Il business dei nuovi isolanti per la riduzione dei consumi energetici

Emissioni zero per gli edifici di nuova costruzione entro il 2030, mentre per gli immobili esistenti il traguardo dovrebbe essere raggiunto nel 2050. È quanto previsto nel via libera alla proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (Energy Performance of Building Directive, Epbd) presentato a ottobre di quest’anno dal Consiglio Europeo. 

L’obiettivo è accelerare sulla riqualificazione del parco immobiliare eliminando gradualmente gli edifici dalle prestazioni energetiche inadeguate. Certo, è tuttora una proposta, ma il fare parte integrante del pacchetto Ue sul clima «Fit for 55» (Pronti per il 55%) implicherà, in tempi brevi, l’essere al centro dei negoziati tra Consiglio Ue, Europarlamento e Commissione, e dunque pervenire all’adozione di un testo comune. 

L’eliminazione, seppur graduale, degli edifici dalle prestazioni energetiche insufficienti, potrà avvenire in due modi: demolendo quei manufatti, privi di vincoli artistici/storici e incapaci di garantire una riqualificazione conveniente; riqualificando gli edifici energivori, fissando soglie prestazionali capaci a ridurne i fabbisogni e di conseguenza ad abbassarne, o eliminarne, anche le emissioni.

Quest’ultima, c’è da scommetterci, sarà la modalità maggiormente adottata, comportando l’innalzamento del livello di isolamento e la ricerca continua di materiali sempre più performanti.

Al distributore di materiali per l’edilizia, il compito di «distribuire tecnologia», attraverso la vendita di prodotti con funzionalità e compiti ben definiti, pensati per agire all’interno di ben precisi pacchetti tecnologici. Prodotti da conoscere profondamente per riuscire a trasmetterne l’alto valore agli utilizzatori, anche con il necessario sostegno dei produttori.

Lo sviluppo, sempre più crescente, dei livelli di isolamento dell’involucro edilizio rappresenta e rappresenterà per lungo tempo l’alternativa più efficace per ridurre i consumi energetici degli edifici.

Il mercato globale dell’isolamento ne è consapevole come pure gli analisti di questo settore, secondo i quali il grande traino rimane la necessità di costruire e riqualificare edifici sempre più efficienti da un punto di vista energetico. Numerose le soluzioni tecniche messe in gioco e molti i prodotti a catalogo.

Fra i materiali più utilizzati, tradizionali e innovativi, al primo posto troviamo il polistirene espanso sinterizzato, a seguire il poliuretano espanso rigido, il polistirene espanso estruso, la lana di roccia, la lana di vetro, la fibra di legno, il sughero, il silicato di calcio e, infine, l’aerogel.

L’efficientamento energetico degli edifici storici è un tema di grande attualità e ampiamente dibattuto, al contempo complesso e problematico. La causa: difficoltà nel conciliare esigenze di miglioramento delle prestazioni dell’involucro edilizio con l’ugualmente importante necessità di valorizzare un bene impregnato di qualità storiche e memoria culturale.

Se i vincoli paesaggistici impongono l’impossibilità di agire all’esterno dell’involucro, non resta che verificare la possibile applicazione di uno strato isolante all’interno dell’edificio, optando per materiali isolanti dalle elevate prestazioni termiche e dagli spessori ridotti.

Gli orientamenti, sempre più stringenti in materia di efficientamento energetico degli edifici, oltre ad aver accelerato il processo per il conseguimento di un parco immobiliare a
emissioni zero, hanno spalancato le porte a quei materiali estremamente performanti, al contempo costosi, tipicamente utilizzati per applicazioni limitate e particolari.

Sono i Super Insultaing Materials (Sim). Materiali super isolanti caratterizzati da una conducibilità termica da cinque a dieci volte inferiore rispetto a quelli tradizionalmente utilizzati, e da spessori che si riducono anche a 1 o 2 centimetri se ci riferiamo ai pannelli sottovuoto Vacuum Insulation Panel (Vip).

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