Beni comuni alle cooperative: intesa Legambiente-Legacoop

L’unione fa la forza e così Legambiente e Legacoop hanno deciso di collaborare per promuovere l’avvio di nuove realtà imprenditoriali a livello cooperativo che si occupino dei cosiddetti beni comuni. Parlando di obiettivi, al primo posto c’è la tutela dei beni comuni e pubblici, ovvero tutti quelli spazi che richiedono non solo la salvaguardia e la manutenzione, ma che rappresentano anche un’opportunità di sviluppo locale e un’occasione per sostenere il patrimonio nostrano, sempre troppo poco tutelato e valorizzato.

Il progetto appena varato punta a favorire il protagonismo dei cittadini nella gestione dei servizi e nella valorizzazione dei territorio e nasce con il fine di promuovere la crescita di una rete diffusa di cooperative che valorizzino le comunità locali.

Queste le parole di Mauro Lusetti, presidente Legacoop: “Spesso si dice che le crisi portino con sé grandi opportunità, sicuramente questa ci ha riconsegnato una cittadinanza attiva, che vuole tornare a partecipare e decidere. Le cooperative di comunità sono imprese in cui i cittadini si auto-organizzano, diventando allo stesso tempo produttori e fruitori di beni e servizi”. Ha parlato anche Rossella Muroni, presidente Legambiente: “Cooperativa e comunità si sposano perfettamente con la nostra idea di un ambientalismo capace di saldare la tutela della natura in cui viviamo con lo sviluppo sostenibile e il diritto a un ambiente pulito con quello al lavoro”.

Beni comuni, Legacoop-Legambiente
Beni comuni, Legacoop-Legambiente

Il progetto sui beni comuni:

La nuova vita delle ferrovie dismesse. Linee ferroviarie dismesse o sospese, case cantoniere, ma anche immobili e terreni, ex teatri e aree verdi (ovvero patrimoni con un destino quasi sempre scontato di degrado e abbandono) possono essere trasformati nella materia prima indispensabile per progettare, dal basso, attività di riuso e di rigenerazione.

Mobilità dolce. L’Italia può contare su oltre 1.600 km di linee ferroviarie dismesse e abbandonate da tempo: per la maggior parte possono diventare greenway per vivere la mobilità dolce nel paesaggio. Mentre Sono ben 1.300, secondo la Confederazione per la Mobilità Dolce, i chilometri di ferrovie sospese in Italia che potrebbero essere riaperte per servizi turistici.

Il recupero delle case cantoniere. Il futuro delle case cantoniere è sempre più legato a progetti di turismo sostenibile e di riuso sociale. A (Azienda Nazionale Autonoma delle Strade) possiede su tutto il territorio nazionale 1.244 case cantoniere, delle quali circa 600 sono utilizzate come aree di stoccaggio materiale e supporto alle squadre manutentive. Il progetto di riqualificazione e riutilizzo, nato dall’accordo di collaborazione tra Anas, Ministero dei beni e delle attività culturali, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Agenzia del demanio, prevede la conversione di questo tipo di case cantoniere in una rete di strutture ricettive per i viaggiatori, da affidare in concessione a terzi.

Le decisioni del governo. Alcune decisioni prese dal governo, da  Dario Franceschini (ministro dei Beni e delle Attività Culturali) e da Graziano Delrio (Ministro dei Trasporti) fanno intravedere importanti possibilità di sviluppo sono infatti numerosi i disegni di legge in discussione alla Camera che prevedono norme per le ferrovie turistiche e il sostegno ai nuovi servizi: regolamenti snelli per l’esercizio di ferrovie a bassa velocità, la diffusione della ciclabilità sia in ambito urbano che extraurbano, norme specifiche per la mobilità dolce, le ferrovie abbandonate, i cammini e le greenway.

Beni comuni e cooperative - Legacoop Legambiente
Beni comuni e cooperative – Legacoop Legambiente

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