Emergenza abitativa e quartieri green

In Italia c’è un’emergenza abitazione, ma un freno deriva proprio dalla diffusa proprietà degli immobili. L’Italia è un Paese di piccoli proprietari e registra la minore mobilità abitativa e del mercato dell’affitto. Solo il 21,2% delle famiglie vive in un appartamento in affitto, contro il 59% della Svizzera, il 49% della Germania, il 45% dell’Austria. Ma bisogna aggiungere che, per esempio, in Francia il 44% delle abitazioni gode di affitto calmierato, contro il 32% (teorico) dell’Italia. A questo si aggiunge l’abbandono negli anni di una vera politica di edilizia popolare, per un male interpretato liberismo che delega solo al privato la licenza di un’attività di impresa. Giusto come principio generale, ma contradditorio nel caso di emergenze sociali come quella delle abitazioni. Con il conseguente, prolungato, esasperante blocco o la non esecuzione degli sfratti. Si costruisce poco e spesso con progetti non in linea con quelle che sono le esigenze del mercato.

Lavori di ristrutturazione
Lavori di ristrutturazione

Secondo la Rur (Rete urbana delle Rappresentanze), un’associazione che raggruppa una decina di imprese e che ha come obiettivo quello di elaborare e sostenere proposte innovative per le trasformazioni della città e del territorio, la soluzione è lanciare un grande progetto di rottamazione e «affitto compatibile» con l’occhio rivolto ai fondi e alle politiche del Next Generation Eu. La soluzione non sono solo i bonus, insomma, perché intervenire unicamente sull’esistente ha il limite di congelare la condizione abitativa come si è venuta a stratificare. La soluzione, secondo Rur, è realizzare abitazioni nuove e sostenibili, con consumi di suolo ed energetici pari a zero. Come? Progettare, accanto alla rigenerazione, anche la rottamazione degli edifici obsoleti. Per esempio, si potrebbe partire con un programma  sperimentale per la realizzazione di almeno 20 quartieri sostenibili (uno per regione) nei prossimi cinque anni, destinati prevalentemente alle giovani generazioni, ma in una logica innovativa sia sotto il profilo dell’integrazione generazionale, sia sociale. Rur si è spinta anche a delineare il tipo di intervento: eco-quartieri con la realizzazione di 50 mila nuove abitazioni in cinque anni. E i soldi? L’investimento dovrebbe venire principalmente da fondi e investitori istituzionali, a fronte di una ripartizione degli alloggi fra libero mercato, accesso alla proprietà per giovani under 35 anni con garanzie e incentivi pubblici, locazioni, short term rent, co-living ed edilizia sociale. È un’idea stimolante. Ma ha un difetto: la realizzazione è condizionata dallo spirito di iniziativa della politica.

Edificio in costruzione
Edificio in costruzione

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