L’elettroshock per smaltire i calcinacci (20 tonnellate l’ora)

    Costruire, abbattere e ricostruire: sono attività che producono Pil, ma anche tonnellate di calcinacci. E purtroppo lo smaltimento del clinker, ossia il componente base per la produzione del cemento, è il lato sporco di questo materiale così versatile ed economico. E anche il più diffuso nel mondo. Infatti, bruciarne una tonnellata, che contiene calcare e argilla, significa rilasciare 650-700 chilogrammi di anidride carbonica, secondo il Fraunhofer Institute for Building Physics IBP. In pratica, alla produzione globale è attribuibile tra l’8 e il 15% delle emissioni totali di Co2 ogni anno. Un altro metodo passa per il riciclo degli inerti, frantumandoli per poi mescolarli di nuovo. Così i ricercatori del Fraunhofer hanno sviluppato un processo che si basa sull’elettrodinamica, con impulsi molto brevi, meno di 500 nanosecondi, che separano la ghiaia dagli altri materiali. Insomma, una specie di elettroshock a fin di bene. A colpire i detriti è, in effetti, un fulmine indotto in laboratorio da una sorta di guasto elettrico, i cui impulsi indeboliscono il materiale creando un canale che cresce in un millesimo di secondo, come un’onda di pressione dall’interno verso l’esterno. La forza dell’esplosione fa il resto in una frazione di tempo nettamente inferiori ai metodi tradizionali. Entro due anni, spera il capo progetto Volker Thome, si potranno riciclare 20 tonnellate all’ora. Monica Battistoni

    Il cemento dopo la frammentazione elettrodinamica nelle sue varie componenti
    Il cemento dopo la frammentazione elettrodinamica nelle sue varie componenti
    Macerie
    Macerie

    elettroshock

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