Confindustria Squinzi: riforme non più rinviabili. Serve una nuova Italia

Si è tenuta questa mattina la tradizionale Assemblea pubblica 2013 di Confindustria. Ad aprire i lavori il presidente Giorgio Squinzi che, davanti alla platea di industriali e ospiti istituzionali presenti, tra cui il neopresidente del Consiglio Enrico Letta, ha prontamente espresso viva preoccupazione per le sorti del nostro Paese, appellandosi al senso di responsabilità del governo nell’assicurare stabilità e mettere in atto riforme non più rinviabili. «L’obiettivo deve ora essere uno solo: tornare a crescere – ha affermato il Presidente di Confindustria -. Per tornare a produrre più benessere l’Italia deve fare leva sulla sua risorsa più importante: la vocazione industriale in tutte le sue declinazioni».«Ci aspetta un grande impegno comune: fare una nuova Italia, europea, moderna , aperta, consapevole delle proprie capacità e qualità».

PAGAMENTO DEBITI PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Tra i punti messi in primo piano da Giorgio Squinzi per rimettere in circolo linfa vitale nell’economia, c’è sicuramente il tempestivo pagamento alle imprese dei debiti della Pubblica Amministrazione: «40 miliardi da recuperare al più presto». «Se per qualche ragione il nostro credito venisse usato per altri fini – ha poi aggiunto -, chi ci governa sappia che il rapporto con gli imprenditori sarà compromesso irreparabilmente».

INTERVENTO SPECIALE PER L’EDILIZIA

La recessione economica ha inferto al settore industriale un duro colpo: tra il 2007 e il 2013 il Pil italiano si è ridotto di oltre l’8%, tornando ai livelli pre-crisi. La produzione è crollata del 25%, e in alcuni settori anche del 40%, e 70mila imprese manifatturiere hanno chiuso. «Specchio del dramma che sta attraversando la società italiana è il mondo dell’edilizia, [che versa] in una crisi profonda», tanto da far chiedere a Squinzi un intervento governativo speciale di filiera «per salvare un volano fondamentale nell’economia del Paese».

DOMANDA E COMPETITIVITA’ PER TORNARE A CRESCERE

«Domanda e competitività sono le due leve su cui agire per ritrovare la strada della crescita»,  ha dichiarato nel corso del suo intervento il presidente di Confindustria, in «netta discontinuità con le logiche di breve respiro che hanno ispirato molte delle politiche del passato». «Le imprese sono pronte a rispondere e a supportare l’azione del governo con investimenti e occupazione. (…) Queste misure non sono a costo zero, ma a saldo zero. La differenza sta nel coraggio di applicarle. Cioè di dare vita a una vera politica di qualità del bilancio pubblico, di ricomposizione delle entrate e delle uscite, in modo da promuovere la crescita senza intaccare la solidità del bilancio stesso, anzi, rafforzandola proprio grazie a una crescita più elevata».

PRIMA EMERGENZA: IL LAVORO

La prima emergenza è il lavoro, la cui mancanza secondo Squinzi, «è la madre di ogni male sociale». Di fronte a un cuneo fiscale che è uno dei più elevati dei Paesi Ocse (nel 2012 è stato di oltre il 53% del costo del lavoro), è necessario intervenire «eliminando il costo del lavoro dalla base imponibile Irap e tagliando di almeno 11 punti gli oneri sociali che gravano sulle imprese manifatturiere», ha dichiarato Squinzi. Per Confindustria «occorre garantire più flessibilità in ingresso e nell’età del pensionamento, per favorire il ricambio generazionale».

RICERCA, INNOVAZIONE E RIDUZIONE COSTI ENERGETICI

Non ci sarà però crescita e occupazione senza un adeguato rilancio degli investimenti, soprattutto quelli in ricerca e innovazione, attraverso misure automatiche di detrazione, la riduzione dei tempi di ammortamento, la ripresa degli investimenti in infrastrutture. «Non possiamo più rinviare il piano contro il dissesto idrogeologico e per la messa in sicurezza sismica. Dagli anni ottanta subiamo danni da eventi calamitosi quantificabili in 3,5 miliardi di euro all’anno. Senza contare il tributo drammatico di vite spezzate», ha dichiarato Squinzi, che rilancia anche sul tema dell’energia. «Non possiamo più permetterci un costo dell’energia elettrica superiore mediamente del 30% rispetto ai nostri concorrenti europei». Tuttavia, secondo il presidente di Confindustria, nessun progetto può essere avviato senza una seria riflessione sulla semplificazione e riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, attraverso l’avvio immediato della riforma del Titolo V e una revisione della disciplina fiscale, che attualmente «rende quasi impossibile, non gli investimenti, ma l’ordinaria gestione delle imprese e ne mette in pericolo la sopravvivenza».

IL CREDITO

Negli ultimi diciotto mesi, i prestiti erogati alle imprese è calato di 50 miliardi, un fenomeno senza precedenti dal dopoguerra ad oggi, e quasi un terzo delle imprese ha liquidità insufficiente rispetto alle esigenze operative. Secondo Confindustria, è necessario potenziare gli strumenti esistenti e lavorare con le banche a un nuovo accordo sul credito, oltre a potenziare il ruolo del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI. Bisognerà puntare però anche «sullo sviluppo di canali alternativi al credito bancario e al rafforzamento patrimoniale interrotto dalla crisi. Questo richiederà il rilancio del mercato dei capitali e la piena consapevolezza delle imprese, che nel cammino verso la ripresa non potranno prescindere dal rafforzamento della propria struttura patrimoniale». Squinzi si è inoltre espresso sull’arma a doppio taglio del concordato preventivo, nato come strumento per sostenere le aziende con prospettive di rilancio e che si è trasformato in breve in «una via per scaricare i debiti sulla catena produttiva e continuare, indisturbati, l’attività». «Questo comportamento immorale – ha aggiunto Squinzi – sta provocando crisi aziendali a catena, generando un effetto esattamente opposto a quanto desiderava il legislatore. Le cattive abitudini hanno purtroppo velocità di diffusione eccezionale. Bisogna intervenire subito, prima che quest’onda si trasformi in un disastro irreparabile per l’economia»

Tra i punti caldi su cui riflettere Squinzi ha sottolineato anche il miglioramento dei servizi pubblici, a partire dalla scuola, il rilancio del Mezzogiorno, il presidio del territorio e della legalità, l’applicazione di un “Industrial Compact” che miri a migliorare le sinergie tra le azioni promosse a livello Ue e le politiche industriali degli Stati membri.

Un lungo applauso dalla platea degli imprenditori è arrivato al termine dell’intervento di Squinzi sulla riorganizzazione del sistema confindustriale: «Nessuna imposizione dall’alto, ma la costruzione di un modello organizzativo basato sul consenso, ascoltando coloro che vivono la quotidianità delle nostre associazioni». Confindustria non è una casta, «potere forte o debole che sia, salotto più o meno buono. Noi siamo – ha concluso – la casa del capitalismo reale: quello produttivo e dell’innovazione».

Per leggere la relazione integrale di Giorgio Squinzi all’Assemblea di Confindustria 2013, clicca qui.

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