Per i vecchi sistemi di isolamento a cappotto il rebus del riciclo

Si possono recuperare i sistemi di isolamento termico a cappotto in disuso? Secondo gli autori dello studio Smantellamento, riciclo e recupero degli Eifs (Exterior insulation and finishing system), condotto dal Fiw (Forschungsinstitut für Wärmeschutz) di Monaco, istituto di ricerca e sperimentazione tedesco per l’isolamento termico, il futuro non dovrebbe presentare grossi problemi. Il tema della ricerca, promosso dal Ministero federale per l’Edilizia, Affari Urbani e dello sviluppo territoriale, ha analizzato i volumi attesi nelle costruzioni, i diversi metodi per smaltimento e riciclo focalizzandosi su un materiale che rappresenta l’80% del mercato: gli Eps, ossia il polisterene espanso. E gli studiosi sono giunti a una conclusione imprevedibile: a causa della sorprendente durata dei sistemi di prima generazione, la mole dei prodotti da smaltire attualmente sarebbe molto bassa, tanto da poter essere tranquillamente gestita negli inceneritori di rifiuti. E le previsioni quantitative indicano che anche entro il 2050 l’infrastruttura esistente è sufficiente. Tutto bene dunque? Non proprio, perché i vecchi sistemi non soddisfano più i requisiti attuali. La conseguenza è che o si potenziano i pannelli esistenti, la cui efficienza dovrebbe essere raddoppiata, oppure lo smaltimento non potrà essere evitato. Ma in questo caso il problema potrebbe sorgere in termini di riciclo perché il Regolamento Europeo per le sostanze chimiche vieta, a partire dal 21 agosto 2015, l’utilizzo della Hbcd (acronimo inglese di EsabromoCicloDodecano) nelle lastre di polistirene espanso come ritardante di fiamma. La raccomandazione dunque è che il settore continui a porre una forte attenzione nello sviluppo di nuove tecniche di smaltimento e crei nuove soluzioni per aggiornare i prodotti già installati.

Un edificio in Germania con un sistema di isolamento a cappotto nella parte destra
Un edificio in Germania con un sistema di isolamento a cappotto nella parte destra

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