C’è qualcosa che in Italia non è in ritardo, a parte le tasse? Il Pnrr è un Piano che va troppo piano. Dei treni non ne parliamo. E anche del Piano Casa Italia, balenato dal nuovo-vecchio governo al momento dell’insediamento, cioè ormai quasi due anni fa, si contano mesi prima che veda la luce. Un’ingiusta accusa dell’opposizione? No, è il ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, a dirlo, cioè il titolare di quello che concerne il settore delle costruzioni e dell’edilizia. Bisogna dare atto della sincerità con cui il dicastero che avrebbe dovuto dare il via libera al Piano Casa, esposto già nel programma di governo nell’estate di due anni fa e trasformato in provvedimento (sulla carta) dalla legge di Bilancio 2023 ha ammesso il ritardo, davanti alle principali associazioni del settore abitativo. D’altra parte, è noto, l’attenzione è stata concentrata sul progetto del Ponte sullo Stretto, un’idea che è stata formulata inizialmente a fine Ottocento, poi rilanciato negli anni Settanta del secolo scorso, riproposta dal governo Berlusconi nel 2003 con un progetto preliminare in gara di appalto internazionale e, infine (forse), riemersa due anni fa con un progetto di nuovo annunciato e finanziato. Costo previsto (sulla carta): 13,5 miliardi di euro, sempre che il terreno non inizi a ballare, dato che è una zona ad alto rischio sismico. Che cosa potrà mai andare storto?
In ogni caso, il programma per contrastare il disagio abitativo non è stato dimenticato, è solo in ritardo di un paio di anni, che sarà mai, assieme alla riforma del Testo unico per l’edilizia. La buona notizia è che Salvini ha annunciato la disponibilità di 660 milioni per dare il via ai progetti pilota per il Piano Casa: si tratta di risorse già stanziate. Finalmente si parte, insomma? Andiamoci piano. È vero che le risorse, cioè i quattrini, sono scritti nero su bianco, ma non sono subito disponibili tutti. Circa 100 milioni erano nella legge di Bilancio 2024, mentre 50 sono a libro nel 2027 e altri 50 nel 2028. Altri 560 milioni fanno parte dell’ultima manovra, di cui con 150 milioni per il 2028, 180 per il 2029 e 230 per il 2030. Insomma, pagamenti a rate, come per comprare la lavatrice. Inoltre, per rendere operativo il piano, la manovra comprende anche l’arrivo un decreto ministeriale, sempre su proposta di Salvini, da attuare entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio, cioè entro il 30 giugno 2025. Gli operatori sono in trepida attesa.
Quando arriverà il decreto ministeriale ci sarà, poi, da aspettare il piano di riparto delle risorse, per capire come saranno distribuiti e resi disponibili i quattrini. Per questo sarà però necessario un ulteriore decreto ministeriale, sempre delle Infrastrutture, e un ulteriore vaglio del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Per ora gli operatori dell’edilizia si devono accontentare delle linee generali esposte alle associazioni di categoria. Prevedono una riorganizzazione del sistema di social housing e delle Aziende Casa, la promozione di modelli innovativi di finanziamento dei progetti con integrazione pubblico-privato, soluzioni abitative flessibili di edilizia residenziale e sociale, modelli edilizi di social housing anche per il Terzo settore, cioè il mondo del volontariato. Il tutto grazie a finanziamenti della deprecata Europa. Quelli, almeno, non sarebbero in ritardo.