Belluno programma lo sviluppo futuro pensando alla sismicità

La Belluno di domani nasce dalla sua mappa sismica. L’amministrazione ha recentemente completato l’esame del territorio comunale e individuato le aree più o meno sensibili a un eventuale terremoto. Sulla base di questa mappa nascerà il prossimo piano di assetto territoriale del capoluogo

L’Italia negli ultimi anni si è scoperta molto più vulnerabile ai terremoti di quanto già non lo fosse. In particolare il terremoto del 2012 ha messo in evidenza che intere aree e regioni che un tempo erano toccate solo tangenzialmente dai fenomeni sismici, oggi possono essere soggette a notevoli danni e che, elemento ancora più preoccupante, le strutture edilizie in quelle aree nel passato sono state costruite tenendo conto di prescrizioni antisismiche che oggi non sono più valide e non permettono più di garantire una adeguata sicurezza. L’esperienza recente del comune di Belluno rappresenta pertanto un caso emblematico di come oggi si deve affrontare lo sviluppo futuro di un luogo, sia esso piccolo comune o grande città. Partendo cioè dalle effettive potenzialità di sicurezza del territorio. Belluno negli ultimi mesi, al fine di iniziare il percorso di avvio del nuovo Piano di Assetto del Territorio (il cosiddetto PAT, che da circa nove anni nella legislazione regionale ha sostituito i vecchi PRG) ha realizzato uno studio approfondito sul rischio sismico del territorio comunale e in base alle risultanze ha impostato le prescrizioni e le condizioni di attuazione della futura programmazione. Lo strumento del PAT è, analogamente a quello esistente in altre regioni e che prende altre denominazioni, un documento strategico di indirizzo che deve fissare le linee e gli obiettivi della pianificazione urbanistica e territoriale, valutando la sostenibilità delle scelte e l’iter della loro realizzazione, che è demandata a specifici e singoli Piani di Intervento (denominati PI). La decisione del comune di Belluno, alla luce di quanto accaduto in Italia negli anni recenti e di quanto ancora accade in questi giorni ad esempio in Lunigiana, è pertanto una buona pratica che, se ben costruita, programmata, monitorata e affiancata da un sistema solido di agevolazioni e incentivi per i privati che promuovano gli interventi anche di messa in sicurezza dell’esistente, può dare frutti concreti per abbassare il rischio sismico e impostare politiche di sicurezza adeguate. In questo senso, se la conversione in legge del decreto 63/2013 recepirà, coerentemente, le indicazioni di molti esperti rispetto ad un allargamento degli “eco-bonus” anche alle ristrutturazioni per adeguamenti antisismici, si potrebbe aprire una interessante stagione di investimento sulla sicurezza avviata dai singoli soggetti, ma supportata normativamente sia da piani di sviluppo coerenti, sia da adeguati regolamenti edilizi, sia da incentivi e agevolazioni fiscali. Come si dice in gergo, il combinato disposto tra strumenti della pianificazione e incentivi ai privati può veramente rappresentare un passo decisivo verso una maggiore coscienza rispetto alla sicurezza antisismica. E ciò rappresenta non solo un obiettivo futuro per le nuove costruzioni, ma anche uno stimolo ad intervenire sui tanti edifici, residenziali e non residenziali, che necessitano oggi di adeguamenti antisismici e che, per molti motivi, non vengono realizzati se non in presenza di precisi vincoli normativi. Al fine di perseguire un’efficacia politica e strategica si deve pertanto rovesciare l’approccio, puntando sulla prevenzione fino dalla costruzione dei piani regolatori, come il comune di Belluno sta dimostrando di fare, e spingendo sul sistema di incentivi e agevolazioni che, in questi anni, hanno dato ottimi frutti sulla ristrutturazione edilizia e sull’efficientamento energetico, ma che in futuro dovranno anche riguardare il rischio sismico. Già in passato era possibile detrarre dall’Irpef le spese, pagate con bonifico “parlante”, per le opere relative “all’adozione di misure antisismiche con particolare riguardo all’esecuzione di opere per la messa in sicurezza statica”. Se veramente la conversione in legge del decreto 63/2013 vedrà aumentare le detrazioni al 65% anche per gli interventi di adeguamento antisismico degli edifici, si potrà impostare una vera politica di interventi diffusi sul territorio, tantoi urgente quanto neecssaria. Speriamo che il buon esempio di Belluno sia di stimolo per l’azione del Governo in questo senso.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il commento
Inserisci il tuo nome qui