Due paletti per il governo

Dura? O dura minga (traduzione: non arriva a Natale), come dicono a Milano? Nonostante le buone intenzioni e la larga maggioranza con cui è partita l’azione di governo, per l’esecutivo di Enrico Letta è lecito aspettarsi un vita spericolata. Non perché il capo dell’esecutivo sia un fan di Vasco Rossi, ma perché sarà difficile che due formazioni politiche fino a ieri antitetiche trovino d’improvviso l’armonia coniugale di governo, seppure imposta dal risultato elettorale.

Ma se per miracolo la litigiosità congenita restasse bassa e il governo potesse operare, che cosa dovrebbe scrivere nella sua agenda? Ogni categoria, compresa quella che ruota attorno alle costruzioni, ha il proprio elenco di richieste. Ci sono però due punti-base su cui tutti, ma proprio tutti, non possono prescindere: lavoro e fisco. Senza lavoro non c’è reddito e senza reddito l’economia italiana non riparte. Uno dei punti più discussi, giusto a un anno dall’entrata in vigore, è quello della riforma Fornero. Bocciarla in toto sarebbe sbagliato, oltre che ingeneroso: infatti, è entrata in vigore proprio nel momento in cui l’economia italiana ha iniziato a frenare di più. Dunque, è difficile capire se il calo delle assunzioni dipenda da una regola un po’ più rigida o se, invece, sia la semplice conseguenza di una scarsa richiesta da parte delle aziende in difficoltà. In ogni caso, senza porre in atto rivoluzioni imprudenti (le aziende non hanno bisogno che le regole cambino a ogni stagione come gli abiti), è possibile fare qualcosa per migliorare il mercato del lavoro. Per esempio, si può introdurre una decisa detassazione per facilitare le nuove assunzioni. C’è poi il capitolo del cuneo fiscale: troppa differenza tra quanto arriva in tasca ai dipendenti e quanto deve versare l’azienda. Il governo Prodi aveva giù ridotto, seppure di poco, la distanza. Ma occorre fare di più. Il problema è che la riduzione del cuneo fiscale costa parecchio alle casse dello Stato e, quindi, è necessaria una difficile copertura di spesa. Ma si deve fare. A proposito di fisco: «Alleggerire l’onere fiscale che grava sui lavoratori e sulle imprese oneste darebbe un ulteriore contributo di stimolo alla crescita, ma a una condizione: che si prosegua di pari passo nel recupero dell’evasione fiscale». Parole di Fabrizio Saccomanni, nuovo ministro dell’Economia, pronunciate solo due anni fa e proprio di fronte a una platea di imprenditori, a Santa Margherita Ligure. Potrà ora rimangiarsi la parola? Speriamo di no.

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