Non tagliatelo: meglio un bonus casa che sia per sempre

Se il dizionario ha un senso, la parola bonus indica qualcosa di straordinario, di non ricorrente, di extra. Ma se il dizionario ha senso, il buonsenso non sempre segue il dizionario. Nel caso dei bonus sulla casa e sull’acquisto di mobili, per esempio, lo sconto fiscale si è dimostrato a saldo positivo per lo Stato. Per questo il progetto di spending review, che se il dizionario ha un senso si potrebbe semplicemente chiamare revisione della spesa, non dovrebbe considerare l’ipotesi di abolire lo sconto Irpef del 36% sulle ristrutturazioni degli immobili. Non solo perché la riqualificazione degli edifici è un’operazione obbligatoria, chiesta dall’Europa e su cui tra qualche anno rischieremo la solita tirata d’orecchie (e magari una multa salata) da parte di Bruxelles. Ma anche, e soprattutto, perché le ristrutturazioni sono uno dei pochi volani a tenere in vita un settore, quello dell’edilizia, che è stato massacrato dalla crisi. Infine, perché i bonus per mobili e immobili hanno un altro grande merito: fanno emergere il «nero» e, quindi, consentono un beneficio in termini fiscali che altrimenti lo Stato si sognerebbe. Insomma, abolire il bonus sarebbe sciocco, oltre che farebbe fare una brutta figura al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, che solo pochi giorni fa ha garantito che per il 2016 i bonus non saranno aboliti. E anche al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che si è presentato al Salone del mobile elogiando la ripresa del settore, aiutata dalla possibilità di detrazioni fiscali.

Resta, però, un aspetto non secondario, che dal punto di vista di Roberto Perotti, docente alla Bocconi e incaricato di stilare una lista di privilegi e spese da tagliare, ha una logica: la definizione di bonus, come accennato all’inizio. Se consideriamo la possibilità di detrarre le spese come una vincita al totocalcio, che capita una tantum, un benefico a termine, il taglio ne è una semplice conseguenza. In generale, una vendita con lo sconto è concessa solo in un determinato periodo. Inoltre, per gli stessi utenti spesso è difficile programmare lavori che durano mesi, che sono preceduti da progetto e appalti, con l’assillo di una proroga legata alle politiche di bilancio del governo di turno, anno dopo anno. C’è, però, una soluzione: rendere stabili gli sconti. Magari con una piccola riduzione sul vantaggio fiscale, ma con la certezza di poterne usufruire sempre, a patto di rendere le proprie abitazioni meno energivore. Un aspetto che aiuta non di poco la bilancia commerciale italiana, visto che gran parte dell’import di petrolio e gas se ne va proprio per riscaldare gli edifici. A questo si aggiunge il vantaggio, per lo Stato, di incentivare gli incassi sull’Iva dei materiali e ridurre l’evasione di contributi previdenziali e aumentare l’incasso Irpef delle imprese al lavoro. È molto più di un bonus. casa-lavori

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