Buone notizie per il mondo del mattone. E buoni numeri. I permessi per costruire nel primo semestre del 2017 sono tornati a salire: case +11,7%, non residenziale +37,7% (rispetto agli stessi mesi del 2016). Finalmente, dopo un impasse di lungo corso, l’edilizia torna a mostrare piccoli ma significativi segnali di ripresa. Anche se non è la prima volta in cui si registra un sussulto per poi tornare a commentare l’appiattimento del mercato. Comunque, così è: i numeri dell’Istat dicono che nel primo semestre dell’anno da poco conclusosi, il numero di abitazioni dei nuovi fabbricati residenziali si è attestato di nuovo sopra la soglia delle 10mila con 11.896 abitazioni nel primo trimestre 2017 e 12.825 nel secondo.
Nello specifico, nel secondo trimestre del 2017 è stato rilevato un corposo incremento congiunturale del numero di abitazioni in nuovi fabbricati residenziali (+7,8%), che rinsalda le avvisaglie di crescita già constatate nei primi tre mesi (+3,5%). La superficie in fabbricati non residenziali, dopo il deciso aumento registrato nel primo trimestre (+20,2%), nel secondo ha invece accusato una flessione: -4,7%). Il numero di abitazioni rilevato per i nuovi fabbricati aumenta, in termini tendenziali, del 9,5% nel primo trimestre 2017 e del 13,6% nel secondo. Una dinamica sostanzialmente analoga contraddistingue la superficie utile (rispettivamente +12,3% e +11,4%).
Si è arenata la corsa ai nuovi mutui. Le rilevazioni dell’ultimo semestre confermano i segnali dei mesi scorsi: il calo delle surroghe e sostituzioni compensa la crescita delle operazioni di acquisto, anche se i principali tassi di riferimento sono ancora a livelli molto bassi e le banche applicano spread convenienti. E nonostante il valore delle abitazioni sia ancora più basso del pre-crisi.
Secondo i dati di Bankitalia, le famiglie italiane nel terzo trimestre 2017 hanno ricevuto finanziamenti per l’acquisto dell’abitazione per 10.724 milioni di euro. Rispetto allo stesso trimestre del 2016 si registra un diminuzione delle erogazioni pari a -6.4%, per un controvalore di -729 milioni di euro. La serie positiva aveva fatto registrare una crescita delle erogazioni e durava dal terzo trimestre del 2014. In poco meno di tre anni la dimensione annuale del mercato del credito finalizzato all’acquisto dell’abitazione è passato da circa 21 miliardi a quasi 51 miliardi. Ma il trend è stato trainato principalmente dall’aumento del numero delle compravendite immobiliari e in parte anche dal fenomeno della surroga e sostituzione, ora in fase di rapida diminuzione. Nel terzo trimestre 2017 la quota delle nuove operazioni per l’acquisto incide per l’87,1% del totale, mentre il 12,9% è legata a sostituzione e surroga. Per avere un termine di confronto basti pensare che nel secondo trimestre dell’anno la quota relativa alla sostituzione e surroga era del 17,2% e addirittura nel quarto trimestre 2015 arrivava fino al 23,1%.
Se si guarda ai volumi erogati da inizio anno il dato è sostanzialmente in linea con quanto fatto registrare nel 2016 nello stesso lasso temporale: complessivamente sono stati erogati 35.799 milioni con una variazione positiva di +0,3% rispetto ai primi nove mesi del 2016.
Il Parlamento europeo ha approvato la revisione della legislazione chiave per il settore energetico, vale a dire il regolamento sulla governance, la direttiva sulle energie rinnovabili (Red) e la direttiva sull’efficienza energetica (Eed), per renderli adatti alle sfide e agli impegni del prossimo decennio, fino al 2030.
In particolare, la direttiva sulle energie rinnovabili aumenta la quota annuale di energie rinnovabili di 2 punti percentuali nel prossimo decennio. Tuttavia, poiché gli Stati membri non sono vincolati a un obiettivo così critico e mantengono una forte flessibilità, permane l’incertezza per le energie rinnovabili nel riscaldamento e nel raffreddamento. Le disposizioni per la rendicontazione sul completamento di questo obiettivo sono state accolte come un minimo indispensabile per tenere conto del parere degli Stati membri. Ora i governi dovranno attuare misure per far avanzare la decarbonizzazione del settore del riscaldamento.
Tutte e tre le direttive saranno negoziate con il Consiglio europeo e la Commissione. Durante queste discussioni, gli Stati membri e la Commissione europea dovranno agire coerentemente con la loro posizione sugli obiettivi di Parigi e allinearsi ai testi del Parlamento.
«La prima direttiva sulle energie rinnovabili ha consentito al settore dell’elettricità di espandersi e diventare una storia di successo europea, la seconda (Red) deve fare lo stesso per il settore del riscaldamento e del raffreddamento rinnovabili nel prossimo decennio», è stato il commento di Pedro Dias, Segretario generale di Solar Heat. «Affrontare questo settore è un passo inevitabile se vogliamo raggiungere la piena decarbonizzazione delle nostre economie. Spetta ora agli Stati membri utilizzare i nuovi strumenti forniti dalla legislazione rivista per offrire una nuova storia di successo, per il riscaldamento da fonti rinnovabili in Europa».
Tutte le novità del nuovo numero di YouTrade: sfoglia la rivista!
YouTrade è la rivista leader nel settore della distribuzione edile. Ovvio, quindi, che sulle pagine del mensile non manchi la storia delle aziende che in questo ambito hanno qualcosa da dire. Sulla nuova edizione del giornale, per esempio, si trovano il racconto e i programmi di Mario Trotta, AD dell’azienda che porta il suo nome. Ma anche di Marcella Prampolini, presidente di Dec, che spiega le strategie del grande consorzio arrivato a 197 associati. Come la Colacchio Filippo, azienda di Vibo Valentia, che testimonia attraverso un’intervista a Massimo Colacchio, ingegnere civile edile e co-titolare, come fare affari nel Sud nonostante gli anni (si spera alle spalle) di crisi dell’edilizia. Un percorso diverso, per esempio, da quello di un’azienda che sta all’altro capo d’Italia, Zanutta. Dal Friuli il gruppo della distribuzione attivo nel Triveneto è atterrato a Parigi, dove ha aperto un punto vendita all’ombra della Tour Eiffel, come descritto efficacemente dall’architetto Mauro Rossetto, autore del punto vendita che punta tutto sul made in Italy.
Un altro distributore che non sente i morsi dello stallo del mondo delle costruzioni è Eternedile, che per bocca di Franco Nessi, presidente e amministratore delegato, rivela di voler continuare la corsa alle aperture: dopo Vemac progetta di aprire un nuovo store (il quarto) a Milano. Sempre di distribuzione di materiali per edilizia, ma con una sua specificità parla su YouTrade Adriana Cortese, ingegnere e amministratore responsabile della Montagna Luigi di Voghera. Un mondo forse lontano dai clamori delle grandi metropoli, ma non per questo meno vivace e intraprendente. Proprio come racconta Dante Cianciosi, che in Molise ha creato la Cianciosi Soluzioni Edili, e che racconta come ha trasformato, in meglio, la sua azienda per rimanere agganciato con quella che è la realtà odierna delle costruzioni.
La logistica è un settore sempre più strategico per la distribuzione edile. Sul nuovo numero della rivista di Virginia Gambino Editore ne parlano Fabrizio Dallari, direttore del Center for Supply Chain, Operations & Logistics della Liuc, Mario Ascari, ingegnere ed esperto di logistica di Pro-Vision e Manuele Avanzolini, amministratore delegato di Rivit. Sono loro a guidare il lettore attraverso le nuove tecnologie in grado di trasformare un problema (il magazzino) in un’opportunità di guadagno.
Voci, pareri, racconti. Ma sul nuovo YouTrade c’è anche molto altro. Per esempio, una fotografia del settore idrotermoidrosanitario, con i dati congiunturali emersi durante il convegno di Angaisa. E poi un lungo speciale dedicato al consolidamento, alla riqualificazione energetica, acustica e all’umidità di risalita. Tutti argomenti sempre più di attualità anche grazie ai rinnovati bonus casa. Infine, le pagine dedicate agli ambienti interni: YouTrade Casa si occupa questa volta di pareti e partizioni, spesso con soluzioni davvero inconsuete.
Ma le novità non sono finite. Infatti, da questo numero troverete due nuove rubriche fisse: Imprese 4.0 e Visual Merchandising, quest’ultima curata da Sergio Vian, esperto di retail, marketing e merchandising per Venus Srl. Anche questo numero, insomma, è da non perdere.
Index, azienda veronese specializzata in impermeabilizzazione, diventa svizzera. Ad acquisirla è Sika, gruppo con sede a Baar, nel Canton Zugo, specializzato in chimica per le costruzioni. Sika ha acquisito una partecipazione maggioritaria (il 75%) nel gruppo Index Construction Systems and Products, che genera annualmente un giro d’affari che sfiora i 100 milioni di euro. Index, è specializzata in particolare nella produzione di membrane per l’impermeabilizzazione edile. L’azienda è stata fondata nel 1978 ed è attiva principalmente sul mercato italiano, ma vanta una presenza in oltre 100 altri Paesi. Il fondatore di Index, Luigi Carlon, conserva una quota di minoranza, «per assicurare un passaggio senza problemi».
Elegante e d’effetto, il vetro è un materiale che arreda e separa con leggerezza e senza ingombrare permettendo di realizzare aperture continue dal grande impatto visivo ed estetico. L’utilizzo del vetro consente di sfruttare al massimo i benefici della luce, rendendo più fluide le divisioni tra gli ambienti. La gamma delle porte in vetro Eclisse si arricchisce oggi di un nuovo elemento. Eclisse Syntesis Battente Vetro nasce per inserirsi facilmente in qualsiasi contesto, anche insieme ad un’altra porta scorrevole in vetro perché l’effetto delle due soluzioni combinate è armonico e lineare. La porta, completamente in vetro, appare priva di finiture esterne, cioè libera da cornici e stipiti a vista, lasciando al vetro il ruolo di protagonista indiscusso della scena. Il pannello è sostenuto da una veletta verticale in alluminio anodizzato e le cerniere, completamente a scomparsa, assicurano sostegno e stabilità anche nel caso di porte di dimensioni particolarmente grandi.
Per essere installata, la nuova porta in vetro necessita di un telaio dedicato Eclisse Syntesis Line battente. L’esclusivo design del telaio garantisce una posa in opera più facile, senza errori, e al tempo stesso la perfetta integrazione dell’elemento porta con il muro. Grazie infatti ai profili in alluminio, anodizzati contro l’ossidazione e rivestiti con primer, l’adesione delle pitture è più uniforme, un dettaglio fondamentale per ottenere un risultato estetico perfetto e scongiurare il rischio di crepe nel tempo.
Dimensioni e versioni Eclisse Syntesis
Novità 2018, Eclisse Syntesis Battente Vetro è disponibile ad anta singola per larghezze L 600÷1.000 mm e per altezze H 2000÷2700 mm. L’anta ha uno spessore di 8 mm e si può scegliere nella variante anta in vetro trasparente (anche extrachiaro), satinato (anche extrachiaro), oppure fumé (trasparente e sabbiato). Tutte le finiture sono certificate rispetto la norma UNI 12150 e UNI 7697.
Il Codice degli Appalti è stato riformato due anni fa. Lo scorso anno è arrivata la riforma della riforma del Codice. Ora c’è chi vuole riformare la riforma della riforma del Codice. E Finco non ci sta. Quelli che vogliono riformare ancora il Codice, spiega l’associazione, si arrogano il diritto di parlare per conto delle imprese. «Ebbene le imprese specializzate e specialistiche sono state e sono favorevoli a una riforma epocale degli appalti come quella che è stata sia pure con fatica, portata a termine pur mancando ancora alcuni provvedimenti attuativi, circostanza da taluni strumentalizzata per sostenere che è tutto da rifare», afferma Carla Tomasi, vice presidente di Finco con delega per gli Appalti. «Questa riforma del Codice degli Appalti ha prodotto uno zoccolo duro di consultazioni con gli operatori, con decine e decine di incontri a livello parlamentare, di competenti uffici della presidenza del Consiglio dei ministri, ministeri e, non ultima, un’intensa relazione con l’Autorità anticorruzione per quanto riguarda la soft law: tutto ciò è sinonimo di ampia partecipazione democratica e non può essere disatteso per il cambiamento di indirizzo politico o, peggio, per la pressione lobbistica di alcuni settori. Sarebbe quindi da irresponsabili chiedere di ricominciare tutto da capo (o svuotare i capisaldi della riforma che è, poi, la stessa cosa). Fatta questa premessa è chiaro che alcuni aspetti (ma solo alcuni aspetti) vanno rivisti ma con tempi e modi che non sono quelli della riforma lampo»
Secondo Finco, le Stazioni Appaltanti sono spesso carenti sia per la parte progettuale che per la parte organizzativa. «Per contrastare questa grave criticità era stata indicata la necessaria specializzazione e riduzione delle suddette: chi sta controllando il miglioramento di questi aspetti delle Stazioni Appaltanti? La resistenza delle Stazioni Appaltanti ad un processo di razionalizzazione ed accorpamento è comprensibile (ed il ritardo del Decreto che dovrebbe definire questo punto è sintomatico) perché riduce il loro potere ma non è accettabile. Questo è un o forse il nodo fondamentale», protesta Tomasi. «Un altro aspetto, collegato al primo è l’assenza di una progettazione di qualità e l’uso eccessivo della Oepv (Offerta economicamente più vantaggiosa) attraverso il quale talune delle suddette Stazioni vogliono mantenere discrezionalità nell’aggiudicazione delle gare anche laddove la Legge esplicitamente non lo chiede. Questo scoraggia le imprese a partecipare in quanto dà luogo a un sistema di gara opaco. Le regole europee sono mirate ad ampliare la partecipazione delle piccole imprese: le gare a Oepv riducono la partecipazione, non solo per la necessità di una maggiore, per quanto auspicabile su gare di maggior impatto, capacità progettuale, ma anche per l’incertezza del risultato».
Carla Tomasi
Aver aperto a una maggiore discrezionalità delle Stazioni Appaltanti in assenza della necessaria professionalizzazione, insiste Finco, sta portando distorsioni sul mercato forse più marcate che in precedenza ed è su questo aspetto (peraltro già in via di regolazione pur con le difficoltà sopra citate) che bisognerebbe accelerare. «No, quindi, a una riforma lampo, che sarebbe un blitz pasticciato e nell’interesse solo di alcuni, si all’apertura di un sereno dialogo su due o tre punti effettivamente da rivedere», conclude Tomasi.
SanMarco-Terreal Italia (gruppo Terreal), acquisisce Pica, storica azienda pesarese nella produzione di laterizi. Con questa operazione, che è stata portata a termine dopo un breve periodo d’affitto di ramo d’azienda, SanMarco -Terreal Italia rafforza significativamente la sua posizione di azienda di riferimento nel panorama della produzione di sistemi d’involucro in laterizio per le costruzioni in Italia e all’estero.
L’acquisizione di Pica è in linea con la strategia di crescita di SanMarco, che ha l’obiettivo di arricchire la propria offerta con i prodotti estrusi da rivestimento e da pavimento e di consolidare la posizione commerciale nel centro, nel sud-Italia e nel mercato estero. L’azienda marchigiana, con il sito produttivo di Pesaro ed uno showroom/deposito a Roma, produce e commercializza elementi in laterizio a produzione estrusa e pasta molle per coperture, facciate e pavimenti. Con questa acquisizione, l’offerta di prodotti e sistemi Terreal annovera una gamma completa per varietà e qualità dei prodotti.
Il risultato dell’acquisizione sarà in grado di generare un fatturato previsto di circa 10 milioni già nel 2018, impiegando complessivamente a tempo pieno circa 60 persone.
«Il mercato dei laterizi in Italia non ritornerà mai più quello di 10 anni fa. È quindi necessario concentrare e razionalizzare l’offerta», commenta Fernando Cuogo, direttore generale di SanMarco-Terreal Italia. «L’acquisizione di Pica risponde a questa esigenza attraverso un marchio molto conosciuto che viene da subito integrato con SanMarco-Terreal e ci permette da un lato di aumentare ed equilibrare la nostra presenza nel territorio domestico e dall’altro di consolidarla nei mercati internazionali».
Il gruppo Terreal, proprietario del brand SanMarco, conta 25 stabilimenti nel mondo con un fatturato di oltre 350 milioni di Euro ed un Ebitda consolidato di oltre il 16%.
Chi si illude che Amazon abbia raggiunto già la sua massima espansione in Italia farà bene a ricredersi. Il colosso di Seattle aprirà un nuovo centro di distribuzione a Torrazza Piemonte, 25 chilometri a nord-est di Torino. Finora Amazon ha investito oltre 800 milioni di euro, per 3mila nuovi posti di lavoro dal suo arrivo in Italia nel 2010. Il centro di distribuzione Castel San Giovanni, primo sito logistico di Amazon, è stato inaugurato nel 2011. Nel novembre 2015 il gruppo ha aperto il suo centro di distribuzione urbano da 1.500 metri quadri a Milano per i clienti Amazon Prime. Lo scorso settembre sono entrati in attività i centri di distribuzione Amazon di Passo Corese (Rieti) e Vercelli: l’azienda ha investito per i due stabilimenti rispettivamente 150 e 65 milioni per supportare ulteriormente il costante incremento della domanda dei clienti e gestire la rapida crescita dei prodotti disponibili. Non solo: Amazon ha lanciato un centro di smistamento a Castel San Giovanni e otto depositi di smistamento situati a Avigliana (Torino), Origgio (Varese), Rogoredo (Milano), Crespellano (Bologna), Calenzano (Firenze), Vigonza (Padova), Pomezia (Rieti) e Fiano Romano (Rieti). A questo si aggiungono il proprio centro di assistenza clienti a Cagliari e gli uffici corporate a Milano. Infine, Amazon ha annunciato l’apertura a Torino di un centro di sviluppo per la ricerca sul riconoscimento vocale e la comprensione del linguaggio naturale, che supporterà la tecnologia già utilizzata per l’assistente vocale Alexa (al momento disponibile solo in lingua inglese) per servizi e prodotti come Amazon Echo, Echo Dot, Amazon Fire TV e Amazon Tap.
L’interno di un magazzino di Amazon
Il quarto centro di distribuzione di Amazon in Italia a Torrazza Piemonte entrerà in attività nell’autunno di quest’anno, un anno dopo le aperture dei siti di Passo Corese e Vercelli. Amazon creerà 1.200 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato entro tre anni dal lancio del sito. Il gruppo investirà 150 milioni nella nuova struttura da 60mila metri quadri, che aiuterà a garantire consegne rapide per i clienti in Italia e in Europa. Il sito sarà dotato della moderna tecnologia Amazon Robotics. I robot si muoveranno sotto le scaffalature in cui i prodotti sono stoccati, le solleveranno e le muoveranno per il centro di distribuzione fino alle postazioni di lavoro dei dipendenti. Per i curiosi, Amazon realizza visite aperte al pubblico dei propri centri di distribuzione di Castel San Giovanni e Passo Corese.
Dopo l’annuncio del settembre scorso (leggi la notizia qui), e dopo l’ok dell’Antitrust (ma ad alcune condizioni), arriva il momento del closing per l’acquisizione da parte di Italcementi, gruppo ora controllato dalla tedesca HeidelbergCement, di Cementir Italia nei settori del cemento e del calcestruzzo (incluse le società interamente controllate CementirSacci e Betontir). A vendere è il gruppo Caltagirone, che controlla la società attraverso Cementir Holding. L’azienda acquisita è uno dei principali produttori di cemento e calcestruzzo in Italia: dal 1992 Cementir Italia fa parte del Gruppo Caltagirone, che la acquistò all’asta dall’Iri.
Roberto Callieri
L’acquisizione comprende una struttura industriale formata da cinque cementerie a ciclo completo e due centri di macinazione, oltre che un network di terminal e impianti di calcestruzzo attivi sul territorio nazionale. La transazione ha un valore di 315 milioni di euro (enterprise value, cash and debt free).
Gli asset di Cementir Italia e delle società interamente controllate CementiSacci e Betontir andranno ad aggiungersi alla struttura industriale Italcementi fino a oggi formata da sei cementerie a ciclo completo, un impianto per prodotti speciali, otto centri di macinazione del cemento, 113 impianti di calcestruzzo e 13 cave per inerti.
«La giornata di oggi segna una tappa storica per la nostra società. Per la prima volta dopo molti anni, torniamo a crescere in Italia, consolidando ancora di più la nostra leadership nel mercato italiano dei materiali per le costruzioni e riaffermando il ruolo di primo piano di Italcementi nel panorama industriale nazionale», commenta Roberto Callieri, amministratore delegato di Italcementi. «A soli 18 mesi dall’ingresso di Italcementi in HeidelbergCement Group, questo nuovo investimento conferma la fiducia del Gruppo nel nostro Paese e nella nostra società. Il nostro obbiettivo è chiaro: accelerare il ritorno, già iniziato nel 2016, alla redditività e sostenibilità del business, con una chiara ambizione sia finanziaria, sia temporale. Un percorso da attuare attraverso le necessarie sinergie, da coniugare con le nuove opportunità di mercato per i nostri prodotti, quelli tradizionali come quelli innovativi».
Un piano dell’Europa per salvare (anche) l’edilizia. Un piano da 150 miliardi l’anno. È credibile? Forse. Ma il progetto esiste e sarà reso noto a fine gennaio. A metterlo a punto è stato un super comitato di tecnici, coordinato da Romano Prodi, ex presidente della Ue. Il piano prevede, grazie all’emissione di speciali bond (sistema che però è sempre stato osteggiato dalla Germania) che dovrebbero servire a finanziare una grande ripresa degli investimenti per «salvare l’Europa». Le aree su cui concentrare gli investimenti, individuate da Prodi e dal comitato di tecnici, sono quelle dell’edilizia, delle infrastrutture, dell’istruzione e del welfare. Il concetto base di partenza è che senza grandi investimenti l’Europa farà sempre più fatica a competere con i colossi Cina e Stati Uniti, a cui si aggiungono India e Russia. Paesi che stanno spendendo di più in infrastrutture e nella istruzione. Il comitato, tra l’altro, cita tra gli obiettivi prioritari quello della riqualificazione del patrimonio edilizio obsoleto: un traguardo ancora molto lontano nonostante gli incentivi come quelli degli ecobonus in Italia. Servirà lo studio, anticipato dal quotidiano La Stampa, e che sarà presentato da Prodi a convincere gli Stati a investire e a finanziare una nuova primavera europea? Essere scettici e lecito, ma i governi potrebbero essere spinti a prendere iniziative dalla sempre più forte concorrenza sui mercati esteri, che potrebbe convincere a rivitalizzare le economie interne con un piano strategico di investimenti.
Se volete conoscere a fondo la realtà della filiera dell’edilizia avete una occasione imperdibile: il nuovo numero di YouTrade, infatti, è accompagnato dal supplemento I Bilanci delle costruzioni. È l’analisi che ogni anno viene messa a punto dal Centro Studi YouTrade su 1.113 aziende: dai produttori ai distributori, dagli studi di progettazione ai costruttori. Si tratta di un lavoro unico, approfondito, impareggiabile.
I bilanci delle aziende sono stati messi ai raggi x per comprendere le dinamiche che hanno attraversato l’attività dei mesi passati, accompagnati da un commento che fa il punto sulla situazione del settore preso in esame. Non solo. Quest’anno sono stati aggiunti tre nuovi indicatori che hanno individuato le dieci aziende per ogni categoria che hanno dimostrato maggiore efficacia nella loro azione. Quali sono? Lo saprete leggendo il supplemento.
Accanto a questo lavoro impegnativo, la redazione della rivista edita da Virginia Gambino Editore propone un magazine pieno di spunti interessanti. A partire, per esempio, dalle previsioni dei trend per il 2018. Oppure un’inchiesta sulla città in cui si costruisce di più, specialmente in altezza: Milano. Un altro argomento caldo è quello che riguarda l’opportunità fornita dai sismabonus per mettere in sicurezza il patrimonio edilizio, in gran parte obsoleto. Uno speciale dedicato al rafforzamento strutturale, infatti, è uno dei piatti forti nel menu di questo numero di YouTrade.
Infine, tra i tanti articoli stimolanti, non si può tralasciare YouTrade Casa: la sezione dedicata alle soluzioni abitative questa volta si occupa di porte e finestre, aperte più che mai alle novità. Insomma, sono due numeri in uno, nessuno dei due si può perdere.
Con il voto di fiducia posto dal governo sul maxi emendamento alla legge di Bilancio giungono in porto anche i bonus casa 2018. Manca solo l’ok del Senato che, però, è previsto senza sorprese. Il maxi emendamento raccoglie anche alcune modifiche apportate dalle commissioni parlamentari rispetto al testo originario presentato dal governo in ottobre.
Molte le novità rispetto alla prima proposta dell’esecutivo: un emendamento, per esempio, ha unificato i bonus per le spese sugli interventi su parti comuni di edifici condominiali (nelle zone sismiche 1, 2 e 3) che sono finalizzati contemporaneamente alla riduzione del rischio sismico e alla riqualificazione energetica. L’agevolazione somma, quindi, ecobonus e sismabonus. Se gli interventi determinano il passaggio a una classe di rischio inferiore la detrazione sarà pari all’80%, se si scende di due classi di rischio lo sconto sale all’85% (come nei sismabonus dello scorso anno). C’è però una variante: la detrazione sarà ripartita in dieci quote annuali «su un ammontare delle spese non superiore a 136mila euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari di ciascun edificio». Nei bonus dello scorso anni l’ammortamento era su cinque anni. È stato approvato anche un ecobonus al 65% per chi sostituisce le caldaie per il riscaldamento autonomo con sistemi dotati di caldaie a condensazione di classe A e, allo stesso tempo, installa sistemi di termoregolazione evoluta (valvole dei termosifoni). La detrazione resta, invece, al 50% per le caldaie di classe A semplice. Addio incentivi per le caldaie di classe B.