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La schiavitù moderna si annida nell’edilizia?
L’edilizia mondiale deve affrontare un grosso rischio globale: la schiavitù moderna. È infatti nel settore delle costruzioni che si annida il pericolo dello sfruttamento. È la conclusione del rapporto “Hidden in Plain” redatto da LexisNexis dopo l’analisi di oltre 6000 articoli sul tema di oltre 100 Paesi di tutti e cinque i continenti. Sotto a lente l’industria dell’edilizia e la sua supply chain: manodopera forzata e a basso salario e alte forme di sfruttamento nascono, e si sviluppano, in quelle zone d’ombra ancora inevitabili causa una prevenzione che continua ad essere insufficiente, così come l’azione di polizia e il perseguimento legale di tali reati.
A tal proposito, il governo britannico si è mosso: il nuovo premier Theresa May – che ha sostituito al 10 di Downing Street David Cameron, dimessosi dopo la vittoria del “Leave” al Referendum sulla permanenza nell’Ue – ha varato un piano di 33 milioni di sterline per prevenire le derive d’illegalità nel settore e implementare la lotta a tutela dei diritti umani contro povertà e ingiustizia. Uno sforzo meritevole e nobile, che deve però essere replicato ad altre coordinate geografiche, in quanto l’industria delle costruzioni rappresenta, circa, il 75 delle forza lavoro mondiale. Mark Dunn, direttore del LexisNexis Business Insights Solutions, lancia il suo appello alla politica lato sensu, invocando che il tema entri nelle agende di governo così da poter essere affrontato più efficacemente in concertazione con gli organismi internazionali, i gruppi industriali, le imprese di costruzione, la società civile e gli stessi mass media.
L’esempio più tristemente lampante di questa tratta di esseri umani è la forza lavoro reclutata e impiegata in massa nei lavori per la costruzioni delle infrastrutture per i Mondiali di calcio in Qatar (2022), dove sono all’opera all’incirca 1,4 milioni di immiganti. È stato il The Guardian (circa due anni fa) a condurre un’inchiesta sullo sfruttamento insieme ad Amnesty International, forte dei dati del Nepalese foreign employment promotion board, che parlava di un vero e proprio massacro: 157 operai morti tra gennaio e novembre 2014, circa uno ogni due giorni. Nepalesi, indiani, cingalesi e bengalesi prima reclutati e trattati come bestiame, con le autorità locali che fanno finta di non vedere.
Tornando a pié pari in Gran Bretagna, l’United Kingdom Home Office ha stimato che nel 2014 gli “schiavi moderni” erano 10-13mila. Mentre secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (nel 2012) erano più di 20 milioni le persone ridotte a lavoro forzato, mentre la Free Walk Foundation aggiorna i dati al 2016 e alza drammaticamente la stima, parlando di 45,8 milioni di vittime.
Crolla il credito alle imprese di costruzione: -65%
Meno 65% negli ultimi 9 anni. È il calo verticale, registrato da Bankitalia e dall’Ance, del credito delle banche alla imprese di costruzione. Un trend che non si ferma: le erogazioni per gli investimenti nel residenziale e non sono diminuite anche nel corso del 2016. In attesa del 2017, per il nono anno consecutivo, regna il segno meno. Prendendo in esame i dati relativi al primo trimestre dell’anno corrente, nel residenziale il calo è stato dell’11,5% rispetto al 2015, mentre per quanto concerne il non residenziale la diminuzione è stata ancor maggiore: -21,1% (sempre sui dati dell’anno passato). I dati parlano chiaro: le banche non fanno più credito al settore. Nel 2008, annus horribilis della crisi, i prestiti alle costruzioni erano 52,5 miliardi: nel 2014, dopo otto anni di pesante congiuntura economica, sono diventati 15 (-70%). Così come sono crollati i prestiti per il residenziale: da 31,4% a 8,1%. Ma Banca d’Italia vede un po’ di luce in fondo al tunnel, parlando di ” graduale miglioramento delle condizioni del mercato immobiliare, che dovrebbe portare nei prossimi trimestri a una significativa riduzione dei rischi per il sistema bancario”. Gli operatori del settore, dopo essersi rimboccati le maniche, incrociano ore le dita.
Svizzera controcorrente: edilizia boom
Svizzera controcorrente: mentre in Italia il settore delle costruzioni continua in un trend negativo che dura ormai da otto anni, il Paese vicino vede quasi un boom. Lo confermano i numeri del primo semestre 2016, che ha visto un fatturato in aumento del 5% rispetto allo stesso periodo del 2015. In particolare, l’edilizia residenziale ha registrato un incremento del 7%. La flessione nel Paese di Guglielmo Tell, si è fermata quindi al 2015, anno. Il fatturato nell’edilizia principale ha raggiunto i 9 miliardi di franchi svizzeri (circa 10 miliardi di euro). In questo contesto, sia l’edilizia (+6,7%), sia il genio civile (+4,2%) hanno registrato un incremento. L’evoluzione positiva dovrebbe proseguire anche nella seconda parte dell’anno: le commesse in portafoglio e i fatturati previsti per il terzo trimestre sono infatti nettamente superiori ai loro livelli del 2015.
Il “bonus Fakro” per le finestre: 80 euro di rimborso
Sempre più vantaggi con l’operazione promozionale Fakro cash back, un motivo in più per scegliere il marchio: dal 1 settembre al 30 novembre, l’alta qualità dei prodotti della nota azienda sarà ancor più vantaggiosa, grazie a un’interessante iniziativa promozionale. Dopo il successo riscosso dalla prima edizione dell’iniziativa – dal 16 maggio al 31 luglio scorsi – Fakro ha deciso di rimettere in pista l’interessante offerta per altri tre mesi. L’azienda, secondo player a livello mondiale nel settore delle finestre da tetto, offrirà infatti nuovamente un’importante opportunità a chi sia alla ricerca di finestre per la propria mansarda. Dal 1° settembre al 30 novembre, rimborserà fino a 480 euro (più approfonditamente, a seconda del modello fino a 80 euro per ogni serramento, per un massimo di sei finestre) a quanti sceglieranno le finestre del brand. L’iniziativa – rivolta ai privati di tutta Italia – consentirà quindi di beneficiare di un considerevole vantaggio economico su molteplici prodotti, caratterizzati da standard qualitativi estremamente elevati.
Azienda che ha fatto della qualità il proprio riferimento e la propria vocazione, Fakro è attenta ad ogni più piccolo dettaglio nell’ideazione e nella realizzazione dell’ampia gamma di prodotti proposti: dalla luminosità (che è fonte di ottimismo e benessere), alla ventilazione (che rende più salubri le mansarde), passando per la sicurezza – indispensabile per le abitazioni – fino alla sostenibilità dei materiali utilizzati, per non dimenticare mai che la salvaguardia dell’ambiente deve procedere di pari passo all’innovazione tecnologica.
Isolamento termico ai massimi livelli: le novità Hormann
Per chi ha esigenze particolarmente mirate in termini di isolamento termico, Hormann propone – all’interno della campagna promozionale 2016, attiva fino al 31 dicembre – la porta d’ingresso ThermoSafe, chiusura in alluminio caratterizzata da un valore di trasmittanza termica di 0,8 W/(m²∙K). L’isolamento termico ai suoi massimi livelli fino al 40% di sconto.
La porta ThermoSafe 2016, anch’essa contraddistinta dalla superficie complanare su entrambi i lati, è disponibile a 2335 Euro in 7 colori e 4 motivi senza elementi laterali e senza finestratura fino a dimensioni di 1250 x 2250 mm. In versione senza elementi laterali ma con finestratura, questa chiusura è presentata a 2535 Euro, fino a dimensioni di 1250 x 2250 mm, in 7 colori e 8 motivi. A richiesta con sovrapprezzo, ThermoSafe può infine essere dotata di equipaggiamento antieffrazione Rc2, classe che assicura una resistenza della porta a un tentativo di scasso, eseguito con gli attrezzi generalmente impiegati dagli scassinatori, oppure Rc3.
Un quarto dei nuovi inquilini viene da fuori
L’immigrazione, in particolare quella dai Pesi extracomunitari, di solito non è un fenomeno visto con entusiasmo. Ma i proprietari di immobili hanno qualche motivo di soddisfazione, secondo l’ufficio studi del Gruppo Tecnocasa, che ha analizzato le locazioni realizzate attraverso le agenzie affiliate nelle grandi città italiane nel primo semestre del 2016. Per ogni grande città è stata calcolata la percentuale di inquilini già residenti, quella di persone che hanno affittato in città arrivando dall’hinterland e quella di inquilini in arrivo da altre province italiane. L’analisi ha messo in evidenza che Milano, Firenze e Roma sono le città italiane con le percentuali più alte di locazioni da parte di persone in arrivo da altre province.
In particolare a Milano si registra il 61,3% di affitti da parte di residenti, il 37,3% di affitti da parte di persone in arrivo dalle diverse province italiane e l’1,4% di persone in arrivo dall’hinterland.
A Firenze si segnala che il 69,5% delle locazioni è stato concluso da residenti, il 26,8% da parte di persone residenti in altre province ed il 3,7% degli affitti ha riguardato inquilini in arrivo dall’hinterland della città. Roma evidenzia alte percentuali di inquilini in arrivo da fuori città: il 71,8% delle locazioni riguarda persone già residenti nella Capitale, il 25,7% degli affitti è stato concluso da inquilini in arrivo da altre province e il 2,5% da persone in arrivo dall’hinterland.
La metà dei prestiti non restituiti è dell’edilizia
È l’edilizia la responsabile di buona parte delle sofferenze bancarie. Secondo le tabelle contenute nel dossier di Bankitalia sulle economie regionali, ed elaborate dall’agenzia Adnkronos, oltre la metà dei prestiti concessi alle imprese di costruzioni risultano crediti deteriorati. I numeri sono impietosi: nel 2015 la percentuale era del 56,6% (+4,8%) sul 2014 e +8,2 rispetto al 2013. Il rapporto di Bankitalia precisa anche che dal 2015 è cambiata la nozione di credito deteriorato diverso dalle sofferenze, per effetto dell’adeguamento agli standard fissati dall’Autorità bancaria europea. Le nuove categorie sono Inadempienze probabili, Esposizioni scadute e/o sconfinanti. Ma il concetto non cambia. I prestiti a rischio nelle attività manifatturiere sono invece al 30,6%, mentre salgono al 32,2% per i servizi. Le Pmi hanno un trend di crescita analogo al livello generale (+5,4 punti). Il livello maggiore di crediti deteriorati si trova nelle imprese di costruzioni nelle regioni del Sud e isole: si arriva al 64,3% nel 2015, con un incremento rispetto al 2013 di oltre 10 punti percentuali (era 54%).
La soluzione di Danesi Laterizi ai ponti termici
Fornaci Laterizi Danesi presenta al mercato dell’edilizia la soluzione ideale per eliminare il problema dei ponti termici, con lo specifico blocco in laterizio Normablok Più Taglio Termico. Normablok Più è una linea completa di blocchi in laterizio integrati con polistirene additivato di grafite ad alte prestazioni. I blocchi Normablok Più Taglio Termico vengono impiegati con successo per realizzare murature ad alte prestazioni e rappresentano soprattutto il sistema più semplice, efficace, economico e sicuro per la correzione dei ponti termici, integrandosi perfettamente con tutti i tipi di laterizio senza creare discontinuità strutturali.
Normablok Più: il taglio termico che fa muro
Quando si parla di murature, siano esse tradizionali o rettificate, monostrato ad alte prestazioni o rivestite con cappotto, portanti o di tamponamento, è sempre importante porre attenzione soprattutto al taglio termico alla base della muratura. Una non corretta risoluzione di un ponte termico infatti, oltre a generare una dispersione termica e di conseguenza un aggravamento dei costi energetici, è la causa della formazione di muffe e condense con conseguente perdita di salubrità e benessere abitato. A differenza dei blocchi tradizionali, che privilegiano l’isolamento termico in direzione orizzontale, i blocchi Normablok Più, grazie alla sinergia tra laterizio e polistirene additivato con grafite, sono la soluzione ideale per abbattere il flusso termico anche in direzione verticale e quindi correggere i tipici ponti termici (conforme ai requisiti del d.m. Del 26 giugno 2015 e alla normativa tecnica emanata dall’agenzia casaclima) che si vengono a creare all’interfaccia tra: muratura e fondazione; muratura e solaio; muratura e solaio di copertura.
Blocchi Speciali
Normablok Più Taglio Termico è una linea completa di blocchi in laterizio, integrati con polistirene additivato con grafite ad alte prestazioni fornito in diverse misure per rispondere ad ogni esigenza progettuale e di cantiere. Per realizzare la linea Normablok Più, in funzione delle esigenze costruttive, si parte da blocchi Poroton P800 e P700, capaci di garantire elevati valori di resistenza meccanica, un valore in più per le costruzioni portanti in laterizio. Attraverso un sofisticato processo produttivo, unico nel suo genere, i fori vengono saturati con polistirene additivato con grafite ad alte prestazioni che rendono la linea un vero e proprio sistema costruttivo brevettato portante e isolante allo stesso tempo.
Vantaggi della linea Normablok Più
- Elevata resistenza meccanica: I blocchi Normablok Più sono prodotti sia nella versione ad incastro, adatta per murature di tamponamento o portanti in zone a bassa sismicità, che nella versione con foratura inferiore al 45%, ideale per supportare murature portanti in tutte le zone sismiche.
- Flessibilità applicativa: I blocchi Normablok Più vengono impiegati come taglio termico in abbinamento a tutte le tipologie murarie (blocchi tradizionali o rettificati, pareti monostrato o rivestite con cappotti termici, pareti perimetrali o tramezzature interne), integrandosi con esse.
- Semplicità di posa: La messa in opera avviene con la stessa malta impiegata per la realizzazione della restante muratura; in alternativa si può utilizzare la malta termica ad alta resistenza meccanica, Danesi Mtm10.
- Omogeneità di superficie Essendo i blocchi Normablok Più elementi in laterizio, non vi è alcuna discontinuità di materiale tra il taglio termico Normablok Più e la parete, garantendo un’intonacatura più semplice ed omogenea.
Normablok Più Taglio Termico è quindi il blocco in laterizio che risolve con un unico prodotto efficace, economico e sicuro il problema della correzione dei ponti termici garantendo sempre alte prestazioni termoacustiche.
Rifiuti elettronici, ora la raccolta si fa in negozio
L’ambiente si difende direttamente in negozio. Sono arrivate anche in Piemonte le EcoIsole Raee del consorzio Ecolight per la raccolta dei piccoli rifiuti elettronici. I punti vendita Leroy Merlin di Collegno e Moncalieri (in provincia di Torino) sono stati dotati dei nuovi cassonetti intelligenti dove poter conferire gratuitamente rifiuti come frullatori, smartphone, tablet, rasoi elettrici, telecomandi, chiavette usb, piccoli elettroutensili, lampadine a risparmio energetico e neon non più funzionanti. Tutti così possono facilmente contribuire alla raccolta e ad un maggiore rispetto dell’ambiente.
Queste le parole di Giancarlo Dezio, direttore Generale Ecolight: “I rifiuti elettronici rappresentano un’importante risorsa perché sono riciclabili per oltre il 90% del loro peso. Se correttamente raccolti e trattati possono fornire significativi volumi di materie prime e seconde come plastica, metalli e vetro. Con le EcoIsole abbiamo voluto focalizzare l’attenzione sui rifiuti di piccole dimensioni che sono quelli più difficili da raccogliere: meno del 15% di questi rifiuti segue un corretto percorso di raccolta, recupero e smaltimento. Le Ecoisole rispondono a due esigenze importanti: essendo localizzate in aree commerciali ad alta frequentazione, agevolano il cittadino-consumatore nel riciclare correttamente il proprio rifiuto”. Con queste ultime due, salgono a 46 le EcoIsole posizionate da Ecolight in prossimità di centri commerciali e grandi punti vendita di Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Toscana e Lazio. Ben 17 EcoIsole si trovano in prossimità dei punti vendita Leroy Merlin.
Gli ha fatto eco Davide Alaimo, capo progetto Supply Chai del negozio Leroy Merlin: “L’attenzione all’ambiente e il coinvolgimento dei nostri stakeholder in questo percorso hanno sempre contraddistinto il nostro operato. Con le ultime due EcoIsole di Ecolight a Torino presso i nostri punti vendita di Moncalieri in via Fortunato Postiglione e di Collegno in via Nazioni Unite, vogliamo incentivare e sensibilizzare i nostri clienti (e non) verso la raccolta differenziata dei rifiuti elettronici, trasformando un obbligo di legge in un’opportunità per tutta la comunità. Ad oggi abbiamo contribuito alla raccolta di quasi 13 tonnellate di piccoli Raee e sorgenti luminose, offrendo ad oltre 16.000 persone questo servizio gratuito. E non ci fermiamo qui!”.
L’EcoIsola Raee è di dimensioni contenute (1,5×1,2×1,5 metri) e interamente automatizzata. Per conferirvi i rifiuti, al consumatore è richiesto di indicare il tipo di prodotto da smaltire (se un piccolo elettrodomestico o una lampadina) e identificarsi con la carta regionale dei servizi, quindi inserire il rifiuto nello sportello indicato. A conferma dell’avvenuto conferimento, al termine viene rilasciato uno scontrino. Quando i contenitori interni sono pieni, la macchina avvisa i tecnici per lo svuotamento via sms. I rifiuti conferiti vengono tracciati dal momento del conferimento fino al trattamento e recupero, nell’intento di prevenire il traffico illegale dei Raee. Inoltre, i cittadini avranno sempre la certezza che i materiali conferiti seguiranno la filiera corretta, con grande beneficio per l’ambiente.
Leggi tutte le notizie sui Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche)
La fondazione Eclisse per la cura delle gravi disabilità
Lukas non parla e non si muove autonomamente, rischiando di isolare sé e la sua famiglia dal resto del mondo. Anche brevi spostamenti in auto risultavano difficili e lenti. Lukas, 16 anni, è affetto da una patologia mitocondriale che lo costringe su una sedia a rotelle. Da qui nasce l’idea della Fondazione Lukas Koch, un progetto pilota di Eclisse con la volontà di creare un residence in grado di assistere e migliorare la qualità della vita di quei soggetti che, come Lukas, hanno ridotte abilità psico-motorie.
Karin Pascual, responsabile comunicazione della Fondazione Lukas Koch, racconta il progetto Eclisse. L’edificio è stato costruito nel 2014 a San Juan, Alicante (Spagna), ed è stato concepito per essere energicamente sostenibile e autosufficiente all’85%. Il tetto è stato dotato di un campo fotovoltaico per coprire il fabbisogno energetico mentre i pannelli solari producono l’acqua calda riducendo al minimo l’utilizzo di fonti di energia di origine fossile. È presente inoltre un impianto per il recupero e riutilizzo efficiente dell’acqua piovana necessaria ad irrigare il giardino. L’involucro edilizio è isolato e gli apporti solari sono massimizzati grazie alle vetrate di grandi dimensioni. Durante il periodo estivo si utilizzano pannelli con veneziane mobili. La struttura è disposta su un livello con un piccolo patio interno. Il giardino è stato studiato da una delle volontarie e membra attiva della fondazione, l’architetto paesaggista Elena Guembe: qui gli ospiti possono muoversi agevolmente perché il percorso è creato con un pavimento che facilita il passaggio con le sedie a rotelle, permettendo curve dolci e morbide.
Il giardino offre zone di ombra dove fermarsi, aree attrezzate di gioco e una pista per bocce, un’attività adatta anche ai pazienti con gravi disabilità. È un vero e proprio giardino sensoriale pensato per stimolare sensazioni diverse, dalla vista, in primis, all’olfatto e al gusto grazie a particolari erbe aromatiche e piante da frutta. Anche il tatto perché l’altezza delle piante permette di toccarle o sfiorarle con le mani al passaggio con la sedia a rotelle. La maggior parte delle piante è autoctona, poiché la botanica locale resiste alle temperature di Alicante. Il mare si trova a solo un chilometro e mezzo di distanza, ragion per cui è già stato pensato e approvato il progetto per ultimare la pista ciclabile. Al momento alcuni tratti sono già terminati e percorribili con delle speciali biciclette ad una ruota collegabili alla propria sedia a rotelle.
Il centro si suddivide in due aree separate: una zona aperta a tutti con desk accoglienza, uffici e spazi attrezzati per le sedute di fisioterapia, una piscina terapeutica e stanze per gli incontri con psicologi e ascolto. L’altra zona è riservata ai residenti ed è stata progettata come un appartamento con 7 camere da letto, bagni, aree comuni con cucina, sala da pranzo, salone e stanza sensoriale. Il servizio è in parte sovvenzionato dalla fondazione, in parte a pagamento. L’area terapeutica pubblica è pensata per accogliere bambini, adolescenti e adulti e comprende una stanza con giochi, un’area per le sedute di fisioterapia, uno studio per il personale e un salone separato da un vetro oscurato da un lato dove hanno luogo gli incontri con gli psicologi e che permette ai familiari e agli studenti di assistere alle sedute senza essere visti.
La parte destinata alle residenze è concepita come un’abitazione che può accogliere in maniera permanente 7 pazienti adolescenti/adulti dai 17/18 anni. L’idea è creare un ambiente personale, dove ognuno può personalizzare il proprio spazio, anzi a tal proposito l’arredo è ridotto al minimo proprio per permettere all’ospite di arredarlo come preferisce e con i propri mobili. I familiari non vivono all’interno del centro ma possono trascorrere parte della giornata con i figli. É la soluzione ideale per genitori anziani che hanno figli disabili adulti. Il centro dispone di tutte le soluzioni tecnologiche che facilitano la cura e la vita quotidiana. Durante il giorno ci lavora personale specializzato, la notte una persona per sorvegliare, a disposizione per le emergenze. La zona comune delle residenze è studiata per condividere qualsiasi momento della giornata insieme, dai pranzi alle attività ricreative, la cucina, le zone di gioco e relax, permettono una convivenza al pari di una grande famiglia allargata. All’interno della piccola sala sensoriale è presente un materasso ad acqua con terapia luce e musica che rilassa e al contempo stimolano.
Karin racconta di aver assistito un ragazzo di 17 anni che all’arrivo si presentava estremamente teso e contratto su se stesso ma che piano piano ha iniziato a rilassarsi fino a distendersi completamente e aprire tutti gli arti. Il centro si ispira al modello olandese delle case tutelate (viviendas tuteladas), ribattezzata dalla Fondazione Lukas come “Casa Hogar”, ovvero un ambiente dove ognuno ha la possibilità di rendersi indipendente dalla propria famiglia e libero di vivere dignitosamente in una comunità. La vita quotidiana è facilitata, grazie ad un ambiente piacevole e accogliente che, di fatto, è una casa, la loro casa.
I prodotti Eclisse
I sistemi scorrevoli risolvono il delicato problema dell’apertura e della chiusura delle porte a battente, facilitando la mobilità di anziani e persone diversamente abili. Scomparendo all’interno del muro, infatti, i pannelli porta non intralciano gli spazi di manovra adiacenti e non interferiscono con il passaggio di una sedia a rotelle, che può scorrere liberamente senza trovare ostacoli. All’interno dell’Istituto Lukas Koch sono stati installati complessivamente più di 30 sistemi scorrevoli a scomparsa. Oltre i modelli ad anta singola in dimensioni standard e non, sono stati installati 11 modelli Hoist, una variante del controtelaio per porta scomparsa ad anta singola che consente il passaggio dei dispositivi per la movimentazione e la cura della persona. Di questi, tre sistemi scorrevoli Eclisse Hoist sono stati posizionati nell’area fisioterapia nelle dimensioni a tutta altezza. L’apertura per accedere alla piscina risulta particolarmente ampia arrivando a coprire una luce di passaggio pari a 1745 mm x 2900 mm. Il sistema di sollevamento con motore installato a soffitto permette di spostare i pazienti dal bagno alla piscina, in modo che possano essere agevolmente mobilitati dal personale e infine calati in acqua. Generalmente questo ingresso rimane chiuso per mantenere il più possibile costante la temperatura della piscina. Altri due sistemi Eclisse Hoist in dimensioni fuori standard delimitano invece l’ingresso ai bagni.
Pmi, il Friuli insegna superare il credit crunch
Per le Piccole e Medie Imprese del Friuli Venezia Giulia il credit crunch sta finendo e possono sperare di trovare con discreta facilità il credito necessario alla crescita purché imparino a dialogare con le banche dotandosi delle necessarie competenze manageriali in campo finanziario. Lo hanno sostenuto gli esperti intervenuti al terzo incontro dell’edizione 2016 di Economia sotto l’ombrellone a Lignano Sabbiadoro, che aveva come tema Le Pmi e il credito per crescere. Se, infatti, secondo uno studio della Cgia il Fvg dal maggio 2015 al maggio 2016 ha visto aumentare gli impieghi degli istituti di credito del 2,8%; ancora meglio ha fatto il sistema regionale del Credito Cooperativo, che controlla il 17% del mercato creditizio regionale. «Le Bcc regionali a fine 2015 avevano erogato circa 5,4 miliardi di credito complessivo con una crescita sull’anno precedente del 3,8%», ha sostenuto Giorgio Candusso, consulente presso Federazione delle Banche di Credito Cooperativo del Friuli Venezia Giulia. «Va poi considerato che nel 2011 la nostra quota di mercato era dell’15%, il che vuol dire che, anche durante gli anni di crisi, siamo riusciti ad ampliare costantemente la quantità di credito erogato. Il credito, dunque, almeno da noi c’è, sia come credito ordinario, sia come credito assistito da altre soluzioni come i Confidi o le varie forme di credito agevolato, e crediamo che sia sufficiente ad assistere le aziende nelle loro necessità di crescita. Purtroppo, però, ci sono troppe aziende che o non hanno piani aziendali adeguati o non hanno sufficienti competenze nella gestione finanziaria e che, quindi, hanno difficoltà a farsi ascoltare dal mondo del credito».
«Noi ci occupiamo professionalmente di accompagnare le aziende verso il mondo finanziario», secondo Daniele Cescutti della società nazionale di consulenza Ingegna Finanza, «sia, quindi, verso il sistema bancario, sia verso intermediari finanziari diversi dalle banche e, sulla base della nostra esperienza, per quanto riguarda il credit crunch possiamo dividere le aziende in due tipi: da un lato le aziende strutturate che hanno fatturati significativi, lavorano già sui mercati internazionali e che, mediamente, non hanno problemi di accesso al credito; dall’altro ci sono le aziende più piccole che hanno concentrato l’attività sul mercato domestico e che sono, mediamente, quelle con maggiori difficoltà ad accedere al credito, perché non riescono a garantire adeguate marginalità data la crisi del mercato interno e quindi diventano più rischiose per il sistema bancario. In questo senso è fondamentale che la Pmi che vuole crescere sappia tradurre i suoi progetti di sviluppo in termini finanziari leggibili per il sistema bancario e, per questo, serve un’adeguata strutturazione manageriale in campo finanziario, che può essere sia sviluppata all’interno delle stesse aziende, ma che può anche essere reperita sul mercato rivolgendosi a manager temporanei o a consulenti esterni. Le crisi finanziarie delle aziende, infatti, sono quasi sempre la manifestazione di una precedente crisi gestionale e, quindi, di mancanza di competenze, di un modello di business o di un piano industriale da rivedere».
«Nel sistema bancario c’è molta liquidità e, oggi, è offerta anche a condizioni convenienti, tuttavia come utenti dobbiamo lamentare il fatto che le banche italiane sono mediamente più care rispetto a quelle di altri Paesi europei per quanto riguarda tutti i costi accessori imputati ai clienti», ha affermato Massimiliano Fabian, imprenditore e vicepresidente del Congafi Industria Trieste. «Detto, questo, da un lato va chiarito che se molte aziende non crescono non è solo per mancanza di credito, ma anche per un contesto di regole nazionali che continuano a rendere poco attraente il superamento dei 15 dipendenti, nonché per una burocrazia pachidermica e una tassazione esagerata, anche se ci sono tentativi, purtroppo lenti, di modificare queste condizioni; dall’altro va detto che esiste effettivamente una questione di competenze che le aziende dovrebbero rafforzare e che sono disponibili sia all’interno delle stesse imprese, sia sul mercato, ma che le aziende utilizzano solo se decidono veramente di crescere. Infine va aggiunto che c’è una questione culturale, perché gli imprenditori non possono più immaginare che un investimento sia finanziato interamente dal credito bancario, ma devono dimostrare, agli istituti di credito o di controgaranzia, di credere in prima persona nelle proprie potenzialità di sviluppo impiegando anche mezzi propri».
Il 40% degli impiegati vorrebbe lavorare in aziende impegnate nel sociale
Secondo uno studio di Regus, multinazionale che fornisce spazi di lavoro flessibili, il 39,47% degli impiegati vorrebbe lavorare in aziende socialmente impegnate, che siano attive in opere di beneficenza e dedite alla responsabilità sociale d’impresa. La ricerca è stata condotta trasversalmente, coinvolgendo nelle interviste per il sondaggio 40 mila lavoratori di tutto il mondo che, se messi di fronte a due offerte di lavoro simili, propenderebbero dunque per l’azienda che fosse in grado di svolgere attività benefiche. Le aziende impegnate in tale settore hanno quindi maggiori probabilità di attirare e mantenere i talenti migliori.
Altre conclusioni degne di nota? Un terzo dei partecipanti gradirebbe essere direttamente coinvolto nelle attività benefiche dell’azienda; il 26,2% vorrebbe essere informato meglio al riguardo; il 49,5% apprezza le iniziative, ma il 16,1% segnala che le informazioni al riguardo sono inadeguate; il 16,4% vorrebbe essere informato meglio in merito alle attività benefiche di altri team in azienda; due quinti dei partecipanti pensano che le aziende del proprio settore dovrebbero essere maggiormente coinvolte nella responsabilità sociale (41,6%) e nelle donazioni a scopo benefico (31,2%).
Questo il commento di Mauro Mordini, Comuntry Manager Regus Italia: “Al giorno d’oggi, i dipendenti sono spinti da ben più che un mero impulso egoistico e dichiarano apertamente che preferirebbero lavorare per un’azienda impegnata nel sociale. Il coinvolgimento in attività benefiche trasmette un’immagine aziendale positiva e responsabile, oltre ad aiutare i lavoratori a sentirsi orgogliosi della società per cui lavorano”. E ancora: “Le aziende dovrebbero cogliere questo desiderio di dare un contributo alla società e informare i dipendenti dei progetti benefici, offrendo loro l’opportunità di essere coinvolti direttamente. I lavoratori che sono al corrente delle attività filantropiche dell’azienda hanno maggiori probabilità di sentirsi appagati e motivati dal proprio lavoro. Inoltre, le iniziative benefiche rappresentano un’ottima opportunità di collaborazione tra management e dipendenti”.
Prevenzione rischio sismico, piano dell’Ance
Dopo il terremoto che ha colpito il Centro Italia il 24 agosto scorso, è sempre più urgente varare un piano nazionale di messa in sicurezza del territorio, nonché del suo patrimonio immobiliare, pubblico e privato. Il tempo della procrastinazione è finito e deve lasciare spazio – seppur in ritardo – a quello della prevenzione. Così l’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili, ha messo a punto un progetto che riesca a mettere in sicurezza l’Italia, così da resistere più efficacemente alle future calamità naturali. La prevenzione si fa con risorse economiche sicure (e rinnovate nel tempo) che permettano di intervenire subito nelle aree a più alto rischio sismico. Il premier Matteo Renzi ha lanciato Casa Italia, un piano di prevenzione a lungo termine e di respiro nazionale e l’Ance ha accolto l’appello fornendo misure operative, fiscali e costruttive: vediamole nel dettaglio.
In primis, una detrazione fiscale del 100% per il costo della diagnosti statica (pratica obbligatoria) per tutti quegli edifici (privati o pubblici che siano) situati nelle zone a maggior rischio. Poi, un bonus contributivo del 65% per singole unità abitative e condomini che riduca i tempi attuali (10 anni) di recupero dell’ingente esborso iniziale per lavori di adeguamento sismico. L’Ance si è premurata di delimitare l’area di intervento primario: i costruttori parlano di 5,7 milioni di edifici totali. In più l’Associazione di categoria ha fissato un termine massimo per la messa in sicurezza: massimo dieci anni per le costruzioni in zona 1 e massimo 20 per quelle in zona 2. In caso non si ottemperasse, l’Ance propone di punire l’inadempienza con sanzioni quali la non cedibilità dell’immobile e la perdita dell’agibilità. Inoltre, viene avanzata l’idea di un’assicurazione obbligatoria contro il rischio di calamità naturali.
Bioedilizia, la riqualificazione passa per Laterlite
Il Termointonaco Laterlite è stato scelto per un intervento di riqualificazione ed efficientamento energetico dell’ex Convento dei Padri Carmelitani a Presicce, complesso storico della cittadina in provincia di Lecce.
Presicce è un comune italiano di 5.583 abitanti che fa parte dei paesi appartenenti alla cosiddetta regione delle serre salentine. Aderisce all’Associazione Nazionale Città dell’Olio ed è conosciuta anche come la Città degli ipogei, per la presenza di numerosi frantoi sotterranei. Inoltre a partire dal 2011 è entrato a far parte dell’associazione i Borghi più belli d’Italia. La Chiesa del Carmine, con l’annesso convento dei Padri Carmelitani dedicato a san Giovanni Battista, sorse a Presicce nella seconda metà del XVI secolo, in seguito a una donazione di un cittadino ai Carmelitani di Lecce. La chiesa è di pregevole interesse artistico, con l’altare maggiore in pietra leccese finemente scolpito con colonne tortili ricche di intagli, bassorilievi e statue e che vede ancora presenti il coro e il pulpito in legno. Il convento, soppresso una prima volta nel 1652, ha ospitato i frati sino al 1809, anno in cui fu soppresso definitivamente e incamerato dallo Stato. Ceduto successivamente all’amministrazione comunale, nel 1883 subì una prima ristrutturazione necessaria per adattarlo a ospitare il municipio, la pretura, la scuola e le prigioni. Una seconda ristrutturazione venne poi effettuata fra il 1930 e il 1935.
Il convento, che oggi ospita il comando di polizia municipale, la biblioteca comunale ed è destinato a sede di attività socio-culturali, ha subito nel corso dei tempi diversi rimaneggiamenti e ad un certo punto si è reso necessario un intervento di riqualificazione ed efficientamento energetico. Tra le diverse azioni e lavorazioni previste, sono stati effettuati interventi di isolamento dell’involucro, incrementando l’efficienza termica delle pareti, grazie all’utilizzo di intonaco termico, rifacendo il pacchetto di copertura con nuovi massetti e strati isolanti e riposizionando il rivestimento originale, realizzando vespai, installando impianti ad alta efficienza, in particolare utilizzando la geotermia.
Per quanto riguarda le murature, il progetto imponeva di realizzare un miglioramento delle prestazioni di isolamento delle pareti senza intervenire all’esterno con un classico cappotto, per evidenti motivazioni estetiche e conservative. “L’indicazione era di operare all’interno utilizzando intonaco termico, nello specifico del tipo fibrato in quanto si trattava di una struttura in muratura molto antica e sottoposta nel tempo a molti interventi e rifacimenti successivi, fatto che rendeva necessario garantire compattezza, stabilità e continuità al nuovo strato”, racconta l’architetto. Antonio Collazzo, Direttore tecnico di cantiere dell’impresa Capriello Vincenzo di Napoli che ha curato gli interventi. “Abbiamo scelto di utilizzare per la prima volta Termointonaco Laterlite e ne siamo molto soddisfatti. Si è fatto apprezzare per la facilità di preparazione e l’eccellente lavorabilità, anche in spessori di un certo rilievo come in questo caso, dove abbiamo posato per 3-4 cm, dovendo regolarizzare le finiture esterne rispetto alle angolature portanti, che presentavano un’architettura disomogenea, talvolta anche fuori piombo. L’applicazione è stata fatta su circa 1.800 m2 di muratura portante in tufo dello spessore di circa 50 cm, con una macchina intonacatrice convenzionale.
Importante nella scelta, vista la specificità delle murature oggetto dell’intervento, è stata la sostenibilità della miscela” prosegue Collazzo, che aggiunge: “Il prodotto è stato scelto anche perché la sua miscela è costituita da materiali naturali quali la calce e il vetro e nella posa il prodotto si è rivelato decisamente più leggero di altri materiali. La parete è stata poi finita con rasante a base calce e pittura silossanica”. Soddisfazione da parte dell’impresa per quanto riguarda le caratteristiche del prodotto, e le prestazioni? “Ottime risposte le abbiamo avute dal prodotto anche per quanto riguarda la compattezza e la resistenza una volta applicato e quindi asciugato, così come il comportamento termico della muratura, che sarà possibile valutare meglio nei mesi a venire ma che già ora ci aspettiamo essere all’altezza delle aspettative.”
Termointonaco Laterlite nella versione a base calce idraulica naturale Nhl 3.5, è l’intonaco termoisolante premiscelato certificato per la Bioedilizia. Il premiscelato è prodotto con l’impiego di vetro espanso come aggregato riciclato, leggero, resistente e isolante, e la calce idraulica naturale (Nhl 3.5) come legante. Grazie a queste caratteristiche il prodotto Termointonaco Laterlite è certificato Anab-Icea per l’applicazione in bioedilizia. La particolare formulazione consente di ottenere, con un unico prodotto, resistenza meccanica, traspirabilità ed elevate prestazioni di isolamento termico. Termointonaco Laterlite è quindi una soluzione ecologica, innovativa e alternativa alle diverse soluzioni disponibili sul mercato, sviluppata per migliorare l’isolamento termico delle murature nelle nuove costruzioni come nelle ristrutturazioni edilizie, anche di pregio storico, ed è adatto per l’applicazione sia in esterni che in interni. Macroporoso, pronto da impastare con acqua, a macchina e a mano, e applicare sul supporto, Termointonaco Laterlite è in grado di offrire ottime prestazioni: innanzitutto di isolamento termico, con basso valore di conducibilità termica (λ pari a 0,086 W/mK) e con traspirabilità in tutte le condizioni di utilizzo e di resistenza al fuoco (Euroclasse A1, incombustibile). Pratico e sicuro da applicare, non necessita di trattamenti consolidanti superficiali: infatti, a maturazione avvenuta, si procede direttamente alla posa della tradizionale rasatura (semplice o armata).
“I valori indicati da Laterlite sono sempre garantiti per quanto riguarda le prestazioni di isolamento termico, di resistenza meccanica, resistenza al fuoco, traspirabilità e naturalità. E questo vale ovviamente anche per Termointonaco Laterlite”, sottolinea l’ingegnere Luca Beligni, Responsabile Assistenza Tecnica e Marketing Laterlite – “Nello specifico, Termointonaco Laterlite è un prodotto premiscelato quindi sicuro nei dosaggi, confezionato in sacco quindi pratico e facile da movimentare e conservare, infine è resistente e sicuro da applicare in quanto grazie alla presenza del vetro espanso nella miscela non sono necessari trattamenti consolidanti superficiali. Infine la sostenibilità del vetro e della calce idraulica naturale come legante rendono il prodotto ideale per gli interventi in bioedilizia, sia nella nuova edificazione che nella ristrutturazione.” Caratteristiche queste che ne hanno fatto un prodotto ideale per nell’intervento all’ex convento di Presicce, e che un’impresa esperta come la Capriello ha saputo interpretare al meglio.