Il social housing a New York: micro ma superaccessoriato

    Mercato immobiliare a prezzi esorbitanti e popolazione in crescita caratterizzata da giovani single, due caratteristiche comuni a molte le metropoli che a New York sembrano costituire un’emergenza. Tanto da spingere l’amministrazione comunale a radicali modifiche nelle norme edilizie e diminuire i requisiti minimi di metratura degli appartamenti: da 37 a 24 metri quadrati. Certo, migliaia di vecchi edifici in tutta la città violano le normative risalenti al 1987, ma le nuove leggi verrebbero applicate agli edifici in costruzione e a quelli futuri. Nel condominio Carmel Place a Manhattan sono 55 gli appartamenti costruiti con questo criterio e se nelle fotografie sembrano spaziosi, in realtà non sono più grandi di un garage degli standard americani: il divano si trasforma in un letto e pochi centimetri separano il materasso da mobile della televisione. Per fortuna, i soffitti sono alti e c’è spazio per dei comodi ripostigli e non mancano lavatrice e forno a microonde. Si tratta delle case a prezzi accessibili per i giovani volute dall’ex sindaco di New York da Michael Bloomberg, programma mantenuto dal suo successore Bill de Blasio.

    Un appartmento in Carmel Place
    Un micro  appartamento in Carmel Place

    Alla riduzione degli spazi non corrisponde quella dei prezzi

    Non tutti però pensano che si tratti di affitti convenienti e temono che i 2mila dollari richiesti che scendono a 1500 (circa 1.370 euro) se si accede al programma di aiuti per i giovani proposto dal sindaco, potrebbero diventare la base minima di locazione e condannare la gente a vivere in scatole. In pratica, alla riduzione dello spazio non corrispondono una reale diminuzione dei costi. L’idea del micro appartamento ha contagiato anche San Francisco, Seattle e Boston, ma proprio dall’ambiente accademico di queste città arrivano i segnali contrastanti e con potenziali costi sociali non trascurabili. Infatti, due studi del Boston College e del City University di New York collegano la mancanza di spazio abitativo alla depressione, all’alcolismo e allo scarso rendimento scolastico nei bambini. Il problema non è solo psicologico: nelle micro case manca la luce e l’aria fresca e se ci sono anche dei bambini potrebbero insorgere problemi respiratori, allergie e altre patologie.carmal

    Eco-minimalisti e felici?

    Le ricerche sono in contrapposizione con le idee degli eco-minimalisti e del Tiny house movement (Movimento per le micro case) un’associazione Usa nata con l’intento di favorire un cambiamento radicale nella mentalità americana. Infatti, secondo i promotori vivere in uno spazio minimo significa rinunciare agli sprechi, ridurre al minimo il consumo di suolo e raggiungere l’autosufficienza energetica più facilmente. Impossibile essere in disaccordo, almeno a parole, ma tra chi ha optato per questa scelta green aumentano le schiere dei pentiti: in molti hanno ammesso di usare la casa container solo per i weekend o brevi vacanze  e di essersi trasferiti dopo pochi mesi in una più grande, perché vivere sottodimensionati non permette mai di rilassarsi, ogni operazione va pianificata, ogni centimetro calcolato. Insomma, più che vita sembra un lavoro. Anche se nelle locandine sembrano davvero accoglienti.

    Tiny_house

     

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