Anche gli architetti scrivono a Renzi

PD: RENZI, C'E UNA SINISTRA OSSESSIONATA DA DENARO
Matteo Renzi

Architetti perplessi dal decreto Sblocca Italia. «Rimettere mano alle città, a partire dalle sue periferie non solo risponde all’ esigenza dei cittadini che vorrebbero vivere in luoghi sicuri, sani e più belli, ma crea anche le condizioni per riavviare il commercio, promuovere le iniziative imprenditoriali, valorizzare i beni culturali, richiamare gli investimenti», ha scritto Leopoldo Freyrie, presidente del consiglio nazionale degli Architetti in una lettera aperta inviata al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e ai ministri Lupi, Galletti, Franceschini, Madia e al sottosegretario Delrio. Secondo Freyrie, «il Decreto poteva e doveva porre le basi per far ripartire l’economia lanciando un progetto di Riuso delle città, con adeguati investimenti e norme adatte; mettendo a sistema, ed al servizio del progetto, le politiche importanti già varate o annunciate sul consumo del suolo, sui consumi energetici e la sicurezza degli edifici, sulle periferie, sulle scuole e gli asili nido, sui beni demaniali, sull’urbanistica e sui lavori pubblici, sulla tutela dei beni culturali». Gli architetti italiani chiedono che si avvii subito una politica nazionale di rigenerazione urbana sostenibile, che è premessa fondamentale da cui dedurre le norme urbanistiche, edilizie e dei lavori pubblici e gli investimenti e «lo spostamento di parte delle risorse disponibili dalle grandi infrastrutture alle città, essendo dimostrato che ogni euro di denaro pubblico investito nelle città, a differenza di ferrovie e autostrade, ne attrae quattro dal mercato privato; norme edilizie chiare e prestazionali, condivise su tutto il territorio nazionale, che favoriscano la qualità dell’abitare invece della buro-edilizia fonte, tra l’altro, di corruzione e di abusivismo; certezza dei diritti e delle procedure, con solo due modelli autorizzativi: la Scia e il Premesso di costruire, dando massima trasparenza e pubblicità ai progetti, ma limitando nel tempo la possibilità sia per la Pubblica amministrazione che per i terzi di bloccare un’opera già approvata in via definitiva e in cantiere».

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