Alta tensione per le aziende di trasformatori elettrici

Alta tensione per il mondo dei trasformatori elettrici. Anie, infatti, chiede che le istituzioni nazionali rivedano la loro posizione di fronte alla Ue considerando prioritariamente gli interessi dell’industria nazionale e rivedano completamente il parere formulato alla Commissione  Europea, manifestando la contrarietà alle misure introdotte dal Regolamento esecutivo UE 763/2015 per salvaguardare l’industria nazionale dei trasformatori elettrici.

Come ricorda Anie, lo scorso 27 maggio 2015 i governi degli Stati della Ue sono stati chiamati a manifestare un parere sul Regolamento che introduce i dazi antidumping provvisori all’importazione di lamierini magnetici a grani orientati (GOES) originari da Cina, Corea, Giappone, Russia e Usa. I prodotti oggetto delle misure antidumping vengono utilizzati dall’industria che produce trasformatori elettrici, settore con tecnologie ad elevata innovazione a livello europeo e mondiale. In Italia operano circa 50 società nell’ambito della filiera dei trasformatori, di cui circa 35 nell’ambito della costruzione di trasformatori di potenza, distribuzione e misura che sono utilizzatori del prodotto oggetto della procedura antidumping. Gli addetti diretti delle aziende costruttrici di trasformatori sono circa 4.000 con un fatturato superiore a 600 milioni di euro, cui si deve aggiungere cifra pressoché analoga per quanto riguarda le società che operano nell’indotto. In Italia non esistono più insediamenti industriali per la produzione di GOES (Thyssen Krupp ha chiuso la linea produttiva di Terni nel 2005).

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Una mozione del Parlamento Europeo del 16 febbraio 2005 metteva in evidenza come non ci fossero motivi validi per la chiusura della linea produttiva di Terni, in quanto i profitti netti della Società, già significativamente rilevanti, prevedevano un ulteriore aumento degli utili netti superiore al 50%. La chiusura della linea produttiva di Terni aveva a suo tempo causato problemi al sistema industriale e sociale italiano con la dismissione di centinaia di posti di lavoro e difficoltà di approvvigionamento di GOES da parte delle industrie di trasformatori. Nella mozione del Parlamento Europeo veniva ricordato anche come Thyssen Krupp avesse beneficiato, per la linea produttiva di Terni, di infrastrutture e particolari tariffe energetiche concordate con il Governo Italiano. Nonostante Thyssen Krupp abbia chiuso la linea di produzione di GOES a Terni, con le conseguenze per il sistema paese sopraccitate, il Governo italiano ha deciso di difendere gli interessi degli acciaierie straniere, senza tenere in considerazione che l’unico settore industriale in Italia colpito dall’istituzione dei dazi antidumping, introdotti con il Regolamento esecutivo UE 763/2015, è quello dei trasformatori elettrici.

Il governo Italiano ha espresso parere favorevole all’introduzione dei dazi antidumping all’importazione di GOES dai Paesi sopra citati promossa dall’Eurofer scegliendo, quindi, di non difendere gli interessi del sistema produttivo italiano, ma appoggiando le richieste dell’industria di questo particolare tipo di acciaio speciale che in Europa ha stabilimenti produttivi localizzati solo in Germania, Francia, Polonia, Uk, Repubblica Ceca e Svezia.

Ancora una volta sono state ignorate le richieste di un settore industriale rilevante a livello nazionale ed altamente innovativo, fondamentale per il sistema elettrico del Paese e che ha sviluppato competenze tecniche uniche nell’ambito dell’efficienza energetica dei trasformatori elettrici, portando l’esportazione italiana di tali prodotti a raggiungere una quota del 70%.

La capacità competitiva di questo settore industriale viene cosi compromessa, sia in ambito nazionale che internazionale, con l’introduzione dei dazi antidumping – che sono compresi in un range che va dal 21,6% al 35,9%. Tali dazi, che non sono applicati alle produzioni extraeuropee, mettono a rischio la sopravvivenza dell’industria nazionale dei trasformatori elettrici e alcune Società stanno già seriamente pensando di delocalizzare la produzione.

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