinto Gerardo Biancofiore, presidente del gruppo Piccole e medie imprese dell’Ance, dopo gli incontri con la delegazione iraniana in occasione la visita del presidente Hassan Rohani a Roma. In un’intervista rilasciata al quotidiano Notizie geopolitiche, Biancofiore spiega perché il mercato iraniano possa essere appetibile per i piccoli e medi costruttori italiani: «Le intese conseguite di recente aprono scenari nuovi di collaborazione che possono favorire in primo luogo realtà come l’Italia, che con l’Iran è legata da motivi storici e culturali, oltre che economici. La piccola e media impresa italiana del settore delle costruzioni è estremamente qualificata e competitiva e ha quindi ampi margini di intervento, affiancando le imprese top player del settore”.
Domanda. Lei spiega che l’Italia delle costruzioni è molto amata in Iran: in base a quale esperienza porta quest’affermazione?
Risposta. Basta ricordare che già alla fine dello scorso anno l’associazione iraniana delle imprese del settore, assieme a una delegazione governativa di quel Paese, ha incontrato una rappresentanza di circa 150 imprese dell’Ance. L’apprezzamento e l’interesse per l’eccellenza delle nostre realizzazioni è notevolissimo. D’altro canto, dai porti agli aeroporti, dagli ospedali allo stesso sviluppo della viabilità su ferro, sono tanti i fronti per i quali l’Iran è interessata a investimenti esteri. Cercheremo di utilizzare questa opportunità, nel reciproco interesse”.
D. Che sfide vi proponete come pmi sull’Iran?
R. Direi che la grande sfida, quella che nei fatti stiamo vincendo come Ance, è di dimostrare che c’è spazio all’estero anche per le piccole e medie imprese del settore costruzioni. In Iran, così come per altri paesi verso i quali abbiamo indirizzato diverse, recenti missioni. Le pmi italiane del comparto costruzioni devono accrescere i loro fatturati esteri. Ne hanno tutte le potenzialità, lo dimostreremo anche in un grande paese come l’Iran.
D.La missione del Governo in Iran è stata dedicata ai settori delle infrastrutture e costruzioni e dell’energia: che aspettative si pongono le piccole e medie imprese e che ruolo avrà l’Ance?
R. L’aspettativa è di contribuire a innescare una nuova stagione di sviluppo in una terra cui ci legano antiche tradizioni, con il valore aggiunto della creatività, della professionalità e la laboriosità di imprese che dimostrano come anche in edilizia si possa parlare di una qualità tipica del prodotto italiano, di un vero e proprio Made in Italy.
D.Volendo fare un bilancio della presenza delle imprese italiane all’estero?
R. Le grandi imprese italiane sono presenti in 91 paesi e in cinque continenti, così come le Pmi che arrivano ovunque per la loro velocità e alta specializzazione, ma soprattutto perché si sanno adattare e sanno approcciarsi ai nuovi mercati.
Quando arriviamo nei paesi, oltre a ascoltare i rappresentanti locali e gli imprenditori, noi dell’Ance organizziamo incontri ‘b2b’ con le imprese del posto per creare delle vere e proprie partnership. In quest’ottica è sempre fondamentale il gioco di squadra tra imprese e istituzioni italiane, poiché non sempre è facile poter cogliere le opportunità di business nei paesi limitrofi. Il sistema Italia non ci aiuta e neanche il sistema finanziario e bancario. Abbiamo molte criticità rispetto agli altri paesi. Per esempio manchiamo di banche che supportano le imprese per le fideiussioni o assicurazioni. Stiamo facendo un grosso lavoro ma facciamo ancora fatica.
Il mercato estero ha assunto un ruolo centrale per le imprese italiane. L’industria italiana delle costruzioni è una delle più importanti, avanzate e apprezzate al mondo. L’internazionalizzazione delle nostre imprese è motivo di grande orgoglio. La vera sfida è la presenza di aziende della Pmi sui mercati esteri anche attraverso politiche che incentivano il settore. In quest’ottica l’Ance, grazie ad un accordo con ministero degli Esteri, ha dimostrato per prima la voglia e necessità di portare avanti missioni ‘di sistema’, insieme ai governi, le imprese, i gruppo assicurativo-finanziario come Sace a altri attori importanti. Le imprese che si presentano all’estero supportate dalle istituzioni, e sotto una visione più integrata di sistema, hanno più forza per vincere le sfide e incrementare la loro internazionalizzazione.
Condominio Ok fa il pieno a Reggio Emilia
«Questo spazio diventa anche un’occasione per fare cultura, per fare impresa, per andare avanti». Claudio Bacchi, titolare della Building Solution Bacchi, ha aperto con una notizia l’appuntamento di Condominio Ok, il roadshow organizzato da Virginia Gambino Editore. La tappa, l’ottava, è andata in scena a Boretto, vicino a Reggio Emilia. La sede che ha ospitato l’evento, come ha spiegato Bacchi, sarà una nuova scuola di formazione, Enedil. Davanti a un pubblico di 140 addetti ai lavori (amministratori di condominio, architetti, ingeneri e geometri), Condominio Ok ha centrato l’obiettivo: guardare ai trend dei prossimi anni, fare il punto sulle soluzioni per rendere più efficienti gli edifici grazie anche alla spinta fiscale dei bonus casa, ed esaminare i sistemi di risparmio energetico più adeguati.
Come sempre, non è mancata l’analisi esclusiva condotta dal Centro Studi YouTrade sul territorio. Secondo quanto spiegato nell’intervento di Federico Della Puppa, docente allo Iuav, in provincia di Reggio Emilia sono presenti quasi 114 mila edifici (l’1% del totale nazionale), dei quali circa 98 mila sono edifici residenziali, oltre 20 mila nel solo capoluogo. Complessivamente nell’area si contano oltre 250 mila abitazioni, delle quali più di 42 mila non occupate o utilizzate come seconde case di vacanza. In sostanza, gli edifici condominiali rappresentano il 28% e quasi il 50% delle famiglie, ma quelli con obbligo di amministratore sono circa il 22% e rappresentano il 26% delle famiglie. Se si considera che il 44% di questi immobili è stato costruito prima del 19-70, si capisce quanta parte del patrimonio immobiliare deve essere riqualificato.
L’intervento di Peter Erlacher, esperto di edilizia sostenibile, ha preceduto la descrizione della best practice, il progetto dell’Ecoborgo Campidoglio, a Torino, descritto dal suo ideatore, l’architetto Francesco Adorno. Infine, il talk show ha messo a confronto il pubblico con i rappresentanti di alcune aziende impegnate nella riqualificazione: Fibrotubi, Reggiana Ascensori, Sicurlive e Building Solution Bacchi. Gli atti del convegno saranno pubblicati sul nuovo numero di Condominio Sostenibile e Certificato. Prossimo appuntamento a Bari, il 26 febbraio.