Costruzioni: crisi finita, ma voglia di nuovi prodotti

    La crisi immobiliare pare definitivamente terminata? Secondo l’European Outlook 2016 di Scenari Immobiliari siamo di fronte a un periodo con quotazioni stabili e una forte domanda di innovazione e qualità di prodotti. E in un’Europa con inflazione quasi inesistente, i prezzi sono destinati a restare bassi a lungo, salvo aree di sviluppo o particolari segmenti di mercato. Anche il mercato immobiliare italiano ha smesso di ridursi e per il prossimo anno si prevedono circa 500mila case scambiate, grazie alla maggiore facilità di accesso ai mutui e all’attesa ripresa dell’economia e dell’occupazione. Non solo, Mario Breglia, presidente dell’istituto di studi e ricerche, afferma che i lavoratori stranieri hanno comprato oltre un milione di case in Italia nello scorso decennio e una corretta politica dell’accoglienza e del lavoro può aiutare l’inserimento sociale anche attraverso la residenza, cosa che ovviamente rimetterebbe in moto anche il sistema immobiliare. ScenariImmobiliari

    Nell’analisi c’è però un dato che è la conseguenza della lunga crisi del settore: il freno delle nuove costruzioni, tanto che oggi c’è uno stock di 90.500 unità costruito anni fa e ancora invenduto. Certo, è la Spagna il paese con il maggior calo (29,2%) delle costruzioni, seguita dall’Italia con un -23% , mentre la riduzione per Germania e Regno Unito è contenuta all’11%, infine la Francia con un meno 5%. Insomma, i nuovi edifici nel 2015 sono stati davvero pochi, anche nelle grandi città come Milano e Roma, dove si è registrato un calo rispettivamente del 37,1% (da 3.500 a 2.200 unità), e da 3.700 contro le 5mila pari a una riduzione del-26%.

    Diminuisce l’offerta del nuovo, ma sono raddoppiati i tempi di collocamento che passano da uno a due anni. Ma le analisi evidenziano che i prezzi del nuovo si sono abbassati di più rispetto a quelli delle abitazioni esistenti, per esempio, meno 25% rispetto al 20% dell’usato nelle zone periferiche e così dallo scorso anno un po’ ovunque, sia nelle grandi città che in quelle piccole il nuovo si vende meglio dell’usato. Conclusione? Se il mercato dovesse ripartire nei prossimi due anni, come è probabile che succeda commenta Breglia, la presenza di poche costruzioni recenti e un aumento della domanda potrebbe creare pressione sui prezzi.Scenari_Immobiliari2

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