(RI)CONVERTITEVI!

 Abiurare la nostra fede imprenditoriale è ancora più difficile di concretizzare un preventivo. Il nuovo che avanza ci impone nuove scelte, il già vissuto non ci aiuta più. Dobbiamo scegliere che porta aprire

 

Ormai, essere imprenditori della distribuzione edile è diventato un atto di fede, seppure con la “f” minuscola. La fede – qui rispettosamente scorporata da ogni possibile riferimento religioso – non prevede di prendere atto della realtà dei fatti, non tiene conto dell’ineluttabilità del mondo che cambia, delle diverse esigenze del mercato. Ci si crede e basta, costi quel che costi. E, nel nostro caso, costa moltissimo. L’idea di continuare a svolgere azione di “rivendita” come è sempre stato fatto, come se fossimo fondamentalisti della compravendita, considerando il nostro magazzino alla strega di un santuario- deposito che generosamente dispensa alle genti merci e qualche volta consigli (solo se richiesti) è un precetto della nostra cultura imprenditoriale. E i precetti non si cambiano, perché sono i capisaldi della fede. Ma convertirsi alla modernità è difficile, anche perché, negli ultimi vent’anni, abbiamo assistito a cambiamenti spesso incoerenti, a indicazioni contrastanti. La ciclicità dell’andamento congiunturale del nostro mercato è sempre stata considerata come un tranquillizzante e suadente sottofondo new age. Un po’ si saliva, un po’ si scendeva, ma tanto sapevamo che poi si sarebbe risaliti, e così via. A un certo punto, poi, la salita non finiva più, ed era così inebriante che mai avremmo pensato che ci sarebbe stata una discesa ancora più ripida della salita e molto più pericolosa. Perché, dunque, cambiare? E poi: cambiare che cosa? Cambiare come? Cambiare chi? Il panico degli ultimi anni ha messo a dura prova la nostra fede imprenditoriale, qualche precetto ha iniziato a vacillare, discorsi e mottetti di alcuni moderni profeti del cambiamento all’inizio erano accolti con scherno, anche se a volte qualche spora ha attecchito nel prato delle nostre convinzioni, generando riflessioni e anche azioni. Così, a forza di sollecitazioni, molti hanno investito nella loro attività, e dopo pochi anni, in piena crisi, hanno dovuto smantellare, perché il magazzino a conduzione famigliare della porta accanto, avendo meno costi, andava meglio di loro. Altri, disubbidendo ai precetti, hanno scelto di inserire materiali e tecnologie di mercati paralleli, dimenticandosi però di affiancare alla fisicità delle proposte una adeguata consulenza tecnica, ignorando inoltre la necessità di una adeguata promozione, attività da sempre nemica della nostra fede. Quello della distribuzione edile ai nostri giorni è ormai per lo più un mercato in stato confusionale, in cerca di una identità perduta che la vecchia fede non riesce più a confortare. E oggi, mentre il problema non è più vendere, ma decidere se e a chi vendere, in considerazione delle scarse garanzie di solvibilità, arriva “YouTrade” a parlare di “riconversione”. Ancora una volta, ci dicono che dobbiamo cambiare pelle, che dobbiamo essere pronti a trasformarci in organizzazioni commerciali camaleontiche e trasformiste per essere pronti ad affrontare ogni diversità, ogni cambiamento, sulla base delle nuove direzioni del mercato. Mi domando che cosa ne sarà della nostra fede e dei precetti che da sempre la governano. Mi domando anche se e in che cosa ci dovremo convertire. Sappiamo che non possiamo permetterci di stare fermi ad aspettare miracoli che non ci saranno. Ma scegliere una direzione per moltissimi colleghi è ancora un azzardo. Siamo davanti a due porte chiuse. Su una c’è scritto “trasformazione”. Sull’altra “specializzazione”. Qualsiasi porta decideremo di aprire, per noi sarà cambiamento. Convertirci a una nuova idea di presenza commerciale sul territorio ci spaventa, perché siamo ancora troppo (coerentemente) legati al concetto di vendita che per noi è primario, mentre per il mercato è secondario, perché prima c’è la consulenza tecnica, quella cosa che ancora non tutti sappiamo offrire. L’unica cosa certa è che decidere di trasformarci (un giorno scopriremo come) o di specializzarci seriamente non è più una questione di fede, ma di scelta consapevole. Il primo precetto del cambiamento.

 

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