Confedilizia chiede al governo di allargare i bonus casa

Anche Confedilizia interviene sulla possibilità di ripresa del settore delle costruzioni. Secondo l’associazione dei proprietari di immobili, ci sono almeno 20 miliardi di lavori attivabili con il recupero del patrimonio immobiliare esistente. Il calcolo si riferisce, però, a un intervento su almeno 1 milione dei circa 75 milioni di immobili presenti in Italia ed è, quindi, largamente ottimistico. Confedilizia, comunque, intende portare la cifra al tavolo tecnico che vedrà governo e sindacati confrontarsi sul provvedimento sblocca cantieri. 

Confedilizia ha già presentato proposte al governo, che comprendono la richiesta di ridurre le tasse sul patrimonio immobiliare, una modifica del sistema della tassazione e la stabilizzazione della cedolare secca sugli affitti. «Una leva per liberare risorse attraverso incentivi, sgravi fiscali e un nuovo sistema di tassazione per il settore immobiliare è indispensabile per il rilancio del sistema e di tutto l’indotto», secondo il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.

La stabilizzazione della cedolare secca per gli affitti dei negozi estenderebbe il limite ora previsto al 2019, cos’ come quella del 10% per gli affitti abitativi a canone concordato, che scade al 31 dicembre 2019. Nel mirino anche gli aumenti delle aliquote dei tributi locali deciso con l’ultima legge di Bilancio. Con effetti come quello del Comune di Torino, che ha aumentato Imu e Tasi anche sugli immobili locati a canone calmierato del 23%. Altre richieste di Confedilizia: l’eliminazione Imu-Tasi per negozi sfitti da almeno 2 anni e la cessione di credito per gli interventi di ristrutturazione edilizia ai fornitori che hanno effettuato gli interventi o ad altri soggetti privati. Quest’ultima proposta riguarda i bonus casa. Altre proposte: l’estensione della cessione del credito per interventi eseguiti su unità immobiliari nell’ambito delle possibilità previste dal sismabonus e la modifica del sistema di tassazione delle società immobiliari considerando tutti gli asset detenuti, anche quelli abitativi, come beni strumentali in maniera tale da poter accedere a deduzioni ed agevolazioni (come l’Imu sui capannoni), per stimolare la riqualificazione.

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