La Ue: più riciclo per i rifiuti delle costruzioni

Quanto pesano i rifiuti del settore delle costruzioni (e demolizioni) nel territorio europeo? Circa un terzo del totale che è pari a 450-500 milioni di tonnellate. Ma il nuovo pacchetto di misure varato dalla Commissione Europea ha abbassato le soglie degli obiettivi previsti per il 2030: se prima la percentuale di riciclo dei materiali era fissata al 70%, nelle disposizioni varate il 2 dicembre il valore è calato di 5 punti e anche l’intento discarica zero è mutato con una tolleranza del 10% di scarti non riutilizzabili. Europa meno sostenibile? No perché le revisioni appena introdotte sono formulate sul concetto dell’economia circolare e quindi se l’asticella si abbassa da una parte si alza dall’altra: infatti l’ultima direttiva quadro sui rifiuti infatti prevede che gli Stati membri realizzino dei sistemi di smistamento per legno, inerti, metallo, vetro e intonaco. L’idea è quella di sostenere e stimolare la raccolta differenziata perché permetterà in futuro di recuperare e riutilizzare più facilmente gli scarti.Waste-Framework-Directive2

Una proposta accolta con favore dall’Associazione europea del cemento (Cembureau), e invece recepita con qualche scetticismo dalla European Aluminium, che vorrebbe indicazioni più specifiche e precise sulle modalità. Infatti, il timore è che si continui a smaltire la maggior parte dei rifiuti nelle opere di rinterro, quando i materiali sono schiacciati e utilizzati per la colmatazione, ossia per alzare il livello del terreno di un viale, di un piazzale o di un giardino. Una prassi che sottrae del materiale prezioso all’economia circolare in quanto non può essere riutilizzato. Insomma, l’associazione vuole evidenziare come nella maggior parte dei paesi il recupero dei materiali non sia indirizzato al riciclo ma piuttosto a operazioni di riempimento.

Per fortuna sembra che siano stati già programmati degli interventi in tal senso: nel 2017 saranno presentate le linee guida da seguire prima delle demolizioni, e gli indicatori e gli incentivi per le prestazioni ambientali nel ciclo di vita degli edifici, mentre per il 2016 sono attesi i protocolli di riciclo ad adozione volontaria. In pratica, le direttive sono solo state anticipate nel piano d’azione per l’economia circolare. Che attenzione, non sono vincolanti come le norme le direttive in materia di rifiuti e imballaggio, ma indicano la strada che l’esecutivo seguirà in futuro, in base allo studio condotto per individuare gli ostacoli e buone pratiche. Quello che è già evidente è la mancanza di infrastrutture e piattaforme per far incontrare l’offerta, ossia i materiali riciclati, con i potenziali clienti in maniera economicamente efficiente. Altri punti emersi sono gli oneri transfrontalieri per la circolazione degli scarti da eliminare e l’introduzione di nuove norme negli appalti pubblici per incentivare una maggiore efficienza. La domanda che si pongono gli addetti ai lavori è se queste iniziative riguarderanno nuovi materiali o edifici, o tutti i prodotti? Perché nel caso dei vecchi edifici a chi appartengono i rifiuti?

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