Come ormai sanno anche i sassi, il problema numero uno dei prossimi anni sarà il costo dell’energia. Le turbolenze geopolitiche non fanno che rafforzare la necessità di una maggiore indipendenza dalle fonti energetiche: Medio Oriente e Russia sono e rimarranno calderoni di instabilità, a prescindere dalle opinioni riguardo le cause dei conflitti. Basti dire che lo scorso anno si è registrata una ripresa dell’import di gas dalla Russia (+97% sul 2023), anche se rispetto al periodo prima della guerra in Ucraina il volume importato oggi è meno di un quarto. In ogni caso oggi il gas russo rappresenta ancora il 9,1% della domanda nazionale (nel 2021 il 40%). L’Algeria resta il principale fornitore con 21,1 miliardi di metri cubi importati (-8,6% sul 2023), pari al 34% della domanda nazionale (contro circa il 29% toccato nel 2021), mentre è l’Azerbaigian, paese ex Urss e tutt’ora in solidi rapporti con Mosca, il secondo fornitore per l’Italia, con il 16,7% della domanda nazionale. Insomma, i rubinetti dell’energia sono nelle mani di Paesi con alle spalle una storia difficile, un presente di scarsa democrazia e un futuro ignoto.
Purtroppo, al momento, di soluzioni semplici non se ne vedono all’orizzonte: anche se la meta del famoso nucleare pulito, cioè ottenuto con la fusione dell’atomo, fosse raggiunta, ci vorrebbero decenni prima di costruire e mettere in funzione impianti del genere. E anche per il nucleare tradizionale, ora tornato in auge, ci vorranno comunque anni e tanti, tanti soldi. In ogni caso, per ora sono sogni.
L’Italia, però, potrebbe produrre un po’ di più e, allo stesso tempo, consumarne meno dove possibile. Per quanto riguarda il risparmio energetico, non resta che cercare una politica di incentivi, senza gravare sulle casse pubbliche. Come? Con agevolazioni, snellimento delle pratiche burocratiche e consulenza gratuita per chi vuole installare pannelli. Quanti sarebbero disposti a spendere una piccola cifra per ottenere una autonomia energetica ma, invece, non lo fanno perché non sanno (o non hanno voglia) di affrontare le pratiche autorizzative e gli scogli tecnici per mettere in pratica l’obiettivo? Tutor gratuiti che siano i facilitatori di un piano per rendere gli edifici autosufficienti quanto possibile dalle caldaie condominiali potrebbero invece spingere una piccola-grande rivoluzione. Già, ma chi dovrebbe assumersi il compito di rendere più semplice l’installazione di pannelli sul tetto o su uno spicco di prato condominiale? L’incentivo potrebbe riguardare sgravi fiscali per chi opera nel settore. Si tratterebbe di un costo risibile per lo Stato, ma incentivante per i tecnici del settore a fronte di un risultato concreto. Per esempio, incentivi ad personam in base al numero di kilowatt installati grazie alla loro consulenza. Un principio che, naturalmente, dovrebbe essere formulato in modo meno grossolano per tradurre l’esperienza tecnica in un vantaggio per il sistema-paese.