Lo dice anche l’Ucimu: più posti di lavoro grazie a Industria 4.0

Più occupazione con il Piano Calenda Industria 4.0

«L’Industria 4.0 crea maggiore occupazione, soprattutto per i giovani. Il piano è solo agli inizi e deve andare avanti, dando importanza alla formazione per fare un salto in avanti in tecnologia». Parola di Massimo Carbonero, presidente Ucimu, l’associazione dei costruttori di macchine utensili, robot e automazione.  Una rivoluzione in atto che interessa tutto il mondo del lavoro e in un certo qual senso sopratutto le piccole e medie imprese: «Grazie a questo fenomeno in Italia si sta risvegliando un’imprenditoria che si era assopita: l’Industry 4.0 è un ripensamento dei processi produttivi e le Pmi si stanno mettendo in gioco. Infatti, oggi le aziende stanno ripensando il proprio processo di produzione, stanno cercando di migliorare le proprie tecnologie e stanno anche pensando di assumere nuove persone formate e competenti in questa precisa direzione».

Ecco perché, sempre secondo il numero uno di Ucimu, «è un errore pensare che l’Industria 4.0 comporterà una riduzione dell’automazione, in quanto l’automazione nella aziende con produzioni massive è già in atto da tempo. Oggi, invece, si ha la possibilità di avere nuove figure professionali perché tutto quello che si fa può essere interconnesso. Per questa ragione siamo convinti che proseguendo su questa strada, aumentino le possibilità di assunzione per i giovani, come dimostra il fatto che nelle nostre aziende non è diminuito il numero dei dipendenti, bensì è aumentato».

Formare, formare e ancora formare: questa deve diventare la parola d’ordine. «Per non creare disoccupazione bisogna fare un grande sforzo sulla formazione 4.0 E il governo ha fatto un primo passo inserendo nel pacchetto delle misure a favore del rilancio dell’industria il credito di imposta per la formazione in materia di industria 4.0. Perché, per crescere e restare competitivi, continuando a produrre ricchezze e creare posti di lavoro, il manifatturiero non ha bisogno solo di high-technologies, ma anche  – se non soprattutto – di competenze adeguate a gestire e guidare al meglio i processi di trasformazione in atto».

Industria 4.0

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