Grande distribuzione al ballo del mattone

C’è sempre più concorrenza tra la grande distribuzione specializzata e i tradizionali rivenditori di materiali per edilizia. Mentre i secondi soffrono per la crisi del settore, gli scaffali delle catene di bricolage si affollano di compratori. O, per lo meno, non risentono del calo di consumi e investimenti negli stessi drammatici termini della distribuzione tradizionale. I dati sulla nicchia di mercato, cioè sul comparto di rivendite per l’edilizia, sono pochi. Più in generale, è stato rilevato che nel 2012 il settore non food ha perso 5 miliardi, arretrando a un giro d’affari di 101 miliardi. La flessione è stata del 5,5%, più che doppia rispetto a quella del 2011, quando il calo fu del 2,4 per cento. La crisi e le capacità di spesa ridotte non hanno aiutato il bricolage, che dopo un biennio all’insegna della crescita (+5%) nel 2012 ha subito una flessione delle vendite del 6% con un giro d’affari di 12 miliardi, lo stesso del 2009. E il comparto più penalizzato, secondo la valutazione dell’Osservatorio Non food 2013, è stato quello dell’edilizia e fai-da-te. In un quinquennio (dal 2008 al 2012) il fatturato di questo comparto è calato del 10%. Insomma, la flessione c’è stata, anche se minore di quella stimata per la rivendita specializzata di prodotti per l’edilizia, che ha seguito in pieno la frenata del mercato delle costruzioni. Secondo i manager di uno dei maggiori player in Italia, a favore della grande distribuzione gioca, innanzitutto, la varietà e la qualità dell’offerta, che non comprende solo materiale per l’edilizia, ma anche ferramenta e arredo per il bagno: il cliente trova tutto ed è soddisfatto.

Inoltre, dato che spesso è il cliente privato ad acquistare il materiale, la grande distribuzione è avvantaggiata da orari più elastici, spesso 7 giorni su 7, e migliore organizzazione sul punto vendita. E questo vantaggio è sensibile sia per il privato che per l’artigiano. La soluzione? Paradossalmente, non bisogna imitare la grande distribuzione. Competere su servizi come parcheggi, assistenza, logistica non è possibile per un semplice rivenditore. Occorre, invece, che il canale tradizionale individui una sua strada differente, unica, magari legata alla tradizione del territorio, alle nuovissime tecnologie, alle nicchie di mercato, agli ambiti in cui l’intervento di un progettista-prescrittore e di un vero consulente tecnico è fondamentale. 

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