Skyline Milano: i nuovi grattacieli della città verticale

I nuovi grattacieli di Milano

Non c’è solo la riqualificazione degli edifici esistenti. Nel capoluogo lombardo la costruzione di grattacieli non si ferma e cambia il volto e lo skyline di Milano. Grazie alla nuova edilizia che consente anche il risparmio energetico

Altezza mezza bellezza, recita il proverbio. È un criterio che, pare, sia ormai stato rivalutato dall’urbanistica, almeno per lo skyline di Milano. Si potrebbe parafrasare quello che il rivoluzionario numero uno dell’architettura, Le Corbusier, scrisse a proposito di New York e dei suoi grattacieli: «È una città verticale, all’insegna dei tempi moderni. È una catastrofe con la quale un destino troppo avventato ha travolto un popolo coraggioso e fiducioso, ma pur sempre una bella e apprezzabile catastrofe».

Milano

Insomma, considerati per lungo tempo simbolo del capitalismo rampante, della finanza sconsiderata, monumenti allo spreco, i grattacieli sono rinati nella capitale economica d’Italia con un obiettivo in più: quello della sostenibilità. Il simbolo è il celeberrimo Bosco Verticale firmato da Stefano Boeri, due edifici (il più alto è di 110 metri per 26 piani abitabili) che coniugano il cemento alla natura: «due torri rivestite non di vetro, ma di foglie, di piante, di arbusti, di alberi, di vita», secondo le parole dell’architetto.

Ma il Bosco Verticale, imitato in mezzo mondo, è solo uno dei nuovi totem all’ingegneria delle costruzioni che hanno cambiato volto a Milano, tornata a essere la città più dinamica d’Italia. D’altra parte, proprio nella città lombarda tra il 1956 e il 1961 è stato costruito il primo vero grattacielo d’Italia, il Pirelli detto Pirellone, 127 metri per 32 piani, che ha la particolarità di essere stato costruito in calcestruzzo armato e non in acciaio. Fatto che ha costituito un record: all’epoca, infatti, è stato il grattacielo in calcestruzzo armato più alto d’Europa e il terzo nel mondo. 

ALTEZZA SOSTENIBILE – Poi, la corsa al cielo dell’edilizia si è diradata, fino a fermarsi (in Italia, beninteso). È stato negli ultimi dieci anni che il grattacielo è tornato simbolo di innovazione e di utilizzo razionale degli spazi, che si sviluppano così in altezza e non in larghezza, evitando di consumare altro suolo. E la tendenza non si ferma: il prossimo arrivo, per esempio, è il grattacielo Unipol, sempre nel quartiere di Porta Nuova dove sorgono, oltre al Bosco Verticale, il Diamante e la sede di Unicredit.

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il rendering del nuovo grattacielo che sorgerà in via Melchiorre Gioia, a Milano. Non consumerà quasi nulla: 6 mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici permettono di produrre l’energia necessaria a 306 alloggi. Sarà realizzato dallo studio Pelli Clarke (lo stesso dell’Unicredit). Rispetto all’ex Inps, le emissioni di anidride carbonica si riducono di 2.260 tonnellate.

Il grattacielo Unipol è firmato da Mario Cucinella: 23 piani per 100 metri d’altezza, con una serra-giardino panoramica in cima che vuole aggiungere un tocco di green in più. I lavori sono già iniziati e termineranno tra circa un anno. Cucinella, d’altra parte, lì vicino ha messo la sua impronta anche alla nuova sede di Coima Sgr: la società di Manfredi Catella anni fa ha sviluppato il progetto dell’area (poi ceduta al fondo sovrano del Qatar). A proposito: ora Coima Sgr, società di investimento che gestisce 5,5 miliardi di euro suddivisi in 20 fondi, si ripropone ora per la trasformazione di un’area limitrofa. La Sgr, infatti, ha appena acquisito i diritti per un’area comunale di 32.208 metri quadri, all’interno della zona di Porta Nuova, tra via Melchiorre Gioia, via Pirelli e via Sassetti. È un maxi progetto: l’operazione vale circa 79 milioni di euro.

Obiettivo è riqualificare l’area con i medesimi canoni qualitativi utilizzati in Porta Nuova. È già stato presentato un nuovo grattacielo di 26 piani, che si allarga verso l’alto, ecologico e autonomo, avvolto in una sorta di «pelle di vetro». Nascerà nei prossimi tre anni in via Melchiorre Gioia 22, al posto della torre ex Inps in disuso dal 2012. Insomma, altri grattacieli in vista, che sorgeranno di fronte al doppio grattacielo sede della Regione Lombardia, alto 161 metri. Ma quello dei palazzi-torri di Porta Nuova non è di un puro esercizio di stile, di bizzarrie da archistar, e neppure di speculazione immobiliare. La zona degli skyscraper di Milano è, al contrario, un polo di tecnologia e finanza. Oltre alla sede di Unicredit, per esempio, ci sono gli headquarters italiani di Samsung e, da pochi giorni anche dei 400 dipendenti di Amazon Italia, che hanno traslocato nei due edifici in vetrocemento appena riqualificati, e battezzati i Gemelli.

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LA FILOSOFIA GREEN – La zona offre anche esempi di nuova architettura, come il citato spazio espositivo di Unicredit, Grimshaw (chiamato anche Armadillo), progettato da Michele De Lucchi. È uno spazio polifunzionale di proprietà del gruppo bancario, con una forma ispirata a un seme: è composto da un nucleo in cemento armato e circondato da uno scheletro di legno. Non c’è nessuna colonna all’interno. Altro esempio di altezza ecosostenibile è l’edificio battezzato Ziggurat: progettato da William McDonough + Partners, abbraccia la cosiddetta filosofia cradle to cradle. Il termine (dalla culla alla culla) indica la capacità di adattare alla natura i modelli dell’industria, cioè la possibilità di convertire i processi produttivi con l’abbinamento di materiali ed elementi naturali, che devono quindi rigenerarsi. Lo Ziggurat, destinato a uffici, ha tre facciate in vetro, progettate per sfruttare al meglio la luce solare, e implementa sistemi termici che utilizzano esclusivamente acqua di falda. È occupato dalla sede di Google Italia.

RAZIONALIZZAZIONE – I grandi edifici, oltre a riqualificare l’area, hanno anche lo scopo di far risparmiare in termini di energia. Unicredit, per esempio, ha lasciato la sua sede storica di fine Ottocento, in stile vagamente parigino, a due passi da piazza Duomo, che ha venduto a un gruppo cinese (sarà trasformato in un albergo). Ha quindi traslocato 4 mila bancari nelle tre torri di Porta Nuova progettate da César Pelli. La vetta più alta, con una guglia che ricorda quelle del Duomo, è quella dello Spire, che raggiunge 231 metri: caratterizza ormai lo skyline di Milano come la Torre Velasca o la cattedrale con la Madonnina dorata. All’interno della torre si trovano gli uffici, compreso quello dell’amministratore delegato, Jean Pierre Mustier, al 28esimo piano. Ma, al di là del piacere di osservare il panorama, con il trasloco e la concentrazione degli uffici, il gruppo bancario (aveva 26 uffici sparsi per la città) risparmia ogni anno 25 milioni.  Innovativa anche la Torre Diamante, progettata dallo studio Kohn Pederson Fox Associates, alta 140 metri per 30 piani. All’interno si trova ora la sede italiana di Bnp-Paribas, che ha abbandonato gli uffici a due passi da piazza Scala. Nell’edificio accanto, uno dei due cosiddetti Diamantini, c’è la sede italiana un’altra banca internazionale, la Hsbc. Sempre lì intorno si sono accasati marchi come Deloitte, State Street, brand della moda come Costume National, Loboutin, Hugo Boss, Replay.

citylife

L’ALTERNATIVA – La zona di Porta Nuova è l’epicentro del gigantismo in salsa lombarda. Per lungo tempo lasciata in stato di precario abbandono, per una causa che si è protratta lungo decenni con alcuni gestori di luna park (solo in Italia può accadere), è diventata all’improvviso uno dei poli non solo di business, ma anche un centro commerciale e culturale della città. Anche se non è l’unico luogo di Milano rinato in altezza. L’altra riqualificazione che guarda le nuvole è quella della ex Fiera, ribattezzata City Life. È una sorta di polo alternativo a quello di Porta Nuova, che si trova nella zona nord della città, vicino all’imbocco delle autostrade per Torino, Laghi o Venezia. Nonostante sia più decentrata, la zona di City Life ha visto prima la realizzazione di una seria di edifici residenziali e, poi, dei nuovi grattacieli. Il progetto iniziale ne prevede tre, subito ribattezzati il Dritto, lo Storto, il Curvo. Due sono già stati realizzati. Anche in questo caso la riqualificazione è stata affidata a firme di peso internazionale. Il Dritto è stato progettato da Arata Isozaki e Andrea Maffei: è alto 209 metri ed è il secondo edificio più alto d’Italia. All’interno si trova la sede del colosso assicurativo tedesco Allianz, con i suoi 2.800 assicuratori. Curiosamente, il secondo grattacielo costruito, lo Storto o, più precisamente la torre Zaha Hadid, ideato dalla progettista iraniana scomparsa un anno fa, ospiterà a breve un’altra compagnia di assicurazioni, le Generali. Una sfida tra polizze, insomma. Lo Storto è alto 170 metri per 44 piani e sarà la sede tra pochi mesi per circa 2 mila dipendenti delle Generali. 

PREVISIONI AZZARDATE – Il terzo grattacielo è, invece, progettato da Daniel Libeskind. La prima pietra è stata posata nel giugno scorso e sarà pronto, se tutto va bene, per la fine del 2018. Il Curvo avrà 28 piani su 172 metri di altezza. Sembra dimenticato, insomma, il giudizio espresso da Silvio Berlusconi alla presentazione del progetto: «Spero non sia questa l’idea moderna di Milano, altrimenti la protesta sorgerà spontanea e giusta. E io mi metterò alla testa di questa protesta». Non tutti l’hanno pensata allo stesso modo. Anzi, la corsa verso il cielo continua. Sempre a City Life, e sempre di Libeskind, è in arrivo la Torre Arduino, o Park Tower destinata a uso residenziale. L’edificio è in costruzione, anche se in ritardo rispetto ai tempi previsti inizialmente. È costituito da 26 piani e circa 97 appartamenti, dai bilocali ai quadrilocali. La particolarità del progetto prevede che ogni abitazione sia diversa dall’altra, anche per pochi centimetri, anche grazie alle forme asimmetriche. Gli appartamenti avranno terrazzini indipendenti e grandi vetrate per conferire luminosità all’interno. Il termine dei lavori è previsto per il 2020.

Torre Allianz, Milano
Torre Allianz, Milano

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