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Confindustria Ceramica, le novità su codici doganali e norme tecniche

Nuovi codici doganali e norme tecniche delle piastrelle di ceramica: tutte le novità del settore saranno protagoniste del prossimo convegno di Confindustria Ceramica. A fronte di importanti cambiamenti che saranno introdotti nel 2017 in materia di codici doganali e norme tecniche delle piastrelle di ceramica – modifiche che avranno ripercussioni sul piano tecnico e commerciale -il 1° luglio alle 10 si terrà presso la sala conferenze di Confindustria Ceramica un incontro allo scopo di illustrare la natura e le conseguenze dei nuovi regolamenti.

Dopo l’introduzione di Alfonso Panzani, Presidente della Commissione Normazione Tecnica dell’Associazione, il vicedirettore Luciano Galassini, in qualità di Membro della Delegazione Italiana ai Comitati Tecnici Europei Cen e Iso, spiegherà alcune delle modifiche effettuate ai codici doganali delle piastrelle di ceramica. La principale novità riguarderà il sistema di codifica a sei cifre che identifica i nostri prodotti ai fini statistici e daziari a livello mondiale. Inoltre, i nuovi codici si baseranno sulla classificazione dei prodotti stabilita negli standard internazionali fondata sulle classi di assorbimento.

A seguire, l’intervento della Direttrice del Centro Ceramico, Maria Chiara Bignozzi, che illustrerà il nuovo metodo per la determinazione dell’assorbimento d’acqua: non sarà più quello ad ebollizione usato finora ai fini della classificazione, bensì il vacuum (deprimometro) che, come noto, non dà risultati sovrapponibili all’ebollizione. Nella recente revisione della norma base Iso 13006 sono state altresì introdotte alcune altre novità: Davide Carra, anch’esso Membro della Delegazione Italiana ai Comitati Tecnici Europei Cen e Iso, relazionerà sulle caratteristiche dimensionali che dovranno avere i prodotti rettificati e sui requisiti e modalità di misurazione dell’ortogonalità. L’incontro si concluderà toccando altri due temi oggetto d’intervento: le modifiche al campo di applicazione della norma En 14411, con conseguenti effetti sulla marcatura CE (dichiarazione obbligatoria, rilasciata dal fabbricante di un prodotto regolamentato nell’Unione europea, che il prodotto è conforme ai requisiti di sicurezza previsti dalle direttive applicabili.); e la distinzione tra prodotti smaltati (Gl) e non smaltati (Ugl) che nei nuovi codici doganali scomparirà, mentre continuerà ad esistere nelle norme tecniche.

Ceramica, tutte le novità su dazi doganali e norme tecniche
Ceramica, tutte le novità su dazi doganali e norme tecniche

Knauf Insulation, la crescita continua (oltre la crisi)

Daniele Cerruti

Knauf Insulation è un’azienda del Gruppo Knauf, player leader a livello mondiale nella produzione di materiali per l’edilizia e di soluzioni per l’isolamento. Il suo fatturato complessivo nel 2015 è stato superiore a 1,6 miliardi di euro, conta oltre 5.500 dipendenti e più di 40 stabilimenti produttivi dislocati 15 Paesi. Con un’esperienza di quasi 40 anni nel settore dell’isolamento termico oggi Knauf Insulation offre una gamma completa di soluzioni per l’isolamento termico, acustico e per la protezione dal fuoco degli edifici e applicazioni tecniche per il settore industriale.

L’azienda è impegnata da anni nello sviluppo di prodotti e soluzioni che permetteranno di realizzare un ambiente edilizio sostenibile ed energeticamente efficiente. Per questa ragione le soluzioni Knauf Insulation sono realizzate in lana minerale con una esclusiva resina di origine vegetale Ecose eccezionalmente forte che lega le fibre senza ricorrere alla formaldeide e ai fenoli normalmente presenti nelle resine tradizionali. L’azienda offre una gamma completa per ogni progetto in cui si desidera raggiungere un eccellente livello di comfort, risparmio energetico e protezione acustica. La mission di Knauf Insulation si riassume nell’impegno continuo profuso nel soddisfare la crescente richiesta di soluzioni costruttive energeticamente efficienti ed ecologicamente sostenibili sia nelle abitazioni di nuova costruzione che di quelle esistenti, negli edifici non residenziali e nelle applicazioni industriali.

 Per rafforzare ulteriormente la strategia di crescita dell’azienda, Knauf Insulation ha nominato da aprile 2016 il Daniele Cerutti come Direttore Generale per l’intera area del Mediterraneo (Italia, Spagna Portogallo, Africa del Nord e Sud America). Laureato in Economia aziendale, il  Daniele Cerutti vanta oltre venti anni di esperienza in posizioni dirigenziali di grandi aziende multinazionali e dunque una maturata e approfondita conoscenza delle strategie di gestione e marketing management nel settore delle costruzioni.

Daniele Cerruti
Daniele Cerutti

L’impegno di Knauf per un futuro sostenibile

I prodotti Knauf Insulation sono riconosciuti dal mercato di riferimento come i migliori della categoria in termini di sostenibilità, e grazie ai continui investimenti nella ricerca l’azienda ha sviluppato e messo a punto una tecnologia rivoluzionaria che ha segnato il passo: Ecose Technology per leganti privi di formaldeide, grazie alla quale Knauf Insulation è stata la prima azienda a conseguire l’ambito certificato Eurofins Indoor Air Comfort Gold per i prodotti in lana di vetro. L’impegno di Knauf Insulation è costantemente rivolto alla riduzione dell’impatto dei prodotti sull’ambiente. Inoltre la spinta tecnologica mira a ridurre sempre più i consumi energetici per la produzione, offrendo al tempo stesso un alto livello di riciclabilità alla fine del ciclo di vita.

The floating piers, c’è anche Italcementi nell’opera di Christo

The floating piers

C’è un (bel) po’ di Italcementi nell’opera di Christo sul lago d’Iseo, la  passerella galleggianteThe floating piers“. L’installazione dell’artista bulgaro rimarrà aperta fino a domenica 3 luglio e si appresta, con l’arrivo del fine settimane, a sfondare il tetto del milione di visitatori.

Dicevamo di Italcementi. Già, perché è un cemento speciale Italcementi ad assicurare stabilità alla passerella arancione, ancorandola al fondo del lago. Il gruppo si conferma così, ancora una volta, player leader nell’innovazione, questa volta anche artistica. Dopo il successo dell’Expo e forte dell’esperienze messa a punto nel 2013 in occasione del recupero della Costa Concordia (quando fornì prodotti con performance specifiche per l’acqua), da i.lab, centro ricerca e innovazione di Italcementi, è uscito i.tech Ultracem, un prodotto in grado di garantire altissime prestazioni in termini di resistenza e di sicurezza.

The floating piers
The floating piers

Le 150 tonnellate di cemento, prodotto dalla cementeria di Rezzato (Brescia), sono state utilizzate per la realizzazione di 171 zavorre realizzate dalla Moretti Construction di Erbusco (sempre Brescia), azienda specializzata nel settore delle costruzioni e storica cliente di Italcementi, e posizionate sul fondale del lago dove sono ancorati i tiranti che tengono ferma The floating piers, per poi essere rimosse una volta conclusa l’iniziativa. La strategia di Italcementi, basata non solo sulla fornitura di semplici prodotti, ma sulla capacità di offrire soluzioni e performance adatte alla soddisfazione dei diversi bisogni da parte del mercato, si conferma ancora una volta una scelta vincente.

Le zavorre Italcementi per The floating piers
Le zavorre Italcementi per The floating piers

Wienerberger, una scuola tra le Alpi in classe A+

Wienerberger - Scuola materna con asilo nido, San Vito di Cadore

La scuola dell’infanzia Papa Luciani di San Vito di Cadore (Belluno) è stata certificata in Classe A+ grazie alle caratteristiche di isolamento e inerzia termica delle soluzioni in laterizio Porotherm Bio Plan di Wienerberger Italia. Nel 2015 in Italia sono stati investiti circa 64 milioni di euro per interventi a favore degli edifici scolastici, questi i dati rilevati nel rapporto Energy Efficiency Report, dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano. Un dato decisamente positivo che testimonia l’attenzione del nostro Paese verso l’edilizia scolastica, grazie anche al Decreto Scuole Belle (d.l 42/2016). Sessantaquattro i milioni di euro a disposizione fino al 30 novembre 2016 per attività di manutenzione e ristrutturazione, per garantire il decoro e la funzionalità degli immobili scolastici. Non solo scuole belle, ma anche scuole innovative: a maggio 2016 il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha lanciato un concorso internazionale di idee, per architetti e ingegneri, per la progettazione di 52 scuole sostenibili, da nord a sud, all’avanguardia e a misura di studente: edifici innovativi da un punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico, energetico, della sicurezza strutturale e sismica e che rispondano alle esigenze di comfort abitativo.

Wienerberger - Scuola materna con asilo nido, San Vito di Cadore
Wienerberger – Scuola materna con asilo nido, San Vito di Cadore

Il progetto Wienerberger

 La scuola realizzata è una costruzione su due piani.  Al piano terra il volume  è articolato su due  allineamenti ortogonali, lungo le direzioni ovest e sud, così da riparare  il  parco  esterno dai  venti del  nord  e  ottenere  la  migliore  esposizione  solare  con  benefici  in  ordine all’illuminazione naturale degli spazi interni e al contenimento dei consumi energetici.  Il piano è dedicato alla scuola d’infanzia, all’asilo nido e ai locali di servizio. Nel volume architettonico le zone dell’apprendimento del relax  e della socializzazione, realizzate e arredate per essere  adeguabili e  adattabili ai progetti educativi, presentano stanze con differenti altezze che determinano situazioni volumetriche nelle quali  i  bambini  possono  sperimentare  inconsuete  situazioni  spaziali.  Gli  spazi  della  scuola  dedicati  alle attività dei bambini sono collegati con il parco, in un continuo scambio di relazioni. Il  parco  inerbito  è  realizzato  da  due  piani  orizzontali  su  due  livelli, raccordati  da  una  superficie  inclinata con  andamento  curvilineo.  Il  livello  superiore,  alla  quota  del  piano  terra,  è  dedicato  alle  attività  motorie e può essere attrezzato con giochi da esterno. Il livello inferiore è stato concepito per mettervi a dimora alcune piante autoctone e consentire ai bambini di vivere l’esperienza di coltivare un piccolo orto. Il seminterrato è dedicato alla scuola di musica ed  è organizzato con sei aule insonorizzate per gli esercizi con  gli  strumenti,  una  stanza  per  i  saggi  musicali  e  due  locali  di  servizio.  La  fascia  coincidente  con  il seminterrato contiene il terreno modellato a parco e oggi definisce il profilo del rinterro con il quale quarant’anni fa è stato costruito il sito.

Scuola materna con asilo nido_San Vito di Cadore_02

Wienerberger per una scuola in classe A+

Uno  degli  aspetti  interessanti  del  progetto  risiede  nel  basso  consumo  energetico  dell’edificio  dovuto  all’elevata coibentazione della struttura.  Il fabbricato,  infatti, in base alla forma e all’orientamento  permette di captare   la   radiazione   solare   invernale,   garantendo   sistemi   di   produzione,   accumulo   e   distribuzione energetica  improntati all’uso  di  energie  alternative.  I  sistemi  adottati  inoltre,  permettono  il  recupero  di calore  a  bassa  temperatura,  consentendo  all’edificio  di  necessitare  di  una  ridotta  quantità  di  energia  per  il suo funzionamento. Pertanto,  dal  punto  di  vista  architettonico,  il  complesso  scolastico  è  stato  concepito  per  contenere  le dispersioni  termiche,  orientato  per  offrire  vantaggi  con  lo  sfruttamento  passivo  dell’energia  solare  in inverno,  con  superfici  vetrate  prevalentemente  a  sudest e  sudovest,  dotate  di  schermatura  estiva.  Le strutture che costituiscono l’involucro dell’edificio, sono caratterizzate da elevate prestazioni di isolamento termico,  grazie  all’utilizzo  dei  laterizi  porotherm Bio Plan Wienerberger. Infine  sono  stati  installati  un  sistema  di  ventilazione  meccanica  controllata  e  caldaie  a  condensazione collegate in batteria che producono energia ad alto rendimento, con basse emissioni in atmosfera. Tutte queste scelte progettuali hanno consentito all’edificio di ottenere la certificazione di classe energetica A+, con un consumo annuo di 6,6 KWh/m3 anno.

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130 anni di sicurezza secondo Betafence. L’intervista a Ruggero Carpentiere

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Ruggero Carpentiere, direttore commerciale Betafence Italia

Cancelli, soluzioni per la sicurezza e molto altro. Betafence è un gruppo leader, presente in un centinaio di Paesi del mondo. Come racconta in questa intervista a YouTrade Ruggero Carpentiere, direttore commerciale di Betafence Italia.

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Ruggero Carpentiere, direttore commerciale Betafence Italia

Betafence ha una lunga storia. Come è nata?
Betafence vanta una storia e un’esperienza di oltre 130 anni. Nata nel 1880 e costantemente evolutasi sino a oggi, il gruppo offre il più elevato grado di specializzazione a livello mondiale nel settore delle recinzioni e delle soluzioni globali per la sicurezza perimetrale. L’azienda, la cui sede centrale è situata in Belgio, è attualmente presente in ben cento mercati, dispone di otto stabilimenti produttivi e di 30 uffici commerciali dislocati in Europa e nei mercati d’esportazione, offrendo occupazione in tutto il mondo a 1.500 persone. Attraverso le filiali locali, commercializza i propri prodotti destinati al settore residenziale, professionale e di agricoltura e allevamento; l’azienda produce inoltre semilavorati per l’industria. Betafence Italia possiede un proprio stabilimento produttivo ed un magazzino, estesi su un’area di 36mila metri quadri e situati a Tortoreto (Teramo).

Che cosa continua ancora oggi?
La continuità è data da una forte vocazione alla qualità e all’innovazione.

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Betafence Zenturo Super, parete riempita decorativa per villa privata

Quali sono gli ambiti di attività di Betafence oggi e dove opera?
Betafence offre soluzioni per la sicurezza della casa, delle infrastrutture, degli impianti sportivi, delle aree commerciali, industriali, militari, pubbliche, dei siti sensibili e degli eventi con grande affluenza di pubblico e ancora di siti petroliferi, gasdotti e parchi fotovoltaici.

La sicurezza è un problema sempre più sentito anche in Italia. Che cosa offre Betafence?
Sicuramente la sicurezza è un tema di interesse crescente e Betafence presenta un’ampia gamma di soluzioni di recinzione e protezione perimetrale con applicazioni nei più diversi settori. In Italia, Betafence mantiene una posizione di primo livello su tutta la filiera distributiva nazionale specializzata (grossista, rivenditore specializzato), che continua ad essere uno dei partner storici di riferimento per i sistemi di recinzione tradizionali, e per le nuovissime soluzioni di design dedicate all’utenza residenziale di alto livello che ricerca prodotti di pregio.

Betafence è inoltre il riferimento principale di un network di installatori specializzati e delle principali imprese del settore per quel che riguarda le installazioni professionali di alta e altissima sicurezza che coinvolgono figure specializzate nella posa della protezione perimetrale. L’altissima sicurezza, infine, richiede spesso un approccio diretto, con soluzioni progettate direttamente con il cliente. In questi casi, Betafence è in contatto con il cliente finale fin dalle fasi iniziali della concezione del sistema, la progettazione di massima, l’industrializzazione e la messa in opera.

Si sta assistendo ad una crescente domanda di sicurezza nelle protezioni perimetrali da parte di tutti i grandi enti del paese: dall’energia alle telecomunicazioni, alle infrastrutture di trasporto, agli enti ministeriali, etc.., realtà importanti con le quali Betafence opera sempre in massima sinergia. Oggi in particolare si riscontra una crescente esigenza di sicurezza legata ai grandi eventi ed alle aree sensibili. In quest’ambito, Betafence si distingue per un’offerta di alto valore aggiunto: si cita a titolo di esempio la soluzione brevettata Publifor, moduli di recinzione temporanea ad alta sicurezza. Nato per il prefiltraggio negli stadi in rispetto alle normative sportive, oggi Publifor viene impiegato per la protezione di luoghi e persone, in tutti gli eventi temporanei ad alto rischio, scioperi e manifestazioni, siti sensibili, grandi opere e monumenti.

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Betafence Parapetto Elevabile Trasparente, nuova versione a norma per impianti sportivi

Quali sono i prodotti Betafence proposti nei diversi ambiti?
Betafence progetta e produce rotoli di rete, pannelli e recinzioni temporanee, in grado di garantire performance d’eccellenza, elevata sicurezza, massima visibilità, resistenza e durata, unendo un design moderno e accattivante. Recentemente, Betafence ha inserito nella gamma anche nuove soluzioni che prevedono l’integrazione dei sensori di allarme.

In grado di trasformare la recinzione da semplice oggetto di perimetrazione passiva a sensore di allarme antintrusione per tutta la lunghezza del perimetro, tali sensori possono intercettare qualunque tentativo di effrazione (scavalcamento, taglio, etc.…), attivando il sistema di allarme collegato. Grazie alla proposta di prodotti unici sul mercato, tecnologicamente evoluti e coperti da brevetto (ad esempio il Parapetto Elevabile) Betafence è divenuta riferimento di settore ad esempio nell’impiantistica sportiva. Sull’esperienza specifica dell’ambito sportivo, l’impegno di oggi è orientato a creare nuovi standard anche in altri settori relativamente alla sicurezza di opere infrastrutturali, autostrade, porti, aeroporti, ferrovie, carceri e in quei progetti complessi che prevedono automazione, controllo accessi, rilevatori, come ad esempio quelli inerenti la protezione di siti fotovoltaici.

Come si sceglie il prodotto giusto per le proprie necessità?
Con il supporto di un team di consulenti tecnici e di progetto vengono definite le specifiche esigenze del progetto. Betafence proporrà la soluzione più adatta in base alla peculiarità di ciascuna situazione, al livello di sicurezza richiesta ed alla valutazione dei rischi.

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Betafence Publifor per lo Juventus Stadium

Come si misura la qualità dei prodotti Betafence?
Innovazione tecnologica, qualità industriale, ricercatezza estetica, possibilità di integrazione con altri materiali e tecnologie, resistenza e durata nel tempo. Betafence ha da sempre un approccio innovativo orientato all’eccellenza qualitativa. Le soluzioni Betafence sono fatte per durare nel tempo: severi test di resistenza alla corrosione ne comprovano l’alta qualità. Si consideri che i rivestimenti dei prodotti Betafence sono garantiti per dieci anni dalla corrosione in normali condizioni ambientali, secondo le più rigide normative (EN 13438 – ISO 9227).

La vostra azienda fornisce anche un servizio di consulenza nel corso di un progetto?
Betafence da sempre coopera con la committenza pubblica e privata a partire dalla definizione degli standard prescrittivi per arrivare fino al progettista, offrendo un servizio di consulenza completo, rispondente a tutte le normative vigenti, utile a gestire al meglio le problematiche specifiche di ogni area da proteggere.

L’azienda fornisce supporto tecnico e apporto progettuale ed una consulenza che si esplica anche nella fase di installazione consentendo di proporre le soluzioni più idonee alle esigenze del cliente. Soprattutto per i medi e grandi cantieri, è fondamentale il ruolo della divisione di progettazione ed ingegneria. Il team pluri-specializzato comprende diverse figure: ingegneri, tecnici di cantiere, esperti di settore e funzionari tecnico-commerciali.

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Betafence Zenturo Super

Nel caso di un’area residenziale le recinzioni badano anche all’aspetto estetico?
Da qualche anno, Betafence si sta dedicando allo sviluppo di soluzioni capaci di coniugare al meglio esigenze funzionali ed estetiche. In Italia, il mercato è molto sensibile e attento al valore estetico ed al design delle proposte, anche per quel che riguarda la recinzione. Per Betafence, la recinzione va considerata elemento estetico facente parte integrante dell’abitazione.

Dalla cura assoluta del dettaglio, da uno studio rigoroso delle linee e delle forme nascono dei pannelli che non sono più semplici barriere e divisori, ma divengono elementi decorativi, sempre con l’idea di rendere più architettonico un prodotto industriale. Su questo puntano le nostre ultimissime proposte, quali Canova, Picasso, assolute innovazioni nell’ambito delle recinzioni in grado di offrire una qualità industriale senza rinunciare ad estetica e personalizzazione ai massimi livelli.

Il concetto d’integrazione con altri materiali o altre tecnologie è un altro dei nostri driver. In questo senso, uno dei prodotti sviluppati recentemente è il palo di fissaggio B-LUX. Questo innovativo palo di design, sviluppato con lo Studio Rigo di Scorzè (PD), integra le funzioni di palificazione strutturale della recinzione con quelle funzionali di illuminazione e servizi video, integrabili a tutti gli effetti nel palo stesso, attraverso dispositivi Led, micro-videocamere per sistemi di sorveglianza etc. O pensiamo al prodotto di maggior successo, Zenturo, un originale pannello di design multifunzionale che può essere utilizzato come pannello di recinzione, come supporto alle piante rampicanti e con inserti vari in plastica quale parete decorativa da giardino. Zenturo può essere anche riempito con vari materiali (sassi, pietre, legno e molteplici riempimenti ornamentali) per ottenere un effetto “muro” in grado di assicurare la massima privacy, senza rinunciare ad un risultato estetico piacevole e distintivo.

Per presentare l’innovativa proposta di soluzioni in cui la componente estetica è primaria, Betafence ha realizzato una brochure. Con una grafica accattivante, immagini di forte impatto visivo ed emozionale, simboli che richiamano eleganza, lusso, stile tutti italiani, la brochure design Betafence illustra al meglio le soluzioni più raffinate, creative ed originali della gamma.

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Betafence BLUX

Si parla sempre più spesso del rispetto per l’ambiente. Come interpretate questa esigenza?
Come azienda, Betafence, nel rispetto degli standard della certificazione ISO 9001:2008, assicura qualità e sicurezza impiegando solo materie prime certificate e provenienti da cicli produttivi controllati e certificati. Betafence Italia opera secondo il Sistema di Gestione Ambientale, in conformità alla certificazione ISO 14001:2004.

In linea con quanto previsto dalla normativa, Betafence ha messo in atto una serie di linee guida per l’utilizzo razionale delle materie prime e delle risorse energetiche: riduzioni delle emissioni ed immissioni limitando al minimo l’impatto ambientale; risparmio energetico; tutela delle acque e del territorio, controllo fumi; abbattimento delle emissioni di polveri e rumore; gestione dei rifiuti e degli imballaggi; miglioramento dell’ambiente di lavoro e tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.

La stessa attenzione è riservata ai rivestimenti dei prodotti che sono privi di piombo, cadmio, cromo ed altri plastificanti nocivi. Eco-compatibili perché atossici, innocui e non inquinanti sono conformi a quanto previsto dalla normativa Reach (Registration, Evaluation and Authorisation of Chemicals).

Tecnocasa: chi ha investito in immobili ha perso il 38,7%

Case a Milano

Investire in immobili è una fregatura o, perlomeno, una pessima scelta. La tesi arriva, un po’ a sorpresa, da chi gli immobili li vende: Tecnocasa. Secondo il network immobiliare, dal primo semestre del 2007 al secondo semestre del 2015 a livello nazionale i valori immobiliari sono diminuiti del 38,7%. Insomma, chi ha acquistato dieci anni fa ora si ritrova con un valore sceso quasi del 40%: non è stato un buon affare. Certo, le grandi città hanno perso un po’ meno, ma si tratta pur sempre di una drastica sforbiciata. A Milano, per esempio, gli immobili hanno lasciato sul terreno il 27,8% del loro valore, Firenze il 30%, Roma il 33,3%, Verona il 36,3% e, infine, Palermo il -38,2%. Ma il peggior risultato è quello di Genova con -47,2%. Non si salva, anche se riduce le perdite, chi ha pagato a caro prezzo gli immobili nelle are centrali. A Milano le quotazioni nelle aree centrali sono scese «solo» dell’8,1%, ma bisogna tenere conto che sono state pagate anche a peso d’oro e, quindi, la diminuzione pesa di più. Ancora: il centro di Firenze ha visto nello stesso arco temporale una contrazione del 18,3%, maggiore di quella di Milano, e a Roma le case in centro sono scese del 19,6%, mentre a del -22,2%. Per fortuna, sostiene sempre Tecnocasa, il 2016 è iniziato con buone speranze. Ma non certo di recuperare quel 38% di valore perso per strada.

Case a Milano
Case a Milano

Andrea Villa entra nel consiglio direttivo di Avr

Ugo Pettinaroli resta alla presidenza della Avr (Associazione Costruttori Valvolame e Rubinetteria), mentre Andrea Villa, amministratore delegato di Auma Italiana, è stato eletto nel consiglio direttivo dell’associazione per il prossimo biennio 2016-2018. «Considero un onore e un impegno far parte del direttivo dell’associazione che da anni annovera Auma tra i propri associati nel sottogruppo Costruttori Valvole Industriali ed Attuatori», ha cemmentato Andrea Villa. «Poter contribuire alla promozione di un settore così importante per la manifattura italiana è sicuramente una grande sfida, soprattutto in momenti così difficili per la nostra economia; ma sono altresì convinto che l’Associazione abbia molte frecce al proprio arco per poter contribuire fattivamente al successo della meccanica nazionale». Nel direttivo di Avr siedono anche Andrea Bighinzoli (Giacomini), Renato Brocchetta (Rubinetterie Bresciane Bonomi), Marco Caleffi (Caleffi), Maurizio Huber (Huber Cisal Industrie), Andrea Latorraca (Rubitor) e Ambrogio Perego (Cvb Valves).

Andrea Villa
Andrea Villa

Cantieri fai da noi: Leroy Merlin lancia la catena di solidarietà  

Cantieri fai da noi - Leroy Merlin

Ristrutturazioni solidali: grande distribuzione all’attacco

L’ultima frontiera del costruire sono i cantieri “fai da noi”. Perplessi, vero? Bene, dalla perplessità si passa in fretta alla stupore di meraviglia. Si tratta della nuova iniziativa targata Leroy Merlin, promotore del “chain sharing” per una progettualità concreta e partecipata. Entriamo nel merito: si possono risolvere le problematiche dell’abitare, facendo rete nelle comunità e creando valore sociale? Sì, e Leroy Merlin ci è riuscito: ha lavorato su questi obiettivi e ha dato vita a “Cantieri Fai da Noi”. Il progetto, che è appena sbarcato a Roma, vuole sostenere lavori di ristrutturazioni abitative solidali a favore di enti no-profit o di privati in difficoltà, generando valore sociale sul territorio.

Individuato l’ente partner, Leroy Merlin mette a disposizione una “borsa cantiere” che comprende sia i materiali necessari ai lavori sia un aiuto finanziario, ma anche il know-how dell’azienda e l’expertise dei propri collaboratori. Conclusa la ristrutturazione, i beneficiari dovranno a loro volta attivarsi in un’iniziativa analoga presso altre abitazioni o strutture di accoglienza, creando quindi un cantiere “tandem” e fornendo la loro disponibilità in una logica di reciprocità. In questo modo si genera valore sociale per la comunità locale in un’ottica di “chain sharing”: una vera e propria catena di attivazione, grazie al coinvolgimento di partner efficienti e radicati sul territorio.

Cantieri fai da noi - Leroy Merlin
Cantieri fai da noi – Leroy Merlin

Le parole di Luca Pereno, Coordinatore Sviluppo Sostenibile Leroy Merlin Italia: “Cantieri Fai da Noi è un progetto che ha l’obiettivo ambizioso di creare una rete di partecipazione autentica. Come azienda abbiamo deciso di mettere a disposizione a titolo gratuito materiali ed expertise dei nostri collaboratori per chi vive in condizioni di disagio. Non si tratta di una semplice donazione dell’azienda, ma di una sorta di micro-credito, in cui le persone potranno usufruire di questa opportunità, ma a loro volta restituiranno la borsa attivando altri cantieri. L’obiettivo è quello di creare una catena che genera ad ogni passaggio benefici concreti, voglia di fare e valorizzi i beneficiari”. Pereno conclude con una promessa: “Non ci fermeremo qui! I Cantieri Fai da Noi prenderanno presto vita in altre città italiane tra cui Milano e Torino, grazie al contributo dei nostri collaboratori e dei partner locali che abbiamo identificato: un progetto continuativo nel tempo, per cui invitiamo enti e associazioni no-profit a candidarsi per cooperare”.

Il Cantiere Fai da Noi di Leroy Merlin sarà avviato a Roma con il coinvolgimento di Frati Minori Lazio Onlus, nell’ambito del progetto di accoglienza R.I.P.A.-Rinascere Insieme Per Amore. I lavori avranno luogo nel Convento di San Francesco a Ripa a Trastevere che ospita persone senza fissa dimora. Il cantiere, partito nel mese di giugno, sarà a beneficio degli ospiti permanenti della struttura che verranno formati dai collaboratori di Leroy Merlin per realizzare i lavori di decorazione delle 14 stanze e del corridoio della zona destinata all’accoglienza. Nell’ottica dell’abitare sostenibile e di rispetto per l’ambiente, verranno installate esclusivamente lampadine a led con illuminazione a risparmio energetico e tutti i rubinetti saranno attrezzati con riduttori per limitare i consumi. Terminato il cantiere, gli ospiti che hanno beneficiato dei lavori saranno coinvolti nel “cantiere tandem” per la riqualificazione del dormitorio per i senza fissa dimora, dei laboratori artigianali e di alcuni spazi comuni come la cucina.

Riqualificazione energetica: massimizzare gli investimenti con il cappotto

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Dettaglio sistema a cappotto su facciata

Secondo le ultime statistiche, le case in Italia necessitano di un ampio programma di interventi di riqualificazione energetica. In totale sono circa 22,5 milioni le abitazioni che compongono il patrimonio edilizio italiano, e più della metà – il 53% precisamente – non è mai stato oggetto di manutenzione straordinaria, dato che ci colloca agli ultimi posti in Europa in ambito di prestazioni energetiche degli edifici.

Stiamo parlando di circa 11,5 milioni di abitazioni che in trent’anni di vita, non hanno mai avuto interventi manutentivi sulle facciate e si trovano in una classe energetica pessima, divenendo la causa principale del tasso d’inquinamento atmosferico, con 65 milioni di tonnellate di CO2 prodotte ogni anno.

La legge di stabilità ha prorogato fino al 31 dicembre 2016, nella misura del 65%, la detrazione fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, e pari detrazioni sono state assicurate per gli interventi sulle parti comuni degli edifici condominiali e per quelli che riguardano tutte le unità immobiliari di cui si compone il singolo condominio.

Tra gli interventi di efficientamento energetico che godono della detrazione fiscale del 65% per la riqualificazione energetica degli edifici, il sistema a cappotto garantisce anche altri benefici per l’immobile: abbattimento dell’inquinamento atmosferico, aumento della salubrità degli ambienti abitativi e riduzione del rumore percepito all’interno dell’abitazione. Intervenendo inoltre sugli impianti di riscaldamento e sui serramenti, l’immobile si rivaluta immediatamente, passando per esempio, dalla classe energetica G alla C.

Il cappotto assume quindi un’importanza rilevante quale tipologia di intervento in grado di assicurare eccellenti risultati a fronte degli investimenti economici sostenuti. Cortexa, il consorzio italiano per la cultura del sistema a cappotto che unisce sotto lo stesso marchio le principali aziende del settore, trae spunto dalla fotografia dell’Italia\, e sostiene la riqualificazione come vero e unico traino per una solida e duratura ripresa di molti settori dell’edilizia.

La logistica costruttiva di Comarte

Comarte

Comarte opera come magazzino-rivendita di materiali e prodotti per l’edilizia, in forte espansione nelle province di Mantova, Parma, Reggio Emilia, Modena e Cremona. Il Consorzio Mantovano Artigiani Edili e Affini utilizza il WMS StockSystemEvolution per gestire la logistica in tutti i depositi con vendita diretta e nella piattaforma logistica. Cristian Bolognesi, responsabile logistica Comarte, spiega: “Abbiamo implementato StockSystemEvolution in tutti i depositi con un recupero di efficienza. Per esempio, abbiamo risolto la gestione dei Transfer Order che spesso creavano giacenze in magazzino invendute, se gli articoli ordinati non venivano ritirati immediatamente dai clienti. L’assistenza tecnica c’è sempre stata e quindi siamo pienamente soddisfatti”. Il consorzio ha elaborato piani di investimento che hanno previsto l’apertura della filiale di Suzzara (Mn), della piattaforma logistica e del franchising di Mantova. Dopo oltre quarant’anni di attività, il Consorzio è in fase di espansione con l’apertura di nuovi punti vendita.

Comarte
Comarte

Comarte – Numeri e Strutture

– 4 rivendite operative:
Pegognaga (Mn) di 10.400 mq. – 6.500 referenze gestite
Bozzolo (Mn) di 7.000 mq. – 4.700 referenze gestite
Medolla (Mo) di 6,300 mq. – 4.500 referenze gestite
Suzzara (Mn) di 2.000 mq. – 3.700 referenze gestite
– 1 piattaforma logistica a Pegognaga (Mn) di 6.500 mq. ad altissima rotazione
– 1 Franchising a Mantova
– Circa 20.000 referenze movimentate (inclusi i T.O.= transfer order ovvero materiali non assortimento, acquistati solo su ordine di un cliente specifico)
– 215.000 movimentazioni annue per circa 5.000.000 di unità vendute
– Oltre 450 aziende associate
– Circa 450 altre imprese edili clienti a cui si aggiungono 120 aziende di altri settori merceologici
– Numerosi clienti privati

Esigenze Comarte

Nel 2010 l’azienda ha deciso di recuperare efficienza migliorando l’organizzazione del magazzino e della logistica. Dopo una software selection, ha scelto il WMS StockSystemEvolution di Replica Sistemi.

Comarte 1

Problematiche Comarte

– Il magazzino era gestito manualmente e le giacenze non corrispondevano mai al numero indicato nel gestionale
– Il numero delle referenze da gestire era in aumento
– La gestione dei Transfer Order era diventata troppo onerosa e poco efficiente, perché spesso gli articoli ordinati per i clienti non venivano poi consegnati e rimanevano in giacenza invenduti
– Le merci hanno caratteristiche fisiche molto differenti gestite con unità di misura diverse (dal legname venduto a m3 alle viti, dal cemento venduto a sacchi ai tubi in Pvc)
– Nello «store» venivano venduti tanti articoli in piccole quantità
– Alcuni articoli sono stagionali

Obiettivi Comarte

– Inventario rotativo real time delle giacenze per conoscere esattamente il quantitativo di ogni referenza presente in magazzino
– Gestione puntuale dei Transfer Order
– Riduzione degli errori inventariali e di predisposizione degli ordini
– Riduzione delle rotture di stock

Comarte 2

 Soluzioni Comarte

Sono stati installati:
– StockSystemEvolution
– 14 terminali Honeywell Dolphin 9551/9951
– 7 MC9190 Motorola

Progetto Comarte

Il primo step è stata l’installazione del WMS nel magazzino di Pegognaga, poi si è passati all’implementazione del sistema nei depositi di Bozzolo, Medolla e infine Suzzara, Mantova e la piattaforma logistica. Per quanto riguarda il ricevimento merci, il sistema ha consentito a Comarte di selezionare i fornitori che garantivano l’etichettatura delle merci e il confezionamento in imballi più adatti alle loro esigenze.Tra le funzionalità più apprezzate del sistema c’è il calcolo automatico delle unità di misura con cui può essere venduto un articolo: ad esempio, il legname può essere caricato in giacenza in m3, ma poi venduto a pezzo (numero di tavole o a m2) e il sistema ricalcola poi in automatico la giacenza rimasta. Stesso dicasi per altri articoli come il cemento venduto a sacchi, a pallet o a peso. Grazie a StockSystemEvolution vengono elaborati dei report che consentono di valutare periodicamente l’indice di rotazione degli articoli e di collocare in modo ottimale le merci più vendute negli store.

Comarte 3

Vantaggi Comarte

Riduzione delle rotture di stock perché il sistema indica quando il magazzino è sotto scorta, pertanto viene inviato un «alert» all’ufficio acquisti che decide i trasferimenti tra i vari magazzini oppure il riordino al fornitore
– È migliorata la gestione dei Transfer Order, perché in fase di ricevimento il sistema indica il cliente a cui è destinata la merce e quindi l’operatore lo può avvisare immediatamente. Inoltre, se per sbaglio un operatore dovesse prelevare la merce per destinarla alla vendita ad un altro cliente, StockSystemEvolution segnala l’errore.
– Diminuzione dei tempi di controllo in fase di ricevimento
Inventario rotativo  in tempo reale
– Maggiore velocità nello scarico-carico delle giacenze in occasione dei trasferimenti di merci tra i vari magazzini di Comarte, perché avviene in automatico, con segnalazione e correzione immediata degli errori.

Ancora in diminuzione i prezzi dei box

Box auto

Non conviene, al momento, acquistare un box come investimento. Secondo Tecnocasa, nel secondo semestre del 2015 nelle grandi città i prezzi dei box sono diminuiti dell’1,9%, quelli dei posti auto hanno fatto ancora peggio: -2,7%. Anche i canoni di locazione sono in ribasso: -1,1% per i box e -0,7% per i posti auto. Continua quindi la discesa dei valori di queste tipologie che hanno visto ridimensionarsi la domanda in seguito alla crisi immobiliare. A questo si aggiunge anche la maggiore offerta presente sul territorio, legata soprattutto a interventi di nuova costruzione. I valori più alti si registrano sempre nelle zone centrali dove comunque l’offerta di box non è elevata, ci sono difficoltà di parcheggio e spesso ci sono immobili storici privi o con pochi box. L’analisi delle informazioni raccolte dalle agenzie Tecnocasa e Tecnorete indica che il 57,4% delle operazioni che hanno interessato i box hanno avuto per oggetto la vendita, il 42,6% sono operazioni di locazione. I rendimenti da locazione dei box si aggirano intorno al 5,9% annuo lordo e questo dato spiega perchè il 58,9% di chi ha  acquistato il box lo ha fatto con finalità di investimento. La restante parte ha comprato per uso proprio. Dal 2007 i valori dei box sono diminuiti del 33,9%.

Se si decide di investire in box è necessario considerare la zona: conviene farlo laddove c’è poca disponibilità di parcheggio e dove c’è un bassa presenza di box rispetto alle abitazioni (ad esempio nelle zone centrali e semicentrali delle grandi città). Sono da escludere le zone che si sono sviluppate urbanisticamente negli ultimi anni perché sicuramente ci saranno box a sufficienza e le aree dove sono stati costruiti parcheggi o introdotti parcheggi per residenti. Da valutare anche le zone ad alta presenza di uffici, soprattutto se non sono ottimamente collegate con i mezzi di superficie e non ci sono parcheggi disponibili. Bisogna infine tenere conto delle spese di gestione (condominiali) del box, che sono generalmente contenute

Box auto
Box auto

Betafence più forte della crisi: +13% i ricavi nel 2015

Betafence

Performance finanziaria positiva per Betafence Italia nel corso del 2015. L’azienda ha saputo consolidare la sia posizione di leadership in uno scenario di mercato complesso, mantenendo gli ottimi risultati economici raggiunti lo scorso anno e migliorando anche alcuni indicatori: oltre all’aumento della liquidità e del cash flow, si registra un incremento delle vendite (+13,46%) e del risultato netto (1,02%).

Betafence, azienda di riferimento per le recinzioni innovative e l’alta sicurezza, ha presentato presenta l’Annual Report 2015, un documento che conferma, anche quest’anno, la crescita dell’azienda ed evidenzia in particolare un incremento dei ricavi e del flusso di cassa (pari ad oltre 6 milioni di euro). I ricavi sono aumentati dai 39.8 milioni di euro nel 2014 ai 45,2 milioni di euro nel 2015, segnando una crescita percentuale pari al 13,45%. Il margine operativo lordo (Ebitda) ha raggiunto i 4,4 milioni di euro e il risultato netto è pari a 2,17 milioni di euro, in linea con le aspettative e il budget del gruppo. L’aumento di liquidità e del cash flow hanno ulteriormente rafforzato la solidità della società verso tutti gli stakeholder: una società che ha saputo gestire il rischio d’impresa con molta attenzione, superando con successo la fase di volatilità delle principali materie prime che continua a connotare il mercato italiano ed estero.

Betafence
Betafence

Betafence è cresciuta anche perché ha saputo investire soprattutto in innovazione. La capacità di innovare è da sempre un fattore critico di successo del business di Betafence, il vantaggio competitivo che differenzia la gamma di soluzioni offerte. A tal proposito, l’azienda vanta un Centro Innovazione all’avanguardia anche in Italia – strettamente interconnesso al reparto produzione – che si affianca a quello centrale della casa madre in Belgio ed è in grado di servire tutti i paesi del Gruppo. Il Centro italiano ha brevettato, ad esempio, la soluzione utilizzata per il recente intervento di rafforzamento della sicurezza dell’area di accesso ai binari della Stazione Ferroviaria di Roma Termini.

Betafence Italia fa parte di un Gruppo che ha una forte solidità patrimoniale, confermata anche dai risultati dell’esercizio 2015, in cui si rileva un fatturato annuo che si attesta intorno ai  500 milioni. “Grazie ai risulti finanziari favorevoli – dichiara Michele Volpi, ceo Betafence Group – possiamo definire un piano strategico di nuovi investimenti, in particolare per rispondere alla crescente domanda di protezione da parte di aree settoriali ritenute a rischio terrorismo internazionale e per confermare la nostra posizione di leadership nel settore”. La situazione positiva consente inoltre di valutare nuove acquisizioni, nell’ambito delle aziende di grandi dimensioni con cui costruire partnership ma anche delle piccole realtà con un know how molto evoluto e specialistico. Una capacità incoraggiata certo dalle buone performance finanziarie degli ultimi anni, ma anche dal supporto attivo del fondo CvcCapital Partners, che a inizio 2015 ha acquisito la partecipazione di maggioranza di Betafence.

Michele Volpi, Ceo Betafence group
Michele Volpi, Ceo Betafence group

Tetto a falda e copertura piana: caratteristiche fisiche e tecniche

Tetti a falda e coperture piane, Wierer

Tetto a falda – Introduzione

La storia del tetto a falda coincide con la storia stessa dell’uomo: il tetto nasce con l’esigenza di protezione naturale dalle intemperie, tetto e casa in origine coincidono, il tetto è la casa e viceversa. Il tetto a falda assume così forme e inclinazioni in base alle condizioni climatiche del luogo e alle tradizioni culturali locali. Nei paesi mediterranei del sud proprio per le condizioni climatiche favorevoli, vi è una leggera prevalenza dei tetti a bassa pendenza rispetto alle regioni del centro Nord, tetti appena sufficienti per lo smaltimento delle acque piovane. Con l’utilizzo abitativo anche del sottotetto la tendenza costruttiva si è spostata decisamente verso il tetto a falda con pendenze importanti, migliorando così anche l’efficienza energetica del tetto e dell’ultimo solaio, da sempre un punto molto critico per le dispersioni di calore di un edificio, soprattutto per la fase estiva. Il sottotetto abitato è diventato con gli anni lo spazio abitativo più importante della casa e nella maggior parte dei casi coincide proprio con un tetto a falda. Il tetto a falda rappresenta nel disegno di una casa la quinta facciata, e la sua forma naturale, con le sue varie articolazioni formali, si integra bene con il paesaggio urbano e naturale. La leggerezza del legno e il suo comportamento statico ottimale ne fanno un sistema adatto per le zone sismiche e in caso di sopraelevazioni di edifici diventa una scelta praticamente obbligata. I vantaggi di un tetto a falda, rispetto a una copertura piana, sono oggettivamente molteplici: la protezione è garantita dallo smaltimento naturale delle acque piovane, la copertura è meno sollecitata dagli agenti atmosferici, le facciate sono protette dagli sporti di gronda che permettono anche un ombreggiamento geometrico, le superfici a Sud sono facilmente utilizzabili come tetto solare, la fisica tecnica assume un comportamento naturale e ottimale e indubbiamente la durata è nettamente maggiore rispetto a una copertura piana.

Fisica tecnica e caratteristiche del tetto a falda

I tetti a falda sono naturalmente concepiti per un comportamento fisico tecnico ottimale sia per la fase invernale sia per la fase estiva. La pendenza (ideale sopra i 10 gradi) e lo strato di ventilazione, garantiscono un’ottima diffusione del vapore acqueo con un rischio praticamente nullo di condense interstiziali (garantito anche dai pacchetti traspiranti). Anche il comportamento estivo ne trae grande beneficio: un tetto a falda ventilato presenta prestazioni superiori rispetto a una copertura piana con un basso rischio di surriscaldamento nella fase estiva. Inoltre pendenza e ventilazione migliorano la durabilità e il ciclo di vita del tetto a falde rispetto a una copertura piana. In sintesi un tetto a falda è ottimale sia per la protezione invernale sia per la protezione estiva ed evita ogni rischio di infiltrazione di umidità sia dall’interno che dall’esterno, permettendo una manutenzione molto ridotta rispetto ad una copertura piana. Va inoltre sempre consigliato per un tetto a falde l’impiego di tegole come manto di copertura, che riducono molto i rischi presenti nei manti di copertura in lamiera, come la condensa sotto manto, il comportamento acustico non ottimale e l’inquinamento nei grandi centri urbani da combinazione di SO2 con acqua piovana su lamiera, dovuto alla produzione di ioni di metallo che possono finire nelle acque di falda. La realizzazione e la posa di un tetto a falde, grazie ai sistemi prefabbricati, risulta essere molto semplificata, con tempistiche e costi ridotti rispetto alla costruzione di una copertura piana, che fondamentalmente risulta essere quasi sempre un solaio massiccio isolato e impermeabilizzato. I moderni sistemi prefabbricati permettono diverse tipologie di tetti: a travetti, lamellari o massicci in x – Lam. I tempi di posa ridotti e l’impiego del legno come materiale strutturale comporta anche un ridottissimo impatto ambientale rispetto alle coperture piane.

Tetto a falda e copertura piana, Wierer
Tetto a falda e copertura piana

Le coperture piane – Introduzione

La storia delle coperture piane in Europa è abbastanza recente. Il “tetto piano” è stato fondamentalmente introdotto soprattutto per motivi “estetici” dagli architetti del Movimento Moderno, come momento di rottura dalla tradizione classica e come nuova opportunità funzionale di utilizzo innovativo (tetto giardino, ecc.), ma che ben presto ha mostrato tutti i suoi limiti soprattutto per il suo comportamento fisico tecnico e per la scarsa durabilità. Mentre nelle condizioni climatiche più favorevoli, come le aree mediterranee del Sud Europa, Orientali e dell’ Africa, i limiti oggettivi sono sempre stati coperti dalle condizioni climatiche molto favorevoli (poca piovosità, escursioni termiche quasi inesistenti), nelle zone più fredde e piovose le criticità delle coperture piane sono venute subito a galla. Soprattutto va detto che la copertura piana non è un tetto, storicamente ma anche linguisticamente parlando, ma appunto un solaio complesso isolato e impermeabilizzato definito appunto “copertura piana”. Senza dubbio già il peso importante della struttura diventa elemento critico per le zone sismiche con una statica più complessa e quindi anche più costosa. Le relazioni con il paesaggio sono più problematiche, proponendo spesso un edificio tipo “cubo” che può andare bene ovunque, senza un dialogo costruttivo con il luogo ed inoltre diventa molto problematica un’integrazione ottimale con il solare termico e fotovoltaico. La copertura piana impedisce infine una fruizione dello spazio abitabile “calda” e di prestigio che soltanto un sottotetto può dare.

Fisica tecnica e caratteristiche della copertura piana

Una copertura piana presenta un comportamento fisico tecnico molto problematico proprio per la sua natura di stratigrafia chiusa totalmente alla diffusione del vapore. L’elemento massiccio del solaio è chiuso verso l’interno da una barriera a vapore e verso l’esterno da una guaina impermeabile. La prima conseguenza è che il percorso del vapore dall’interno verso l’esterno non è mai totalmente interrotto e nel corso del tempo, una quantità di vapore rimane intrappolata all’interno del pacchetto strutturale e del materiale isolante, con il rischio di perdita delle prestazioni dello stesso isolante e con una durabilità più ridotta. Infatti, la Norma UNI 13788 dichiara per una copertura piana una condensa di 4g/ m2, che significa una presenza praticamente costante di condensa nel tempo. Un’altra criticità di questo tipo di coperture è che tutta la tenuta all’acqua e all’aria dall’esterno si basa esclusivamente su di un unico strato di materiale: la guaina. Basta quindi un piccolo errore di posa (abbastanza frequente in cantiere) o anche un’escursione termica molto elevata e costante nel tempo (rischio di rottura) per provocare infiltrazioni dall’esterno, che significano compromettere completamente non solo le prestazioni ma anche la durabilità del pacchetto costruttivo. Tali rischi vengono solo in parte evitati con una stratigrafia di copertura detta “a tetto rovescio”, che prevede la posa della guaina impermeabile direttamente all’interno sotto al solaio, in sostituzione della barriera a vapore. In tal caso la guaina è si più protetta, ma si sposta il rischio sul materiale isolante che rimane così poco protetto e quindi con un’alta probabilità di perdere anche completamente le sue caratteristiche isolanti. In ogni caso una copertura piana per garantire almeno minimamente il deflusso delle acque deve avere una pendenza minima del 1 – 2 %, il che comporta una complessità notevole di gestione delle pendenze in prossimità dei lati esterni e degli scarichi. Il comportamento invernale di una copertura piana può essere garantito dal pacchetto isolante posizionato verso l’esterno, che dovendo essere chiuso alla diffusione e resistente all’umidità deve per forza essere di origine sintetica (XPS, EPS, ecc.) e quindi meno sostenibile rispetto agli isolanti di origine vegetale e minerale. Inoltre l’utilizzo di isolanti con un basso calore specifico (caratteristica che migliora la prestazione energetica estiva), insieme alla mancanza di uno strato di ventilazione, peggiora di molto le prestazioni estive di una copertura piana rispetto ad un tetto a falde. In un tetto ventilato, grazie all’effetto camino che si crea come corrente ascensionale di aria calda che fuoriesce dal colmo, si riduce di molto il calore che passa verso l’interno. Secondo diverse analisi condotte da noti ricercatori universitari, in un sottotetto ventilato la temperatura può essere anche inferiore di 4° rispetto ad una copertura piana, il che significa spesso che non si rende più necessario un impianto di climatizzazione. Infine, per sua natura una copertura piana comporta la presenza di tutta una serie di materiali con un’elevata energia grigia (solaio in cemento, isolanti sintetici, guaine, ecc.) e con una Co2 equivalente di molto superiore a quella di un tetto a falda in legno, e quindi con un bilancio energetico complessivo spesso negativo. Soltanto optando per un “tetto piano verde” si può migliorare leggermente la sostenibilità ambientale di una copertura piana classica, ma con costi di costruzione e di manutenzione decisamente più elevati.

Per concludere

Confrontare una copertura piana con un tetto a falde risulta essere almeno in parte una forzatura, trattandosi di due sistemi di costruzione completamente diversi fra loro, nel senso che un tetto può essere soltanto un tetto a falda, mentre una copertura piana non è un tetto, ma appunto una ”copertura piana”, o meglio, tecnicamente: un solaio massiccio a stratificazione chiusa e complessa. Per storia dell’architettura, fisica edile, sostenibilità, durabilità dei sistemi e costi le due tipologie di chiusura di un edificio sono molto lontane fra loro. E chiarisce molto bene queste sostanziali differenze una citazione del maestro Giò Ponti del 1957, a proposito di “Tetti”: “L’architettura finisce alla gronda, al coronamento… l’architettura finisce al sommo tetto, il tetto è metà di un’architettura di una casa… Il tetto è, in ogni modo, una copertura logica, perfetta, leggera, areata, coibente”.

A cura di Paolo De Martin, architetto

Imprese in attesa delle prime mosse di Boccia

Vincenzo Boccia

C’è una novità che dovrebbe interessare tutte le imprese, anche quelle piccole o, forse, specialmente queste ultime. È l’elezione, il mese scorso, di Vincenzo Boccia alla presidenza di Confindustria. Negli anni passati, inutile nasconderlo, molte aziende hanno vissuto la grande associazione delle industrie come un Moloch capace soprattutto di chiedere contributi per mantenere se stesso, più che un soggetto utile per la vita e la sopravvivenza della maggior parte degli associati. È anche per questo che nel settore legato all’edilizia alcune imprese hanno sentito il bisogno di fare da sole. Legittimo. E, magari, anche utile. Ma ignorare quello che Confindustria ha rappresentato e potrebbe rappresentare per tutti sarebbe un errore. Intanto, perché, piaccia o no, l’associazione di viale Dell’Astronomia associa 150mila imprese, che danno lavoro a 5,5 milioni di addetti. E non c’è solo la Confindustria nazionale con sede a Roma, ma anche 24 associazioni di settore, che a loro volta radunano altre associazioni più specifiche, in 80 associazioni provinciali e 18 associazioni regionali. Insomma, un colosso che riunisce anche soggetti legati al mondo delle costruzioni, come Buzzi e Italcementi, oppure le aziende che fanno capo ad Ance. Ma ignorare il cambiamento al vertice sarebbe un errore soprattutto perché, forse, ora Confindustria potrebbe girare pagina e ricordarsi che la maggior parte del tessuto economico italiano è costituito da Pmi. Non a caso il nuovo presidente, che ha preso il testimone di Giorgio Squinzi, è stato il numero uno della Piccola Impresa. D’accordo, non è la prima volta che accade. Un ex presidente come Giorgio Fossa, per esempio, è stato a sua volta il numero uno dei piccoli imprenditori, prima di ascendere al soglio dell’associazione. Ma erano altri tempi, quando il presidente della Confindustria si eleggeva a Roma, ma si decideva a Torino. La Fiat, però, oggi non fa più parte di Confindustria e, per la verità, non è più neppure un gruppo italiano. Così come Pirelli (cinese) e Italcementi (tedesca). Insomma, ci sono un po’ meno «poteri forti» a condizionare la politica dell’associazione, anche se non bisogna dimenticare che nell’associazione resta pesante l’influenza delle grandi imprese di Stato come Eni che, tra l’altro, vede al suo vertice la ex presidente degli industriali Emma Marcegaglia. C’è, però, la vocazione verso la piccola impresa del neo presidente, che deve affrontare una sfida davvero difficile: evitare la de-industrializzazione di un’Italia stretta tra la crisi dei consumi, effetto che nel settore dell’edilizia si traduce in blocco delle nuove costruzioni, e la necessità di traghettare le industrie verso quella dimensione definita 4.0 che altro non è se non l’applicazione delle nuove tecnologie. Un compito non facile, che però interessa tutte le imprese, anche quelle che non fanno parte di Confindustria.

Vincenzo Boccia
Vincenzo Boccia

Vantusso: la mia “vecchia” Vanedile, orgoglio meneghino

Vanedile, materiali per l'edilizia

La Vanedile, rivenditore di materiali per l’edilizia, è un pezzo di storia di Milano: 60 anni di attività in Via Carlo Dolci, tra Porta Magenta e San Siro, all’insegna della conduzione familiare e della professionalità. Il titolare, Giuseppe Vantusso, racconta l’evoluzione della sua azienda dal 1956, quando appena 16enne affiancò il padre insieme ai fratelli, alle sfide di oggi, soprattutto contro la grande distribuzione organizzata. Nel passato l’edilizia tradizionale, nel presente il Gruppo Made (di cui Vantusso, peraltro, è presidente) e nel futuro…

Giuseppe Vantusso
Giuseppe Vantusso

Domanda. La Vanedile è un’azienda storica di Milano.

Risposta. Quest’anno abbiamo festeggiato i 60 anni di età e di attività ininterrotta, da quando nel marzo 1956 mio padre fondò l’azienda. Via Carlo Dolci, tra Porta Magenta e San Siro, è la nostra casa.

D. La casa di una famiglia-impresa.

R. Proprio così: mio padre, io, mio fratello e mia sorella. In seguito, noi tre figli abbiamo portato avanti l’azienda e ora sono rimasto solo al timone. Ammetto di aver pensato di chiudere, ma ho sempre voluto portare avanti la tradizione di famiglia insieme ai bravissimi collaboratori che sono con me da una vita: il futuro è loro e delle nuove generazioni. Ecco, ho 76 anni e ho iniziato a 16: sono stati 60 anni di lavoro entusiasmante.

D. Ma tiene duro.

R. Sa, oltre l’abitudine e la voglia di tenere alto e vivo il nome di famiglia, è un diversivo e anche un passatempo: senza la Vanedile mi sentirei un po’ perso.

D. Quali sono state le principali tappe di crescita dell’azienda?

R. Ci siamo sviluppati seguendo gli andamenti generali del settore: da impresa generica di materiali pesanti, pian piano ci siamo trasformati in magazzino edile con materiali speciali, ferramenta, attrezzature e tecnologie varie, per essere così presenti e pronti su tutti i nuovi fronti del mercato.

Vanedile - Gruppo Made
Vanedile – Gruppo Made

D. C’è stato un crocevia decisivo?

R. Un bel passo è stato fatto con l’aggregazione al Gruppo Made – di cui peraltro sono presidente – che ci permette di essere presenti sul mercato con servizi aggiuntivi per i nostri clienti, oltre che più forti e tutelati nella lotta sui prezzi, così da contrastare la grossa distribuzione organizzata.

D. La vera novità degli ultimi anni.

R. Già, arrivata da circa un decennio, la Gdo si è ben radicata sul territorio. Riunendoci in gruppo proviamo a concorrere, oltre che sui prezzi, soprattutto su servizi, professionalità e capacità di dare consigli alla clientela, cosa sulle quali forse la Gdo non è (ancora) molto performante.

D. Insomma, l’unione fa la forza. Soprattutto in periodo di crisi.

R. Inutile nascondersi: il periodo è quello che è. Si pensava che la congiuntura non fosse così grave e che durasse meno, ma purtroppo non ne siamo ancora usciti. In Vanedile continuiamo a rimboccarci le maniche e a lavorare, insieme a Made, a testa bassa.

D. Qual è la vostra marcia in più?

R. La posizione geografica, che a livello logistico ci premia: siamo in una zona di Milano non ancora aggredita dalla grande distribuzione. Poi, la professionalità che ci permette di servire al meglio i clienti con prodotti speciali, che oggi rappresentano la maggior parte del fatturato.

Vanedile, materiali per l'edilizia
Vanedile, materiali per l’edilizia

D. Entriamo nel merito.

R. Piastrelle, finiture, arredo bagno e così via: insomma, l’essenza stessa del lavoro del rivenditore edile, rivolto però ora per il 90% alla ristrutturazione e manutenzione. Per esigenza economiche gli italiani preferiscono, più che rivolgere gli sforzi finanziari verso una casa nuova, ristrutturare quella esistente. E qui la nostra attività sa rispondere bene alle richieste della clientela.

D. Mentre l’edilizia tradizionale non tira più.

R. I materiali pesanti sono ormai una piccola parte del fatturato. Questo vale per noi e per tutte le aziende del settore.

D. Come sopperire al calo generalizzato del lavoro?

R. Con l’esposizione. Noi, a tal proposito, siamo stati dei pionieri aprendo 30 anni fa uno showroom sulla strada. Diciamolo chiaro e tondo: il futuro è la ristrutturazione e il privato, due bacini da catturare con l’informazione. La potenziale clientela cerca le risposte ai suoi bisogni su Internet e noi dobbiamo essere presenti e pronti a fornirgliele.

D. E all’orizzonte cosa vede?

R. Io credo fermamente che il futuro della distribuzione edile sia l’aggregazione, o meglio la fusione.

Vanedile, vetrine showroom in Carlo Dolci
Vanedile, vetrine showroom in Carlo Dolci

D. Nel senso che?

R. Devono diminuire le partite Iva.

D. Una parentesi su Milano: il patrimonio immobiliare è strutturalmente obsoleto

R. Certo. L’edilizia che ci circonda, centro storico a parte,  ha più di 50-60 anni e ci sarebbe il bisogno di metterci mano, perché è un’edilizia fatta negli anni del Boom quando si costruiva tanto e si vendeva molto, ma si costruiva male.

D. Stacchiamo la spina dal lavoro: la sua squadra del cuore?

R. Io sono un vecchio milanista in una famiglia di soli interisti: le lascio immaginare le discussioni e gli sfottò…

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D. Cantante preferito?

R. Faccio parte di una generazione che ha nel cuore Mina, simbolo della mia gioventù.

D. Il libro che ha sul comodino o che ha riletto più volte?

R. Sto rileggendo i libri di Oriana Fallaci, al momento La Rabbia e l’orgoglio per la terza volta.

D. Chiudiamo con gli hobby.

R. La cura del mio terrazzo-giardino: mi occupa tutte le ore del mio tempo libero, le poche che non passo alla Vanedile.

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Costruzioni, investimenti ancora in calo in Veneto

Per l’industria delle costruzioni del Veneto anche il 2016 sarà un anno di aspettative disattese. Il settore tarda a intercettare la ripresa e la maggior parte delle imprese risultano ormai profondamente destrutturate dopo 8 anni consecutivi di calo degli investimenti. Il XIV rapporto annuale di Ance Veneto, l’associazione dei costruttori edili, presentato a Padova nella sede di Banca Popolare Etica, fotografa una situazione che sembra restare immutata da qualche anno a questa parte. Una realtà che secondo l’Ance difficilmente cambierà in assenza di una politica industriale dedicata, un “Piano Marshall per l’edilizia”.

La crisi delle costruzioni: investimenti in calo in Veneto
La crisi delle costruzioni: investimenti in calo in Veneto

Il 2015 segna un ulteriore calo degli investimenti, che si attestano in regione a 12,7 miliardi di euro (-1,4%), a conferma di un trend negativo in atto da oltre otto anni consecutivi (-38,2% dal 2007). Per assistere all’interruzione della caduta di un settore che rappresenta ancora una fetta importante dell’economia regionale (il 9,3% del Pil e il 19,6% degli addetti dell’industria), si dovrà attendere la fine del 2016. Si tratterà comunque di una crescita bassa (+0,5%), trainata dalle manutenzioni (+2%) e da un leggero aumento dei lavori pubblici (+1,2%). Soffriranno ancora l’edilizia abitativa (-1,9%) e il non residenziale privato (-0,3%). L’impatto della ripresa degli investimenti sarà ininfluente sull’occupazione e sul saldo delle imprese attive: fermi a 140 mila addetti (-86 mila dal 2008) e 53 mila imprese (-9.048).

«La lunga crisi delle costruzioni – spiega Giovanni Salmistrari, presidente di Ance Veneto – ha fiaccato la capacità industriale delle imprese. In Veneto ne sono scomparse 10 mila dal 2007. Quelle che resistono sono più piccole, meno patrimonializzate e di conseguenza hanno più difficoltà ad accedere a un credito divenuto nel frattempo molto più esigente. La sensazione è che non si assisterà nemmeno nei prossimi anni a una vera ripresa se non con un piano straordinario di investimenti, basato su linee guida di cui si parla da tempo e che sono sostanzialmente definite. Occorre solo premere sull’acceleratore: i fondi europei per il dissesto idrogeologico e la rigenerazione urbana, i piani per le periferie e per le scuole, gli investimenti nelle infrastrutture e opere pubbliche mancanti, nuove garanzie per l’accesso al credito».

Giovanni Salmistrari, Pres idente Ance Veneto
Giovanni Salmistrari, Pres idente Ance Veneto

Un segnale di discontinuità: migliora la spesa in infrastrutture dei Comuni

La soppressione del Patto di stabilità interno e il passaggio ai criteri del “pareggio di bilancio” hanno liberato nei Comuni veneti, nei primi quattro mesi dell’anno, 31 milioni di euro. Queste risorse compensano quasi impercettibilmente il dimezzamento (-52%) degli investimenti in conto capitale registrati dal 2008, ma si tratta, tuttavia, di un dato che testimonia la capacità degli enti locali di sfruttare le opportunità offerte dalla revisione del Patto di stabilità interno. Quasi tutti i comuni hanno adottato in tempi brevi il bilancio di previsione senza far ricorso alle proroghe concesse dal governo. La Regione stessa ha anticipato sensibilmente l’approvazione del suo rendiconto annuale.

Credito

Dopo due anni di ripresa dei mutui alle famiglie, anche per i prestiti alle imprese, sia nel residenziale (+13,5%) che nel non residenziale (+101%), si registra, dopo 8 anni, una prima inversione di tendenza. Siamo comunque lontani dai valori del 2007, quando le banche concedevano all’edilizia prestiti per 5 miliardi di euro, contro i due di oggi.

Nuovo Codice degli appalti: a maggio crollano i bandi di gara.

In tema di lavori pubblici, c’è molta preoccupazione per gli effetti dell’entrata in vigore, il 19 aprile scorso, del nuovo codice degli appalti. L’assenza di un periodo transitorio nel passaggio tra vecchia e nuova disciplina rischia di disorientare le stazioni appaltanti. I tempi necessari per l’adeguamento alle nuove norme hanno causato nel solo mese di maggio una riduzione dei bandi del 26,7% in termini di numero e del 75,1% in termini di valore. Il rischio reale è quello di azzerare la tendenza lievemente positiva che era in atto in Veneto dal 2012. Nel corso del 2015, risultano pubblicati 882 bandi per lavori pubblici per 875 milioni di euro. Rispetto all’anno precedente si registra un ulteriore aumento nel numero del 30,3%. Più modesto l’aumento dell’importo posto in gara, che evidenzia una crescita dell’1,2% su base annua (- 16,2% nel 2014 rispetto al 2013). La tendenza positiva era confermata anche dai primi mesi dell’anno: a maggio 2016, nella regione si registrava una crescita del 77,9% nel numero e del 12,7% in valore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (per l’Italia, rispettivamente, -11,1% e -28,1%). Questo prima del crollo di maggio.

Presentazione rapporto congiunturale - La crisi delle costruzioni
Presentazione rapporto congiunturale – La crisi delle costruzioni